F2 ITALIA 2020 – STRONG REACTION

Questo campionato proprio non vuole padroni. Ci si aspettava il riallungo di Robert Shwartzman ed eventualmente il sorpasso di Yuki Tsunoda, invece Callum Ilott riprende la testa del campionato e Schumacher jr si inserisce di prepotenza al secondo posto. Ma andiamo con ordine.

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Tsunoda ipoteca il titolo di “Campione del Venerdì” con la quarta vittoria su otto sessioni. Fuor di ironia, per l’ennesima volta quest’anno il giapponese è il più rapido al termine delle prove libere. In ripresa Christian Lundgaard, secondo a pochi centesimi, mentre pare in affanno Robert Shwartzman, leader di campionato, solo 12°.

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Sono state delle strane qualifiche, dove le gomme reggevano più di un giro cronometrato e le scie facevano guadagnare decimi importanti. Ma alla fine Callum Ilott conquista la terza pole stagionale beffando Tsunoda di tre centesimi. La magnitudine di questo risultato è amplificato dal fatto che il diretto avversario, Shwartzman, è solo 16°.

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In questa pole c’è una componente di fortuna: Mick Schumacher (7° dopo aver comandato nei primi minuti) è finito a muro all’Ascari nell’ultimo minuto e ha negato l’ultimo tentativo a diversi piloti, tra cui il suo teammate e il cinese Guany Zhou (17°). Terzo è Ghiotto, storicamente a suo agio nel circuito brianzolo (vi ottenne le prime vittorie in F2), davanti a Lundgaard, in netta ripresa. Nessuna speranza per il suo teammate, Marcus Armstrong, 15°. A sorpresa Roy Nissany è quinto, miglior qualifica di sempre in F2. Segnalo infine un solido Daruvala, ottavo, e Yuri Vips, abbonato all’undicesimo posto, a soli otto millesimi dal teammate Dan Ticktum.

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La gara parte con Ilott in pole davanti a Tsunoda e Ghiotto. Con uno scatto fenomenale Schumacher jr si porta dalla settima alla seconda posizione già prima della Prima Variante, mentre Lundgaard passa Tsunoda e Ghiotto.  Nei primi giri il gruppo di testa è molto compatto, con il tedesco aggressivo nei confronti di Ilott, ma già al sesto giro il pacchetto si sgrana, quando un triello tra Lundgaard, Tsunoda e Ghiotto in fondo al Rettifilo porta l’italiano a tagliare la Variante e a scivolare sesto e questi tre a sganciars” dal duo di testa. Le scie facilitano i duelli, e prima che comincino i pit stop Tsunoda passa Lundgaard per la seconda posizione e Ghiotto infila Nissany per la quinta, mettendosi a caccia del podio.

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Già all’ottavo giro, con un discreto anticipo rispetto alle previsioni, inizia il valzer dei pit stop, con Deletraz e Shwartzman che, non avendo nulla da perdere, provano la carta dell’undercut. Alla dodicesima tornata è il turno del leader Ilott e di Tsunoda di pittare e accade l’evento che decide la gara: l’inglese stalla sulla piazzola e fa spegnere il motore; riuscirà a ripartire, ma quasi ultimo, e Schumacher jr eredita il comando della corsa, davanti a Lundgaard e Ghiotto, che chiude la tornata di soste al quindicesimo giro (si scoprirà poi che la sosta ritardata fu dovuta a un guasto alla radio).

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Il pilota italiano, forte delle gomme più fresche è scatenato e inizia a rimontare sul danese. Più indietro anche Ilott è velocissimo, e risale la china fino a portarsi negli scarichi di Shwartzman (il cui pit anticipato si fa sentire) nel corso del 24° giro, e a scavalcarlo la tornata successiva. Intanto davanti Ghiotto ha ripreso Lundgaard, e a tre giri dalla fine lo passa per la piazza d’onore.

