IL VALZER DELLE POLTRONE

Adesso è ufficiale. Vasseur nuovo TP Ferrari e Binotto a svernare in attesa di ricevere chissà quale alto incarico.

Chi pensava ad Audi per Mattia oggi ha dovuto ricredersi perché Andreas Seidl lascerà la Mc Laren e si “accomoderà” proprio sui 4 anelli via Sauber.

Fuori anche Jost Capito ed il DT della Williams il giro delle poltrone potrebbe non terminare ancora.

E così, con tutti questi nomi in giro, in Ferrari hanno puntato sull’uomo con il curriculum meno scintillante per riportare ai fasti di un tempo l’armata rossa.

Il “nuovo” AD della rossa ha scelto di portarsi in casa un uomo gradito al board di Stellantis (pure a Tavares che gli è amico) portando a compimento l’ennesimo “repulisti” in pianura padana, seguendo il filo della tradizione che ormai è pedissequementeripetuta con cicli che diventano sempre più frequenti.

C’è chi punta sulla continuità e chi sull’esatto opposto.

Per fortuna non ci vorrà molto per capire chi ha ragione, anche se buttando un occhio alla storia di altri team la risposta non è nemmeno in discussione.

Voci parlano di un Binotto nel mirino di Liberty Media per un incarico abbastanza importante.

La rossa se lo ritroverà contro come già accaduto con …….. a voi l’elenco dei nomi.

 

Buona Formula a tutti.

LA STORIA DELLA FERRARI 312T: 1977 (TERZA PARTE)

Nelle settimane trascorse tra il GP del Sudafrica e Long Beach la Ferrari ha presentato a Fiorano la sua “sei ruote”. Sgrossata a Fiorano dal collaudatore Dario Benuzzi, è stata poi guidata da Lauda sulla pista del Centro Prove FIAT di Nardò (LE), un anello sopraelevato perfettamente circolare del diametro di 4 km e circonferenza di 12,6 km. Lo scopo del progetto Ferrari è di migliorare la velocità di punta grazie alla minore sezione frontale garantita dalle piccole ruote posteriori.

Ora però comincia la stagione europea del Mondiale e si devono affrontare quattro GP su piste decisamente tortuose per cui la Scuderia mette da parte la “6 ruote” per lavorare sull’aderenza in curva, meccanica e aerodinamica. A questo scopo viene rispolverata la T2 col De Dion integrale, sia all’anteriore che al posteriore, ma anche questo esperimento è destinato a essere archiviato.

Il prossimo appuntamento è infatti a Jarama dove 10 squadre arrivano la settimana precedente alla corsa per 3 giorni di prove libere. Reutemann, forse punto nell’orgoglio dalle pessime prestazioni di Kyalami e Long Beach, realizza il miglior tempo davanti ad Andretti, Lauda, Laffite e Brambilla e si presenta in perfetta forma per il GP di Spagna.

CIRCUITO DEL JARAMA, SPAIN – MAY 08: Carlos Reutemann watches as mechanics work on his Ferrari 312T2 during the Spanish GP at Circuito del Jarama on May 08, 1977 in Circuito del Jarama, Spain. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

Le prove ufficiali cominciano il venerdì mattina con parecchie novità nel paddock. La McLaren M23 sembra aver fatto il suo tempo così la McLaren decide di far debuttare una nuova M26 per Hunt (la seconda costruita), nonostante l’ennesima uscita di pista durante le prove collettive della settimana precedente. Rispetto al primo esemplare (in fase di riparazione a Colnbrook) il muso è più stretto e di conseguenza le ali anteriori sono più lunghe. Inoltre sono stati aggiunti due radiatori dell’olio davanti alle ruote posteriori, chiaramente ispirati a quelli della Brabham. Mass ha la stessa M23 usata a Long Beach.

CIRCUITO DEL JARAMA, SPAIN – MAY 22: James Hunt, McLaren M26 Ford exits the pitlane during the Spanish GP at Circuito del Jarama on May 22, 1977 in Circuito del Jarama, Spain. (Photo by LAT Images)
CIRCUITO DEL JARAMA, SPAIN – MAY 08: Jochen Mass, McLaren M23 Ford prepares to exit the pitlane during the Spanish GP at Circuito del Jarama on May 08, 1977 in Circuito del Jarama, Spain. (Photo by LAT Images)

 

Prima di recarsi in Spagna, Hunt ha registrato degli spot televisivi per la Texaco insieme al duo comico britannico Morecambe & Wise.

Macchina nuova anche per Depailler che porta in pista la P34/7, del tutto identica alla vettura che ha debuttato 12 mesi prima proprio su questo tracciato, con carreggiate più strette, passo corto e vecchia aerodinamica, mentre Peterson guida sempre la P34/6. Questo dovrebbe servire a Derek Gardner per fare dei confronti in tempo reale e cercare di capire cosa c’è che non funziona nella versione ’77 della propria creazione.

L-R: Derek Gardner (GBR), Tyrrell chief designer; Patrick Depailler (FRA) Tyrrell-Cosworth and Ken Tyrrell (GBR), Tyrrell team owner.
Spanish Grand Prix, Rd 5, Jarama, Spain, 8 May 1977.

 

Mario Andretti e la Lotus 78 sono attesi alla conferma dopo la splendida prestazione californiana culminata con la vittoria, anche se propiziata dalla foratura di Scheckter mentre Nilsson vuole riscattare la sfortunata prestazione di Long Beach. I meccanici si dedicano ai lavori di rifinitura.

La competitività della Brabham non è assecondata dall’affidabilità. La squadra cerca di riorganizzarsi dopo la dipartita di Carlos Pace.

Race retiree John Watson (GBR) Brabham, shows on a T-Shirt his appreciation for popular British seaside resort Bognor Regis.
Spanish Grand Prix, Rd 5, Jarama, Spain, 8 May 1977.

 

Ian Scheckter è guarito dalle fratture alle gambe e torna al volante della sua March per fare coppia con Ribeiro.

CIRCUITO DEL JARAMA, SPAIN – MAY 07: Brothers Jody and Ian Scheckter during the Spanish GP at Circuito del Jarama on May 07, 1977 in Circuito del Jarama, Spain. (Photo by Rainer Schlegelmilch)

 

Nessuna novità tecnica alla Ferrari, con Lauda e Reutemann impegnati a difendere la rispettiva posizione all’interno della squadra. Suscita una certa sorpresa il ritorno estemporaneo di Luca di Montezemolo, arrivato il venerdì sera e ufficialmente in veste di turista. Forghieri invece è assente e la direzione della squadra è affidata a Nosetto e Tomaini.

CIRCUITO DEL JARAMA, SPAIN – MAY 08: Carlos Reutemann during the Spanish GP at Circuito del Jarama on May 08, 1977 in Circuito del Jarama, Spain. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

Alla Shadow arriva un piccolo terremoto finanziario. La Banca d’Italia ha infatti bloccato i conti di Franco Ambrosio che voleva rilevare il 51% della squadra perché questo potrebbe configurare il reato di esportazione di capitali privati all’estero. Tra l’altro Ambrosio vuole appiedare Zorzi in favore del giovane Riccardo Patrese che ha appena esordito in F2 con risultati sorprendenti per cui interrompe la sua sponsorizzazione al pilota trentino. Il posto di Zorzi viene garantito, almeno per questa gara, dall’intervento delle assicurazioni Lloyd Centauro.

La sponsorizzazione di Ambrosio, alla quale si aggiunge la rientrante Tabatip, rimane per la macchina di Jones che durante le prove porta in pista anche una nuova vettura, la DN8/4A, che ha una nuova aerodinamica con prese d’aria tipo NACA davanti all’abitacolo come Ferrari e Tyrrell per eliminare le “orecchie” sopra al motore, oltre allo spostamento dei radiatori dell’acqua sulle fiancate. Tuttavia Jones preferisce gareggiare con la DN8/3A con cui ha debuttato a Long Beach.

Niente di nuovo alla Surtees con Binder che guida ancora la “primogenita” TS19/01 e Brambilla con la TS19/06.

Jody Scheckter porta in gara per la prima volta la Wolf WR2, tenuta ai box come muletto nelle prime gare del Mondiale. Pare inoltre che alla Wolf non ci sia una grande simpatia nei confronti di Hunt.

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Someone in the Wolf team thinks ‘James Hunt is a Steaming Turd’.
Spanish Grand Prix, Rd 5, Jarama, Spain, 8 May 1977.

 

Sesta gara consecutiva per Regazzoni con la Ensign N177 MN06. Il martedì dopo la corsa il ticinese volerà negli USA per effettuare il “rookie test” indispensabile per partecipare la 500 Miglia di Indianapolis. Clay ha infatti firmato per correre al volante di una McLaren M16C-D Offenhauser sponsorizzata da Teddy Yip. La moglie Maria Pia gli sistema le toppe pubblicitarie sulla tuta.

CIRCUITO DEL JARAMA, SPAIN – MAY 08: Clay Regazzoni, Ensign N177 Ford, in the pits during the Spanish GP at Circuito del Jarama on May 08, 1977 in Circuito del Jarama, Spain. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)
Maria Pia, wife of Clay Regazzoni (SUI) sews badges onto her husband’s race overalls.
Spanish Grand Prix, Rd 5, Jarama, Spain, 8 May 1977.

 

Rientra nel Mondiale la Hesketh con il debuttante Rupert Keegan, vincitore della BP British F3 che ha ben figurato alla RoC di Brands Hatch, affiancato da Harald Ertl. Il gentleman driver austriaco corre sulla seconda 308E grazie ai suoi sponsor personali.

CIRCUITO DEL JARAMA, SPAIN – MAY 08: Harald Ertl, Hesketh 308E Ford, in the pits during the Spanish GP at Circuito del Jarama on May 08, 1977 in Circuito del Jarama, Spain. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)
Harald Ertl (most probably, usually he has a yellow helmet) in a Hesketh-Cosworth, Spanish GP Jarama 1977

 

C’è grande attesa per la Ligier. Al Jarama si capirà se la splendida prestazione di Long Beach (vanificata da un banale guasto elettrico) è stata frutto delle modifiche alla sospensione posteriore o una casualità. Ducarouge ha ulteriormente modificato le prese d’aria motore (è stato montato di nuovo il V12 versione 1976) adeguandole a quelle tipo NACA viste su Ferrari e Tyrrell. Laffite riceve la visita del cognato Jabouille che si sta preparando per l’esordio della Renault in F1.

(L to R): Gerard Ducarouge (FRA) Ligier Designer and Team Manager rolls up his sleeves as Jean-Pierre Jabouille (FRA) talks with Jacques Laffite (FRA) who finished with the Ligier JS7 in seventh position.
Spanish Grand Prix, Rd 5, Jarama, Spain, 8 May 1977.
BEST IMAGE

 

Debutta in F1 una nuova “vecchia” squadra, la Williams Grand Prix Engineering. Dopo essere stato liquidato da Walter Wolf alla fine del 1976, Frank Williams non ha rinunciato alle sue ambizioni di costruttore e si è dato da fare nella ricerca di denaro (la sua specialità) per rimettere in piedi l’attività. Nello stesso periodo il principe Mohammed Bin-Fahd, figlio del principe ereditario Fahd che poi diventerà Re dell’Arabia Saudita, vede nella F1 un mezzo di promozione per la sua nazione e il suo interesse giunge alle orecchie di Williams che vola a Riyad e chiude un accordo di sponsorizzazione da 150mila dollari (600mila euro) attraverso il marchio della Saudia Airlines, la compagnia aerea del Regno. Con quei soldi Frank Williams acquista un capannone a Didcot, nella contea del Berkshire, in società con Patrick Head, il quale ha l’incarico progettare una nuova monoposto. Ovviamente la realizzazione di una F1 richiede mesi di lavoro ma Williams non resta fermo ad aspettare e acquista una March 761 nuova (la settima costruita) ma incompleta, per spendere meno. I pezzi mancanti vengono autocostruiti su disegno di Head. Il pilota è Patrick Neve che porta la sponsorizzazione della birra belga Belle-Vue. Sull’ala posteriore c’è il logo Fly Saudia.

Niente di nuovo sulla Copersucar in attesa che venga completata la nuova F5, decisamente in ritardo sulla tabella di marcia. Mancano diversi pezzi che per contratto devono essere realizzati da aziende brasiliane che evidentemente sono meno reattive di quelle inglesi.

Debutta nel Mondiale anche la Lec di Purley.

1977 Spanish Grand Prix
Jarma, Spain. 6th – 8th May 1977. rd 5.
David Purley, LEC CRP1-Ford. Action.
World © LAT Photographic

 

Jarier e l’ATS hanno il morale altissimo dopo il sesto posto di Long Beach.

Si rivede la BRM che ritenta di far funzionare la P207. Larry Perkins ha mollato la squadra e al suo posto c’è Conny Andersson.

Lo spagnolo Emilio de Villota ritenta la qualificazione (fallita un anno fa sempre a Jarama) ma questa volta con una McLaren, la M23/6 usata da Mass a Kyalami. Il suo sponsor principale è la Iberia Airlines, compagnia aerea di bandiera.

The Spanish car driver Emilio Villota, on the circuit of ‘Jarama’, 1977, Madrid, Spain. (Photo by Gianni Ferrari/Cover/Getty Images)

 

Ironia della sorte, il GP di rientro di Williams coincide con quello di Arturo Merzario. Dopo le tante fregature prese negli ultimi 3 anni il comasco ha deciso di creare una propria squadra. Un incidente sugli sci mentre era in vacanza a Cervinia gli ha provocato la frattura del bacino per cui è stato costretto all’immobilità per oltre 2 mesi, rallentando quindi la realizzazione del suo progetto, ma ora ha acquistato la March 761B usata a inizio stagione da Ribeiro e l’ha ridipinta di rosso. La squadra è composta dal direttore sportivo ed ex pilota Gianfranco Palazzoli (Pal-Joe), dal capomeccanico Cesare Gariboldi e altri tre meccanici tuttofare. Sponsor, per ora, non se ne vedono.

L’elenco iscritti è completato dalle altre 3 March private di Lunger, Hayje e Henton, portando a 31 i partecipanti alle prove di qualificazione. Un numero così elevato non si vedeva da Monza ’74 ma questo crea qualche malumore tra i piloti, preoccupati da un numero così elevato di macchine in pista su un tracciato così tortuoso e breve (3.404 km).

CIRCUITO DEL JARAMA, SPAIN – MAY 08: Brett Lunger, March 761 Ford during the Spanish GP at Circuito del Jarama on May 08, 1977 in Circuito del Jarama, Spain. (Photo by LAT Images)

 

Mario Andretti domina la prima giornata di prove, unico pilota a scendere sotto al tempo di 1’19” già nella prima sessione del mattino. Laffite è secondo, staccato di ben 7 decimi, davanti a Watson e Reutemann.

Il sabato la situazione non cambia e Andretti continua a girare più veloce di tutti con grande facilità, grazie anche al nuovo differenziale a slittamento limitato della Salisbury che garantisce una migliore trazione in uscita dalle curve. Nessuno riesce ad avvicinare il tempo dell’italoamericano (che così conquista la sua terza pole position) e nemmeno a battere quello di Laffite che mantiene il secondo posto.

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Nell’ora decisiva del sabato Lauda si migliora ottenendo il terzo miglior tempo davanti a Reutemann, Scheckter e Watson. Hunt è alle prese con la poca tenuta di strada della M26, tanto che sul finire della sessione di sabato mattina va in testacoda nella curva che immette sul rettilineo d’arrivo. Il campione del Mondo si qualifica settimo davanti a Regazzoni, Mass e Depailler.

Nikormat-FTN_GP-F1_Jarama1977_032_Mac Laren-James Hunt_Clasificacion 07-05-1977

 

Gli ammessi al via sono 24 su 31. Tra questi si mettono in evidenza le Hesketh di Keegan (16°) e Ertl (18°), il rientrante Ian Scheckter (17°), Merzario (21°), Neve (22°) e de Villota (23°). Restano esclusi Lunger, Jarier (due cambi rotti il venerdì e un’intossicazione alimentare il giorno dopo), Ribeiro, Hayje, Henton, Purley e Andersson con la tristissima BRM.

La domenica mattina si disputa il warm-up per le ultime verifiche. Dopo 3 giri Lauda rientra ai box e viene aiutato a uscire dalla T2, accusando un fortissimo dolore alla schiena. L’austriaco chiede di essere trasportato in ospedale per un controllo e a Madrid gli viene riscontrata l’incrinatura di una costola, probabilmente causata da un passaggio brusco su un cordolo. Il dolore è insopportabile, Lauda rinuncia alla gara e lascia immediatamente l’autodromo per volare a casa a Salisburgo.

CIRCUITO DEL JARAMA, SPAIN – MAY 08: Luca di Montezemolo and Niki Lauda return from hospital as Lauda was unable to take part in the race due to a broken rib during the Spanish GP at Circuito del Jarama on May 08, 1977 in Circuito del Jarama, Spain. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

Il suo posto sullo schieramento viene lasciato vuoto mentre Brett Lunger viene autorizzato a partecipare al GP in qualità di prima riserva.

Da quest’anno anche il circuito spagnolo ha installato un semaforo per la partenza che diventa verde alle 16:30 e Mario Andretti è il più lesto a scattare verso la prima curva davanti a Laffite, Reutemann e Hunt, partito benissimo dalla quarta fila.

Al termine del primo giro Piedone ha già 2 secondi di vantaggio su Laffite, Reutemann, Hunt, Watson, Regazzoni, Scheckter e Brambilla.

Hunt perde terreno nei confronti di Reutemann ed è pressato da Watson e Scheckter. Il motore della McLaren ha problemi elettrici che si sono già manifestati durante il giro di formazione. I meccanici hanno sostituito le candele prima della partenza ma il problema persiste e al sesto giro il Campione del Mondo rientra ai box dove gli viene sostituita la centralina. L’inglese riparte ultimo ma il motore continua a funzionare a singhiozzo e dopo qualche giro si ritira. Terzo “zero” in 5 GP per il pilota della McLaren.

Intanto Regazzoni e Brambilla sono in lotta per il sesto posto. Al decimo giro il monzese tenta l’attacco all’ingresso della prima curva ma sbaglia la frenata e travolge l’Ensign portandola fuori pista con sé. Clay non la prende per niente bene e Brambilla preferisce tenere il casco ben allacciato mentre tenta di spiegarsi col ticinese.

Al giro seguente Laffite rientra ai box con il posteriore che sbanda vistosamente. Si pensa a un problema a una sospensione ma una volta sollevata la monoposto i meccanici scoprono che il dado della ruota posteriore destra si è allentato. Sistemato il guaio, il parigino rientra in pista in diciannovesima posizione, passando da secondo a ultimo per la disattenzione di un meccanico.

Dopo un quinto di gara Andretti ha 6 secondi di vantaggio su Reutemann, 15 su Watson che precede Scheckter, Nilsson, Mass, Peterson e l’ottimo Keegan.

Jochen Mass è autore di una corsa regolare con la vecchia M23 e al 19° giro supera Nilsson portandosi al quinto posto.

Il duello tra Alan Jones e Rupert Keegan si protrae dal primo giro ma al 21° passaggio l’australiano della Shadow riesce ad avere la meglio sull’esordiente britannico soffiandogli l’ottava posizione.

La Brabham di Watson soffre di sovrasterzo e al 25° giro il pilota irlandese compie un testacoda a 360°, riesce a ripartire ma deve lasciare il passo a Scheckter e Mass.

Renzo Zorzi rientra ai box e si ritira per una perdita d’olio. La sua carriera in F1 finisce qui.

A metà gara Andretti porta il suo vantaggio su Reutemann a 13 secondi. Seguono Scheckter e Mass a 22” poi Watson, Nilsson, Peterson e Jones mentre Keegan conclude anzitempo il suo debutto uscendo di pista senza conseguenze a causa di un problema al cambio.

Peterson e Jones danno vita a uno splendido duello per la settima posizione. I due vengono a contatto più volte fino a quando Jones perde il controllo e finisce fuori pista.

L’unico cambiamento di classifica nel finale di gara è causato dal ritiro di Watson che si ferma per la rottura della cinghia della pompa della benzina a 12 giri dal termine. Questo permette al suo compagno di squadra Stuck di entrare in zona punti.

Formel 1, Grand Prix Spanien 1977, Jarama, 08.05.1977 Hans-Joachim Stuck, Brabham-Alfa Romeo BT45B www.hoch-zwei.net , copyright: HOCH ZWEI / Ronco (Photo by Hoch Zwei/Corbis via Getty Images)

 

Mario Andretti vince il secondo GP consecutivo, questa volta con estrema facilità essendo stato il più veloce in pista fin dal venerdì. Piedone, con l’umiltà che lo contraddistingue, non lesina i complimenti per la sua monoposto: “It was all down to Colin Chapman, he engineered the whole thing, I just drove it”.

Mario Andretti (USA), John Player Team Lotus 78, takes the chequered flag.. Spanish Grand Prix, Jarama, Spain, 08/05/1977.

