BASTIAN CONTRARIO: IL MALEDUCATO

Il GP del Giappone fa sciogliere come neve al sole e, come giusto che sia, tutte le velleità degli ingenui che hanno creduto che la nuova famigerata DT018, potesse ed andasse a colpire direttamente il dominio della RB19 di Verstappen. Scrivo “giustamente”, perché di porcate la Federazione ne ha fatte già tante (Race Sprint, DT039, mancata sanzione a Verstappen a Singapore… la lista è veramente lunga!) e, francamente di un’altra non sappiamo cosa farcene, senza parlare del fatto che se veramente la Red Bull fosse affondata a causa di questa direttiva, si sarebbe perso definitivamente quel poco di credibilità che al circus rimane ancora. Già ora, il Budget Cap ha falsato il mondiale limitando fortemente chi vuole recuperare il gap di svantaggio, con l’ennesimo cambiamento in corso, sarebbe stato solamente un insulto a quel poco di intelligenza che ancora ci rimane. L’attuale Red Bull è un mostro creato e voluto innanzitutto dalla Federazione in primis e che, perché non dobbiamo mai fuggire dalle nostre responsabilità, Ferrari con le sue beghe politiche interne ha contribuito non poco ad alimentare. Allora salutiamo i campioni del mondo, che nell’imbarazzo (degli altri), vincono il mondiale costruttori con sei GP d’anticipo e, il loro alfiere olandese, andrà a concludere le pratiche fra quindici giorni in quel del Qatar… anche se permettetemi di dire, visto che i punti necessari per conquistare il mondiale potrebbe già prenderli durante la Sprint Race, che lascia l’amaro in bocca sapere che Verstappen possa festeggiare già al sabato il suo “triplete”. Così come è stato quanto meno sconveniente il comportamento della Red Bull, dopo aver vinto il mondiale costruttori con e grazie al motore Honda, sulla pista di proprietà dell’omonima casa costruttrice di propulsori e non dargli il giusto tributo che tutti i nippo di casa Honda meritavano. Si potrebbe definire la Red Bull maleducata, perché è risaputo che si saluta quando si va a casa di qualcuno. Del resto si sa, i bibitari fanno il cattivo ed il bel tempo in pista e soprattutto fuori e si permettono questo atteggiamento spavaldo che sfocia nell’arroganza senza nemmeno nasconderlo più ormai. Prova ne è che, due settimane fa a Singapore, il loro pupillo aveva raccolto così tante penalità, che meritava di farsi un giro nelle patrie galere locali ed invece nulla di fatto… salvo poi che la stessa Federazione ammette che andava punito (l’ho detto, il circo, quello dei circensi, sicuramente merita più rispetto!). Non paghi, in Giappone, si sono permessi di far ritirare un “cotto a puntino” Perez, salvo poi ributtarlo in pista per fargli scontare la penalità (in maniera tale da non doverla subire il prossimo GP) per poi farlo ritirare nuovamente e definitivamente e naturalmente, la compiacente Federazione si è affrettata a dire che questo non dovrà più ricapitare… lascio a voi ogni tipo di commento ed elucubrazione mentale.

Chi di certo è maleducato, ovviamente per i tempi sportivi che corrono, è il campione del mondo Verstappen. Il buon Max è stato educato dal padre a quella che viene definita la “vecchia scuola” e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La quasi totalità dei colleghi di Verstappen sono “fighette isteriche” che non fanno altro che piangere per radio, chiedere il permesso se possono sorpassare (che tristezza!) o dover stare dietro il proprio compagno ordinatamente. Questo il campione olandese lo sa bene, lo ha sempre saputo (uno che è stato compagno di squadra di Schumacher e collega di Hakkinen e di altri campioni che correvano nel suo stesso periodo, cos’altro poteva insegnare al figlio se non ad essere, sportivamente parlando, un cagnaccio rabbioso per non dire altro!) e giustamente se ne approfitta di ciò, per trarne tutto il vantaggio possibile. Così allo spegnimento dei semafori, il buon Max non c’ha pensato su due volte a vincere il GP proprio in partenza, pensando bene di accompagnare gentilmente fuori pista prima Piastri (che ancora non ha capito cosa è successo!) e poi il compagno di squadra dell’australiano, che stava quasi per approfittare della situazione. Quella curva uno di Suzuka, la conosciamo bene noi ferraristi cosa rappresenta, perché avremo sempre l’immagine dello scornamento (voluto) tra Senna e Prost e per questo mi chiedo e vi chiedo, se Verstappen avesse fatto lo stesso se accanto a lui partivano a sandwich gente come il brasiliano che parla con dio, il professore, il leone di Upton-upon-Severn o il Kaiser; solo per citare qualche nome. Soprattutto con quali conseguenze, anche se è facile immaginarlo.