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Non accade più nulla e Schumacher jr vince la prima Feature Race in F2 davanti a Ghiotto (gpv), Lundgaard, Tsunoda, Zhou (rimontone, malgrado un paio di scontri al via con Armstrong), Ilott, Ticktum, Deletraz (che domani partirà in pole), Shwartzman e Daruvala. Sembra una comica, ma Vips termina ancora 11. Ilott ha contenuto i danni riuscendo anche a guadagnare su Shwartzman (ora sono appaiati a 134 punti) ma ha sprecato un set point e soprattutto ha regalato tanti punti a Schumacher jr, che ora è in piena lotta per il mondiale (il tedesco è a quota 131).

Dan Ticktum (GBR) Dams
06.09.2020. Formula 2 Championship, Rd 8, Monza, Italy, Sunday.
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La Sprint Race vede “l’agnello” Deletraz in pole, seguito dal “lupo” Ticktum, che non si lascia sfuggire l’occasione di infilarlo alla Prima Variante.  Il più aggressivo nei primi giri è Schumacher jr, che scavalca Ghiotto al via e Zhou e Lundgaard nei chilometri successivi, installandosi in quinta posizione e mettendosi a caccia del podio. I motori Mecachrome gli facilitano l’operazione: al secondo giro Tsunoda (quarto) rallenta e imbocca la strada per i box. Problema tecnico e gara finita per il giapponese. Più indietro Shwartzman, decimo dopo una brutta partenza, assiste allo scontro tra Ghiotto e Aitken (ali danneggiate per entrambi) e ne approfitta per recuperare diverse posizioni.

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Zhou sembra avere il passo il podio e inizia la sua rimonta inducendo Schumacher jr all’errore alla Prima Variante; il tedesco per due posizioni a favore di Lundgaard e del cinese, ma ne recupera subito una quando, mezzo giro dopo, l’alfiere UniVirtuosi parcheggia a bordo pista per la rottura del motore. Tra i primi, Deletraz accusa un elevato degrado delle coperture, sicché  Lundgaard e Ilott lo passano tra il 12° e il 17° giro. Dopo una VSC necessaria per rimuovere la vettura di Drugovich (tamponato da Nissany), Deletraz viene passato anche da Schumacher jr, malgrado enormi vibrazioni dovute al flatspot rimediato nel duello con Zhou, mentre Lundgaard si fa vedere insistente negli specchietti di Ilott senza però riuscire a provocare fastidi.

Alla fine vince Ticktum con 4.5s di margine su Ilott (ora leader di campionato), Lundgaard, Schumacher (gpv), Deletraz, Shwartzman, Daruvala e Aitken (alle prese con un’ala moderatamente danneggiata). Subito dopo aver tagliato il traguardo l’inglese ha parcheggiato la sua vettura nella via di fuga, generando il sospetto che possa aver finito la benzina, cosa che comporterebbe una squalifica per l’impossibilità di effettuare i controlli. Ticktum è stato riaccompagnato in parco chiuso dalla Medical Car, cosa che ha generato la scena surreale di sopra.

Com’era prevedibile, l’inglese è stato poi squalificato per troppa poca benzina (un decimo di quella che serve per i controlli) e tutti scalano di una posizione. La gara alla fine è stata vinta da Ilott; entra in zona punti Mazepin (che partiva ultimo). La DAMS ha attribuito la colpa a una perdita del serbatoio già segnalata agli organizzatori. A conti fatti, l’inglese ha finito la gara per miracolo. Se, dopo la doppia trasferta austriaca, sembrava che i problemi fossero stati risolti, qui in Italia sono tornati alla ribalta. Tsunoda e Zhou a fine anno avrebbero molto da recriminare, soprattutto il secondo (che in Austria si ritirò mentre era in testa). Un campionato monomarca non dovrebbe essere influenzato dai guasti di una parte per cui i team spendono milioni di euro al momento dell’iscrizione.