 

Salgono sul podio Reutemann e Scheckter con quest’ultimo che conserva il terzo posto in volata su Mass. Nilsson è quinto a oltre un minuto e Stuck conquista il suo primo punto stagionale.

The podium (L to R): Carlos Reutemann (ARG) Ferrari, second; race winner Mario Andretti (USA) Lotus; Jody Scheckter (RSA), Wolf, third.
Spanish Grand Prix, Rd 5, Jarama, Spain, 8 May 1977.

 

Laffite conclude settimo dopo una bella rimonta che lo ha portato a superare de Villota, Lunger, Neve, Binder, Ian Scheckter e Peterson ma lui e la Ligier devono accontentarsi della conquista del loro primo giro veloce in gara.

Il sempre spettacolare Jody Scheckter è ora solo in testa alla classifica con 23 punti davanti ad Andretti che con 20 punti entra di diritto tra i pretendenti al titolo iridato. Lauda, al suo secondo “zero” in classifica viene raggiunto da Reutemann al terzo posto con 19 punti mentre Hunt è sempre fermo a 9. La Ferrari resta saldamente al comando della Coppa Costruttori con 34 punti davanti a Wolf con 23, Lotus 22 e McLaren 12.

The Austrian car driver Niki Lauda on the circuit of ‘Jarama’, 1977, Madrid, Spain. (Photo by Gianni Ferrari/Cover/Getty Images)

 

Martedì 10 maggio a Parigi avviene la presentazione ufficiale della Renault RS01, la monoposto che determina il debutto della Régie in F1. Si tratta della prima grande Casa costruttrice di automobili a presentarsi al via dei GP dai tempi della Mercedes-Benz (1954-1955) e, come la Casa di Stoccarda che con la W196 introdusse le novità tecniche dell’alimentazione diretta e della distribuzione desmodromica, anche l’azienda di Viry-Châtillon porta in F1 una grande innovazione. La monoposto, che è molto differente dalla Alpine A500 usata come vettura-laboratorio durante il 1976, monta infatti un motore V6 da 1500 cm³ sovralimentato da un turbocompressore statunitense Garrett che sfrutta i gas di scarico, un sistema di sovralimentazione diverso dal compressore volumetrico usato dall’Alfa Romeo sulle vetture che dominarono i primi due campionati del 1950 e 1951. Anche le gomme saranno una novità, dal momento che la Renault ha un contratto in esclusiva fino a fine anno con la Michelin che fornisce pneumatici a carcassa radiale, (già utilizzate dalla Régie nel Mondiale Sport) a differenza della Goodyear che invece costruisce gomme a carcassa diagonale (o tele incrociate). Il programma prevede l’impiego di una sola vettura, pilotata da Jean-Pierre Jabouille che ha partecipato anche alla progettazione insieme a François Castaing (accosciato nella prima foto), André de Cortanze e Marcel Hubert (col cappotto dietro all’alettone a fianco del seminascosto de Cortanze). Il progetto del motore EF1 è di Bernard Dudot mentre la direzione tecnica e sportiva della squadra sono affidate all’ex pilota Gérard Larrousse (primo in piedi da sinistra) e a Jean Sage (seduto sulla fiancata destra). La data del debutto in gara della RS01 è condizionato dall’impegno che la squadra dovrà profondere per la 24 Ore di Le Mans, obiettivo principale dichiarato dalla Renault fin dal principio.

Viry-Ch‰tillon 30th Anniversary
1977 Team Photo in Viry.
Photo: Renault F1
ref: 1977_Team Photo in Viry

 

Sei giorni più tardi la FIAT, a margine del Congresso Mondiale della Stampa Sportiva che si tiene a Cervia-Milano Marittima, organizza un incontro sul circuito di Fiorano dove Carlos Reutemann, Sandro Munari e Giorgio Pianta si esibiscono al volante delle vetture da corsa del Gruppo.

Di seguito si svolge un pranzo al quale partecipa anche Enzo Ferrari il quale, incalzato sul tema, dichiara di non sapere ancora se Lauda si sia ristabilito dal problema alla costola e di conseguenza sia disponibile sull’incombente GP di Monaco. L’austriaco è atteso in fabbrica il giorno dopo per poi essere visitato a Bologna da uno specialista dell’Istituto Ortopedico Rizzoli e verificare le sue reali condizioni di salute. Ferrari dice infatti di temere che Lauda possa essere affetto da una fragilità ossea cronica per cui vuole spazzare via ogni dubbio sulla sua integrità fisica. A proposito della presentazione della Renault, il Drake annuncia che al banco prova del reparto corse (che occupa 134 persone) sta già girando un motore turbo Ferrari.

L’indomani Lauda atterra a Bologna col suo jet privato e si sottopone alla “visita fiscale” voluta dal Vecchio. Il referto del Prof. Leonardo Gui stabilisce che non c’è stata alcuna frattura ed è lo stesso Lauda a spiegare che “i medici viennesi si erano sbagliati, così come quelli madrileni. Si tratta di una vecchia frattura del Nürburgring che si era saldata in modo sovrapposto, in un movimento brusco la cartilagine che teneva ferma le due ossa si è rotta. Ecco il dolore, ma con il movimento i due frammenti della costola erano tornati esattamente a posto come prima”. In realtà la tensione tra Lauda e Ferrari è sempre altissima fin dal Nürburgring, quando il Drake diede mandato ad Audetto di prendere accordi con Peterson mentre il Campione del Mondo era gravissimo in ospedale. Le prove di Scheckter a Fiorano e la frequentazione di Walter Wolf a Maranello (ufficialmente per provare e acquistare la nuova 512 BB) hanno inquietato l’austriaco il quale, prima del GP di Spagna ha chiesto di allungare il contratto che scade a fine anno. Il rifiuto di Ferrari ha causato l’improvvisa “gita turistica” di Montezemolo a Jarama per cercare di calmare l’amico e potrebbe anche aver generato il “problema” della costola.

Intanto Regazzoni è a Indianapolis. Dopo aver superato agevolmente il “rookie test” insieme a Danny Ongais e a Janet Guthrie, prima donna a partecipare alla Indy 500 (test fallito invece dal 26enne Rick Mears), Clay effettua il suo primo tentativo di qualifica ma all’uscita della Curva 3 perde il controllo della McLaren che urta il terrapieno all’interno dell’ovale, vola in aria e ricade senza rovesciarsi. Il ticinese è illeso ma la macchina è decisamente malconcia. Ha ancora a disposizione un ultimo tentativo per qualificarsi ma dovrà farlo il sabato successivo, quando ci sarà anche la qualifica del GP di Monaco, costringendolo a una sfacchinata non indifferente tra gli USA e l’Europa.

Il secondo appuntamento europeo è appunto quello classico del GP di Monaco, dove anche quest’anno le F1 non scenderanno in pista il venerdì (F3, F.Renault e R5 Alpine gireranno nella mattinata) per presenziare ai ricevimenti dei vari sponsor che si danno appuntamento nel Principato. Tutti i 10 GP europei si disputeranno a 2 settimane di distanza l’uno dall’altro.

Formel 1, Grand Prix Monaco 1977, Monte Carlo, 25.05.1977 Hafen Schiff Jochen Mass “Aquila Marina” www.hoch-zwei.net , copyright: HOCH ZWEI / Ronco (Photo by Hoch Zwei/Corbis via Getty Images)

 

Alla McLaren si decide di apportare delle modifiche alla M26 ma il poco tempo a disposizione impedisce di terminare il lavoro in tempo per Montecarlo per cui la scuderia di Colnbrook schiera tre M23 per i suoi piloti, con Hunt che torna sulla M23/8-2 con la quale ha vinto il Mondiale. La M26 si rivedrà a Zolder per il GP del Belgio. Intanto Hunt fa coppia fissa da qualche tempo con la modella inglese Jane Birbeck.

Formel 1, Grand Prix Monaco 1977, Monte Carlo, 25.05.1977 McLaren-Box Alastair Caldwell, McLaren Teddy Mayer, McLaren James Hunt www.hoch-zwei.net , copyright: HOCH ZWEI / Ronco (Photo by Hoch Zwei/Corbis via Getty Images)
MONTE CARLO, MONACO – MAY 22: James Hunt looks on before the 1977 Monaco Grand Prix on the Circuit de Monaco on May 22, 1977 in Monte Carlo, Monaco. (Photo by Robert Riger/Getty Images)

 

L’unica novità sulle McLaren sono gli spoiler anteriori che hanno una corda più lunga rispetto al solito per aumentare il carico aerodinamico.

MONTE CARLO, MONACO – MAY 22: Jochen Mass waits in the cockpit of his McLaren M23 Ford during the Monaco GP at Monte Carlo on May 22, 1977 in Monte Carlo, Monaco. (Photo by LAT Images)

 

Ulteriore passo indietro alla Tyrrell che ripropone l’aerodinamica del 1976 anche sulla P34/5 di Peterson. Nel corso delle prove lo svedese sperimenta anche un alettone stranissimo, con un profilo molto concavo e una lamiera che si allunga all’interno del bordo d’attacco e sulla quale sono praticati 8 fori di circa 60 mm di diametro per cercare di ridurre le turbolenze.

Ronnie Peterson (SWE), in a 1976 specification Tyrrell P34, qualified in a strong fourth position but was the first retirement of the race after 10 laps with brake trouble.
Monaco Grand Prix, Rd 6, Monte Carlo, 22 May 1977.
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Depailler continua con la P34/7 che ha debuttato in Spagna. Entrambe le vetture adottano una nuova sospensione posteriore ma è grande la confusione in casa Tyrrell.

Patrick Depailler, Tyrrell-Ford P34, Grand Prix of Monaco, Circuit de Monaco, Monaco, May 22, 1977. (Photo by Bernard Cahier/Getty Images)
Formel 1, Grand Prix Monaco 1977, Monte Carlo, 25.05.1977 Tyrrell-Box Patrick Depailler Ronnie Peterson www.hoch-zwei.net , copyright: HOCH ZWEI / Ronco (Photo by Hoch Zwei/Corbis via Getty Images)

 

Ovviamente la macchina da battere è la Lotus 78. La superiorità dimostrata a Jarama è stata disarmante e tutto fa supporre che Andretti possa dettare legge anche sulle stradine del Principato. Nel frattempo lui e Nilsson partecipano a una improvvisata sessione di autografi assieme a Peterson.

Ronnie Peterson signs a fan’s shirt, Lotus drivers Gunnar Nilson and Mario Andretti watching the scene
After his fellow-countryman Ronnie Peterson, Swedish Lotus driver Gunnar Nilsson signs on the girl’s shirt too

 

Alettone speciale (ma più convenzionale di quello della Tyrrell) anche per la Brabham, dotato di un flap altissimo e quasi verticale, tanto che Gordon Murray lo ha ribattezzato “garage door”. Sviluppato da Stuck a Balocco (VC) sulla pista di prova dell’Alfa Romeo, è stato realizzato per garantire il massimo carico aerodinamico possibile, contando sul vantaggio garantito dalla potenza in accelerazione del 12 cilindri di Chiti in uscita dalle curve.

MONTE CARLO, MONACO – MAY 22: John Watson during the Monaco GP at Monte Carlo on May 22, 1977 in Monte Carlo, Monaco. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)
MONTE CARLO, MONACO – MAY 22: Hans-Joachim Stuck looks on at the start of the 1977 Monaco Grand Prix on the Circuit de Monaco on May 22, 1977 in Monte Carlo, Monaco. (Photo by Robert Riger/Getty Images)

 

Weekend dimenticabile per la March con entrambi i piloti che vanno a sbattere durante le prove. Ribeiro riesce a disputare solo la prima sessione del giovedì e Scheckter il sabato mattina si accorge di avere una costola rotta.

Scheckter failed to qualify.

 

A proposito di costole, Lauda torna regolarmente sulla T2 al cui sedile è stata aggiunta della gommapiuma per evitare ulteriori problemi. L’atmosfera ai box è comunque elettrica, Niki è nervosissimo e contesta a Forghieri il lavoro secondo lui insoddisfacente della squadra, dando vita a uno scontro verbale in corsia box ripreso da telecamere e fotografi. Il sabato mattina arriva ai box anche il presidente della FIAT Gianni Agnelli, a ulteriore conferma della necessità di ristabilire un po’ di serenità all’interno della Scuderia. Reutemann invece sembra molto tranquillo.

MONTE CARLO, MONACO – MAY 22: Carlos Reutemann during the Monaco GP at Monte Carlo on May 22, 1977 in Monte Carlo, Monaco. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

Come presagito dagli eventi pre-Jarama, Franco Ambrosio appieda Zorzi in favore di Riccardo Patrese. Il 23enne padovano è nel mirino della Shadow già da qualche tempo. Al suo esordio nell’Euro F2 a Silverstone ha subito ottenuto un sesto posto (e relativo punto in classifica) con la Chevron di Trivellato, seguito dal quinto posto a Thruxton e dal terzo gradino del podio a Hockenheim, dietro a Jochen Mass e René Arnoux. Alla successiva ADAC-Eifelrennen del Nürburgring, Patrese conquista una strepitosa pole position con un secondo e 4 decimi di vantaggio su uno specialista del ‘Ring come Jochen Mass. Questo convince Don Nichols a farlo esordire sul difficile tracciato monegasco e sulla DN8 numero 16 ritorna la scritta Ambrosio. Il padovano parteciperà ai GP che non sono concomitanti con le gare dell’Euro F2 che sono la sua priorità.

La seconda vettura è sempre per Alan Jones.

Nessuna novità sulle Surtees di Binder e Brambilla.

Monte Carlo, Monaco.
20-22 May 1977.
Hans Binder, Surtees TS19 Ford.
Ref: 77MON43. World Copyright – LAT Photographic
MONTE CARLO, MONACO – MAY 22: Vittorio Brambilla during the Monaco GP at Monte Carlo on May 22, 1977 in Monte Carlo, Monaco. (Photo by LAT Images)

 

Il capoclassifica del Mondiale e la sua monoposto, con una vittoria e 3 podi in 5 gare, non possono più essere considerati degli outsider. Walter Wolf, grazie al lavoro di Harvey Postlethwaite, Peter Warr, Jody Scheckter e della moglie Pamela si è meritatamente guadagnato il rango di pretendente al titolo mondiale. La squadra di Reading porta a Montecarlo la WR1 e la WR3.

Team owner Walter Wolf looks concerned.
Formel 1, Grand Prix Monaco 1977, Monte Carlo, 25.05.1977 Wolf-Box Pamela Scheckter Peter Warr, Wolf Jody Scheckter Harvey Postlethwaite, Wolf www.hoch-zwei.net , copyright: HOCH ZWEI / Ronco (Photo by Hoch Zwei/Corbis via Getty Images)

Regazzoni ha un programma molto impegnativo per il weekend: qualificarsi entro i primi 20 il giovedì, volare a Indianapolis per qualificarsi alla 500 Miglia il sabato e tornare nottetempo per correre il GP di Monaco ma le cose non vanno nel senso giusto per il ticinese. Nella sessione del mattino ottiene solo il 21° tempo (sono ammessi alla partenza i primi 20) e al pomeriggio comincia a piovere copiosamente per cui non ha alcuna possibilità di migliorarsi e preferisce volare negli USA.

MONTE CARLO, MONACO – MAY 22: Clay Regazzoni during the Monaco GP at Monte Carlo on May 22, 1977 in Monte Carlo, Monaco. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

A questo punto la Ensign sarebbe fuori dal GP ma Mo Nunn viene a sapere che Jacky Ickx è presente nel Principato in veste di spettatore. Il belga è ospite a casa di amici i quali hanno un terrazzo che si affaccia sul circuito e Nunn gli offre di correre con la sua macchina lasciata libera da Regazzoni. Ickx è digiuno di F1 da 7 mesi perché, dopo aver rifiutato di correre proprio con l’Ensign, ha deciso di dedicarsi esclusivamente al Mondiale Sport come pilota ufficiale Porsche. Il caso vuole che il giorno dopo al GP Ickx debba andare a provare la 935 in vista della 1000 km del Nürburgring della domenica successiva e abbia con sé l’equipaggiamento da pilota. Tutto coincide e sabato mattina il belga si presenta in pista con la tuta bianca Martini-Porsche e prende contatto per la prima volta con la Ensign N177 nelle prove libere.

Morris (Mo) Nunn (GBR) Ensign Team Owner (Right) talks with Jacky Ickx (BEL) Ensign N177, who was drafted in partway through the race meeting when Clay Regazzoni (SUI) headed off to take part in the Indianapolis 500 qualifying session.
Monaco Grand Prix, Rd 6, Monte Carlo, Monaco, 22 May 1977.

 

Unica novità tecnica alla Hesketh sono due grossi nolder di alluminio applicati sopra gli spoiler anteriori della macchina di Keegan per aumentare il carico aerodinamico. Ertl è sempre in relax.

mt

 

La Ligier non ha ancora conquistato un solo punto nonostante le ottime prestazioni delle ultime due gare. A Monaco Laffite si trova in grande difficoltà a trovare l’assetto giusto.

MONTE CARLO, MONACO – MAY 22: Mechanics work on the front end of Jacques Laffite’s Ligier JS7 Matra while he sits in the cockpit during the Monaco GP at Monte Carlo on May 22, 1977 in Monte Carlo, Monaco. (Photo by LAT Images)

 

Fittipaldi deve arrangiarsi anche stavolta con la macchina vecchia. La F5 è stata ultimata e scenderà in pista a breve.

MONTE CARLO, MONACO – MAY 22: Emerson Fittipaldi talks with Barry Sheene during the Monaco GP at Monte Carlo on May 22, 1977 in Monte Carlo, Monaco. (Photo by LAT Images)

 

Boy Hayje tenta di qualificarsi ma con poca fortuna.

Jarier e la ATS Penske cercano il riscatto dopo lo sfortunato weekend spagnolo. La scuderia tedesca porta anche una vettura di scorta con l’aerodinamica modificata alle spalle del pilota.

Formel 1, Grand Prix Monaco 1977, Monte Carlo, 25.05.1977 Jean-Pierre Jarier, ATS Penske-Ford PC4 www.hoch-zwei.net , copyright: HOCH ZWEI / Ronco (Photo by Hoch Zwei/Corbis via Getty Images)

 

Dopo il debutto sfortunato di Jarama, finito con un contatto con Ertl, Merzario ci riprova a Montecarlo con la sua March privata per un totale di 25 monoposto iscritte contro le 31 di Jarama. Hanno rinunciato Williams, BS Fabrications, Lec, BRM, de Villota e Henton.

Arturo Merzario drives the #37 Team Merzario March Ford 761B during practice for the Grand Prix of Monaco on 21 May 1977 on the streets of the Principality of Monaco in Monte Carlo, Monaco. (Photo by Tony Duffy/Getty Images)
Arturo Merzario, March-Ford 761B, Grand Prix of Monaco, Circuit de Monaco, 22 May 1977. (Photo by Bernard Cahier/Getty Images)

 

La prima sessione del giovedì è dominata dalle Brabham Alfa con Stuck che ottiene il miglior tempo in 1’30”73 davanti a Watson dimostrando che la “garage door” funziona. Seguono Peterson, Lauda, Reutemann, Depailler, Scheckter e Andretti.

Il pomeriggio piove a dirotto ed entrano in pista solo una decina di audaci tra i quali spiccano Andretti, Hunt e Stuck, tutti con tempi sopra i 2 minuti. Lauda fa da spettatore.

L’indomani il sole torna a splendere su Montecarlo e il 25enne bergamasco Piercarlo Ghinzani ottiene la pole position per il GP di F3 al volante della March del team Euroracing di Giampaolo Pavanello, davanti a Didier Pironi ed Elio de Angelis.

L’unica F1 a scendere in pista è la Tyrrell di Depailler sulla quale sono montate diverse cineprese per una serie di riprese a scopo pubblicitario.

The Tyrrell P34 of Patrick Depailler (FRA) is fitted with a camera mounted on scaffolding to provide overhead on board footage.
Monaco Grand Prix, Rd 6, Monte Carlo, Monaco, 22 May 1977.

 

Sempre nella giornata di venerdì arriva una delegazione della Cosworth capitanata da Keith Duckworth che ha portato con sé tre nuovissimi DFV con le testate in magnesio nelle quali sono state modificate le camere di scoppio. Le tre nuove unità, affidate in prestito a Lotus, McLaren e Tyrrell per le prove del sabato, sono più leggere di 14 kg e rendono 10 cv in più rispetto a quelle “di serie”.

(L to R): Keith Duckworth (GBR) Co-founder of Cosworth Engineering, talks with James Hunt (GBR) McLaren, who retired from the race on lap 26 with engine trouble.
Monaco Grand Prix, Rd 6, Monte Carlo, Monaco, 22 May 1977.
Keith Duckworth (1933 – 2005 ), designer of the Ford Cosworth DFV (Double Four Valve) V8 engine poses for a portrait with the magnesium engine at Cosworth Engineering on 3rd January 1977 in Northampton, United Kingdom. (Photo by Keystone/Hulton Archive/Getty Images)

 

Anche a Montecarlo le prove del sabato mattina non valgono per lo schieramento per cui tutto si gioca nell’ultima ora cronometrata del pomeriggio. La 20enne principessa Caroline assiste alle prove insieme al fidanzato Philippe Junot indossando una maglietta di Jackie Stewart.