Del resto è stato proprio questo atteggiamento che gli ha permesso di laurearsi campione del mondo nel 2021 contro chi dalla vecchia scuola ne viene e cioè Lewis Hamilton. Senza questo comportamento, mostrato per la prima volta in mondo visione con quel famoso “NO!” detto alla squadra, quando gli chiesero di cedere la posizione a Sainz in toro Rosso, l’olandese non sarebbe quello che è attualmente. Un talento come Verstappen su una macchina imbarazzante (per la concorrenza) come lo è la RB19 non fa altro che fare il suo dovere e cioè il vuoto dietro di lui e, tutte le pippe mentali che ci sono state tra la domenica di Singapore ed il sabato Giapponese, non hanno fatto altro che alimentare il fuoco della voglia di zittire tutti. Detto fatto dunque e, come già detto, il “maleducato” senza rispetto e senza starci troppo a pensare, ha concluso la pratica nipponica alla prima curva. Come si può battere uno come Verstappen? La logica impone di dire che un qualunque suo avversario che lo voglia affrontare, debba avere una monoposto alla pari della sua e, per carità, questo è vero, così come è vero che purtroppo non basta. Un qualunque avversario di Verstappen, che sia intenzionato a sfidarlo a singolar tenzone, deve mettersi in testa che la sola macchina non basta e che in primis deve essere altrettanto maleducato quanto lo è lui. Non lo sconfiggi uno cosi se si scende in pista con un atteggiamento mentale diverso da questo. Chiedere ad Hamilton che ha il dente così avvelenato che ormai ha la bocca marcia e questo lo si vede ad ogni intervista dove non perde occasione per aumentare la pressione mediatica sui bibitari e sul suo acerrimo rivale, sputando appunto solo veleno! Affrontare Verstappen significa assumersi la responsabilità del rischio che in una curva ci si entra in due e all’uscita non ne verrà fuori nessuno, perché lui di certo non si sposterà (andatevi a vedere cosa successe a Monza, alla prima chicane, nel 2021). Piastri è stata una preda facile per il buon Max ed è qui che nasce il rammarico di vedere una Ferrari che arriva (la prima che ha visto la bandiera a scacchi) al traguardo con più di quaranta secondi di svantaggio, perché sono convinto e di certo non mi rimangio il pensiero che nella cerchia dei maleducati, oltre ad Hamilton ed Alonso, ci sia anche LeClerc il quale l’anno scorso, quando la macchina glielo consentiva, ha dimostrato di non avere nessun timore riverenziale…anzi. Vi dirò di più, se c’è in pista qualcuno che Verstappen teme è proprio il monegasco: hanno sempre corso assieme e l’olandese sa bene di che pasta è fatto Charles e la fame che il monegasco ha lo rende pericolosissimo. In Bahrein l’anno scorso, abbiamo visto tutti che lotta senza quartiere che c’è stata e come l’abbia spuntata l’alfiere rosso. Allo stato attuale non possiamo sapere se Charles possa reggere sulla distanza (in questo ormai Verstappen ha raggiunto la maturazione completa), vero è che a maleducazione il talento rosso non ha nulla da invidiare a nessuno. Se mai avremo l’opportunità di avere una monoposto competitiva, sono sicuro che sarebbe lotta dura, solo che mi sa che dovremo aspettare ancora per molto e qui mi taccio; altrimenti divento maleducato io

 

Vito Quaranta

MOTOGP 2023 – ROUND 12 – INDIA: IL MONDIALE SI RIAPRE

Dopo ben 10 anni di assenza torna sulla ribalta mondiale il Buddh Circuit in India. Dopo la F1 è la Motogp a tentare la “carta indiana” su un circuito inattivo dal 2018 ed in un paese non proprio “facile”.

Infatti, dopo 10 anni, i problemi con i visti di ingresso sono rimasti tali e quali. La pista, addirittura, è stata omologata per il rotto della cuffia qualche giorno prima di accendere i motori.

Tracciato molto green e scivoloso, layout sconosciuto a tutti ed assenza di dati sono stati fattori che hanno complicato il weekend dei nostri centauri.

Dopo le prime sessioni i valori in campo si sono quasi riallineati completamente in favore di chi è nelle prime posizioni della classifica generale, in sella alle Ducati…

Ktm ed Aprilia sotto tono hanno permesso a Yamaha ed Honda di riaffacciarsi nella parte alta della classifica sin dalle qualifiche. Che questo stia ad indicare un progresso da parte dei giapponesi, piuttosto che un regresso degli “europei”, sarà tutto da dimostrare nelle prossime gare, sebbene proprio la prossima gara sarà a Motegi.

Andiamo per ordine.

QUALIFICHE


La pole va ad uno strepitoso Marco Bezzecchi arrivato carico come una molla in India. I compagni di Marca Martin e Bagnaia completano la prima fila come da “possibile” copione. A dimostrazione che le Ducati vanno sempre forte (anche quelle dei team satellite) Luca Marini si piazza in quarta posizione davanti ad un redivivo Joan Mir che precede nientepopodimeno che sua maestà Marc Marquez: in pratica un evento storico. Due Aprilia ufficiali e riappare in Q2 al nono posto anche l’ex campione del mondo Fabio Quartararo. Tutte le KTM fuori dai primi 12 posti.

 SPRINT RACE SABATO

La prima curva del circuito indiano è una sorta di imbuto ed il primo a farne le spese è il poleman Marco Bezzecchi che viene tamponato dal compagno Marini che gli partiva esattamente dietro. Il risultato è che Marco, pur non cadendo, si ritrova a rientrare in pista in coda al gruppo, mentre Luca si rompe una clavicola salutando il resto della truppa.

La gara non ha storia. In assenza del mattatore Bezzecchi, il comando è preso con prepotenza da Jorge Martin che va a vincere senza essere mai impensierito da Bagnaia che, suo malgrado, si trova invece a dover combattere con quell’osso duro di Marquez che termina al terzo posto difendendosi a sua volta da Binder risalito dalle retrovie dopo le pessime qualifiche. Il mattatore Bezzecchi rimonta sino al 5.posto finale superando all’ultimo giro Quartararo.