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La classifica è stravolta rispetto allo scorso weekend. Ilott sale al comando con 149 punti, mentre secondo è Schumacher, che si porta a 143, davanti a Shwartzman, che scende terzo a 140, dopo un weekend avaro di soddisfazioni. Più indietro, ma comunque vicino, Tsunoda scala quarto a 123, mentre Lundgaard risale a 116, anche se oramai la lotta per il titolo sembra ristretta ai tre piloti Ferrari Driver Academy più il giapponese. Dopo la sfortuna in qualifica e il guasto nella Sprint Race esce definitivamente dalla lotta per il mondiale Guanyu Zhou. 9 punti per i primi tre è comunque un distacco quasi inesistente per la F2, specie considerando che mancano ancora le gare al Mugello e i due appuntamenti in Bahrain.

Dan Ticktum (GBR) Dams, Callum Ilott (GBR) Uni-Virtuosi Racing, Christian Lundgaard (DEN) ART
06.09.2020. Formula 2 Championship, Rd 8, Monza, Italy, Sunday.
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[Immagine di copertina tratta da testmotori360.com]

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

“RAPIREMO NIKI LAUDA”: IL NUOVO ROMANZO DI CARLO CAVICCHI

In questo periodo di intensa attività motoristica post-lockdown, si impone una parentesi per presentare un libro il cui titolo e autore hanno molto a che fare con il nostro blog del Ring, e con gli appassionati che vi scrivono e che lo leggono.

E’ infatti appena uscito il secondo romanzo di Carlo Cavicchi, direttore di Autosprint dal 1984 al 1999, e, successivamente, di Quattroruote. Il libro si intitola “Rapiremo Niki Lauda”, ed è edito da Minerva.

Chi scrive ha avuto l’onore e il piacere di intervistare l’autore in occasione di una presentazione organizzata dal Centro di Lettura “L’isola del Tesoro” di Trebbo di Reno, biblioteca gestita unicamente da volontari e molto apprezzata dagli abitanti della frazione di Castel Maggiore, a pochi passi da  Bologna.

“Due storie che diventano una sola in un’amalgama che è come la Nutella sul pane”. Così Cavicchi definisce il suo nuovo romanzo. E la similitudine non potrebbe essere più azzeccata, perchè la storia parte dalla Bologna degli anni 60, una città che raggiunse, in quel periodo di boom economico post-bellico, uno splendore che si esaurirà con gli anni di piombo, per arrivare al mondo della Formula 1 di metà anni 70, e, in particolare, in quel 1976 che vide l’epica battaglia fra Lauda e Hunt. E questi due mondi, quello bolognese e quello delle corse, vengono raccontati dall’autore con una dovizia di particolari e una precisione possibile solo per chi li ha conosciuti molto bene entrambi.

Il protagonista della storia è un giovane rampante che riesce a risollevarsi dopo una brutta vicenda in cui è stato coinvolto, e che, una volta ritornato in vetta, accetterà di essere coinvolto in un piano criminoso dal ritorno economico potenzialmente molto elevato, quello di rapire il campione austriaco, per la liberazione del quale non sarebbe certamente mancato qualcuno disposto a tirare fuori fior di quattrini.

E’ ovvia la curiosità di sapere come sia nata l’idea di un romanzo incentrato su una simile vicenda, di cui Niki è l’inconsapevole protagonista. Ebbene, si tratta di una storia che all’epoca si raccontava a Bologna negli ambienti giornalistici. Forse qualcuno aveva veramente in programma di rapire Lauda, e Cavicchi nel suo romanzo si è immaginato, e ha descritto nei dettagli e in modo coinvolgente, come avrebbe potuto svolgersi quel piano.

Ne è nata una trama che si legge tutto d’un fiato, e il cui finale sorprenderà il lettore. Perchè, se si può facilmente immaginare che il piano sia destinato a fallire, non si può dire altrettanto di ciò che succederà dopo.