Philippe Junot et Caroline de Monaco, le couple assiste à la course automobile du grand Prix de Monaco, le 21 mai 1977 à Monaco. (Photo by Jean-Claude FRANCOLON/Gamma-Rapho via Getty Images)

 

La sessione decisiva comincia male per Stuck che si ferma dopo 10 minuti per la rottura di una molla-valvola. Il muletto ha dei problemi al cambio così il tedesco non può difendere la sua pole del venerdì. I piloti tirano al massimo e inevitabilmente commettono errori che mandano a sbattere Andretti, Scheckter e Peterson senza danni fisici.

Allo sventolare della bandiera a scacchi John Watson è l’unico ad aver stabilito un tempo inferiore al minuto e 30 secondi che gli vale la prima pole in carriera.

mt

 

Scheckter è secondo col DFV “di serie” e precede Reutemann, Peterson, Stuck, Lauda, Hunt e Depailler. Andretti è solo 10° mentre Riccardo Patrese ottiene un ottimo 15° tempo al suo debutto su un circuito iconico, davanti a Laffite.

Riccardo Patrese drives the #16 Ambrosio Tabatip Shadow Racing Shadow DN8 Ford during practice for the Grand Prix of Monaco on 21 May 1977 on the streets of the Principality of Monaco in Monte Carlo, Monaco. (Photo by Tony Duffy/Getty Images)

 

Splendido rientro per Ickx che con sole due ore e mezzo di tempo riesce a trovare l’assetto per qualificare la sua Ensign in diciassettesima posizione precedendo Fittipaldi.

Rimangono esclusi Merzario, Hayje, Ertl, Ribeiro e Ian Scheckter. Il fantino di Civenna ha avuto grossi problemi tecnici ed essendo la prima riserva è costretto a sperare nell’eventuale rinuncia da parte di uno dei 20 qualificati. Ciò che Merzario non sa è che il regolamento prevede che possano partecipare al GP solo i piloti iscritti entro la data prevista dall’organizzazione e Ickx non è stato iscritto da Nunn come pilota di riserva per cui un eventuale reclamo gli permetterebbe di entrare in griglia. Purtroppo Merzario se ne accorge solo in serata, quando è troppo tardi in quanto il reclamo sarebbe dovuto essere presentato non oltre 2 ore dopo la fine delle prove.

Italian racing driver Arturo Merzario at the Monaco Grand Prix, 22nd May 1977. (Photo by Slim Aarons/Getty Images)

 

Dopo le qualifiche si disputa il GP di F3 vinto dal 25enne francese Didier Pironi (campione di F.Renault 1976 e pilota ufficiale della Martini Renault in F2) davanti al 19enne Elio de Angelis.

La domenica mattina il cielo è coperto ma non sembra esserci minaccia di pioggia e alle 15:30 le venti monoposto sono pronte sul rettilineo di partenza. Il tre volte iridato Jackie Stewart, telecronista dell’americana ABC, fa notare come la piazzola di Watson sia curiosamente posizionata in modo che le ruote posteriori della Brabham si trovino esattamente sulle strisce pedonali. Reutemann intuisce l’opportunità e si schiera a centro pista.

Racing driver Jackie Stewart makes a television broadcast at the Monaco Grand Prix, 22nd May 1977. Behind him is John Watson’s ‘Martini’ race car. (Photo by Slim Aarons/Getty Images)

 

Come prevedibile, Watson fa pattinare le gomme sulla vernice mentre Scheckter scatta benissimo e giunge a S.te Devote con un vantaggio rassicurante, anche se nella riunione pre-gara il direttore di corsa ha avvisato che non ci sarebbero dovuti essere sorpassi fino alla prima curva per scongiurare possibili incidenti.

Il gruppo si sgrana nel corso del primo giro con Scheckter davanti a Watson, Reutemann, Stuck, Peterson, Lauda, Hunt, Depailler e Andretti.

Watson è più veloce di Scheckter e lo tallona da vicino ma non riesce a trovare lo spazio per superarlo.

Race winner Jody Scheckter (RSA) Wolf WR1 comes under close attention from pole sitter John Watson (GBR) Brabham BT45B, who would retire on lap 49 with a broken gearbox.
Monaco Grand Prix, Rd 6, Monte Carlo, 22 May 1977.
BEST IMAGE

 

I primi cambiamenti di classifica sono da addebitare ai problemi ai freni delle Tyrrell con Depailler che viene superato da Andretti e Mass e poi Peterson che prima cede parecchie posizioni e poi, frustrato per i continui bloccaggi delle ruote anteriori, si ritira dopo appena 9 giri.

MONTE CARLO, MONACO – MAY 22: Niki Lauda, Ferrari 312T2 leads Ronnie Peterson, Tyrrell P34 Ford who suffers a front left lock up ahead of James Hunt, McLaren M23 Ford during the Monaco GP at Monte Carlo on May 22, 1977 in Monte Carlo, Monaco. (Photo by LAT Images)
Jochen Mass, McLaren M23 Ford, overtakes Ronnie Peterson, Tyrrell P34 Ford, with Mario Andretti, Lotus 78 Ford, in pursuit

 

Senza il tappo di Peterson, Lauda raggiunge Stuck mettendogli pressione ma riesce ad avere la meglio solo al 20° giro quando il tedesco conclude il suo sfortunato weekend per un guasto elettrico che lo costringe a fermarsi nella discesa verso l’hotel Mirabeau.

Lauda continua la sua progressione e raggiunge il compagno di squadra. Ai box capiscono la situazione, Sante Ghedini segnala a Reutemann di lasciar passare l’austriaco e Lole esegue diligentemente l’ordine ricevuto.

Nello stesso giro, il 26°, il nuovo DFV con testate in magnesio di Hunt si rompe subito dopo all’uscita dei box. Quarto ritiro in 6 gare per il Campione del Mondo.

A metà gara Scheckter ha un secondo e mezzo su Watson, 6 su Lauda e 16 Reutemann. Più staccati ci sono Mass, Andretti, Depailler e Jones. Il debuttante Patrese è undicesimo e tiene a bada il ben più esperto Ickx nonostante abbia lo spoiler anteriore destro piegato fin dal primo giro in seguito a un contatto con Nilsson.

Scheckter fa segnare il giro più veloce mentre Watson comincia ad avere problemi ai freni e perde terreno. Al 45° giro l’irlandese arriva lungo alla chicane del porto e si salva grazie alla via di fuga. Lauda passa così in seconda posizione e Wattie riparte davanti a Reutemann ma al 49° il cambio si blocca e la BT45B va in testacoda uscendo da S.te Devote. Ancora una gara sfortunata per il pilota della Brabham.

Senza più la minaccia di Watson, Scheckter può rilassarsi dall’alto dei 15 secondi di vantaggio su Lauda quando manca meno di un terzo di gara. Reutemann è ancora più staccato e ha un margine di sicurezza di oltre 10 secondi su Mass e Andretti che sono in lotta tra loro fin dalla partenza.

Nel finale Scheckter rallenta per non prendere rischi, anche se negli ultimi 3 giri la pompa della benzina comincia a funzionare a singhiozzo e gli crea più di una preoccupazione. Il sudafricano attiva la pompa elettrica ausiliaria e conclude la gara con meno di un secondo di vantaggio su Lauda. Reutemann è terzo, staccato di oltre 30 secondi e precede di pochissimo i duellanti Mass e Andretti, unico a finire la gara col nuovo Cosworth. Alan Jones conquista il suo primo punto dell’anno davanti a Laffite (ancora settimo), Brambilla, Patrese, Ickx, Jarier e Keegan.

La sesta vittoria in F1 del sudafricano è anche la numero 100 per il Ford Cosworth DFV, il motore fortemente voluto da Colin Chapman per consentire a chiunque di cimentarsi nella massima formula senza la necessità di dover creare un’industria. 100 vittorie in 10 anni, da Zandvoort ’67 a Montecarlo ’77 e 7 titoli mondiali per la creatura di Mike Costin e Keith Duckworth.

Il presidente dell’AC Monaco Michel Boeri deve faticare non poco per strappare Scheckter dall’assalto di giornalisti e fotografi e farlo salire sul palco d’onore dove viene premiato dal reggente Rainier Grimaldi alla presenza della principessa Grace Kelly e dei figli Stephanie, Caroline e Albert.

South African racing driver Jody Scheckter wins the Monaco Grand Prix, 22nd May 1977. (Photo by Slim Aarons/Getty Images)
Left to right: princesses Stephanie, Caroline and Grace (1929 – 1982) of Monaco applaud as Prince Rainier III (1923 – 2005) presents a trophy to South African racing driver Jody Scheckter after his victory in the Monaco Grand Prix, 22nd May 1977. (Photo by Slim Aarons/Hulton Archive/Getty Images)

 

Con questa vittoria Scheckter sale a 32 punti e aumenta il suo vantaggio in classifica. Lauda si porta in seconda posizione con 25 punti, 2 più di Reutemann e 3 su Andretti. Hunt è quinto ma ancora desolatamente fermo a quota 9. La Ferrari è sempre al comando della Coppa Costruttori ma vede ridotto il suo vantaggio sulla Wolf da 11 a 8 punti. La Lotus è staccata di 16 punti e la McLaren di 25.

Quattro giorni più tardi una decina di squadre scende in pista a Zolder per la messa a punto delle vetture in vista del prossimo GP del Belgio. In questa occasione fanno la prima apparizione alcuni nuovi modelli. La novità più attesa è la McLaren M26 modificata, come annunciato dalla squadra dopo il GP di Spagna. Gordon Coppuck ha spostato il radiatore dell’olio da sopra le fiancate al muso della monoposto, come su Wolf e Lotus, aumentando il carico sull’anteriore e migliorando la temperatura di esercizio del motore.

Formel 1, Grand Prix Belgien 1977, Zolder, 05.06.1977
James Hunt, McLaren-Ford M26
www.hoch-zwei.net ,
copyright: HOCH ZWEI / Ronco

 

Primi giri di pista anche per la March 771, progettata da Robin Herd (dopo 2 anni di riedizioni della 741) e costruita con i soldi della Rothmans. La differenza più evidente è il radiatore dell’acqua spostato sul muso (con relativa presa d’aria) ma anche la scocca e gli attacchi delle sospensioni posteriori sono state modificati, oltre all’adozione di un unico serbatoio posto tra il pilota e il motore e conseguente spostamento in avanti del posto di guida e baricentro della vettura. Alla guida c’è Bruno Giacomelli perché Ian Scheckter è ancora indisponibile per via della costola rotta a Montecarlo. Per il 24enne bresciano, pilota ufficiale della March in F2, questo è un riconoscimento per la sua prima vittoria nella serie cadetta ottenuta a Vallelunga. Per la Casa di Bicester è il ritorno alla vittoria che manca da quasi un anno quando un altro italiano, Maurizio Flammini, si impose a Rouen-les-Essarts.

Dopo l’ennesima prova deludente di Monaco la Tyrrell riprova la carrozzeria 1977 sulla P34 di Peterson e la Lotus fa girare Nilsson che non si è ancora adattato al nuovo differenziale.

Formel 1, Grand Prix Belgien 1977, Zolder, 05.06.1977 Gunnar Nilsson, Lotus-Ford 78 www.hoch-zwei.net , copyright: HOCH ZWEI / Ronco (Photo by Hoch Zwei/Corbis via Getty Images)

 

Il più veloce al termine delle due giornate di prove libere è ancora Jody Scheckter davanti a Hunt, Watson e Nilsson. La Ferrari invece ha preferito portare Lauda e Reutemann ad Anderstorp per cercare di risolvere i problemi che le monoposto di Forghieri hanno sempre avuto su quella pista.

Intanto nell’officina dei fratelli Kessel di Lugano si sta completando l’assemblaggio della Apollon Fly. Si tratta della vecchia Williams FW03 del 1974 acquistata l’anno scorso dal pilota ticinese e che non era riuscita a partecipare alle prove del GP d’Italia 1976 per una serie infinita di problemi. Loris Kessel non si è arreso e con i soldi del non meglio precisato sponsor Apollon ha affidato al Fly Studio di Caliri e Marmiroli lo studio di una nuova veste aerodinamica per la monoposto, con l’intenzione di farla debuttare al GP del Belgio con l’aiuto della scuderia Jolly Club svizzera.

Clay Regazzoni è riuscito a qualificarsi per la Indy 500 nella terza e ultima sessione, dopo il grosso incidente subito durante il secondo, e parte in decima fila (la penultima). Nonostante i consigli dell’amico Mario Andretti e la presenza del fidato meccanico Giulio Borsari (che ha preso ferie dalla Ferrari appositamente per seguirlo negli USA), il ticinese si ritira dopo 25 giri per una perdita di benzina quando ha già recuperato dalla 29ma alla 16ma posizione.

Formula 1 veteran Clay Regazzoni was making his first trip to Indianapolis in 1977 and fellow F1 driver Mario Andretti spent time helping Regazzoni adapt to the unique characteristics of oval racing. Andretti and Regazzoni both were running the full F1 schedule, juggling trans-Atlantic flights to fit their “500” rides around the Monaco GP which was run on the second weekend of Indy qualifying.

 

Il weekend del GP del Belgio non gode del sole avuto durante i due giorni di prove libere e questo sarà determinante ai fini del risultato. La M26/2 modificata ha dato i risultati attesi per cui Hunt la usa per il GP. Destano qualche perplessità i tubi di mandata e ritorno dell’olio che collegano il radiatore anteriore al motore che passano fuori dalla scocca e sono visibili all’esterno della carrozzeria, ai lati dell’abitacolo. Mass continua con la M23/12.

Gordon Coppuck (GBR) McLaren Designer (Centre) talks with seventh placed James Hunt (GBR) McLaren M26 via the link-up, as Teddy Mayer (USA) McLaren Team Owner (Left) looks at the front wing of the car.
Belgian Grand Prix, Rd 7, Zolder, Belgium, 5 June 1977.
BEST IMAGE

 

La Tyrrell porta tre P34 con aerodinamica 1976 e varie modifiche di passo e sospensioni, alla ricerca della competitività perduta. I piloti sono perplessi.

(L to R): The Tyrrell P34Õs of eighth placed Patrick Depailler (FRA) and third placed Ronnie Peterson (SWE) sit in the cramped pit lane.
Belgian Grand Prix, Rd 7, Zolder, Belgium, 5 June 1977.
BEST IMAGE

 

Nessuna novità sulle Lotus, con Nilsson che preferisce il vecchio differenziale ZF invece del Salisbury quasi bloccato di Andretti.

Mario Andretti (USA) Lotus took pole position by a staggering 1.54 seconds, but then crashed out on the opening lap of the race.
Belgian Grand Prix, Rd 7, Zolder, Belgium, 5 June 1977.

 

Sulle Brabham vengono raddoppiate le prese d’aria per i freni anteriori aprendo due passaggi sul muso delle BT45B. Inoltre gli alettoni posteriori hanno due paratie laterali che scendono quasi fino al suolo.

Ian Scheckter è guarito dalla costola rotta e può provare la nuova 771 che però si rivela più lenta della 761B che ha come muletto e quindi preferisce correre con la vecchia monoposto. Ribeiro ha la vettura ricostruita dopo l’incidente di Montecarlo.

Grossi problemi in casa Ferrari. Le T2, che l’anno scorso avevano dominato le qualifiche, monopolizzando la prima fila, non stanno in pista perché non riescono a far lavorare le Goodyear alla giusta temperatura, problema ulteriormente accentuato dalle condizioni ambientali. Lauda è nervosissimo e si prende anche una multa pari a 300mila lire (1350 euro) per essere entrato in pista dalla corsia box più volte ignorando la segnalazione del commissario addetto. La tensione è accentuata dalle voci che danno l’austriaco in cerca di una nuova squadra che, considerando le richieste economiche, potrebbero essere solo Brabham o McLaren. Reutemann lavora sull’assetto ed è più veloce del compagno di squadra.

Nessuna novità sulle DN8 di Patrese e Jones.

Torna in macchina Larry Perkins, questa volta sulla Surtees, in sostituzione di Binder che ha finito i soldi. L’australiano è stato scelto dopo un test comparativo con Bob Evans a Goodwood. Brambilla prova nuovi alettoni.

La Wolf lascia in officina la WR1 vincente a Buenos Aires e Montecarlo e porta a Zolder la WR3 per Scheckter, con la WR2 come muletto. L’unica modifica è lo spostamento del radiatore dell’olio del cambio sotto all’ala posteriore di quest’ultima, in posizione pericolosa in caso di tamponamento. Meno pericolose le due decalcomanie di un lupo stilizzato a indicare le vittorie ottenute, in stile JPS Lotus.

The Wolf WR1 of race retiree Jody Scheckter (RSA), carries stickers showing the two GP victories earlier in the season.
Belgian Grand Prix, Rd 7, Zolder, Belgium, 5 June 1977.

 

Clay Regazzoni cerca il riscatto dopo la sfortunata trasvolata americana. Per lui ci sono due Ensign N177 pronte.

Chi invece può dirsi molto fortunato è Rupert Keegan. Il giovane inglese stava raggiungendo il Belgio a bordo di un Piper PA-31 Navajo pilotato dal padre quando uno dei due motori si è spento sopra al Canale della Manica. Mike Keegan, che ha prestato servizio sui bombardieri Avro Lancaster durante la Seconda Guerra Mondiale, non si perde d’animo e dirotta verso l’aeroporto francese di Le Touquet per la necessaria assistenza tecnica. Una volta raggiunta la destinazione però il carrello non scende e anche il secondo motore si spegne. Il 52enne dirige l’aereo verso la spiaggia dove si schianta ma miracolosamente tutti i 7 occupanti ne escono illesi. Ora il figlio, che ha cambiato la colorazione del casco, deve cercare di qualificare la sua Hesketh. Dave “Beaky” Sims e Anthony “Bubbles” Horsley sono certamente più sereni di lui. Lo stesso dicasi per Harald Ertl.

Anthony ‘Bubbles’ Horsley (GBR) Hesketh Team Manager (Centre) with Rupert Keegan (GBR) Hesketh (Right), who had survived a plane crash five days before the race meeting began, but crashed out of the race on lap 15.
Belgian Grand Prix, Rd 7, Zolder, Belgium, 5 June 1977.

 

Laffite e la Ligier non hanno ancora conquistato nessun punto iridato nonostante un paio di ottime prestazioni. La speranza è di interrompere l’incantesimo proprio a Zolder.

Ritornano la Williams e Patrick Neve che vuole qualificarsi per il GP di casa con la March 761 la cui scocca è stata riparata dopo l’incidente avuto durante le prove della settimana precedente.

Finalmente Emerson Fittipaldi ha a disposizione la nuova Copersucar F5 disegnata da Dave Baldwin. Come prevedibile, la vettura realizzata dall’ex progettista della Ensign è molto somigliante alla N176, con la stessa linea aerodinamica, 4 radiatori dell’acqua scalati sulle fiancate e due dell’olio montati davanti alle ruote posteriori come sulla Brabham.

Brett Lunger cambia macchina. La struttura di Bob Sparshott, ex meccanico di Graham Hill alla Lotus, oltre a gestire la monoposto di Lunger produce anche scocche e diversi pezzi per altre squadre tra le quali la McLaren così, grazie ai soldi della Chesterfield, la BS Fabrications costruisce una M23 nuova di zecca per il pilota statunitense nel proprio capannone di Luton. Si tratta della tredicesima e ultima M23 realizzata ma è denominata M23/14 anziché M23/13 perché, come diceva Eduardo de Filippo: “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”.

Dopo l’assenza di Montecarlo ritornano Purley e la Lec. Questa volta sulla CRP1 viene montato il muso con l’ala a sbalzo.

Boy Hayje continua con la March 761/3 della RAM/F&S Properties.

Alla ATS-Penske si cerca di recuperare la competitività espressa al debutto a Long Beach.

mt

 

Conny Andersson e la BRM ritentano la difficile qualificazione.

Con quella di Emilio de Villota sono ben cinque le McLaren iscritte al GP del Belgio.

Arturo Merzario continua con la March 761B ma annuncia che sta progettando una propria vettura. Sulla sua macchina spunta una piccola sponsorizzazione della CEA Estintori di Castenaso (BO), azienda presente da qualche anno negli autodromi italiani con un proprio servizio antincendio.

Brian Henton non partecipa personalmente perché noleggia la sua March a Bernard de Dryver, 24enne belga con esperienze in F2. La particolarità è l’uso di due livree diverse durante le due giornate di prova. Il venerdì la 761 porta i colori della scuderia di Henton mentre il sabato ha sulla carrozzeria i sponsor personali di de Dryver.

Bernard de Dryver (BE), British Formula 1 Racing.. Belgian Grand Prix, 05/06/1977, Zolder, Belgium.