MAIN RACE DOMENICA

Che Marco Bezzecchi avesse un passo completamente diverso da chiunque altro sul Buddh Circuit lo si era capito sin dal sabato. Alla partenza decide di salutare tutti e si invola con un passo irraggiungibile per tutti arrivando ad accumulare oltre 5 secondi di vantaggio. Dietro di lui Pecco Bagnaia che dapprima viene sorpassato dal primo rivale in classifica Martin, ma poi riagguanta il secondo posto in tranquillità salvo perdere l’avantreno in una veloce piega a sinistra ad 8 giri dalla fine.

La gara finisce con Bezzecchi re indiano, Martin che a fatica agguanta il secondo posto dopo aver combattuto anche con la zip della sua tuta incalzato da Fabio Quartararo che sale sul terzo gradino del podio e sorride per il distacco dal vincitore che questa volta resta sotto i 10 secondi. Binder, Mir (per una volta rimasto sulle ruote) Zarco, Morbidelli, Vinales e Marc Marquez (scivolato durante la gara) completano i primi posti.

Tutta la truppa si sta trasferendo a Motegi per la gara successiva senza soluzione di continuità.

Il mondiale si è riaperto d’improvviso in poche settimane. La caduta di Bagnaia a Barcellona ha spostato l’inerzia a favore degli inseguitori che in tre appuntamenti hanno mangiato il 70% del vantaggio che Pecco si era procurato (e meritato) prima. Dalla parte del chivassese c’è che sia Martin che Bezzecchi corrono per loro stessi e si porteranno via punti a vicenda. Bagnaia non può contare che su se stesso (come accadde l’anno scorso) perché non ha nemmeno il compagno di team in grado di aiutarlo tenendo dietro i suoi rivali.

Sarà un 1 contro 1 contro 1 da qui a fine stagione tra lui, Martin e Bezzecchi.

In ogni caso Bagnaia avrà solo da perderci. Se dovesse vincere sarà per il fatto che lui è l’ufficiale e gli altri no. Se dovesse perdere vorrà dire che non merita (e manco meritato in passato) la moto ufficiale ed il team interno, contrariamente agli altri più bravi di lui. Questo il mood in giro per i socials, purtroppo.

Ducati non ha fatto preferenze quest’anno e manco lo scorso. La dimostrazione che ha sempre fornito materiale di primordine a tutti è nel fatto che nei due anni scorsi le vittorie di marca sono arrivate da tutti e quattro i team forniti, l’interno, Pramac, Gresini, VR46.

Però questo è il clima che si respira, quello di dover creare polemica sempre, di voler sempre vederci del marcio… e questo sarà il motivo per cui dalla prossima stagione questa rubrica verrà tagliata dal palinsesto del Blog.

Al dopo Motegi.

Saluti

 

Salvatore Valerioti

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI SUZUKA

Questo articolo poteva intitolarsi “MAX FURIOSUS”, contenere le parole “Max furiosus” e terminare lì.

C’era molta attesa per il GP del Giappone. Dopo la debacle RBR di Singapore, coincidente con l’introduzione di nuove direttive tecniche da parte della FIA, Suzuka diventava la pietra di paragone per valutare se il campionato era definitivamente cambiato oppure no.

Bene. La risposta è arrivata ed è stata decisamente inequivocabile. Max il Furioso, personaggio di un romanzo fantasy di bassa lega (esisteranno romanzi fantasy di alta lega?) in cui si è trasformato Verstappen non appena ha messo piede nella terra del Sol Levante, ha deciso che non ce n’era per nessuno. Fin dal primo istante in cui ha messo le ruote in pista il venerdì ha obliterato tutti con una rabbia agonistica che non lasciava adito ad alcun dubbio: FP, qualifiche e gara condotte tutte, nessuna esclusa, con distacchi che non si vedevano dalla Parigi-Pechino del 1907. Non sono mancate nemmeno smargiassate a là Schwarzenegger: dopo le qualifiche ha guardato Piastri e Norris con malcelata sufficienza, “bravi, mi avete fatto ridere, vi ucciderò per ultimi” e in conferenza stampa ha seccamente invitato tutti coloro che avevano stigmatizzato le sue difficoltà di Singapore a recarsi in loco isolato per indulgere in atti di ascetico autoerotismo.

E perché era tanto arrabbiato? Forse perché nessuno aveva notato che a Singapore in soli 20 giri (cioè dal suo ultimo pit) aveva recuperato dal 16° al 5° posto arrivando a soli 3 decimi da Leclerc? Oppure perché le voleva vincere tutte e Sainz, a Singapore, gli ha rovinato la festa?

Difficile a dirsi, fatto sta che la gara non è mai stata in discussione e gli interrogativi di Singapore hanno ricevuto risposta che più decisa non poteva essere. Tutte le previsioni sono state confermate.