Gli appassionati di motori troveranno in questo libro tanti episodi e aneddoti della Formula 1 dell’epoca, descritti con gli occhi di un meccanico della Good Year complice suo malgrado del piano criminoso. Tuttavia, Cavicchi ha tenuto a precisare che il romanzo non è scritto solo per loro, ma, soprattutto, per chi ama il genere giallo. E, aggiungiamo noi, per chi ama le trame coinvolgenti dove i protagonisti e i luoghi diventano reali nella mente del lettore, per quanto bene sono descritti.

La redazione del blog del Ring ringrazia Carlo Cavicchi per la grande disponibilità e il Centro di Lettura “L’Isola del Tesoro” per averci coinvolto in questa iniziativa.

Per informazioni:

Il nostro redattore Pier Alberto intervista Carlo Cavicchi (foto by Fabio Grandi)

 

NO PARTY, NO MERCEDES. E UN TEAM ITALIANO TRIONFA A MONZA

La cosa più emozionante del GP di Monza rischiava di essere l’inno italiano suonato dagli alpini, con il contorno delle Frecce Tricolori. Si era fatto un gran parlare dell’abolizione del party-mode, con le squadre costrette a congelare la mappatura prima delle qualifiche. Una misura anti-Mercedes, si diceva. O, almeno, così speravano gli avversari promotori dell’istanza presso la FIA. E, infatti, nelle qualifiche si è assistito al solito dominio delle frecce argento, pardon, nere. Sono cambiati però gli inseguitori, con le McLaren in grande spolvero a precedere Racing Point e Red Bull. E le Ferrari sempre più in crisi, con la peggior qualifica a Monza da tempo immemorabile.

Un  GP noioso, quindi, il 71* d’Italia. Ma fin dalla partenza qualcosa non quadra: Hamilton scappa via, ma Bottas parte al rallentatore, e viene superato facilmente da 4 avversari. Dai box gli comunicano che non vedono problemi, così è la sua Mercedes oggi, se gli pare. Ma il finlandese definisce i settaggi del motore “uno scherzo”.

Ad inseguire Hamilton ci sono così le due McLaren di Sainz e Norris, che però, come previsto, vengono distanziate abbastanza facilmente. 

Al 7° giro a Vettel, che stava faticando a tenersi dietro una Williams per difendere la 17a posizione (!), esplode il freno posteriore sinistro, ponendo provvidenzialmente fine a quello che sarebbe stato un calvario lungo 53 giri.

Il suo compagno al 16° giro si trova 13°, la stessa posizione dalla quale era partito, a 3.5 sec. dalla Alfa Romeo di Raikkonen, e incalzato da Albon che lo supera al giro successivo, consigliandolo di rientrare ai box prima di farsi sverniciare anche da Giovinazzi, il che sarebbe stato decisamente troppo.

Al 20° giro Magnussen parcheggia la sua Haas poche decine metri prima dell’entrata dei box. La direzione gara decide di fare uscire una Safety Car dal sapore molto americano, di quelle che servono più a rompere la monotonia che a garantire la sicurezza. E l’operazione riesce perfettamente perchè il box Mercedes si frega con le proprie mani chiedendo ad Hamilton di rientrare con la pit-lane chiusa. E, infatti, tutti gli altri si fermeranno qualche giro dopo, a pit-lane aperta. Tutti tranne quelli che si erano già fermati prima della SC, fra i quali Gasly, le due Alfa e Leclerc, che si ritrovano così nelle prime posizioni. Mentre Sainz, con la prima McLaren, sprofonda in ottava posizione.

Quando la gara riparte, Leclerc supera in un colpo solo entrambe le Alfa Romeo, issandosi in quarta posizione, ma subito dopo va oltre il limite della pessima auto che guida, che si vendica e lo porta a sbattere violentemente all’esterno della parabolica. Inevitabile la bandiera rossa.

La gara ricomincia dal giro 27, con partenza da fermo e Hamilton in pole ma con la penalità da scontare. Di fianco a lui c’è Stroll, cui la bandiera rossa ha risparmiato un pit-stop, ma il canadese rovina una grande possibilità di vittoria con una pessima partenza. 