 

Trentaduesimo e ultimo iscritto è un altro debuttante, il 21enne Héctor Alonso Rebaque che noleggia la terza Hesketh 308E ufficiale appena costruita grazie al denaro fornito dalla Marlboro e dall’omonimo padre, un ricchissimo costruttore edile messicano che a sua volta è stato pilota a ruote coperte e nei rally.

Hector Rebaque (MEX) Hesketh, failed to qualify for the race on his GP debut.
Belgian Grand Prix, Rd 7, Zolder, Belgium, 5 June 1977.

 

Il numero di iscritti è molto superiore ai box disponibili per cui, in occasione delle prove, le squadre meno prestigiose devono sistemarsi nella corsia di accelerazione dei box dove i meccanici non sono nemmeno protetti dal guardrail.

Il circuito di Zolder impegna molto i freni delle vetture e le squadre si organizzano di conseguenza, applicando una vernice termoreagente sul diametro esterno dei dischi freno. Questa cambia colore quando il disco supera determinate temperature e fornisce ai tecnici le indicazioni sul tipo di pastiglie da usare e sulle dimensioni delle prese d’aria di raffreddamento.

Questa volta nessuna macchina monta il nuovo Cosworth con testate in magnesio. Per il momento il vecchio DFV è ancora più veloce e affidabile.

Le prove del venerdì cominciano col cielo pieno di nuvoloni che si trasformano in pioggia già nel corso del mattino. Questo non impedisce ad Andretti di realizzare il miglior tempo davanti a Watson, Hunt, Laffite, Lauda, Reutemann, Nilsson e Stuck. Nel pomeriggio la pioggia aumenta di intensità e scendono in pista solo 14 piloti. Il più veloce è Scheckter che gira su tempi di 20 secondi più lenti rispetto al mattino.

Il sabato il cielo è sempre grigio ma senza pioggia e la griglia di partenza viene determinata dalla sessione pomeridiana nella quale Mario Andretti conquista la sua quarta pole con l’incredibile tempo di 1’24”64, con un vantaggio di oltre un secondo e mezzo su John Watson (1’26”18). Il terzo tempo ottenuto da Nilsson con il muletto conferma ulteriormente lo straordinario potenziale dell’ultima invenzione aerodinamica di Chapman.

Scheckter è quarto con la Wolf davanti a Depailler, Mass, Reutemann e Peterson. Hunt è solo nono con la M23 muletto dopo aver rotto il motore sulla M26 e Lauda è addirittura undicesimo.

Gli organizzatori ammettono al via 26 monoposto per cui gli esclusi sono Hayje (March), de Villota (McLaren), Andersson (BRM), Ribeiro (March), de Dryver (March) e Rebaque (Hesketh). Sorprende  la prestazione di Merzario con il 14° tempo.

Un forte vento accoglie gli spettatori la domenica mattina. Le Brabham sono le più veloci nel warm-up davanti ad Andretti e Lauda. Brett Lunger non riesce a prendevi parte perché il suo motore si rifiuta di accendersi, così Sparshott decide di sostituirlo per la gara.

Prima della partenza i piloti fanno una parata a bordo di vetture Renault 30TS per salutare il pubblico.

Si avvicina l’ora della partenza e continua il tranquillo weekend di paura di Rupert Keegan quando, proprio quando sta per entrare in pista, i meccanici notano una crepa nella sospensione anteriore. La squadra corre a scaricare dal camion la vettura di Rebaque, montano i pezzi della carrozzeria di Keegan e riescono a cambiare la macchina all’ultimo momento.

Tra le monoposto che si schierano per la partenza non c’è la McLaren di Lunger perché i meccanici finisco di sostituire il motore 5 minuti dopo la chiusura della corsia box. Al suo posto viene quindi ammesso Hayje che partirà dal fondo del gruppo. Debutta in gara la Lec, qualificata da Purley in ventesima posizione.

Pochi minuti prima del giro di ricognizione comincia a cadere una leggera pioggerellina che si intensifica quando le vetture si sono appena avviate, tutte con gomme slick.

Quando i piloti tornano sul rettilineo di partenza il direttore di corsa sospende e rinvia la procedura di partenza e dichiara la corsa “bagnata”. I meccanici si affrettano a montare le gomme scolpite a tutti tranne Hunt che scommette sulla fine immediata della pioggia, dimostrando pochissima lucidità. Dopo mezz’ora il GP può finalmente partire e quando il semaforo passa dal rosso al verde Watson prende il comando.

Start of the 1977 Belgian Grand Prix at Zolder: John Watson, Brabham Alfa Romeo (no. 7), takes the lead from polesetter Mario Andretti, Lotus

 

Watson prende subito un buon vantaggio ma alla frenata della chicane dietro ai box Andretti arriva decisamente lungo e lo tampona. I due dominatori delle prove sono fuori gara a metà del primo giro.

Passa in testa Scheckter che ha superato Nilsson sul rettilineo poco prima dell’incidente. Mass è terzo davanti a Reutemann, Depailler, Laffite, Peterson, Lauda e Brambilla mentre Hunt è desolatamente penultimo.

Patrese e Stuck sono in lotta per la decima posizione ma al sesto giro i due si toccano, il tedesco si gira e deve rientrare ai box per sostituire il musetto danneggiato. Riparte ultimo.

La pioggia non cade più ma la scommessa di Hunt è abbondantemente persa, tanto che al settimo giro Scheckter lo raggiunge e lo doppia, vanificando la sua speranza di riguadagnare terreno restando in pista mentre gli altri si fermano a cambiare le gomme. La conferma del titolo è lontanissima per l’inglese.

Formel 1, Grand Prix Belgien 1977, Zolder, 05.06.1977
James Hunt, McLaren-Ford M26
www.hoch-zwei.net ,
copyright: HOCH ZWEI / Ronco

 

Al nono giro Mass va in testacoda e Reutemann ne approfitta portandosi in terza posizione.

Alle loro spalle Brambilla sfrutta al massimo la sua abilità sul bagnato e ha già superato Lauda, Peterson, Depailler e Laffite portandosi al quinto posto.

La pista si asciuga velocemente sulla traiettoria ideale. Patrese esagera e al 13° giro esce di pista mentre si trova in ottava posizione al suo secondo GP di F1.

Depailler ha ottimisticamente montato le gomme slick un po’ presto, all’ottavo giro, ma ora le condizioni sono decisamente diverse e tra il 14° e il 19° giro rientrano ai box Peterson, Lauda, Nilsson e Mass.

I meccanici della Ferrari sono velocissimi e impiegano solo 16 secondi per rimandare in pista l’austriaco e al giro seguente cambiano le gomme anche a Reutemann ma quando riparte si stacca il piombo di bilanciamento da un cerchione, la macchina ha una vibrazione in frenata e Lole finisce la sua corsa contro il guardrail.

Scheckter commette un raro errore e va in testacoda. I commissari lo rimettono in pista a spinta, manovra vietata dal regolamento, così al 20° giro Brambilla è in testa davanti a Laffite, al sorprendente Purley con la Lec e allo stesso Scheckter, tutti con gomme rain. Lauda è quinto con le slick davanti a Mass, Jones, Ertl e Peterson.

Dal giro seguente si fermano in successione anche Scheckter, Laffite e Brambilla per il cambio delle gomme.

L’ottimo lavoro svolto dai meccanici permette a Lauda di passare in testa con oltre 20 secondi di vantaggio su Mass, Jones, Brambilla, Laffite, Scheckter, Peterson e Nilsson la cui sosta è stata molto lunga a causa di un dado bloccato.

Il cambio gomme di Purley è disastroso perchè al momento di ripartire il motore si spegne e ci vuole più di un minuto prima di tornare in pista. Ora l’inglese è penultimo, davanti al solo Hayje, e al 32° giro viene raggiunto da Lauda per essere doppiato ma il pilota della Lec non si avvede dell’arrivo della Ferrari alla staccata della chicane e costringe l’austriaco a mettere le ruote sul bagnato. Lauda arriva lungo e finisce in testacoda ma è bravissimo a non far spegnere il motore e riparte senza danni dopo aver perso una manciata di secondi sugli inseguitori.

Ricomincia la pioggia e al 35° giro Scheckter rientra ai box per montare di nuovo le gomme scolpite scendendo dal terzo al settimo posto mentre Laffite si ritira di nuovo, questa volta col motore rotto.

La pioggia ha già smesso di nuovo ma la pista è sempre insidiosa e ne fa le spese Mass che va in testacoda al 39° giro senza conseguenze dopo aver doppiato Hunt ma al passaggio successivo va a sbattere all’uscita della curva Lucien Bianchi e rompe la sospensione anteriore destra.

Jochen Mass in front of McLaren teammate James Hunt

 

Quando mancano 30 giri alla fine Lauda ha quasi 30 secondi su Nilsson, a sua volta seguito da Peterson, Brambilla che ha superato Jones, poi Scheckter, Depailler e Hunt.

Da questo momento Nilsson comincia a girare nettamente più veloce di tutti, soprattutto di Lauda che viene raggiunto nell’arco di 10 giri.

Formel 1, Grand Prix Belgien 1977, Zolder, 05.06.1977
Niki Lauda, Ferrari 312T2
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copyright: HOCH ZWEI / Ronco

 

La rimonta dello svedese è inesorabile e al 50° passaggio la Lotus 78 passa in testa al GP.

Vittorio Brambilla è all’inseguimento di Lauda ma il monzese viene ostacolato dai doppiati Purley e Jones che lo mandano in testacoda facendogli perdere la meritatissima terza posizione in favore di Peterson.

Formel 1, Grand Prix Belgien 1977, Zolder, 05.06.1977
Vittorio Brambilla, Surtees-Ford TS19
www.hoch-zwei.net ,
copyright: HOCH ZWEI / Ronco

 

La pista praticamente asciutta sbriciola le gomme scanalate di Scheckter che è costretto al terzo cambio gomme e la sua giornataccia si conclude al 63° giro per un problema alla pompa della benzina quando si trova in nona posizione.

Gunnar Nilsson gestisce il vantaggio e rallenta nettamente nel finale per evitare sorprese e andare a vincere il suo primo (e, ahimé, unico) GP di F1 con 15 secondi di vantaggio su Lauda e 20 su Peterson che conquista il suo primo podio della stagione. Completano la zona punti Brambilla, Jones e Stuck che negli ultimi 3 giri supera Ertl, Depailler e Hunt, togliendo a quest’ultimo la magra soddisfazione di un misero punticino per muovere la sua deficitaria classifica.

Scheckter (32 punti) mantiene la testa della classifica per una sola lunghezza su Lauda che ha raccolto un secondo posto insperato dopo le prove. Reutemann e Andretti restano fermi rispettivamente a 23 e 22 mentre Nilsson sale a 13. Hunt è sempre plafonato con 9 punti dopo 7 gare. Per la prima volta due piloti svedesi salgono sullo stesso podio in F1.

La Ferrari rafforza il primo posto nella Coppa Costruttori con 46 punti mentre la Lotus sale a quota 33 grazie a Nilsson e supera la Wolf che rimane ferma a 32.

Dopo la corsa Lauda affronta Purley a muso duro accusandolo di avergli fatto perdere la corsa e dandogli del coniglio. L’inglese respinge l’accusa e Lauda gli mostra il dito medio provocando la reazione di Purley: “La prossima volta che mi mostri il dito te lo infilo nel culo”.

Il martedì seguente Ferrari, Ligier e Copersucar si spostano a Zandvoort per alcune prove private. Il meteo è instabile come a Zolder per cui le squadre non lavorano molto e Lauda ne approfitta per provare l’abitacolo della nuova Copersucar F5 e fare un giro di prova sulla Ligier, tanto per aumentare gli interrogativi sul suo futuro.

Giovanni Talli

BASTIAN CONTRARIO: LA STORIA INFINITA

All’indomani della notizia ufficiale dell’abbandono definitivo del Team Principal della Ferrari, Mattia Binotto, si è immediatamente aperta la caccia al suo sostituto. Ho assistito e, soprattutto, ne ho lette di ogni a riguardo del potenziale sostituto e ciò che mi è balzato subito all’occhio è stato lo sciacallaggio che c’è stato attorno, dove tutti hanno voluto inzuppare nel tazza del rancore il loro personale biscotto della soddisfazione… tutti a levarsi sassolini dalle scarpe, come se fosse stata consumata una personale e preziosa vittoria. Volutamente ho preferito tacere su queste righe, assistendo inerme ad uno spettacolo osceno e, nel contempo, riflettevo sul destino della Beneamata e sulla sua storia che si ripete ormai da anni immemori… una storia infinita appunto.

Una storia che va avanti ormai da almeno dieci anni (considerando solo i tempi recenti) purtroppo e che contraddistingue la Scuderia Ferrari come vergognoso marchio di fabbrica e cioè epurare il capo di turno non appena i risultati sperati sono disattesi. In una F1 dove i regolamenti cambiano ogni tre per due, manco fossero offerte al supermercato, ciò che è veramente importante ed una certezza granitica, al fine di uscire indenne dai suddetti cambi, è proprio la stabilità della squadra stessa. La Ferrari ha il triste primato di aver cambiato, nell’ultima decade appunto, un Team Principal ogni due anni, una media negativa e spaventosa che dimostra in modo inequivocabile il tipo di mentalità che vi è nei riguardi della Gestione Sportiva… e con ciò mi riferisco a quella adottata dalla dirigenza. Già, la dirigenza appunto, il vero male della Beneamata. Si dice che il pesce puzza dalla testa (pesce che in realtà è un mostro con un conglomerato di teste a giudicare da quanti hanno deciso tutto ciò) e mai come per i vertici Rossi questo detto è vero. Mesi fa, prima di tutta questa bufera, l’attuale Presidente Elkann, affermò che il suo obiettivo era vincere entro il 2026. Lì per lì, questa dichiarazione passò quasi in sordina, eppure al sottoscritto fece drizzare le antenne non poco, perché il capo supremo quando parla (quella volta che lo fa tra l’altro!) non lo fa mai a caso e alla luce di quanto accaduto (con delle modalità da golpe nei riguardi di Binotto), ora quelle stesse parole hanno acquistato un peso ed un valore con un senso. L’idea che mi sono fatto, l’impressione che l’operato del Presidente Ferrari mi dà, è quella che voglia una squadra vincente costruita dalle sue stesse mani. Binotto era un protetto di Marchionne e lui lo ha voluto. Non è un segreto che nonostante ci fosse l’osannato Arrivabene (i tifosi di Vettel hanno la vista lunga non c’è che dire!), quest’ultimo era tenuto a guinzaglio corto dal compianto capo e che, comunque, voleva ascoltare l’ingegnere italo – svizzero. La sfortuna di Binotto, innanzi tutto, è stata quella di aver perso chi lo voleva e che forse (del resto non sapremo mai come si sarebbe comportato Marchionne a fine mondiale 2022 se fosse stato vivo) lo avrebbe continuato a tenere, nonostante tutto.

Le cose vanno come devono andare e come si dice “i morti sanno solo una cosa e cioè che sono morti”… ed ora è il momento di Elkann. Posso anche accettare che egli voglia metterci mano personalmente, come si suol dire, solo che i suoi tentativi sono maldestri, pacchiani… distruttivi. Il presidentissimo voleva fuori Binotto dalla Gestione Sportiva, sin da Gennaio e, purtroppo (per lui si capisce), aveva le mani legate, perché sapeva che mandarlo via ancora prima che il mondiale iniziasse sarebbe stato un boomerang che gli si sarebbe ritorto contro. In seguito, le prime due vittorie di fila lo hanno letteralmente fatto eclissare da un lato ed estraniarsi completamente dalla squadra dall’altro, lasciando solo lo stesso Binotto… ai suoi (pochi) successi e ai suoi (tanti… in Ferrari si amplificano a dismisura) errori. La storia infinita (credete che queste telenovele in Ferrari siano la prima volta che succedono?) poi sappiamo com’è andata a finire e come, purtroppo, si ripete nel tempo, visto che è fondamentale cercare sempre il capro espiatorio. La dirigenza Ferrari aveva così tanta fretta nel mandarlo via, era così con la bava alla bocca che ha accelerato i tempi, con un ultimo GP ancora da svolgere tra l’altro, facendo uscire a mezzo stampa la notizia che sarebbe stato appiedato. I massimi vertici dimostrano solo un fatto per quanto detto e cioè che il buon Binotto era così detestato che non si vedeva l’ora di metterlo in condizioni di abbandonare il ruolo e questo dissapore era così grande che, pur di mandarlo via, hanno preferito lasciare la stessa squadra senza un sostituto che la conduca!

Un teatrino squallido, degno di una Scuderia di terz’ordine che, purtroppo, invece, tocca alla più blasonata del circus. La Scuderia si è praticamente affidata al pallottoliere per scegliere chi avrebbe dovuto raccogliere la sua eredità. Vasseur? Solo la quinta se non la sesta scelta, perché nel frattempo si scopre che la Rossa ha chiesto a più nomi, quindi ammettendo che nemmeno loro sono soddisfatti dell’attuale Team Principal dell’Alfa Romeo, di prendere il posto di Binotto. Il teatro dell’assurdo! Come mai, se la Ferrari è la scuderia più importante di tutto il mondiale, tutti rifiutano? Non dovrebbero fare a pugni per entrarci dentro? La risposta già la conoscete: nessuno si vuole rovinare la carriera e sputtanare per sempre nell’entrare in un nido di vespe dove evidentemente non sei tutelato e, soprattutto, non ha garanzie di lavoro per il futuro. Chi sano di mente vorrà mai avventurarsi in una realtà lavorativa, dove la stabilità è tutto, come quella della Ferrari? Soprattutto, quale capitano d’industria “con i sensi in testa” smantella praticamente dalle fondamenta un squadra che nel bene e nel male stava crescendo, tanto da arrivare seconda nel mondiale, nonostante errori marchiani in pista? Credete che Binotto non sapesse dove intervenire? Credete che egli non avrebbe operato cambi e tagli se necessari, al fine di migliorare la squadra? Non si raggiunge il top se non attraverso errori e aggiustamenti continui, da qui l’imperativo della stabilità: ce lo insegna Red Bull che per sette anni non ha vinto nulla e mai si è sognata di smantellare il collettivo che ha fatto vincere Vettel, ce lo insegna la stessa Ferrari con Todt, il quale ad un certo punto voleva andare via e gli fu negato, perché evidentemente prima ai vertici… c’era più buon senso. Invece l’ego ha prevalso ed hanno preferito lasciare la squadra nel limbo pur di toglierselo dalle scatole. Come in tutte le storie infinite che si rispettano, così come con Costa ed Allison, giusto per fare i nomi più recenti, ora anche Mr Binotto verrà regalato alla concorrenza dopo aver rispettato il suo periodo di gardering. Chiunque verrà al suo posto, innanzitutto, dovrà lavorare con un prodotto che non è suo, visto che la F2023 è frutto dell’impegno di Mattia e del suo team. Quindi, se la macchina è un missile da reggere sulla distanza di un mondiale lungo più di venti GP (sic!), allora il messia che tutti attendono sarà osannato, se invece lo stesso dovrà fare i conti con la concorrenza e, quindi, sugli sviluppi da portare durante l’anno, egli avrà non poche difficoltà, senza contare che dovrà instaurare il suo metodo di lavoro e le sue priorità e questo non comporta altro che tempo… come è nell’ordine naturale delle cose. In base a ciò si capisce come mai Ferrari sia sempre più isolata (tecnicamente parlando) e del perché non ci voglia venire nessuno e, quindi, come mai debba migliorare solo con le sue forze. Alla luce di tutto questo, visto che si dovrà aspettare nuovamente, tanto valeva far rimanere chi già c’era prima, almeno a fargli completare il suo lavoro che contrattualmente si sarebbe concluso l’anno prossimo e poi si sarebbero tirate le somme. Evidentemente questo discorso è partorito solo da un appassionato che non ci capisce nulla ed il mega Presidente  sa cose che io di certo non posso conoscere. Del resto il 2026 è vicino e la storia infinita non può che ripetersi.

 

Vito Quaranta

L’ANNO DELL’UNDERDOG – IL PAGELLONE DELLA STAGIONE 2022

Un altro anno è passato e una nuova infornata di giovani è stata messa sotto i riflettori e messa alla prova in ogni modo possibile. Ecco quindi i resoconti del consueto esperimento annuale: “Cosa succede se prendo una ventina di teeneager testosteronici e gli metto tra le mani una bestia da 620 cavalli?”.

Felipe Drugovich: 9

[COURTESY OF www.grandprix247.com]

Fughiamo ogni dubbio: Felipe Drugovich ha vinto il campionato di F2 2022 con merito e lo ha fatto nel modo più netto possibile. Ha preso il comando della classifica nel secondo weekend, con la pole e vittoria in Arabia Saudita, ed è andato in fuga con la doppia vittoria a Barcellona (un evento capitato solo cinque volte tra Gp2 e F2). A fine anno ha concluso con 101 punti di vantaggio su Pourchaire.