Il binomio Max/RBR è il più forte? Sì

McLaren conferma la sua crescita tecnica? Sì

Ferrari conferma d’essere mangiagomme e non digerire questo tipo di circuiti? Sì

E Mercedes di non avere un mezzo all’altezza delle ambizioni? Sì

Aston Martin conferma il regresso? Sì

Williams conferma i progressi? No

Tutti gli altri stanno dietro come prima? Sì

Ecco, in pratica è come se Singapore non ci fosse mai stata. Le TD introdotte a Singapore, dicunt, avrebbero impattato soprattutto RBR, AM e Williams e Singapore poteva sembrare l’effettiva conferma. La realtà di Suzuka ha detto che il binomio Max/RBR è tornato il solito, che di AM è difficile dire qualcosa visto che era in regresso già da parecchie gare mentre per Williams la questione è parsa più evidente, come se effettivamente quelle TD, su di loro, un effetto lo abbiano effettivamente avuto. Magari non era proprio loro che si voleva veder ridimensionati ma è tuttavia un fatto di cui può essere interessante tenere conto. Già a Singapore Albon aveva passato il primo taglio con estrema difficoltà e a Suzuka queste difficoltà si sono palesate nuovamente: tutto un altro andare rispetto all’iradiddio da qualifica che il buon Alexander ci aveva abituato a vedere negli ultimi mesi. Di Sargeant, poi, manco varrebbe la pena parlare se non fosse che i suoi affanni sono persino peggiorati tra Singapore (penultimo in qualifica e incidente ridicolo in gara) e Suzuka (più che ultimo in qualifica e presto fuori a Suzuka). Tornando a RBR, il resto della stagione (tolta l’incognita Las Vegas) vede circuiti tutti con caratteristiche ben diverse da Singapore sicché non c’è bisogno di essere esperti di psicostoria asimoviana (questa era per il nostro Seldon!) per pronosticare Max III che conclude il mondiale con altri record inseriti negli annali.

Però c’è una variabile incognita nei calcoli psicostorici poc’anzi citati: con il regolamento 2024 sostanzialmente identico al 2023 il resto della stagione potrebbe essere saggiamente utilizzato dai contender di Max, budget cap permettendo, per spingere quanto più possibile nell’ottica di arrivare alla prossima stagione con molte più possibilità di giocarsi il mondiale.

Staremo a vedere.

Ma come si sono comportati i piloti a Suzuka?

VERSTAPPEN

Dell’epicità del suo week end s’è già detto con abbondanza di facezie all’inizio. Qui mi limito ad aggiungere che la partenza è stata ulteriormente indicativa del suo stato d’animo. Dopo una partenza una virgola, che in altre circostanze, con altri piloti e con altre vetture potrebbe anche essere sufficiente per definirla pessima, più lenta delle McLaren ha sfoderato comunque un avvio da manuale della cattiveria agonistica. Infatti ha prima intimidito il pur ottimo Piastri spingendolo verso l’interno e facendolo desistere dall’attacco e ha poi tenuto giù il piede all’interno di curva 1 e 2 per tenere a bada Norris che pure sembrava avere l’abbrivio giusto per sopravanzarlo. Semplicemente straordinario! Da lì in avanti nessun problema: ritmo strepitoso e degrado gomme praticamente inesistente. Unico a resistere sembrava essere Norris ma nell’ultimo stint si è messo a girare 1 sec al giro più veloce anche di lui. Chiude dando distacchi abissali a (quasi) tutti il che è tutto dire visto che dopo aver ottenuto il fastest lap si è messo in controllo. Continuo a dire che sarà pur vero che RBR è la miglior macchina del lotto ma non così tanto come i numeri lasciano intendere e come dimostrano, a contrariis, le peripezie di Checo. Chi fa la differenza è proprio Max. Finisco con una curiosità matematica: i 400 punti di Max in classifica piloti sono ben 95 più di quanti ne abbia la seconda squadra in classifica costruttori (Mercedes: 305). Disumano!

NORRIS

Voto altissimo per il buon Lando. In qualifica soccombe, sia pur di poco, a Oscar-occhi-di-ghiaccio per la terza volta nelle ultime sette gare, cioè da quando la McLaren è diventata una bomba. Si poteva pensare che fosse in difficoltà ma in gara ha invece dimostrato di avere una marcia in più. Infatti è l’unico a reggere (un po’ ma non troppo) il ritmo di Max per due terzi di gara. Soccombe, in tal senso, solo (si fa per dire), nell’ultimo stint. Curioso siparietto quando dopo uno dei due pit stop si ritrova dietro a Piastri che prova a resistergli: “what is he doing?” comunica via radio. Lo passa e gli dà le piste. Infatti, se forse c’era motivo d’essere un po’ deluso dall’aver rimediato 19 secondi da Max all’arrivo di certo c’era gran soddisfazione per averne dati altrettanti al suo team mate. Forse è questa la ragione per cui sceso dalla vettura dopo l’arrivo sfoggia un sorriso che partiva da Suzuka e arrivava in mezzo al Pacifico sino alla linea del cambio data. Eccellente!