Mentre Lewis sconta la penalità, il comando passa a Gasly, con dietro un arrembante Raikkonen, che però verrà rapidamente risucchiato dal gruppo, dal quale risalgono Sainz e Stroll, che si ritrovano però a diversi secondi dal francese in testa.

Si ritira Verstappen, mai competitivo, mentre Bottas non riesce ad emergere e rimane a lottare con le due Renault, anch’esse incapaci di sfruttare la situazione. Nelle retrovie la rimonta di Hamilton non è imperiosa come ci si sarebbe potuti aspettare. La Mercedes sembra avere difficoltà quando si ritrova in gruppo, e sarebbe interessante sapere se questo dipende dalla mappatura congelata, o, come è più probabile, da un setup non adeguato alla situazione.

Sainz vuole assolutamente la vittoria, e tenta di recuperare su Gasly, ma lo raggiunge solo all’ultimo giro, ed è troppo tardi.

La bandiera a scacchi sancisce così l’incredibile vittoria di un bravissimo Gasly, che precede Sainz, Stroll, Norris, in questo week-end nettamente in ombra rispetto al compagno, gli altrettanto incolori Bottas e Ricciardo, poi Hamilton, risalito fino alla settima posizione, Ocon, Kvyat e Perez, che dal rientro dopo avere smaltito il COVID-19 sembra piuttosto in difficoltà.

Ad un passo dalla zona punti Latifi, ed è un peccato perchè l’uscita di scena della famiglia Williams dalla F1 avrebbe meritato di essere celebrata con un arrivo a punti. Da segnalare la pessima gara di Albon, arrivato 15° senza un particolare motivo. Il tutto mentre colui che è stato cacciato con ignominia dalla Red Bull per lasciargli il posto guadagna una incredibile vittoria.

E l’inno di Mameli risuona per la seconda volta davanti alle vuote tribune di fronte al rettilineo di partenza. Ma è per il team “sbagliato”, quello con sede in Romagna, a Faenza, e le cui origini ben conosciamo. Per questo motivo, la vittoria di oggi ha un grande significato, perchè rende merito a chi lavora in silenzio e quasi ignorato dai mezzi di comunicazione, che vedono sopratutto rosso. Ed è bello ricordare che ad aiutare la nascita di quel team fu anche Enzo Ferrari.

Ora si va al Mugello, per il millesimo GP della scuderia del Drake. E la squadra di Maranello si presenta con quella che è una delle situazioni più squallide e imbarazzanti della sua storia. A livello di prospettive di classifica, peggio del 1980 e del 1992, quando comunque si navigava a centro classifica, con qualche fiammata possibile grazie al talento dei piloti. Ora non si può nemmeno sperare in quello perchè, come si è visto oggi, con la SF1000 se si esagera si rischia di farsi male. E non è proprio il caso. I tifosi della rossa però stiano tranquilli: le porte girevoli a Maranello sono state tolte, e si punterà sulla stabilità del gruppo attuale, con qualche rinforzo. Gruppo attuale che, faccio sommessamente notare, è stato in grado di sfornare una macchina come la suddetta SF1000, che rappresenta il terzo passo indietro dalla SF70H del 2017, che fu in grado di giocarsi il mondiale con la Mercedes. Auguri, soprattutto a Sainz.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @AlphaTauriF1

COMANDO ANCORA IO – WSBK 2020 TERUEL POST GP

Sono rimasto 10 minuti fermo in silenzio. Non sapevo che titolo dare all’articolo.