Il campionato di Drugovich e della MP Motorsport è stato gestito alla perfezione. Il pilota ha trovato il giusto bilanciamento tra velocità e controllo, ovvero ha sempre espresso la prestazione nel limite del mezzo. Non ricordo manovre azzardate o azioni imprudenti. Quando è stato possibile ha attaccato, altrimenti si è difeso, cedendo comunque il meno possibile. Anche nei momenti peggiori, a parte la Feature Race d’Ungheria, ha sempre mostrato il passo necessario per restare nella top 5 – a testimonianza di ciò, solo in due occasioni ha concluso una gara fuori dai dieci. Ha mostrato grinta in ogni situazione, cosa che gli ha permesso di guadagnare punti anche quando in teoria era più lento degli avversari – come nella parte centrale di campionato, tra Baku e Ungheria.

portrait, Silverstone Circuit, F12210a, F1, GP, Great Britain
Felipe Drugovich tests the Aston Martin AMR21

Il problema per Drugovich è che nessuno in F1 lo reputa un pilota interessante – non è un caso che abbia corso da indipendente per tutta la carriera, finora. Anche Aston Martin lo ha assunto come terzo pilota più per ragioni di pubblicità che non per reale interesse. Questo dato proietta più di un’ombra sul resto della griglia – sono stati arati da un pilota che non è sui taccuini di nessun team, quali aspettative possono avere? As far as I know, nessuno tra i vari TP di F1 ha infatti tenuto F2 di quest’anno in grande considerazione. Le due eccezioni saranno discusse in seguito.

[COURTESY OF formulascout.com]

La scuderia (che ha vinto il titolo squadre nell’ultimo appuntamento) merita un approfondimento. Dal 2019 la MP Motorsport, team storico ma dai risultati modesti, ha avviato un processo di rifondazione. Il lavoro di Paolo Angilella, Daniele Rossi e Mattia Oselladore ha portato la MP ad essere sui livelli della Prema nel giro di un triennio.

Per dimostrare questa affermazione basta guardare l’eccezionale consistenza raggiunta da pilota e squadra: nessun diverbio via radio, chiamate strategiche sempre corrette, mai un pitstop sbagliato, giri di qualifica eseguiti con traffico minimo, quasi nessun incidente in pista e zero problemi tecnici o infrazioni commesse durante tutta la stagione. Confrontate queste statistiche con quelle di tutti gli altri team e piloti e capirete quale è stata la vera forza della combinazione di MP e Drugovich.

E pensare che al termine del 2021, dopo la pessima annata in Virtuosi, Drugovich era sull’orlo di lasciare la F2. Era da un po’ che la F2 non si concludeva con una nota moraleggiante.

Théo Pourchaire: 7.5

[COURTESY OF lequipe.fr]

Il francese ha concluso secondo in campionato con ampio vantaggio sugli inseguitori, è stato l’unico ad interpretare il ruolo di antagonista di Drugovich e ha comunque spesso mostrato una velocità ottima e una gestione della gara molto matura. Perché allora reputare il suo anno un mezzo fallimento?

Alcune questioni sono evidenti. In qualifica paradossalmente è regredito rispetto all’anno passato. Spesso battuto dal teammate esordiente, in tutto l’anno non ha siglato una singola pole position e ha raggiunto la prima fila solo a Montecarlo. E’ stato più falloso del solito e alcuni incidenti gratuiti hanno pesato come macigni sul risultato – penso soprattutto allo schianto in qualifica in Olanda, ma anche lo scontro alla ripartenza di Baku e all’incidente nelle libere in Arabia. Per finire, in alcune gare è stato semplicemente scialbo, cosa che il rivale non è mai stato.

L’ultimo chiodo sulla bara è stata la mancanza di affidabilità. Il motore o il cambio lo ha lasciato a piedi in ben cinque occasioni diverse, tra cui due Feature Race. Sarò cattivo, ma ci vedo una sorta di giustizia divina: l’anno scorso la ART boicottò Christian Lundgaard (uno dei migliori piloti di F2 degli ultimi anni) perché qualcuno a Place de la Concorde voleva favorire la carriera del francese. Quest’anno suddetta carriera è stata frustrata dai motori che la medesima governance aveva imposto alla serie. Ci vedo un po’ di Karma.

Boutadate a parte, il 2022 è stato anche la dimostrazione degli effetti di una pressione eccessiva sulle prestazione. La Sauber aveva imposto a Pourchaire di vincere il campionato, mentre Drugovich era partito con pochissime aspettative – solo in MP probabilmente erano consapevoli del proprio potenziale. Inoltre il brasiliano non aveva nessun superiore cui rispondere degli eventuali fallimenti – sponsor a parte.

Per concludere, nell’arco di 10 mesi è diventato un ex-predestinato (come tanti prima di lui), ma dobbiamo tenere in mente che ha solo 19 anni (!); ha tutto il tempo di rifarsi. Il suo futuro non è chiarissimo – in un primo momento aveva negato la permanenza in F2 per un altro anno, ma poi ha rettificato. Non sarebbe il primo…

Liam Lawson: 6.5

[COURTESY OF racefans.net]

Se la posizione nella classifica finale è in qualche modo compatibile con le aspettative di inizio anno, il percorso  è stato piuttosto deludente. L’inizio di campionato era stato gagliardo: tre podi consecutivi, tra cui una vittoria, lo avevano issato in testa alla classifica.

Poi una ruota avvitata male in Arabia Saudita ha avviato una spirale di sfortuna: strategia distrutta dalla Safety Car a Imola, stallo in griglia a Montecarlo mentre partiva dalla pole, buttato fuori da Doohan a Baku. Nell’arco di cinque gare ha di fatto abbandonato ogni speranza di lotta iridata, il tutto con colpe minime da parte sua.

La serie nera è continuata durante l’estate, ma a pesare non fu la sfortuna quanto le prestazioni, nettamente inferiori a quelle del compagno di squadra Logan Sargeant. Al ritorno dalla pausa estiva ha recuperato la solidità di inizio anno e grazie ad alcuni buoni risultati, ha prevalso, per un punto, sulla turba di piloti in lotta per la terza posizione.

Il vero problema di Lawson, al di là delle situazioni oggettivamente sfortunate, è stata l’incapacità di sfruttare il pacchetto fino in fondo. Se in gara è abile ad arrampicarsi lungo il gruppo, tanto da aver conquistato un numero di podi paragonabile a quello di Drugovich, in termini di velocità pura è stato messo in ombra da Sargeant e da molti altri piloti. A differenza di altri colleghi è ancora nella Red Bull Academy, ma non ha ancora un contratto per il prossimo anno.

Logan Sargeant: 8

[COURTESY OF mult1formula.com]

Il fatto che Logan Sargeant sia stato l’unico promosso della F2 2022 non mi ha colto di sorpresa. Oltre a essere un grande lavoratore, è veloce e ha già molta esperienza.

Sargeant è uno che ha fatto la gavetta vera, correndo anche nell’European Le Mans Series. Non ha ancora vinto un campionato, ma dove ha corso è sempre stato tra i protagonisti: secondo nel campionato di F4 UAE nel 2017, terzo lo stesso anno in quello britannico, ancora terzo in F3 nel 2020 e con anche un gradino più basso del podio conquistato nel prestigioso GP di Macao del 2019, l’ultimo disputatosi con vetture di F3. Peraltro il titolo F3 del 2020 sarebbe stato suo se non fosse stato tamponato, senza colpe, nelle ultime due gare.

Passando all’anno appena trascorso, nell’arco della stagione è stato superiore a Lawson in qualifica (ricordo che è nelle qualifiche dove si esprime il potenziale velocistico dei piloti, mentre in gara l’importanza della macchina è maggiore), tuttavia in gara gli è mancata ancora un pelo di esperienza. Richiamando quanto dicevo prima, mentre Lawson ha ammesso di non essere riuscito a sfruttare il pacchetto al meglio, Sargeant è andato costantemente migliorandosi.

E’ infatti nella parte centrale della stagione che ha messo a segno i colpi migliori, tra cui le due bellissime vittorie a Silverstone e al Red Bull Ring. Dopo la pole al Paul Ricard sembrava costituire addirittura la minaccia maggiore per Drugovich. Ci pensò la frizione a ristabilire i rapporti di forza…

Il finale di stagione è stato invero sottotono, con alcuni weekend corsi in maniera cautelosa (come quello finale ad Abu Dhabi) e altri caratterizzati da incidenti evitabili, come a Monza e soprattutto a  Zandvoort. L’obiettivo comunque era diventato quello di conquistare la agognata SuperLicenza, pratica conclusa ad Abu Dhabi, che gli permetterà di correre per la Williams nel 2023.

Ayumu Iwasa: 7+
Race winner Ayumu Iwasa (JPN) Dams celebrates in parc ferme.
20.11.2022. Formula 2 Championship, Rd 14, Yas Marina Circuit, Abu Dhabi, UAE, Feature Race, Sunday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

Il giapponese è l’oggetto misterioso del campionato. Partito come uno dei meno quotati del gruppo Red Bull, a fine anno è stato il migliore dietro Lawson, primo tra i rookie rossoblu.

Quello che mi lascia perplesso della sua stagione è stato l’alternanza di prestazioni maiuscole (come ad Abu Dhabi e al Paul Ricard, dove ha controllato tutta la gara dall’inizio alla fine, o in Bahrain, dove ha rimontato dalla 24a alla 8a posizione – NELLA SPRINT RACE e NELLA PRIMA GARA DI F2, una prestazione degna di Leclerc) a molte altre gare in cui in tutta onestà lo si doveva andare a cercare col sonar. Anche in queste occasioni comunque era sempre davanti al compagno di squadra – ok, Roy Nissany è uno dei più scarsi, ma ormai inizia ad avere un po’ di anni di esperienza. Di sicuro è il pilota che è migliorato di più dall’anno scorso (solo una vittoria in tutto il campionato di F3).

Dall’introduzione dei nuovi cerchioni nel 2020, la DAMS è stata piuttosto indecifrabile. Danno l’impressione di seguire un approccio diverso alternativo, unico, che li porta ad essere veloci in certe piste -di solito quelle ad alto degrado- e spesso impalpabili nelle altre. Per chiarire il suo valore bisognerà vederlo correre in un altra scuderia -o con un altro compagno di squadra.

Jack Doohan: 6.5
Jack Doohan (AUS) Virtuosi Racing.
30.07.2022. FIA Formula 2 Championship, Rd 10, Budapest, Hungary, Sprint Race, Saturday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

Non sono un fan dell’australiano, che reputo un pilota “costruito” più che un talento naturale. Inoltre secondo le mie fonti  beneficia di più test dei rivali (un po’ come Pourchaire) cosa che falsa un po’ i valori velocistici relativi.

Quello che non si può falsare è il racecraft, la gestione della gara, che infatti è stata carente. E’ stato il pilota che più spesso si è qualificato tra i primi 3, ma ne ha sprecato due terzi con incidenti evitabili – in Bahrain rompe l’ala in lotta con Pourchaire, a Baku manda a muro Lawson, a Imola si scontra al via con Hauger etc. Un discorso simile vale per il team Virtuosi, che costruisce sempre auto molto veloci, ma non riesce a tenere a bada tutti i dettagli. Come nelle qualifiche in Arabia Saudita, dove lo hanno mandato in pista con troppa poca benzina, e nel pitstop di Abu Dhabi, dove una ruota montata male gli ha impedito di andare all’attacco del podio.

In ogni caso l’anno prossimo correrà ancora con Virtuosi, il che significa che sarà della partita, soprattutto con una gestione delle gare meno erratica da parte sua e del team. Mi riservo comunque di avere delle riserve.

Jehan Daruvala: 5
Jehan Daruvala (IND) Prema Racing celebrates his third position on the podium.
10.09.2022. Formula 2 Championship, Rd 13, Sprint Race, Monza, Italy, Saturday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

Se hai fatto l’apprendistato in F2 tra il 2020 e il 2021 e per il 2022 hai pianificato di puntare al bersaglio grosso, allora ti conviene svenarti e correre per la Prema, la squadra che nel suddetto biennio ha vinto tutti i premi possibili.

Se, malgrado tre anni di esperienza nella serie e la militanza nel suddetto team, la posizione finale al termine del 2022 è la medesima degli anni precedenti, la deduzione logica è che il problema non era il team.

E’ dall’esordio in F2 che Daruvala attira un hype che non comprendo – tranne per gli indiani, per i quali Daruvala è oggettivamente il prodotto migliore della loro nazione. In tre anni, ma anche in questo, non ricordo guizzi particolari, al contrario delle pvttanate, poche ma presenti. Buona parte dei podi li ha conquistati nelle Sprint Race, grazie a qualifiche di solito concluse nella parte alta della top 10, poi convertite in prime file grazie al reverse grid di Gara-1.

Bisogna riconoscergli l’abilità di non mandare in vacca queste poche occasioni (qui sono serio) in virtù di un passo gara mai indecente e di una certa lucidità nella gestione gara. Il doppio podio con vittoria conquistato a Monza è stato il punto più elevato della sua carriera. L’occasione migliore di vincere una gara in modo non fortunoso era arrivata in Spagna, quando era diventato il primo dei piloti su gomme dure, ma una rottura improvvisa del motore gli ha negato la possibilità di mostrare il suo talento.

Enzo Fittipaldi: 6.5

[COURTESY OF racefans.net]

Costui mi rende inquieto. La mia stima nei confronti di Enzo Fittipaldi come pilota non è elevata -per dire, quando in passato guidava per la Prema che veniva soprannominato “Shittypaldi” dai propri stessi ingegneri. Ciononostante, dopo un inizio di campionato stentato ha messo sul piatto una striscia di arrivi a punti impreziosita da alcuni podi.  Spesso la fortuna ha giocato un ruolo determinante (come ad Imola) ma non sempre – come in Ungheria, dove aveva addirittura il passo per vincere. Il tutto correndo per la Charouz, un team costantemente sull’orlo del fallimento – infatti a fine anno finalmente la scuderia è stata acquistata da PHM.

La mia spiegazione è che il suo stile di guida si adatti bene alle Pirelli F2, quindi può massimizzare il suo potenziale, mentre colleghi potenzialmente più talentuosi incontrano difficoltà maggiori. Per capirci, Drugovich era stato uno di questi piloti, nei primi anni di F3/F2. Va riconosciuto che è cresciuto nel corpo a corpo, a inizio anno era senza speranza mentre nelle ultime gare sembrava un pilota normale.

Frederick Vesti: 6-

Esordire come compagno di squadra di un “predestinato”, peraltro per un team famoso per costruire gli assetti intorno al pilota scelto della scuderia, è una magra prospettiva. E infatti l’anno era iniziato in questo modo, con Pourchaire che con due vittorie in tre weekend si issava in cima alla classifica iridata, con il danese che in tutto andava a punti in un’occasione sola.

La storia per il danese si è sbloccata a partire dal weekend a Barcellona, dove ha conquistato il primo podio in carriera mentre il più quotato compagno di squadra ha sofferto per tutto il weekend. La buona forma è proseguita per il resto della stagione, spesso battendo Pourchaire in qualifica (highlight: la pole in Austria) e conquistando altri quattro podi, tra cui una doppia medaglia d’argento a Monza. E’ il primo pilota che riesce a sconfiggere la “maledizione del secondo sedile ART”, è sufficiente per attribuirgli la sufficienza.

Dennis Hauger: 5
Dennis Hauger #1 Prema Racing, during the pre-season test of the FIA Formula 2 Championship at Bahrain International Circuit, in Bahrain on March 2 – 4, 2022. // Dutch Photo Agency / Red Bull Content Pool // SI202203040394 // Usage for editorial use only //

Approdato in F2 con tutti gli occhi puntati addosso, in qualità dominatore della F3 del 2021, i risultati sono stati lontani dalle aspettative.

Dopo i consueti scarsi risultati nelle prime gare, ha azzeccato un weekend ad alti livelli a Baku, dove ha conquistato la vittoria dopo aver indotto all’errore Vips. Quello che sembrava il preludio per una stagione trionfale ha subito assunto i contorni di una clamorosa eccezione. Per il resto dell’anno è scomparso dai radar, continuando a lottare tra qualifiche scarse e overdriving in gara.

Negli ultimi round di stagione ha iniziato a mostrare delle prestazioni più compatibili con la macchina tra le sue mani, il che mi induce a non essere troppo severo nella valutazione, ma al momento sembra di un ordine di grandezza sotto Shwartzman e Piastri.

Non avevo grandi aspettative su di lui, non sono rimasto deluso.

Juri Vips: 4.5 (s.v.?)

[COURTESY OF thescore.com]

Nell’arco di pochi mesi è diventato Valsecchi senza passare per il titolo di F2.

Per quanto continui a reputarlo come il più dotato della griglia 2022, almeno in termini di puro talento, è andato storto tutto quello che poteva andare storto. A inizio stagione era veloce e non sbagliava, ci ha pensato il team a propinargli pit stop disastrosi ad ogni gara (almeno una vittoria e un podio persi in questo modo). Successivamente, forse innervosito dagli eventi, ha iniziato a fare errori grossolani nel tentativo di over-push, come testimoniano le tre uscite di pista (con conseguente ritiro) tra Imola, Spagna (SR) e soprattutto Baku, dove si schianta a tre giri dalla fine mentre comandava la gara.

Dopodiché scoppia il caso delle frasi razziste durante uno straming su Twitch (cui poteva e doveva prestare più attenzione) che compromettono quel che gli restava del futuro in Red Bull e in F2.

Il resto della stagione è piuttosto triste. La Hitech ha perso la velocità delle prime gare ma lui resta comunque poco incline a concretizzare. Conclude l’anno (e la sua carriera in F2) con una vittoria nella sprint race di Monza, mentre la successiva Feature Race descrive abbastanza bene la sua carriera.

Dopo una serie di sconvolgimenti (tra cui una bandiera rossa) era in sesta posizione ma con il passo giusto per vincere la gara. Entra in lotta con Lawson, arriva lungo alla Roggia e lo tocca, mandandolo in testacoda e rompendogli pure l’ala (è un buon riassunto anche della stagione di Lawson). Giustamente si è meritato una penalità, ma i giudici si sbagliano (!!!) e anziché dargli 5s di penalità sul tempo complessivo, gli assegnano 10s di stop &go (!!!). Terminerà, come ovvio, lontanissimo dai primi.

Vips sostiene che senza tutti gli errori, suoi e del team, poteva finire secondo nel mondiale. Questa sua affermazione mi trova d’accordo, e dà anche la misura di quanto poco il pacchetto sia stato sfruttato.

Richard Verschoor: 6+

Verschoor è uno di quei piloti talentuosi (come dimostra la vittoria a Macau nel 2019) che per ragioni a volte poco trasparenti guidano sempre per compagini che vanno dal mediocre allo scarso. Almeno quest’anno ha avuto abbastanza fondi per correre tutta la stagione, sebbene la Trident sia tra i peggiori team di F2.

Malgrado un avvio stupendo, con una vittoria di sprint race in Bahrain e un secondo posto a Jeddah, fino alla pausa estiva ha faticato ad andare a punti. Lo stint finale di stagione è stato invece positivo, con una striscia di nove arrivi a punti consecutivi, più di chiunque altro.

Gli altri:
Felipe Drugovich (BRA) MP Motorsport.
10.09.2022. Formula 2 Championship, Rd 13, Sprint Race, Monza, Italy, Saturday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

Tendenzialmente scarsi. Marcus Armstrong (5.5) si è classificato 13° malgrado tre vittorie, il migliore dopo Drugovich e Lawson. Questo dato la dice lunga sulla consueta inconsistenza dell’ex FDA. Clement Novalak (4.5) termina 14° malgrado corresse per lo stesso team di Drugovich. E’ una delle dimostrazioni migliori del principio che le F2 premiano solo uno stile di guida e se non lo hai sei off the pace in ogni circostanza. L’esperimento di Cem Bolukbasi (4), il primo pilota arrivato in F2 partendo dagli e-sport, è naufragato nella prima metà di stagione. Lodevoli invece i tentativi di Ralph Boschung (6 di stima), che salta metà delle gare per un’artrite alle articolazioni del collo, e corre le altre contro il parere del suo medico, andando a podio a Imola e a Spa (!).

Signori, spero di avervi intrattenuto con i resoconti delle avventure dei giovani piloti. Ci aggiorniamo il prossimo anno, con i test del Bahrain ad aprire la stagione agonistica.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

Immagine di copertina tratta da motorsport.motorionline.com

LA STORIA DELLA FERRARI 312T: 1977 (SECONDA PARTE)

Al ritorno dalla Temporada Sudamericana le squadre hanno 6 settimane di tempo prima del GP del Sud Africa di inizio Marzo. Ci sono un bel po’ monoposto danneggiate da sistemare e qualche novità mettere a punto. Una volta effettuato il grosso del lavoro, alcune monoposto vengono spedite a Johannesburg in netto anticipo per delle prove libere organizzate dalla Goodyear, approfittando del caldo della fine dell’estate australe e del fatto che ora i box di Kyalami possono essere chiusi a chiave e quindi si possono lasciare pezzi di ricambio e attrezzature al loro interno senza pericolo di furti.