PIASTRI

E bravo Oscar! Finalmente, dopo tante ottime prestazioni e un podietto in una garetta (ma era Spa…), ottiene il suo primo vero podio in Formula 1. Applausi a scena aperta. Gli applausi vanno innanzitutto alla strepitosa qualifica chiusa in prima fila, davanti a Norris (mica Latifi, con tutto il rispetto) e poi ad una gara condotta con piglio da veterano la qual cosa, per uno nato nel 2001 e alla sua prima stagione in Formula 1, è veramente notevole. Se mai gli potesse imputare qualcosa è l’essersi fatto intimidire da Max in partenza: ha alzato il piede troppo presto per impostare bene la curva. Un secondo di maggior tenacia avrebbero forse consentito a Norris di uscire primo dalla curva 2. Ma tant’è, non è il primo e non sarà l’ultimo e, comunque, avrà tempo per rifarsi. Sceso dalla macchina a fine gara, il suo sguardo non mostrava molta felicità per lo storico achievement del primo podio ottenuto in carriera sicché c’è da chiedersi se quegli occhi di ghiaccio fossero stoico specchio di ἀταραξία, manco passasse il suo tempo tra una sessione al simulatore e l’altra a studiare il Ἐγχειρίδιον di Epitteto e il De brevitate vitae di Seneca, oppure frutto di una più prosaica incazzatura e scorno, come iena respinta a zoccolate da una gazzella nel bel mezzo del Serengeti, causato dal notevole distacco rimediato dal compagno di squadra. Oppure, chissà?, la Formula 1 ha trovato un nuovo Raikkonen? Come la vedete la vedete e io comunque gli lancio il meritato peana: bravissimo!

LECLERC

Voti alti anche per Carletto a Suzuka. Purtroppo per lui la Ferrari torna nei ranghi, se mi passate l’espressione, e non conferma le performance da iradiddio mostrate a Singapore. Tuttavia e ciononostante riesce, come spesso gli accade grazie alla sua entusiasmante sensibilità al volante, ancora una volta a far battere i cuori rossi. Con un anteriore che sembra andare per i fatti suoi ad ogni curva un po’ più impegnativa di una 90°, e qui a Suzuka soprattutto nello “Snake” continuava ad essere piuttosto evidente, non si capisce come il nostro eroe sia riuscito in qualifica a stampare i tempi che ha stampato. Solo il Max Furiosus raccontato poc’anzi e le McLaren nella bambagia del loro circuito preferito potevano stargli davanti. E se Max era inavvicinabile le McLaren erano lì, ad appena pochi millesimi. Poco male il quarto posto in griglia perché intanto si è messo dietro, per l’ennesima volta, Perez e poi (suppongo con non poca soddisfazione) Carlos e le Mercedes tra i 3 e i 7 decimi di distacco. Inoltre, va detto che in una gara con due soste e senza colpi di scena, il podio sarebbe comunque stato difficile da raggiungere. Sicché ottiene il massimo ottenibile e questo è tutto merito suo. Aggiungo infine che nonostante quanto detto poc’anzi sulla Ferrari “mangiagomme” la sensazione è che la vettura, sotto questo profilo, si sia comportata meglio di come si sarebbe comportata se questo GP fosse stato disputato a Maggio anziché a Settembre. Da antologia il suo sorpasso a Russell.

HAMILTON

Lewis, come Charles, dopo la fantasmagorica Singapore deve ingoiare il rospo del “ritorno dei ranghi” della sua vettura e ci si adatta di buon grado. Torna anche a sopravanzare Giorgino in qualifica. Disputa una buona gara ma se l’obiettivo è difendere da Ferrari il secondo posto nei costruttori allora avrebbe di che lamentarsi per le strategie messe in campo dal suo muretto. L’unica sosta di Russell è da considerarsi ai limiti del demenziale e considerando la frustrazione di George quando se l’è trovato davanti con poca voglia di farlo passare s’è anche corso il rischio di essere superati da Sainz.  Insomma: bene ma non benissimo.

SAINZ

Dopo le feste di Singapore si torna alla realtà. E la realtà dice che la vittoria è assai lontana. Con l’inserimento ai piani alti di McLaren, poi, le cose si fanno più complicate. Ad ogni modo, Carlos non si conferma ai livelli che ha mostrato nelle ultime gare e torna a prendersi decimi importanti in prova da Leclerc. Sufficienti per stare davanti a Mercedes ma insufficienti per provare a fare strategie di contrasto contro McLaren. In gara è solido come sempre ma ad un livello leggermente inferiore a Charles. Stupisce la sua volontà di rimanere fuori qualche giro in più nel secondo stint, cosa che lo colloca poi dietro ad Hamilton a cui poi non riesce a contestare la posizione: forse il genio calcolatore di Newton che l’aveva posseduto a Singapore si è preso una vacanza. Nient’altro da dire.

RUSSELL

Week end non molto positivo da parte di Giorgino che continua la sua stagione interlocutoria che terminerà, a meno di sorprese eclatanti, piena di dubbi e intense cogitazioni. L’erroraccio nel finale di Singapore forse lo condiziona perché le sue qualifiche non sono granché brillanti e dopo 3 GP davanti in griglia al celebrato team mate Suzuka lo vede dietro, e non di poco. La gara, poi, è ben poco giudicabile perché il muretto decide di tentare con lui un’unica sosta scelta che già a priori pareva azzardata e lo costringe ad una gara che più passiva non si può. Mah!

ALONSO

Fortunatamente Fernando ritrova il suo consueto aplomb dopo la figuraccia rimediata a Singapore. Ed è grazie alla sua classe che trova dei punti in questo week end perché se fosse stato solo per il suo mezzo le speranze sarebbero state assai poche. Tutto si gioca in qualifica dove il nostro dà il meglio di sé e di riffa o di raffa riesce a passare le tagliole ad ogni sessione. Il decimo posto in griglia, unito ad una partenza fenomenale che contribuisce alla confusione di Perez gli consentono di gestire la gara nel migliore dei modi. Non può nulla al ritorno delle Mercedes ma poco male. Al di là di tutto, con una AM in continua involuzione prestazionale, la sua preoccupazione per il futuro comincia ad essere… preoccupante!