Ma che razza di weekend è stato⁉️ Non ditemi che vi siete annoiati. Tre vincitori in tre diverse gare. Una Ducati V4 R che si conferma la moto da battere (chiedere a Lorenzo Lanzi) ed un Rea che non molla la presa nonostante una ZX10-RR con qualche anno sulle spalle…

È stato un weekend pazzesco e vorrei partire da questa immagine…⬇️

Rea 🥈🥈🥇 Rinaldi 🥇🥉🥈

In ogni gara questi due Piloti sono andati a podio, entrambi hanno vinto una manche. Se per uno non ci sorprendiamo più di tanto, per l’altro invece chi se lo sarebbe aspettato⁉️

Michael Rinaldi ad ottobre era appiedato, grazie all’occhio di Denis Sacchetti (magistrale) è riuscito ad ottenere una V4R privatissima con la quale sta ottenendo risultati ECCELLENTI.

Niente MotoGP, niente BSB, talento nostrano della cara vecchia scuola “Superstock” 600 e 1000. La vittoria ottenuta in gara 1 deve fa rabbrividire chiunque, specialmente Redding e Davies.

Se il biondo Chaz ormai sembra aver ammainato la bandiera di guerra, il Campione Britannico (ex MotoGP) Redding era in piena lotta al titolo fin quando…

…fin quando non ha perso l’anteriore. Capita purtroppo ed aggiungo che (purtroppo) il suo rivale per il Titolo sbaglia pochissimo.

In gara 1 la vittoria è andata a Michael Rinaldi davanti a Rea e Davies, con Redding che si è steso durante la lotta per il podio. Ai piedi del podio la Fireblade di Haslam, moto che è molto vicina alla top 3 ormai.

Nella Superpole Race il contendente al Titolo Scott Redding ha trionfato, spezzando l’egemonia di Jonnhy nelle gare sprint, regalandoci una gara mozzafiato.

In  gara 2 invece ha trionfato Rea davanti a Rinaldi e Redding. Quest’ultima è stata la gara più bella in assoluto, piena di emozioni in classico stile WSBK.

È stata una due giorni di Grandi emozioni in cui chi ha deluso le aspettative a mio avviso è la Yamaha R1 M….in tutte le salse. Personalmente mi aspettavo potessero lottare per il Mondiale ma tirando le somme, al netto di quanto visto, hanno parecchio da lavorare soprattutto se vogliono mantenere Toprak sul podio Mondiale.

Male anche Bautista. Rischia tanto e si vede ma ha sole 8 lunghezze di vantaggio su Leon Haslam… (Quanto è forte la V4R cit.)

Classifica Mondiale 

Classifica Mondiale.

Mancano tre round alla fine del Mondiale, tra poco più di un mese sapremo chi sarà il nuovo Campione del Mondo e con ancora 9 gare da correre 36 punti non sono tanti…. Ma neanche pochi conoscendo Rea.

20 settembre 🇪🇸 Barcellona

4 Ottobre 🇫🇷 Magny-Cours

16 Ottobre 🇵🇹 Estoril

Considerando le ultime tre tappe entrambi i Piloti hanno frecce nel loro arco.  Il Catalunya Circuit è noto ad entrambi i Piloti.

Il circuito di Magny-Cours invece è a vantaggio di Rea, poiché la MotoGP ha sempre corso sul Bugatti di LeMans.

Il circuito dell’Estoril è praticamente sconosciuto a questa SBK (ultima gara nel 1993, e che gare… Chiedere a Russell e Fogarty) mentre Redding ci ha corso nei primi anni di carriera fino al 2012.

Appuntamento tra due settimane a Barcellona, non mancate.

Francky

 

P.S. Dimenticavo… 9 gare a disposizione per raggiungere quota 100.

(immagine in evidenza tratta dal sito moto.it)

 

F1 2020 – GRAN PREMIO D’ITALIA

Più che una preview potrebbe assomigliare ad un necrologio prima della effettiva dipartita. Si perchè scrivere un’introduzione al GP d’Italia 2020 a Monza dopo lo scempio Ferrari visto a SPA, su una pista che è l’essenza stessa del Motorsport a quattro ruote, è un esercizio che facilmente induce alla depressione, almeno per quanto riguarda i tifosi rossi.