A Kyalami Jody Scheckter ha a disposizione anche una seconda monoposto con passo più lungo di 15 cm (la WR2) e sfrutta al massimo questa possibilità scendendo in pista con entrambe le vetture per tutti i 5 giorni previsti, dal 21 al 25 febbraio, mentre Patrick Head cura l’alettone da lui appositamente realizzato.

KYALAMI, SOUTH AFRICA – MARCH 05: Jody Scheckter and Walter Wolf stand with the Wolf WR1 Ford and a portion of their team. Team manager Peter Warr and designer Harvey Postlethwaite are also visible during the South African GP at Kyalami on March 05, 1977 in Kyalami, South Africa. (Photo by David Phipps / Sutton Images)

Patrick Head (GBR) Wolf Chief Engineer, takes a look at the rear wing of the Wolf WR1.
South African Grand Prix, Rd 3, Kyalami, South Africa, 5 March 1977.

Dopo il disastro di Interlagos la Tyrrell è presente alle prove con una sola vettura per Depailler, la vecchia P34/2 modificata nella versione 1977 e dotata del contagiri rettangolare, mentre a Ockham si sta ultimando la nuova P34/5 per Peterson. La squadra ne approfitta per effettuare anche alcune riprese a scopo pubblicitario.

The Tyrrell P34 dashboard featured a new easy to read rev counter.
South African Grand Prix, Rd 3, Kyalami, South Africa, 5 March 1977.
Patrick Depailler (FRA) in the cockpit of a Tyrrell P34B fitted with a movie camera.
South African Grand Prix, Kyalami, South Africa. 5 March 1977.

 

Clay Regazzoni alterna i test della N177 con il controllo della qualità dei jeans prodotti dalla sua azienda.

Carlos Pace gira col pieno con la Brabham-Alfa Romeo per verificare l’usura delle gomme ma l’ultimo giorno John Watson viene mandato in pista leggero e in soli 6 giri ottiene il giro più veloce in 1’15”10.

KYALAMI, SOUTH AFRICA – MARCH 05: Carlos Pace and John Watson during the South African GP at Kyalami on March 05, 1977 in Kyalami, South Africa. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

La McLaren vorrebbe approfittare di queste prove per sviluppare la M26 ma Hunt esce di pista il primo giorno. L’incidente è stato causato da una vite che si è allentata in una pinza del freno e ha rotto il cerchio di una ruota anteriore facendo sgonfiare il pneumatico. La sospensione è danneggiata per cui il Campione del Mondo deve continuare le prove con la M23 del compagno di squadra alla quale sono state modificate le decalcomanie molto artigianalmente.

The McLaren M23 of Jochen Mass (GER) is hastily re-badged to accommodate usage by pole sitter and fourth placed finisher James Hunt (GBR).
South African Grand Prix, Rd 3, Kyalami, South Africa, 5 March 1977.

 

Non partecipa alle prove la March a causa dell’assenza di Ian Scheckter per infortunio. Il pilota è rimasto ferito in un incidente occorsogli a Cape Town, sul circuito di Killarney, durante la quarta gara del Campionato Sudafricano di F.Atlantic. In seguito a un contatto con il doppiato Nols Nieman, la March di Scheckter si è ribaltata ed è stata colpita violentemente dalla sopraggiungente Chevron di Gilles Villeneuve. Le monoposto si sono incendiate e il sudafricano ha riportato diverse fratture alle gambe che lo terranno lontano dalle piste per oltre un mese.

Per quanto riguarda la Ferrari, questa volta è Lauda a portare avanti i collaudi con la T2 che è stata ulteriormente modificata nell’aerodinamica. Le prese d’aria del motore hanno ora dimensioni più ridotte e la livrea è tornata simile a quella del 1976. Reutemann invece prova a Fiorano dei nuovi sfoghi verticali sopra le fiancate della vettura che ha ancora le prese d’aria viste in Sudamerica.

La settimana successiva tutte le squadre arrivano a Kyalami per affrontare la terza prova del Mondiale 1977 e c’è qualche ulteriore novità.

La McLaren ha preparato una monoposto nuova di zecca per Hunt (M23/11) con modifiche alla sospensione posteriore mentre Mass si deve accontentare della M23/6 vecchia di 3 anni perché la vettura incidentata a Interlagos è stata smantellata.

La nuova P34/5 appena costruita per Ronnie Peterson ha due grandi prese d’aria tipo NACA sopra le fiancate per raffreddare i due radiatori dell’olio montati ora davanti alle ruote posteriori.

Ora entrambe le Lotus hanno gli scivoli rialzati sopra le fiancate e soprattutto non hanno più le spazzole che sfioravano il suolo, sostituite da bandelle incernierate e quindi flessibili verso l’interno. Questo consente di non fare uscire l’aria da sotto la monoposto per massimizzarne il flusso all’interno delle fiancate che contengono i profili alari e quindi generare il “ground-effect” (l’effetto-suolo). Il concetto di effetto-suolo risale a un’intuizione del francese René Prevost, un appassionato di aerei che nel settembre 1928 mandò un disegno alla rivista britannica The Automobile Engineer nel quale ipotizzava i vantaggi di tenuta di strada che avrebbero avuto le automobili se avessero avuto un fondo profilato come un Tubo di Venturi chiuso all’interno di due pareti laterali che arrivavano a sfiorare il suolo.

L’idea rimase sulla carta fino al 1969 quando il progettista della BRM Tony Rudd commissionò lo studio aerodinamico di una F1 al 23enne Peter Wright che all’epoca era un tecnico della Specialised Mouldings Ltd. di Huntingdon. Wright realizzò un modello in scala della BRM P142, quella che sarebbe potuta essere la prima wing-car della storia della F1 ma, nonostante lo studio in galleria del vento, lo sviluppo fu cassato dal più tradizionalista Len Terry (e anche dal pilota John Surtees) per cui non se ne fece niente. In seguito Len Terry fu cacciato per i pessimi risultati ottenuti dalla P138 (1968) e P139 (1969) e al suo posto arrivò Tony Southgate.

A fine 1969 Wright fu incaricato da Robin Herd di curare l’aerodinamica della prima March F1, la 701. Wright disegnò i serbatoi laterali con la forma di un profilo alare rovesciato con l’intento di aumentare la deportanza della vettura ma la mancanza della chiusura laterale (prevista invece da René Prevost nel 1928) non rese molto efficace la soluzione. La 701 era una monoposto oltremodo pesante e la proposta di Wright di aggiungere delle paratie laterali fu cassata da Herd.

CIRCUITO DEL JARAMA, SPAIN – APRIL 19: Jackie Stewart, March 701 Ford covered in fire extinguisher foam during the Spanish GP at Circuito del Jarama on Sunday April 19, 1970, Spain. (Photo by Rainer Schlegelmilch)

Nel 1976 Colin Chapman incarica Tony Rudd di creare un gruppo di giovani tecnici per risollevare la squadra dal pantano nel quale si è incagliata, prima con la Lotus 76 del 1974 e poi con la Lotus 77 del 1976, e l’ingegnere di Milton Keynes, già pilota di bombardieri Lancaster durante la Seconda Guerra Mondiale, fa assumere proprio Wright e Southgate i quali cominciano a lavorare sull’idea del Tubo Venturi applicato alle fiancate. Durante una prova nella galleria del vento notano che quando il cedimento a fatica del modellino fa avvicinare i profili alari al suolo e le fiancate toccano terra, la deportanza aumenta. Dopo ulteriori verifiche diventa chiaro che la chiave di tutto è fare in modo che le fiancate raggiungano l’asfalto quando la vettura è in movimento. Le spazzole non hanno dato il risultato sperato e allora si prova con le minigonne flessibili.

La principale novità della Brabham è il cambio a 6 marce realizzato dall’Alfa Romeo e montato sulla macchina di Pace, ulteriormente alleggerita nel telaio e denominata BT45B. La scuderia sta completando il trasferimento dalla vecchia sede di New Haw a quella di Chessington, 20 km più a Est.

L’assenza forzata di Ian Scheckter costringe Mosley a ingaggiare un altro pilota, anche perché la Lexington (sigarette prodotte in Sudafrica) ha già pagato l’affitto della monoposto. Viene così ripescato Hans-Joachim Stuck che è momentaneamente libero da impegni. Il tedesco figlio d’arte ha appena trovato un accordo con la ATS, azienda tedesca di cerchi in lega che ha rilevato il materiale della Penske, ma la squadra non è ancora pronta a scendere in pista così Stuck può partecipare al GP del Sudafrica con la sua vecchia squadra al fianco di Ribeiro.

La Ferrari porta una T2 nuova per lauda (telaio 030) mentre Reutemann ha la vecchia 027. Entrambe le monoposto hanno la nuova aerodinamica con prese d’aria più piccole e cupolino posteriore ridotto, oltre a modifiche alle sospensioni.

KYALAMI, SOUTH AFRICA – MARCH 05: Teammates Carlos Reutemann and Niki Lauda wait in their Ferrari 312T2s during the South African GP at Kyalami on March 05, 1977 in Kyalami, South Africa. (Photo by LAT Images)

 

Il disastroso esordio della P207 in Brasile convince Louis Stanley a rispolverare la P201 usata l’ultima volta da Pescarolo a Monza ’74. Anche il motore è quello di allora e ha circa 70 cavalli in meno del DFV. La monoposto è l’unica a essere stata spedita in Sudafrica via nave e poi trasportata a Kyalami su un treno per risparmiare. Perkins deve fare buon viso a pessimo gioco.

I soldi di Ambrosio consentono a Don Nichols di realizzare una nuova Shadow DN8 per Pryce, mentre Zorzi può finalmente abbandonare la vecchia DN5 e usare la vettura che il gallese ha quasi portato sul podio a Interlagos. Durante la sosta entrambe le vetture sono state modificate da Dave Wass, ex assistente di Southgate, sia nella disposizione dei radiatori che nella carrozzeria che ora non è più nera ma bianca con strisce azzurre.

Novità anche in casa Surtees. Entrambe le TS19 hanno ora prese d’aria davanti all’abitacolo in stile Ferrari e quella di Brambilla (nuova scocca TS19/06) ha 3 radiatori sull’anteriore (due laterali per l’acqua e il centrale per l’olio, oltre ad altri due per l’olio sotto l’alettone).

A partire da Kyalami Clay Regazzoni ha a disposizione una N177 di scorta nel caso che ci siano problemi sulla sua vettura da gara. Il ticinese ha portato personalmente in Sudafrica come bagaglio a mano un nuovo alettone con struttura a delta realizzato dal Fly-Studio di Modena, uno studio tecnico aperto recentemente dagli ingegneri Giacomo Caliri e Luigi Marmiroli che si sono messi in proprio dopo essersi dimessi dalla Ferrari l’estate scorsa.

KYALAMI, SOUTH AFRICA – MARCH 05: Clay Regazzoni, Ensign N177 Ford during the South African GP at Kyalami on March 05, 1977 in Kyalami, South Africa. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

La Ligier incidentata da Laffite in Brasile è ancora in fase di riparazione a Vichy per cui il parigino corre sulla nuova JS7/2. La carrozzeria presenta due prese d’aria in stile T2 nell’abitacolo per cercare di risolvere i problemi di surriscaldamento del motore avuti nei primi due GP.

Dopo i due incoraggianti quarti posti ottenuti in Argentina e Brasile, Emerson Fittipaldi continua da solo con due FD04. Ingo Hoffmann ha infatti concluso la sua esperienza in F1 ma continua a correre in F2 per altri 2 anni per poi dedicarsi al campionato Stock Car brasiliano dove vincerà ben 13 titoli tra il 1980 e il 2002.

Si aggiungono alla lista degli iscritti due March 761 private. La prima (usata da Stuck nel 1976) è iscritta dalla BS Fabrications di Bob Sparshott per il rientrante Brett Lunger, che è sempre sponsorizzato dalla Chesterfield. L’altra (il muletto di Peterson di fine ’76) è stata acquistata dalla olandese F&S Properties per far correre Boy Hayje ed è preparata dalla malfamata RAM Racing di Mick Ralph e John MacDonald.

KYALAMI, SOUTH AFRICA – MARCH 05: Brett Lunger, March 761 Ford during the South African GP at Kyalami on March 05, 1977 in Kyalami, South Africa. (Photo by LAT Images)

 

In base alla dottrina della Chiesa anglicana vigente in Sudafrica, la domenica è considerata “giorno sacro” per cui il GP si corre al sabato. Le prove si svolgono quindi nelle giornate di mercoledì e giovedì, lasciando il venerdì libero per gli impegni commerciali di squadre e sponsor.

La prima giornata di prove è caratterizzata dalla pioggia la quale scombina i piani delle squadre che hanno provato per 5 giorni con un meteo splendido. Tom Pryce è il più veloce con la Shadow in 1’31”57 davanti a Lauda (1’32”38) e Stuck (1’33”13). Il secondo tempo di Lauda mette a tacere la fiumana di critici che hanno accusato l’austriaco di aver paura con la pioggia.

La giornata di giovedì si presenta nuvolosa ma senza precipitazioni, facendo così pensare che lo schieramento si deciderà nella sessione pomeridiana, visto che quella della mattina non è considerata valida per le qualifiche (ogni organizzatore decide a suo piacimento).

La pioggia ha lavato la pista rendendola più lenta della settimana precedente e costringendo tutti a rivedere gli assetti. Il più bravo è James Hunt che mette a segno la terza pole consecutiva in 1’15”96, quasi un secondo più lento del tempo ottenuto da Watson nelle prove libere.

Pole sitter and fourth placed finisher James Hunt (GBR) McLaren, prepares his helmet.
South African Grand Prix, Rd 3, Kyalami, South Africa, 5 March 1977.

 

Carlos Pace è secondo con la Brabham modificata e utilizzata da Watson il venerdì della settimana precedente, staccato di appena 5 centesimi.

Thirteenth placed Carlos Pace (BRA) Brabham, qualified second in his final GP before tragically dying in a plane crash in Sao Paulo on March 18 1977.
South African Grand Prix, Rd 3, Kyalami, South Africa, 5 March 1977.

 

Alle sue spalle ci sono Lauda, Depailler, Scheckter, Andretti, Peterson e Reutemann che questa volta non riesce a tenere testa al proprio compagno di squadra.

KYALAMI, SOUTH AFRICA – MARCH 05: Carlos Reutemann, Ferrari 312T2 during the South African GP at Kyalami on March 05, 1977 in Kyalami, South Africa. (Photo by LAT Images)

 

Il venerdì non c’è attività in pista per cui i piloti si rilassano giocando a tennis al Kyalami Ranch.

(L to R): Carlos Reutemann (ARG) Brabham, and James Hunt (GBR) Hesketh, shake hands after completing a game of tennis at the Kyalami Ranch Hotel.
South African Grand Prix, Rd 3, Kyalami, South Afirca, 1 March 1975.

 

Il sabato mattina il meteo è lo stesso del giorno prima, coperto ma senza pioggia.

Alle 13.30 le 23 monoposto si scaraventano giù per il lungo rettilineo di partenza e Hunt giunge in testa alla Crowthorne mentre Lauda supera Scheckter in frenata e si insedia al secondo posto. Seguono Depailler, Pace (partito male), Mass che ha rubato parecchi metri sullo schieramento ancora prima del via (era 13°), Fittipaldi, Peterson e Andretti.

James Hunt (GB), Marlboro Team McLaren M23 leads the field into the first turn at the start of the race.. South African Grand Prix, Kyalami, South Africa, 05/03/1977..

 

Tom Pryce, quindicesimo sullo schieramento, ha problemi di pescaggio della benzina tanto che transita penultimo al primo giro, poi il suo motore torna a funzionare regolarmente e il gallese si mette a rimontare di buona lena. Al secondo giro supera Lunger e il compagno di squadra Zorzi portandosi al 20° posto.

Hunt conduce la corsa ma Lauda non molla di un centimetro, anzi si avvicina e mette il rivale sotto pressione come non faceva dalla primavera del 1976. Seguono Scheckter, Depailler, Pace, Mass, Andretti, Peterson (che si ritira per mancanza di pressione della benzina), Fittipaldi, Reutemann, Watson, Stuck e Nilsson.

Nel corso del 7° giro Lauda, più veloce in rettilineo, affianca Hunt, affonda l’attacco in frenata alla Crowthorne e si porta in testa al GP. L’ultima volta di Lauda in prima posizione era successo a Brands Hatch il 18 luglio 1976.

KYALAMI, SOUTH AFRICA – MARCH 05: Niki Lauda, Ferrari 312T2 leads James Hunt, McLaren M23 Ford during the South African GP at Kyalami on March 05, 1977 in Kyalami, South Africa. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)
Race winner Niki Lauda (AUT) Ferrari 312T2 leads the field into Crowthorne after the long main straight.
South African Grand Prix, Rd 3, Kyalami, South Africa, 5 March 1977.
BEST IMAGE

 

La Ferrari è la più veloce in pista e si avvantaggia su Hunt che invece deve guardarsi le spalle dalla Wolf di Scheckter la quale si sta dimostrando velocissima dopo i tanti km di prove svolte prima del GP. Al 18° giro il sudafricano si porta al secondo posto con un sorpasso nel quale le ruote della Wolf e della McLaren si toccano. Scheckter si mette all’inseguimento di Lauda che lo precede di 6 secondi.

Jody Scheckter (ZA), Walter Wolf Racing WR1, powerslides his car through a corner.. South African Grand Prix, 05/03/1977, Kyalami, South Africa..

 

Continua la rimonta di Pryce che al 20° giro è tredicesimo dopo aver superato Laffite e Nilsson e si sta avvicinando alla March di Stuck.

Tre giri più tardi la seconda Shadow di Renzo Zorzi si ferma sulla sinistra in cima alla salita che porta verso il traguardo a causa del distacco di un tubo della benzina. Il pilota cerca di scendere dalla monoposto ma fatica a staccare il tubo dell’aria medica dal casco e contemporaneamente divampa un incendio nella parte posteriore della monoposto. Due commissari di percorso partono dalla corsia dei box con degli estintori da 18 kg per andare a spegnere il principio d’incendio della Shadow.

I commissari attraversano la pista oltre la sommità della salita e da quella posizione non possono vedere se sopraggiungono altre vetture. Allo stesso modo i piloti che stanno salendo sul rettilineo a oltre 270 kmh non vedono cosa c’è oltre lo scollinamento, anche perché stanno guardando i cartelli di segnalazione dei box che sono alla loro destra. Stuck guida un gruppetto in lotta per il 12° posto e si ritrova davanti i due commissari che hanno quasi terminato di attraversare la pista. Il tedesco riesce a scartare sulla destra di quel tanto che basta per evitare l’impatto per pochi centimetri. Tom Pryce che lo tallona mantiene la traiettoria a sinistra e quando si trova davanti il secondo commissario, Frederick “Frikkie” Jansen van Vuuren, lo centra in pieno dilaniandolo. L’estintore che il ragazzo aveva in mano colpisce in pieno volto Pryce strappandogli il casco. Entrambi muoiono all’istante.

Il corpo irrigidito di Pryce tiene premuto l’acceleratore della Shadow che continua la sua corsa senza controllo sbandando sul lungo rettilineo. Dopo essere rimbalzata sul guardrail di destra la vettura procede dritta alla Crowthorne proprio mentre arriva Laffite che non sa cosa è successo davanti a lui e centra in pieno la DN8 venendone travolto. Entrambe le monoposto si schiantano contro il muro dopo aver sfondato le reti.

Tom Pryce fatal accident
South African GP, Kyalami, 5 March 1977

 

I soccorritori di van Vuuren e di Pryce si trovano davanti due scene terrificanti. I poveri resti del ragazzo sudafricano (sarà riconosciuto solo il giorno seguente) vengono raccolti su una barella mentre né Zorzi, né l’altro commissario hanno ancora realizzato quello che è successo a pochissimi metri da loro.

La corsa continua normalmente e Pryce, una volta estratto dai rottami della Shadow, viene caricato su un’ambulanza dopo che i soccorritori hanno cercato inutilmente di rianimarlo e hanno attraversato di nuovo la pista a piedi, rischiando a loro volta di essere investiti. Tom Pryce aveva 27 anni ed è la terza vittima (dopo Roger Williamson e Tony Brise) della cosiddetta Lost Generation di giovani piloti che sembravano destinati a dare molte soddisfazioni alla Gran Bretagna.

1977 South African Grand Prix.
Kyalami, South Africa.
3-5 March 1977.
Tom Pryce (Shadow Ford). This was his last Grand Prix after being involved in a fatal accident.
Ref-77 SA 21.
World Copyright – LAT Photographic

 

Frederick Jansen van Vuuren lavorava all’aeroporto Jan Smuts di Johannesburg e si era offerto come volontario per prestare servizio antincendio seppure senza una adeguata formazione, tanto che la famiglia vincerà poi una causa contro l’organizzazione. Aveva 19 anni.