OCON-GASLY

I due alfieri Alpine non sono brillantissimi in qualifica e devono soccombere alla RBR a pedali di Tsunoda e Lawson, oltre che al tenace Albon. Ciononostante, soprattutto con Gasly, riescono a fare una gara assai gagliarda che consente ad entrambi di accaparrarsi gli ultimi punti a disposizione in gara. Non ho visto moltissimo della loro gara per cui non mi spingo oltre nell’analisi e mi limito a solidarizzare con Gasly per l’inspiegabile swap ordinato dal muretto all’ultimo giro. Gasly è stato davanti a Ocon in qualifica e per tutta la gara e poi gli fanno questo scherzo?! Ma perché? Dicono che dopo l’ultimo pit di Gasly Ocon l’ha lasciato passare per tentare di andare su Alonso e che siccome la cosa non è riuscita allora gli è stato chiesto di “restituire” la posizione. Tuttavia, quando Gasly ha passato Ocon mancavano ancora 15 giri alla fine e Gasly, con gomme più fresche, se n’è andato – non abbastanza per riprendere e superare Alonso ma se n’è andato. Cioè, non si è trattato di una di quelle situazioni limite in cui si è accodati a qualcuno che il primo dei due non riesce a passare per qualsiasi ragione e allora si prova a “swappare” per vedere se l’altro ce la fa. Qui era tutt’altra situazione: Gasly era in vantaggio di strategia, era più veloce e con gomme più fresche. Se Ocon non lo “lasciava passare” Gasly l’avrebbe superato lo stesso, magari prendendosi dei rischi e rischiando di far finire fuori entrambi. Il muretto o si limitava ad un free to race oppure, magari con il classico “Pierre is faster than you”, doveva seguire linearmente la strategia fin lì impostata dando via libera a Gasly senza altre implicazioni, giusto per evitare incidenti in un duello fratricida e senza mettere a repentaglio i pochi ma importanti punti che stavano conquistando. Farlo ripassare alla fine, dopo 15 giri passati a distanza e anche al netto del fatto che poi Pierre non sia riuscito a superare Alonso, non ha senso. Già l’anno scorso il muretto Alpine non si è distinto per scelte intelligenti ma qui sfiora veramente il ridicolo. Bah!

NOTE DI MERITO

Tsunoda (strepitosa qualifica che lo vede 9° in griglia) e Lawson in una pista difficile come Suzuka e su una RBR a pedali che dovrebbe relegarli nelle ultime posizioni tirano fuori quintali di attributi (anche lottando tra loro) che portano entrambi ad un passo dalla zona punti e che avrebbero ampiamente meritato (certamente più di… Ocon!). Bravi!

NOTE DI DEMERITO

Perez, ça va sans dire e chiedo venia per il tono assai prosaico, ha fatto veramente pietà. Non solo si prende le piste in qualifica da Max, cosa ormai per lui tristemente abituale, ma riesce anche a partire male (o cmq peggio di quelli che gli stavano dietro) e a combinare pasticci inenarrabili. La stupidaggine in uscita dai box in regime di SC è imbarazzante ma il peggio arriva al 13° giro con il ridicolo, anzi ridicolissimo!, tentativo di sorpasso su Magnussen al tornantino: nemmeno un principiante al suo primo GP avrebbe commesso un errore simile! Frustrato oltre ogni misura, non c’è altro da dire se non la banale considerazione che se Max sparisse magicamente dalla griglia di questo mondiale la stagione ben più esaltante.

NOTE DI ANONIMATO

Delle Williams ho già detto. Tutti gli altri non pervenuti. Registro la conferma di Zhou in Alfa per il prossimo anno forse più basata sulla buona stagione 2022 che non sulla 2023, oltre che dall’ovvia necessità di mantenere un po’ di grip sul mercato cinese. Stroll in particolare continua ad essere dannoso oltre che ininfluente: questa volta ha guidato in modo talmente sporco da danneggiare i sostegni dell’alettone posteriore al punto tale da doversi ritirare. Com’era quella storia della carriera tennistica?

Ci vediamo a Losail!

 

Metrodoro il Teorematico

MAX RITORNA MAX E VINCE A SUZUKA. RED BULL CAMPIONE DEL MONDO.

E’ stato bello. Dopo i grandi festeggiamenti per il terzo posto di Monza, e quelli ancora più grandi per il capolavoro di Sainz a Singapore, tutto è rientrato nella norma.
Suzuka è una pista che esalta sempre i più forti, e, come previsto da tutti, o quasi, nonostante le varie direttive tecniche la Red Bull è tornata dove stava prima. Sia con Verstappen, che nelle qualifiche rifila mezzo secondo al bravissimo Piastri, sia con Perez che si becca il solito distacco abissale dal compagno di squadra, e si ritrova intruppato nelle prime file,

Allo spegnimento dei semafori, le due McLaren braccano Vestappen, con Piastri a destra e Norris a sinistra, ma l’olandese li mette subito al suo posto, mantenendo la prima posizione. Dietro di loro, si gioca all’autoscontro, con Perez che si sposta per evitare Sainz, infilatosi fra lui e Leclerc come una furia, e colpisce Hamilton, avendone la peggio. Anche nelle ultime file si verificano vari urti, con annessi pezzi di carbonio sparsi, e la gara viene neutralizzata prima ancora che finisca il primo giro.