La zona in cui c’è stato l’investimento è piena di pezzi della Shadow. L’urto dell’estintore ha strappato il roll-bar, l’airbox e altri pezzi metallici che sono rimasti sull’asfalto. Uno di questi viene colpito dalla Ferrari di Lauda e si conficca sotto la fiancata sinistra della T2, in corrispondenza di un tubo dell’impianto di raffreddamento e provocando una piccola ma costante perdita d’acqua.

KYALAMI, SOUTH AFRICA – MARCH 05: Niki Lauda, Ferrari 312T2 during the South African GP at Kyalami on March 05, 1977 in Kyalami, South Africa. (Photo by LAT Images)

 

L’austriaco vede aumentare le temperature di acqua e olio ma non ne capisce il motivo. Alle sue spalle Scheckter riduce il distacco a due secondi ma Lauda è molto abile nelle fasi di doppiaggio e mantiene il vantaggio costante.

Al contrario Reutemann, il vincitore di Interlagos, è lontano dalle prime posizioni e fin dai primi giri è bloccato in settima posizione alle spalle di Pace e Mass e davanti ad Andretti, Watson e Brambilla. Al 44° passaggio Andretti, che si è liberato di Watson da qualche giro e sta mettendo pressione al ferrarista, tampona Reutemann alla Clubhouse Bend facendolo sbandare. Lole viene superato anche da Watson e Brambilla mentre Piedone, con la sospensione anteriore piegata nell’urto, è costretto al ritiro.

Lauda è in testa al GP, sempre con 2 secondi di vantaggio su Scheckter, ma è preoccupato dall’accensione della spia dell’olio. L’alta temperatura del motore causata dalla mancanza d’acqua ha fatto consumare molto lubrificante al 12 cilindri e ora l’austriaco deve cercare di gestire la situazione al meglio, anche perché non ha a disposizione nessun collegamento radio o telemetria dai box. Non può essere aiutato da nessuno, tranne che dal proprio istinto, e allora Niki gioca d’astuzia, procedendo con cautela nelle curve dove il poco olio rimasto potrebbe non arrivare a tutte le parti del motore e accelerando a fondo sul dritto, tenendo le dita incrociate.

KYALAMI, SOUTH AFRICA – MARCH 05: Niki Lauda, Ferrari 312T2 leads Jody Scheckter, Wolf WR1 Ford and James Hunt, McLaren M23 Ford during the South African GP at Kyalami on March 05, 1977 in Kyalami, South Africa. (Photo by LAT Images)

 

Carlos Pace è in crisi con le gomme anteriori. Al 48° giro si ferma ai box per sostituirle e riparte quattordicesimo.

A 30 giri dal termine Lauda tiene sempre a bada Scheckter. Hunt è di nuovo alle prese col consumo anomalo delle gomme anteriori, come in Brasile, ed è insidiato da Depailler il quale, dopo le difficoltà dei primi due GP, torna nelle posizioni che più competono a lui e alla Tyrrell. Il francese tenta più volte il sorpasso sul rettilineo ma Hunt lo chiude pericolosamente contro il muretto dei box costringendolo ad alzare il piede e accodarsi.

Al 66° giro Hunt si trova a doppiare Lunger alla Crowthorne Bend. Depailler sfrutta la doppia scia davanti a lui, si butta all’interno di Hunt costringendolo all’esterno e conquista la terza posizione.

Gli ultimi giri non riservano ulteriori sorprese e Niki Lauda conquista la sua tredicesima vittoria in F1, 9 mesi dopo la “passeggiata” di Monaco ’76 (a Brands Hatch la vittoria arrivò a tavolino), salutando la bandiera a scacchi a motore spento dal momento che Scheckter ha rallentato nel finale.

Lauda si ferma subito dopo aver tagliato il traguardo e scende dalla T2 per capire cosa abbia causato il surriscaldamento del motore. Alla fine, dai serbatoi della Ferrari vengono scaricati 3 litri d’acqua e appena un kg e mezzo d’olio.

Scheckter chiude al secondo posto, staccato di 5 secondi e con Depailler in scia. Hunt è quarto davanti a Mass e a Watson che fa segnare il giro più veloce. Reutemann è solo ottavo, dietro a Brambilla.

L’entusiasmo nel clan Ferrari è grande e i meccanici corrono sotto al podio per festeggiare il loro campione ritrovato.

La gioia di Lauda viene però repressa quando uno degli organizzatori lo informa su quanto successo durante il GP.

Jody Scheckter torna in testa al Mondiale con 15 punti, dimostrando che quello di Buenos Aires non è stato solo un colpo di fortuna; la Wolf è un’ottima macchina. Lauda raggiunge Reutemann al secondo posto con 13 punti e destabilizza la sua posizione in seno alla squadra.

Carlos Reutemann (ARG) Ferrari, finished the race in eighth position.
South African Grand Prix, Rd 3, Kyalami, South Africa, 5 March 1977.

 

Larry Perkins si classifica al 15° e ultimo posto con 5 giri di distacco, il V12 che funziona a 10 cilindri e le braccia indolenzite per le vibrazioni al volante.

KYALAMI, SOUTH AFRICA – MARCH 05: Larry Perkins, BRM P201B during the South African GP at Kyalami on March 05, 1977 in Kyalami, South Africa. (Photo by LAT Images)

 

Questo è l’ultimo GP al quale viene ammessa al via una BRM, scuderia inglese capace di vincere 17 GP, un Mondiale Piloti con Graham Hill e una Coppa Costruttori (entrambi nel 1962, sotto la direzione di Sir Alfred Owen). La squadra tenterà invano di qualificarsi in altri 8 GP prima di ritirarsi definitivamente.

British racing driver Graham Hill after winning the South African Grand Prix, which also won him the World Championship title. Left is Sir Alfred Owen, head of Rubary Owen who made his car. (Photo by © Hulton-Deutsch Collection/CORBIS/Corbis via Getty Images)

 

Come la Ferrari, la British Racing Motors, fondata nel 1947 da Raymond Mays e Peter Berthon, ha sempre realizzato le proprie vetture da cima a fondo nella propria sede di Bourne ma non ha retto all’aumento dei costi della F1 per la mancanza di un grosso gruppo industriale alle spalle e per l’evanescenza della gestione di Louis Stanley (cognato di Owen). Il sogno di Raymond Mays, che costruiva “automobili” fin da bambino, finisce qui. Morirà nel 1980 a 81 anni.

R UMAX Vista-S6E V2.0 ,

 

Quattro giorni dopo il GP del Sudafrica, viene presentata a Londra la nuova Hesketh 308E alla presenza di Lord Alexander Hesketh che fa il suo rientro ufficiale in F1, anche se la sua squadra è gestita dall’amico Anthony “Bubbles” Horsley e soprattutto non può contare sulla sponsorizzazione della Hesketh Finance, come ostentava fino al 1975. La monoposto è stata progettata dal 27enne Frank Dernie, ingegnere laureato alla Imperial College of London University e amico di Postlethwaite, ed è sponsorizzata da Penthouse, Rizla+ e dalla compagnia aerea British Air Ferries di proprietà del padre di Rupert Keegan, pilota designato.

Owner of Hesketh Racing, Lord Alexander Fermor-Hesketh (left) pictured with English Formula 1 racing driver Rupert Keegan (centre) and various Penthouse Pets sitting on and standing behind a Hesketh 308E racing car featuring Penthouse Rizla Racing livery in London on 9th March 1977. (Photo by United News/Popperfoto via Getty Images/Getty Images)

Owner of Hesketh Racing, Lord Alexander Fermor-Hesketh (left) pictured with English Formula 1 racing driver Rupert Keegan sitting in the drivers seat of a Hesketh 308E racing car featuring Penthouse Rizla Racing livery, in London on 9th March 1977. (Photo by United News/Popperfoto via Getty Images/Getty Images)

 

Ecclestone è sempre più coinvolto nella gestione del calendario dei GP (quest’anno sono 17, il numero più alto dall’istituzione del Mondiale) e vuole concentrare tutte le energie del Circus sugli impegni ufficiali. Questo ha comportato la progressiva riduzione delle gare non valide per il Mondiale che fino agli anni ’60 erano anche più di quelle valide. Nel 1977 si corre solo la Race of Champions a Brands Hatch mentre il più tradizionale BRDC International Trophy (la prima edizione si è tenuta nel 1949) si disputerà solo l’anno prossimo, dando vita a un’alternanza tra le due gare britanniche.

Ferrari, Ligier e Copersucar non prendono parte alla manifestazione mentre le altre squadre schierano una monoposto ciascuna. Ovviamente la macchina più attesa è la M23 di Hunt che torna a correre a Brands Hatch dopo la vittoria cancellata lo scorso luglio.

James Hunt (Photo by S&G/PA Images via Getty Images)

 

Ronnie Peterson è di nuovo al volante della P34/5 nel tentativo di interrompere la serie negativa di 3 ritiri consecutivi e acquistare quella fiducia nella vettura che non ha ancora trovato.

(L to R): tenth placed Ronnie Peterson (SWE) Tyrrell with Ken Tyrrell (GBR) Tyrrell Team Owner.
XII Race of Champions, Brands Hatch, England, 20 March 1977.
The feet and legs of Ronnie Peterson (SWE) in the footwell of the Tyrrell P34.
XII Race of Champions, Brands Hatch, England, 20 March 1977.

 

La Lotus continua a sperimentare le minigonne flessibili nonostante la minore competitività mostrata a Kyalami. Al volante della 78, priva della sponsorizzazione JPS, c’è Andretti mentre Nilsson fa il turista.

Gunnar Nilsson (SWE) Lotus, did not take part in the race.
XII Race of Champions, Brands Hatch, England, 20 March 1977.

 

La Brabham porta la BT45B per John Watson. L’irlandese ha un’ottima occasione per dimostrare a Ecclestone il proprio valore con la vettura migliore della squadra perché Carlos Pace è rimasto in Brasile per curare alcuni interessi commerciali in attesa del successivo GP di Long Beach.

(L to R): Bernie Ecclestone (GBR) Brabham Team Owner talks with John Watson (GBR) Brabham BT45, who took pole position and finished the race in third position.
XII Race of Champions, Brands Hatch, England, 20 March 1977.

 

L’assenza forzata di Ian Scheckter, ancora in ospedale per le fratture subite in F.Atlantic, facilita alla March la scelta del pilota che può essere solo Ribeiro.

View of the Formula One car which Alex Ribeiro of Brazil drove for Hollywood March Racing, a March 761B with a Cosworth V8 engine during the Race of Champions at Brands Hatch, England on 20th March 1977. Ribeiro retired during the 18th lap with ignition problems. (Photo by Leo Mason/Popperfoto via Getty Images)

 

Dopo la patetica prestazione di Kyalami la BRM riporta in pista la P207 con qualche modifica aerodinamica riguardante le prese d’aria del motore nell’abitacolo, spostate ora alle spalle del pilota.

La Shadow torna in pista a due settimane dalla tragedia di Pryce. Il pilota designato per la RoC è il 35enne Jackie Oliver che non sale su una F1 da 3 anni e ha assunto un ruolo manageriale all’interno della squadra. Oliver ha comunque continuato a correre nella Can-Am Series e in F5000 sempre con la Shadow. L’inglese non indossa più il casco viola che sfoggiava in F1 avendolo sostituito con uno che ha i vecchi “colori sociali” della squadra, adottato nel 1976 guidando la Shadow-Dodge di F5000.

Vittorio Brambilla per una volta corre senza i loghi del suo sponsor personale e con il numero di gara del compagno di squadra perché Surtees ha un accordo con la Durex per questa corsa.

La Wolf festeggia il ritorno in testa al Mondiale di Scheckter portando a Brands Hatch una monoposto nuova di zecca, la WR3, che non differisce dalle due vetture precedenti costruite.

 

Jody Scheckter of South Africa enroute to second place, driving a Wolf WR3 with a Cosworth V8 engine for Walter Wolf Racing, during the 1977 Race of Champions at Brands Hatch, England on 20th March 1977. (Photo by Leo Mason/Popperfoto via Getty Images)

Clay Regazzoni torna sul circuito nel quale ha innescato la collisione che ha portato alla serie di accuse, reclami e polemiche che si sono trascinate per tutta la seconda parte del 1976. Questa volta il ticinese non ha una Ferrari e nemmeno un compagno di squadra.

Prima gara stagionale per la Hesketh che porta la nuova 308E per Rupert Keegan.

England’s Rupert Keegan driving the Hesketh 308E Ford at Brands Hatch (Photo by S&G/PA Images via Getty Images)

 

Debutta in F1 una nuova squadra, la LEC di David Purley, l’eroe di Zandvoort ’73. Abbandonata la massima serie, l’ex paracadutista è ripartito dalla F2 e dalla F5000 vincendo il campionato britannico 1976. A quel punto ha convinto il padre Charles, ricco industriale della refrigerazione, a commissionare una monoposto di F1 a Mike Pilbeam, ex progettista della BRM negli anni ’60. Realizzata a Bognor Regis nell’azienda di famiglia, la Lec CRP1 dispone di due soluzioni aerodinamiche diverse per il muso per trovare il miglior compromesso in funzione del tracciato. L’intenzione di Purley è di partecipare ai GP europei.

L’elenco degli iscritti è rimpinguato da team britannici che si sono dotati di vecchie monoposto dismesse dalle squadre per sistemare i propri bilanci. Il team Shellsport Whiting ha acquistato la Surtees incidentata da Brambilla a Interlagos e l’ha riparata in tempo per farci correre Divina Galica. L’ex sciatrice la guida nel campionato britannico Shellsport Gruppo 8.

Il Melchester Racing invece ha acquistato da Surtees una TS19 nuova di zecca per far correre Tony Trimmer nello stesso campionato nazionale (che poi vincerà).

Si rivede Bob Evans al volante della vecchia Penske PC3 di proprietà della scuderia Hexagon of Highgate.

I meccanici della RAM Racing hanno riparato la March danneggiata da Hayje a Kyalami permettendogli di far parte del gruppo.

BRANDS HATCH, UNITED KINGDOM – MARCH 20: Boy Hayje, March 761 Ford during the Race of Champions at Brands Hatch on Sunday March 20, 1977 in West Kingsdown, United Kingdom. (Photo by LAT Images)

 

L’ultima March iscritta è una 761 nuova, commissionata dal rientrante Brian Henton per la squadra di sua stessa proprietà, il British Formula One Racing Team, col quale intende partecipare a qualche GP europeo.

Le prove si disputano in due sole sessioni al sabato e Watson ottiene il miglior tempo davanti ad Andretti e Hunt, aggiudicandosi il solito premio di 100 bottiglie di champagne.

John Watson (GBR) Brabham, celebrates with a giant bottle of champagne after taking pole position for the race. He finished the race in third position.
XII Race of Champions, Brands Hatch, England, 20 March 1977.

 

Nel tardo pomeriggio giunge nel paddock la notizia della morte di Carlos Pace. Il paulista si era recato a casa dell’amico ed ex pilota Marivaldo Fernandes insieme alla moglie Elda e ai loro due bambini. Venerdì 18 Marzo Pace e Fernandes decollano dall’Aeroporto Campo de Marte di São Paulo a bordo di un monomotore Embraer EMB-721C pilotato dall’amico comune Carlos Roberto de Oliveira in direzione Araraquara, circa 300 km a nord. Poco dopo la partenza l’aereo incontra un temporale e probabilmente subisce un guasto che lo fa precipitare ed esplodere sul versante orientale della Serra da Cantareira tra Mairiporã e Atibaia, nelle vicinanze di São Paulo. I tre occupanti muoiono sul colpo. Pace sarà riconosciuto solo il giorno dopo dalle impronte digitali.

Il 26 dicembre 1985 il circuito di Interlagos è stato rinominato Autodromo José Carlos Pace. Aveva 32 anni.

KYALAMI, SOUTH AFRICA – MARCH 05: Carlos Pace during the South African GP at Kyalami on March 05, 1977 in Kyalami, South Africa. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

Ovviamente la gara si corre lo stesso sotto a uno splendido sole primaverile. Larry Perkins rinuncia a correre a causa dei continui e irrisolvibili problemi di pescaggio della BRM per cui sono 16 le monoposto che si schierano al via.

Watson decide di partire dal lato interno della pista ma fa pattinare troppo le ruote posteriori e viene infilato da Andretti e Hunt.

Mario Andretti (USA) Lotus 78 leads the field at the start of the race. He retired on lap 35 with an ignition problem.
XII Race of Champions, Brands Hatch, England, 20 March 1977.

 

Andretti prende decisamente il comando con la Lotus seguito da Hunt mentre Watson comincia ben presto ad avere problemi con la gomma anteriore sinistra che si surriscalda ed è costretto a rallentare per poi fermarsi a cambiarla.

La sfida per la vittoria si riduce al duello tra Andretti e Hunt con il Campione del Mondo che sembra più veloce ma è meno scaltro di Piedone nelle fasi di doppiaggio e non trova lo spunto necessario per il sorpasso.

American Mario Andretti aboard his Lotus 78 Ford during the Race of Champions event held at Brands Hatch (Photo by S&G/PA Images via Getty Images)

 

Alle loro spalle Scheckter tiene a bada Peterson il quale comincia anch’egli ad avere problemi con le gomme anteriori di sinistra, le più sollecitate sulle curve di Brands Hatch. In ogni caso Superswede non manca di dare spettacolo.

Regazzoni supera il sempre valido Oliver dopo averlo pressato per buona parte della gara e sale al quinto posto ma questo ha creato molte bolle sulle gomme della Ensign e il ticinese deve fermarsi a cambiarle.

Il giovane Keegan, al suo debutto in F1, sta conducendo una gara molto concreta con la nuova Hesketh tanto che riesce a raggiungere e superare a sua volta Oliver prima di essere vittima di una foratura che gli fa perdere molte posizioni.

Al 34° dei 40 giri previsti la Lotus di Andretti ammutolisce per un problema elettrico e si ritira, parcheggiando vicino alla Surtees di Brambilla che si è ritirato al 10° giro. I due restano a guardare gli ultimi giri sulla barriera di recinzione.

Senza più avversari, Hunt porta a casa una vittoria che sembrava non poter ottenere. L’ultima per la McLaren M23.

1977: James Hunt of Great Britain races past the chequered flag in his McLaren Ford to win the Race of Champions in England. Mandatory Credit: Allsport UK /Allsport

 

Piazza d’onore per Scheckter, staccato di 23 secondi, e terzo posto per Watson che approfitta della rottura del motore di Peterson a 3 giri dal termine e transita staccato di oltre un minuto.

James Hunt (r) talks to a fan (Photo by S&G/PA Images via Getty Images)

 

Il Campione del Mondo torna a stappare champagne davanti al suo pubblico mentre Brian Henton chiude al quarto posto, dopo aver superato Oliver nel finale, e vince il trofeo riservato agli “amateurs”. Ottimo sesto posto finale per Purley che porta al traguardo una macchina che aveva fatto solo qualche giro di rodaggio a Goodwood prima di andare a Brands Hatch.

Sport, Motor Racing, Formula One, pic: 16th July 1977, Formula One Race of Champions at Brands Hatch, The race winner, Britain’s James Hunt, sprays champagne in celebration, James Hunt was Formula One World Champion in 1976 (Photo by Rolls Press/Popperfoto via Getty Images/Getty Images)

Due settimane più tardi il Mondiale affronta il quarto GP dell’anno a Long Beach, in California, nonostante i problemi economici (l’organizzazione ha ancora 100mila dollari di debito verso la municipalità di Long Beach) che ne hanno messo a rischio l’effettuazione.

Lo sviluppo della M26 procede a rilento e la McLaren realizza una nuova M23 (la dodicesima) per Jochen Mass. In questa occasione la scuderia di Colnbrook riceve una sponsorizzazione da parte della FNCB visibile sugli spoiler.

Teddy Mayer, McLaren team boss, inspecting Hunt’s car

 

Macchina nuova anche alla Tyrrell, la P34/6, che viene tenuta come muletto.

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La Lotus porta in California la terza 78 appena costruita per Andretti che lascia così la sua vecchia monoposto a Nilsson, il quale può guidare a sua volta la vettura con le minigonne flessibili.

La morte di Carlos Pace ha lasciato la Brabham senza il suo pilota di punta, colui che si era sobbarcato un anno di prove ed esperimenti per raggiungere quella competitività che ora è evidente. John Watson diventa quindi la prima guida della squadra e viene affiancato da Hans-Joachim Stuck. Il tedesco aveva firmato per la ATS ma quando Ecclestone gli ha offerto la seconda vettura non ha esitato a piantare tutto e passare alla Brabham. Tutte e tre le BT45 sono ora in versione B (cambio a 6 marce e telaio alleggerito).

Brabham driver John Watson and designer Gordon Murray
Hans-Joachim Stuck, Brabham-Alfa Romeo, on 17th grid position
Hans-Joachim Stuck, Brabham-Alfa Romeo BT45B, Grand Prix of the United States, Watkins Glen International, 02 October 1977. Hans-Joachim Stuck with Bernie Ecclestone. (Photo by Bernard Cahier/Getty Images)

 

La bella prestazione alla Race of Champions fa ottenere a Brian Henton il sedile della seconda March ufficiale in sostituzione di Ian Scheckter che è ancora in convalescenza.

Nessuna novità tecnica in casa Ferrari. La vera novità è il ritorno di Niki Lauda che ora ha dimostrato ai “miscredenti” di non essere affatto finito come troppi avevano voluto far credere. Chi ne farà più le spese sarà Carlos Reutemann.

Niki Lauda, sitting in his Ferrari, US Grand Prix West, Long Beach, California, 1977
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Alla Shadow come alla Brabham si pone il problema della perdita del pilota simbolo della squadra. Jackie Oliver ha onorato l’impegno a Brands Hatch ma a 34 anni non può essere l’uomo dal quale ripartire, così Don Nichols ingaggia Alan Jones. Dopo la stagione 1976 con la Surtees il 30enne di Melbourne ha preferito tornare in Australia per correre la Rothmans International Series di F5000 con una Lola sponsorizzata da Teddy Yip in attesa di tempi migliori e l’occasione arriva proprio in seguito alla tragedia di Kyalami. La Shadow produce una nuova DN8 in sostituzione di quella distrutta e la spedisce in America all’ultimo momento, tanto che Jones può provarla solo a Riverside alcuni giorni prima del GP. Renzo Zorzi continua con la vettura usata da Oliver a Brands Hatch con il numero 16. Jones avrà quindi il 17.

Alan Jones, Shadow-Ford DN8, Grand Prix of the United States, Watkins Glen International, 02 October 1977. (Photo by Bernard Cahier/Getty Images)
1977 United States GP West STREETS OF LONG BEACH, UNITED STATES OF AMERICA – APRIL 03: Alan Jones sits in the cockpit of his Shadow DN8 Ford during the United States GP West at Streets of Long Beach on April 03, 1977 in Streets of Long Beach, United States of America. PUBLICATIONxINxGERxSUIxAUTxHUNxONLY 1017352204-LAT-19770403-77LB69

 

Brambilla torna sulla Surtees numero 19 sulla quale è stato adottato il nuovo cambio Hewland FGA a 6 velocità. L’unica novità per Binder è un casco completamente rosso usato solo durante le prove.

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Nessuna novità particolare sulla Wolf che vuole confermare le belle prestazioni ottenute nell’ultimo mese. Scheckter ha comunque effettuato ulteriori prove a Riverside, insieme a Jones, per mettere a punto la macchina.

Later third placed Jody Scheckter on Wolf-Cosworth receives a tyre service, United States West GP Long Beach 1977

 

Perso Alan Jones, passato alla Shadow, il pittoresco Teddy Yip torna a investire il suo denaro in F1 e sempre con la Ensign, come nel 1974. Regazzoni, vincitore dell’edizione 1976 del GP, ringrazia.

UNITED STATES – APRIL 05: 1977 Long Beach Grand Prix. Clay Regazzoni drives the Ford-Cosworth powered Ensign N177. (Photo by 05/The Enthusiast Network via Getty Images/Getty Images)

 

Anche la Ligier esce penalizzata dalla tragedia di Kyalami nella quale la JS7/02 ha riportato parecchi danni ed è ancora in fase di riparazione, per cui Laffite deve usare la JS7/01 col vecchio motore Matra MS73. La squadra ha spostato gli attacchi della sospensione posteriore dopo aver scoperto che erano la causa delle forti vibrazioni che mandavano in crisi il motore. Le prove effettuate a Magny-Cours con la nuova configurazione hanno dato ottimi risultati.

Ulteriori modifiche alle sospensioni posteriori per la Copersucar che ha concluso i primi 3 GP arrivando a punti due volte.

Emerson Fittipaldi, Fittipaldi-Ford FD04, Grand Prix of the United States, Watkins Glen International, 02 October 1977. (Photo by Bernard Cahier/Getty Images)

 

Ovviamente Brett Lunger non può disertare il sul GP “quasi di casa” (vive nel Delaware, 4000 km a est di Long Beach) sempre con la March di Bob Sparshott.

Debutta una nuova squadra tedesca, la ATS (acronimo di Auto Technisches Spezialzubehör), azienda produttrice di cerchi in lega in grande espansione. La squadra ha cominciato gestendo una Lola nell’Euro F2 1976 con risultati disastrosi, così il direttore sportivo Hans Günter Schmid ha deciso di passare direttamente in F1 rilevando due delle monoposto dismesse da Roger Penske. Schmid si era già accordato con Stuck per il ruolo di pilota ma il tedesco ha colto l’occasione di pilotare per la Brabham Alfa Romeo, così il vulcanico (e arrabbiatissimo) DS ha ripiegato su uno dei piloti rimasti senza sedile e con tanta esperienza: Jean-Pierre Jarier. La Penske PC4 è praticamente la stessa con cui Watson ha corso al Glen a fine ’76, ora dipinta di giallo, colore simbolo dell’azienda tedesca.

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Non partecipano la BRM, dopo la figuraccia rimediata alla RoC, e la Hesketh che ha preferito non affrontare le ingenti spese di trasporto. In compenso è presente una delegazione della Renault, capitanata da Jean-Pierre Jabouille e Gérard Larrousse, che ha messo in esposizione la Mirage GR8 sulla quale è montato il motore turbo da 2000 cm³ dal quale è derivato il 1500 cm³ da F1.

The Mirage GR8 Renault sports car was paraded at Long Beach. The turbocharged engine powering this car would be used when Renault entered F1 later in the season.
United States Grand Prix (West), Rd 4, Long Beach, USA, 3 April 1977.

 

Il più veloce nella prima giornata di prove (cominciate con 3 ore di ritardo perché il tracciato non era ancora stato ultimato) è Andretti che col tempo di 1’22”067 precede il sorprendente Laffite. Seguono Watson, Reutemann, Hunt, Lauda, Scheckter e Brambilla. La Lotus ha portato uno strano alettone molto piccolo che secondo Chapman dovrebbe migliorare la velocità in rettilineo ma non è molto indicato per un circuito cittadino come quello californiano e infatti non viene utilizzato.

La pole si decide il sabato pomeriggio. Andretti e Scheckter battagliano tra loro nell’ora decisiva ma entrambi vengono superati da Lauda che a 10 minuti dalla fine stampa un 1’21”630 con il quale ritrova la pole position (la 22ma in carriera) che gli mancava da Brands Hatch ’76.

Secondo tempo per Andretti che precede Scheckter e Reutemann, quest’ultimo staccato di 6 decimi da Lauda. Quinto tempo per la rinata Ligier di Laffite davanti a Watson e all’ottimo Fittipaldi che precede il Campione del Mondo, alle prese con un incorreggibile sovrasterzo della vecchia M23. Hunt non perde il buonumore grazie alla presenza ai box dell’ex Beatle George Harrison e di Leo Sayer, entrambi grandi appassionati di F1.

Ottimo ritorno per Jarier, nono con la ATS-Penske davanti a Peterson, Brambilla e Depailler. Prove disastrose per i piloti della Tyrrell, incapaci di trovare un assetto decente per le loro vetture.

UNITED STATES – APRIL 05: 1977 Long Beach Grand Prix. Ronnie Peterson of Tyrrell drives the Ford-Cosworth powered Tyrrell P34 or also referred to as the “six wheeler”. The innovative car used six wheels with the concept of improving downforce and increasing the contact patch of the front tires. (Photo by Pat Brollier/The Enthusiast Network via Getty Images/Getty Images)

 

Dopo le qualifiche si disputa una gara motociclistica che vede alla partenza i migliori piloti della AMA Grand National Series e il Campione del Mondo Barry Sheene che ottiene la pole position in sella alla Suzuki RG 500 davanti a Skip Aksland, Gene Romero e Mike Baldwin, tutti su Yamaha TZ 750.

STREETS OF LONG BEACH, UNITED STATES OF AMERICA – APRIL 03: Barry Sheene, Suzuki, Skip Aksland, Yamaha, Gene Romero, Yamaha, and Mike Baldwin, Yamaha, lead the riders away at the start during the Long Beach GP at Streets of Long Beach on April 03, 1977 in Streets of Long Beach, United States of America. (Photo by David Phipps / Sutton Images)

 

Bazza è come sempre seguito ai box dalla bellissima moglie Stephanie ma alla fine vince il 20enne californiano Skip Aksland davanti a Romero e allo stesso Sheene.

STREETS OF LONG BEACH, UNITED STATES OF AMERICA – APRIL 03: Stephanie McLean holds out a pitboard for Barry Sheene during the Long Beach GP at Streets of Long Beach on April 03, 1977 in Streets of Long Beach, United States of America. (Photo by LAT Images)
STREETS OF LONG BEACH, UNITED STATES OF AMERICA – APRIL 03: Gene Romero, Barry Sheene and Skip Aksland on the podium during the Long Beach GP at Streets of Long Beach on April 03, 1977 in Streets of Long Beach, United States of America. (Photo by LAT Images)

 

L’indomani 65mila spettatori si assiepano sulle tribune in una splendida giornata primaverile. Ai box l’attrice statunitense Sydne Rome intervista piloti e altri personaggi famosi con una troupe cinematografica al seguito che sta effettuando le riprese di un film documentario (un genere molto di moda in quegli anni) intitolato “Formula uno, febbre della velocità”. Uscirà nelle sale a Settembre del 1978.

STREETS OF LONG BEACH, UNITED STATES OF AMERICA – APRIL 03: John Watson is interviewed during the United States GP West at Streets of Long Beach on April 03, 1977 in Streets of Long Beach, United States of America. (Photo by Ercole Colombo / Studio Colombo)

 

Quando il semaforo passa dal rosso al verde, poco dopo le 13, Lauda sta tenendo d’occhio il contagiri della T2 e ha un attimo di esitazione mentre dalla seconda fila Scheckter lo affianca all’interno passando a pochi centimetri dal muretto dei box e superando tutti.

Start of the 1977 US West GP, Jody Scheckter on Wolf-Cosworth takes the lead from polesetter Lauda and second Andretti

 

Scheckter passa in testa alla prima curva e alle sue spalle ci sono Lauda e Andretti. Reutemann, probabilmente ansioso di superare subito il compagno di squadra, cerca di replicare la manovra di Scheckter ma la prima curva è troppo vicina. Lole frena sulla parte sporca della pista e arriva decisamente lungo a ruote bloccate, riuscendo miracolosamente a sfilare tra la Wolf e l’altra Ferrari senza toccarle. Per il secondo anno consecutivo Reutemann non riesce a girare alla prima curva ma almeno questa volta non subisce danni alla vettura.

STREETS OF LONG BEACH, UNITED STATES OF AMERICA – APRIL 03: Jody Scheckter, Wolf WR1 Ford snatches the lead from pole sitter Niki Lauda, Ferrari 312T2 at the start. Carlos Reutemann, Ferrari 312T2 attempts to pass the Wolf but locks up on the inside during the United States GP West at Streets of Long Beach on April 03, 1977 in Streets of Long Beach, United States of America. (Photo by LAT Images)

 

Alle spalle di Andretti c’è Watson che sta chiudendo la traiettoria mentre Hunt lo affianca all’interno. Lo spazio non è sufficiente per tutti, Hunt aggancia le ruote posteriori della Brabham e vola in aria superando Watson.

STREETS OF LONG BEACH, UNITED STATES OF AMERICA – APRIL 03: Carlos Reutemann, Ferrari 312T2 locks up at the start, going straight on at Turn 1, allowing teammate Niki Lauda, Ferrari 312T2 through during the United States GP West at Streets of Long Beach on April 03, 1977 in Streets of Long Beach, United States of America. (Photo by LAT Images)
STREETS OF LONG BEACH, UNITED STATES OF AMERICA – APRIL 03: James Hunt, McLaren M23 Ford is launched into the air in first lap shunt, narrowly avoiding Mario Andretti, Lotus 78 Ford ahead and John Watson, Brabham BT45B Alfa Romeo behind during the United States GP West at Streets of Long Beach on April 03, 1977 in Streets of Long Beach, United States of America. (Photo by LAT Images)

 

La McLaren ricade sull’asfalto e si ferma a fianco della Ferrari di Reutemann mentre Watson frena per evitare di tamponare l’argentino e blocca la strada a Peterson che si trova all’esterno.

STREETS OF LONG BEACH, UNITED STATES OF AMERICA – APRIL 03: James Hunt, McLaren M23 Ford locks up, missing the turn with Jacques Laffite, Ligier JS7 Matra and Ronnie Peterson, Tyrrell P34 Ford behind during the United States GP West at Streets of Long Beach on April 03, 1977 in Streets of Long Beach, United States of America. (Photo by LAT Images)
STREETS OF LONG BEACH, UNITED STATES OF AMERICA – APRIL 03: Ronnie Peterson, Tyrrell P34 Ford gets caught out by the McLaren M23 Ford of James Hunt and Carlos Reutemann’s Ferrari 312T2 in the run off area at the start during the United States GP West at Streets of Long Beach on April 03, 1977 in Streets of Long Beach, United States of America. (Photo by LAT Images)

 

Tutto ciò provoca un rallentamento generale al quale Brambilla si fa trovare impreparato. Il monzese tampona Mass rompendo la sospensione anteriore sinistra e conclude la sua corsa alla prima curva per il secondo anno consecutivo.

Peterson fa inversione a U nella via di fuga e si accoda a Ribeiro. Reutemann innesta la retromarcia e riprende la pista mentre Hunt, che ha fatto spegnere il motore, ha bisogno della spinta dei commissari per ripartire, approfittando della ripida discesa di Linden Avenue.

Carlos Reutemann on Ferrari is involved in the start incident of the United States West GP Long Beach 1977

 

Scheckter transita in testa al primo giro davanti ad Andretti che ha sorpreso Lauda in frenata al primo tornante. Il caos della prima curva consente al terzetto di testa di avere già 5 secondi di vantaggio su Laffite, Watson, Fittipaldi, Jarier e Jones.

Mass e Hunt rientrano ai box per far controllare la vettura e ripartono ultimi. Weekend disastroso per la McLaren.

La Surtees incidentata di Brambilla intralcia l’uscita dei box. Un commissario di percorso abbastanza approssimativo cerca di spostarla da solo senza tener conto del peso della vettura e della discesa, mandando a sbattere la TS19 sul lato opposto e in posizione ancora più pericolosa. Sarà poi rimossa da un carro attrezzi al giro seguente.

Andretti è scatenato e nel corso del terzo giro attacca Scheckter al primo tornante ma il sudafricano tiene la traiettoria interna. Piedone fa pattinare le ruote posteriori in uscita e Lauda lo supera in accelerazione ma al termine della Shoreline Drive l’italoamericano si riprende la seconda posizione alla staccata del secondo tornante. Nello stesso giro Watson sorpassa Laffite e si mette all’inseguimento dei primi tre.

UNITED STATES – APRIL 05: 1977 Long Beach Grand Prix. Emerson Fittipaldi driving the Ford-Cosworth Fittipaldi FD04. The Fittipaldi Automotive racing team was a joint venture between Emerson and his brother Wilson. The team never reached any level of success. (Photo by 05/The Enthusiast Network via Getty Images/Getty Images)

 

Intanto Reutemann supera Ribeiro ma al quinto giro, in un tentativo abbastanza ottimistico di sorpassare Lunger, allunga la frenata al primo tornante e tampona la March dello statunitense mettendo fuori gara entrambi. In sole due gare Lole, che non è esattamente famoso per la sua forza di carattere, ha dilapidato il capitale di credibilità che aveva accumulato tra Argentina e Brasile.

USA-West GP 1977: Carlos Reutemann, Ferrari 312T2, behind him Jochen Mass of McLaren

 

Intanto Depailler sembra aver trovato l’assetto migliore per la sua Tyrrell e dopo essere riuscito a non avere guai alla prima curva recupera velocemente posizioni. Al sesto giro supera Fittipaldi ed entra in zona punti.

Patrick Depailler, Tyrrell-Ford P34

 

Al 10° giro il trio di testa raggiunge Hunt che si fa correttamente da parte e si lascia doppiare da tutti.

Altri 7 giri e la bella gara di Watson si interrompe. Il contatto alla prima curva con Hunt ha provocato una foratura lenta e l’irlandese si ferma ai box per sostituire la gomma anteriore destra. L’operazione è molto lenta e la Brabham rientra in pista in sedicesima posizione, alle spalle della Shadow di Zorzi. Quasi contemporaneamente si ferma anche il nuovo compagno di squadra Stuck, in difficoltà con i freni. Il tedesco riparte dall’ultima posizione.

Al 36° giro la BT45B di Watson si spegne improvvisamente sul rettilineo dei box. L’irlandese accosta e si ferma in prossimità del muretto dove due meccanici saltano in pista per capire il problema mentre le monoposto gli sfrecciano accanto a tutta velocità. L’interruttore della corrente della Brabham si è rotto e, una volta riparato, Wattie può ripartire, ormai staccatissimo. La direzione di gara però interviene e lo ferma con bandiera nera per l’intervento dei meccanici al di fuori della zona designata.

Il debutto stagionale di Alan Jones è ottimo. Partito col 14° tempo, si è destreggiato bene alla prima curva e dopo aver superato Fittipaldi si trova in sesta posizione ma a metà gara il cambio della Shadow si rompe costringendolo al ritiro.

Scheckter spinge sempre fortissimo, entusiasma gli spettatori con la sua guida in controsterzo e riesce a guadagnare oltre 2 secondi sulla coppia Andretti-Lauda. Laffite è quarto staccatissimo e precede Depailler, Fittipaldi, Nilsson, Jarier e Hunt che recupera posizioni nonostante le forti vibrazioni causate dalla sospensione anteriore piegata alla prima curva.

Third placed Jody Scheckter (RSA) Wolf WR1 led the opening 76 laps of the race before losing the lead to a slow puncture four laps from the finish.
United States Grand Prix (West), Rd 4, Long Beach, USA, 3 April 1977.
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Gunnar Nilsson soffre una foratura lenta nel finale di gara e cede la posizione prima a Jarier e poi a Hunt.

Ormai Scheckter ha la vittoria in pugno ma il suo vantaggio comincia a diminuire. Sembrerebbe che il sudafricano stia gestendo la meccanica ma in realtà anche lui ha a che fare con la foratura lenta della gomma anteriore destra che gli crea grossi problemi in frenata. Il pilota della Wolf cerca di resistere al ritorno di Andretti che lo punta da tutte le parti incitato dal pubblico. Al 77° degli 80 giri previsti, con la gomma ormai a terra, deve arrendesi all’italoamericano alla staccata in fondo alla Shoreline Drive.

Al giro seguente Scheckter si scompone alla frenata del primo tornante e Lauda ne approfitta per affiancarlo in accelerazione sulla Shoreline Drive e superarlo alla staccata del secondo tornante.

Lo splendido quarto posto di Laffite sfuma al penultimo giro quando la Ligier si spegne per la rottura dell’interruttore dell’impianto elettrico. Sarebbero stati i primi importantissimi 3 punti della stagione dopo un avvio di campionato molto tormentato.

Il 37enne Mario Andretti da Montona (Motovun, in Croato), alla terza vittoria, è il primo pilota statunitense a vincere un GP di F1 negli USA. Lauda è secondo, staccato di 8 decimi, e Scheckter porta a casa un meritatissimo terzo posto a 5 secondi dal vincitore.

Colin Chapman lancia in aria il suo cappellino nero per la prima vittoria della Lotus 78.

STREETS OF LONG BEACH, UNITED STATES OF AMERICA – APRIL 03: Colin Chapman gets ready to celebrate Mario Andretti crossing the line for victory during the United States GP West at Streets of Long Beach on April 03, 1977 in Streets of Long Beach, United States of America. (Photo by LAT Images)

 

Piedone festeggia sul podio da trionfatore insieme a Chapman e a Bob Dance, ex meccanico di Jim Clark tornato alla Lotus dopo 7 anni passati alla March e alla Brabham.

Depailler è quarto con un distacco di un minuto e 15 secondi davanti a Fittipaldi (terza volta a punti in 4 GP con la macchina dell’anno scorso) e al bravissimo Jarier che regala il primo punto iridato alla ATS-Penske.

Jody Scheckter e Niki Lauda condividono la prima posizione nella classifica piloti con 19 punti davanti a Reutemann con 13, Andretti 11, Hunt 9 e Fittipaldi 8. La Ferrari comanda tra i costruttori con 28 punti davanti a Wolf (18), Lotus (13) e McLaren (9).

STREETS OF LONG BEACH, UNITED STATES OF AMERICA – APRIL 03: Jody Scheckter during the United States GP West at Streets of Long Beach on April 03, 1977 in Streets of Long Beach, United States of America. (Photo by LAT Images)

 

Dopo la corsa l’austriaco si trattiene in California ancora diversi giorni per conseguire il brevetto di pilota di aerei a reazione. Niki Lauda ricomincia a volare.

 

Niki Lauda, Grand Prix of the United States West, Long Beach, 03 April 1977. (Photo by Bernard Cahier/Getty Images)

 

Giovanni Talli

Life is racing, all the rest is waiting