La Safety Car rientra al giro 4, e la competizione riparte con le auto in processione dietro Verstappen, e l’unica emozione è regalata da Russell che sorpassa imperiosamente Hamilton alla chicane, per poi venire rimesso al suo posto senza tanti complimenti alla staccata di curva 1.

Al giro 13, Perez, penalizzato di 5 secondi per un errore da principiante all’uscita dai box con Safety Car attiva, colpisce Magnussen e deve fermarsi ai box per cambiare la seconda ala della giornata. Viene così attivata la Virtual Safety Car per ripulire la pista dai detriti e, proprio in quel momento, Piastri, al momento terzo, si ferma per cambiare le gomme.

La gara riparte quasi subito, e al giro 15 il distacco di Verstappen su Norris è di ben 9 secondi, con le due Ferrari che lo seguono molto da vicino. Un replay mostra l’inglese ostacolato da Perez durante il periodo di Virtual Safety car e, in effetti, il suo distacco da Max prima della neutralizzazione della gara, era di qualche secondo in meno. Il messicano è stato pure penalizzato per la seconda volta per il contatto con Magnussen, e la squadra decide che per oggi ha già fatto abbastanza danni e lo fa ritirare, salvo farlo uscire successivamente per fare un solo giro e scontare la penalità.

Al giro 17 si ferma Verstappen, che stava rischiando di perdere la prima posizione a favore di Piastri. Al giro successivo si fermano Norris e Leclerc, con quest’ultimo che perde la posizione a favore di Alonso, che si era già fermato. Ma sia l’inglese che il monegasco sono dietro ad Ocon, pure lui già fermatosi in precedenza. Con gomme nuove, l’ordine dei valori viene ristabilito in fretta.

Al giro 25, Russell è l’ultimo dei primi a fermarsi per quella che, nelle intenzioni del team, dovrebbe essere la sua unica sosta. Nel frattempo, Norris ha raggiunto Piastri e insiste affinchè il team dia l’ordine di farlo passare, cosa che avviene dopo due giri.

Al giro 35 Leclerc ed Hamilton si fermano per la loro seconda ed ultima sosta. Al giro successivo si ferma anche Piastri, che riesce a stare davanti al ferrarista. Ma tutti e tre si trovano dietro a Russell, così come Norris, che si ferma al giro 37. Ma riesce subito a superare l’inglese della Mercedes. Contemporaneamente, Verstappen si ferma per la sua ultima sosta.

Al giro 42 Piastri passa Russell e si riporta in terza posizione. Poco dopo, l’inglese deve capitolare anche nei confronti di Leclerc, che è però costretto ad inventarsi un sorpasso all’esterno in curva 1. 

Al giro 47 dietro a Russell si materializza anche la  sagoma della numero 44 del compagno di squadra, che va decisamente più forte. Ma la squadra li lascia liberi di lottare e Sainz, che ha cambiato le gomme per ultimo, li raggiunge. La squadra ordina poi a George di lasciare passare Lewis, cosa che fa immediatamente, ma non può nulla contro lo spagnolo della Ferrari, che lo supera e si porta in sesta posizione.

Finisce così con Verstappen che vince una gara dominata, davanti a Norris e al bravissimo Piastri, per la prima volta a podio in carriera. Seguono Leclerc, Hamilton, Sainz, Russell, Alonso, Ocon e Gasly.

In casa della Honda, suo partner motoristico in incognito, la Red Bull porta a casa il sesto titolo costruttori. Che, per inciso, Max avrebbe vinto anche correndo da solo.

Ora si va in Qatar, dove l’olandese potrebbe laurearsi campione del mondo già nell’inutile gara sprint. Se non accadesse, sarebbe l’unica sorpresa di una gara dal risultato scontato.

P.S. un ex-pilota, ora esperto di grafica 3D e di tecnica, che qualche anno fa sui canali nazionali ci parlava solo ed esclusivamente di sospensioni, come se fossero l’unica cosa che conta per la prestazione, la settimana scorsa si era sbilanciato parecchio attribuendo alla TD018 la pessima performance della RB19 a Singapore, arrivando anche a spiegare come la RedBull usasse inserti in gomma negli attacchi degli alettoni. Secondo lui, la FIA li ha beccati, e non sarebbero tornati più quelli di prima. Infatti…

P.S. 2 Posto che la teoria del suddetto esperto era evidentemente sbagliata, possiamo forse classificare la gara di Singapore fra quelle in cui, per motivi e con modi che non ci verranno mai raccontati, era necessario far vincere qualcun altro?

P.S. 3 continuando sul tema, va anche detto che con due Perez alla guida, definiremmo la RB 19 come una onesta monoposto e nulla più. Sempre che, anche in questo caso, ci sia qualcosa che non sappiamo. 

P.S. 4 che il team principal della McLaren si chiami Andrea Stella e che una volta lavorasse dalle nostre parti l’ho già detto?

F1 2023 – GRAN PREMIO DEL GIAPPONE

Non si fa neanche in tempo a metabolizzare la prima vittoria Ferrari da più di un anno a questa parte (ultima quella di Leclerc in Austria nel 2022) che si arriva a Suzuka per una GP che più che una gara è un amarcord considerando la quantità di ricordi e aneddoti che questa pista ha tenuto a battesimo.

Dalle gare di Senna e gli scontri con Prost, dalla delusione Ferrari del 98 all’apoteosi del 2000 fino alla doccia gelata del 2006 e alla morte del povero Bianchi, anche in una F1 piuttosto asettica come quella attuale, la tappa giapponese conserva comunque inalterato il suo fascino.

immagine da motorsport-magazin.com

Ci si arriva con una situazione strana, considerando l’andamento del campionato, con una vittoria Ferrari a spezzare l’egemonia Red Bull protagonista a Singapore della qualifica più brutta dalla gara di Brasile 2008 (grazie LG) e di una gara che non li ha visti salire sul podio. Semplicemente incredibile considerando il dominio espresso quest’anno e quindi è chiaramente partita la caccia alle cause di questa debàcle, subito individuata (dai malpensanti) nell’adozione della direttiva TD018 sulle ali flessibili e dell’aggiornamento della TD039 sul fondo vettura che avrebbe azzoppato pesantemente il toro austriaco.

Horner chiaramente smentisce, ricordando un pò il Binotto del 2022 dopo la famigerata TD039, ma qualcosa di particolare di sicuro è successo. Un controprestazione che dovrà avere conferma o smentita sulla pista giapponese anche se, onestamente, faccio fatica a pensare ad un’altra gara difficile per Red Bull su una pista che più di tante altre dovrebbe esaltarne le caratteristiche.

immagine da autosport.com

A pensare male si potrebbe dire che la FIA abbia voluto applicare un personalissimo “balance of performance” per dare un contentino agli altri in una stagione monocolore Red Bull. Oppure semplicemente si è trattato di un weekend nato male per gli anglo-austriaci.

Ferrari comunque che, complice il morale alto dato dalla gara di Marina Bay, non tira i remi in barca e punta ad un altro bel risultato a Suzuka per bocca del suo TP Vasseur, puntando a raggiungere Mercedes in classifica costruttori. Suzuka non ha sorriso molto alla rossa nel 2022, con Leclerc terzo a più di 30 secondi da Verstappen. Alla luce dei fatti recenti chissà se un risultato analogo verrebbe visto come positivo o negativo.

Anche Mercedes punta forte sul Gp del Giappone, consapevoli di avere una monoposto che può andare bene sui curvoni veloci di Suzuka. Di sicuro vorranno prendersi una rivincita sulle rosse e capire quanto questa Red Bull potrà essere attaccabile. Wolff si allinea al muretto Red Bull dicendo che le nuove direttive non sono state la causa dei guai Red Bull a Singapore ma di sicuro guarderà il weekend di gara da casa (causa operazione chirurgica) con rinnovata speranza.

immagine da autosport.com

Red Bull ostenta invece calma e sicurezza dei propri mezzi, sicuri che in Giappone ritorneranno il riferimento per tutti. La logica imporrebbe un ragionamento del genere ma, sotto sotto, forse anche loro non sono del tutto convinti. Le probabilità che si trovino in difficoltà nella seconda gara di fila sono tendenti allo zero, molto più probabile che riescano a vincere il sesto titolo contruttori, manca solo un punto più di Mercedes.

McLaren al solito possibile outsider del weekend mentre l’Aston Martin sembra allo sbando con un Alonso  che non le ha mandate a dire, come al suo solito, nei team radio durante la gara di Singapore.

Ultima chiosa personale sui rapporti di forza Sainz-Leclerc. Ovvio che la stampa ci sguazza in questo presunto dualismo su chi è il pilota “alfa” nella Scuderia ma direi che al solito, si fa una gran cagnara sul nulla.

Sarò blasfemo, ma leggere cose del tipo “Sainz come Villenueve a Jarama” mi ha fatto storcere il naso. Va bene tutto ma certi paragoni li eviterei, soprattutto nei confronti del pilota spagnolo. Evidente come la pochezza della F1 attuale in termini di fascino debba sempre guardare al passato per avere un qualche genere di legittimazione che fa fatica a trovare.

Ora Leclerc sembra diventato il figlio della serva. Giusto, per uno che ha abituato l’ambiente ad avere sempre il guizzo vincente in qualifica e di essere il più talentuoso dei due, e non di poco aggiungerei.

immagine da gpfans.com

Ma se la stampa calca la mano facendo il suo lavoro, ovvero cercare click e contatti, spero che lo stesso messaggio non stia passando in GES. Io ero e resto dell’idea che se c’è qualcuno che può vincere il mondiale in Ferrari, questo è Leclerc. Punto. Condizione necessaria ovviamente quella di avere una monoposto adatta a tale scopo che magari non venga azzoppata a stagione in corso ome nel 2022.

Leclerc dovrà metterci del suo per ristabilire le gerarchie anche a fronte di una monoposto che non asseconda il suo stile di guida ma spero che ora non si inizi il tiro al piccione con il monegasco che già mi sembra piuttosto giù di corda. Ricordiamo che i vari Schumacher, Hamilton e Verstappen hanno vinto e vincono perchè sempre e comunque pienamente supportati e praticamente mai messi in discussione, oltre che protetti anche quando tutto era contro di loro. Spero che in Ferrari non facciano l’errore di lasciarsi sfuggire l’unico pilota in griglia, escluso Verstappen, in grado di vincere il titolo.

*immagine in evidenza da theweek.com

Rocco Alessandro

Life is racing, all the rest is waiting