Il dolce ricordo del 2019, foto F1.com

Il circuito di Monza è formato da 11 curve (7 a destra e 4 a sinistra), per un totale di 5793 m. Il primo settore prevede due grandi rettilinei, quello principale e Curva Grande, che sono collegati dalla 1° Variante, dove la velocità di marcia, la stabilità in frenata, la trazione e l’erogazione della cavalleria saranno fondamentali. Il settore due è composto dalla variante della Roggia e dalle due curve di Lesmo (curva 6 e 7, più note come Lesmo 1 e 2): è quello tecnico, dove serve tanta stabilità, inserimento e una vettura composta in uscita. Fondamentale è, quindi, il carico aerodinamico generato dal corpo vettura, dato che le vetture avranno pochissimo carico dalle ali; un grande grip sulle gomme generato dal setup delle sospensioni anteriori, per avere direzionalità e nello stesso tempo una vettura non troppo rigida sui cordoli esterni. L’ultimo settore prevede due rettilinei ancora una volta uniti da una Variante, la Ascari, fino ad arrivare alla famosa curva Parabolica, dove avere un anteriore preciso permette di avere elevata percorrenza e uscire con la giusta trazione sarà cruciale per raggiunge la velocità di punta ottimale prima di tagliare il traguardo.

Per la sua configurazione e per le elevatissime velocità, Monza è particolarmente sensibile all’aerodinamica delle vetture, in particolar modo è il circuito più esigente per la resistenza all’avanzamento. I Team quindi toglieranno quanto più drag mantenendo, per quanto possibile, un livello accettabile di carico per le curve presenti, semplicemente riducendo il carico generato dalle ali, anche rimuovendo (e non solo modificandone l’incidenza) dei flap dell’ala anteriore per bilanciare, caso unico in tutto il mondiale. Ciò migliora le velocità ma riduce la direzionalità: per questo sarà mirato il lavoro su barre e ammortizzatori per ridurre il sottosterzo. E c’è di più: con un’ala da minor carico infatti, il flusso d’aria verso il fondo perderà di forza: per evitare uno stallo aerodinamico (e per ridurre ancora l’incidenza delle ali) si predilige scendere in pista con minor rake.

Charles Leclerc, Sebastian Vettel, SF1000 “low downforce”, Spa Francorchamps 2020, pic motorbox.com

Monza è il tempio della velocità, quindi è molto sensibile alla potenza delle Power Unit. 10 cv equivalgono a 2 decimi al giro e, così come a Spa, il compito del recupero da motogeneratori elettrici è fondamentale (20 km/h e oltre 3.5 sec al giro), che devono offrire la giusta spinta alla monoposto in aggiunta al motore endotermico. Di contro, a causa delle poche frenate, l’MGU-K non è in grado di recuperare una grande potenza. Sarà interessante capire quanto potrà influire il ban del “Party Mode” in Qualifica su tutti i motorizzati non Ferrari.

Pu Mercedes on Williams F1, Test Barcelona, F1Technical.net

Dal punto di vista dell’impianto frenante, secondo i tecnici Brembo, l’Autodromo Nazionale di Monza rientra nella categoria dei circuiti più impegnativi per i freni, pur essendoci solo 7 frenate al giro, ma per 3 di queste i piloti sono soggetti ad una decelerazione di almeno 5 g. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 4, identico alla pista di Spa-Francorchamps su cui si è corso una settimana fa, nonostante l’uso del pedale del freno sia di soli 10,75 secondi al giro (14% vs il 13% di Spa). Lo scarso carico aerodinamico utilizzato per sfruttare i lunghissimi rettilinei si traduce in staccate molto violente in corrispondenza delle tre Varianti (del Rettifilo, della Roggia e Ascari) che risultano quindi particolarmente impegnative per il pilota e l’impianto frenante. Dalla partenza alla bandiera a scacchi ogni pilota esercita un carico complessivo sul pedale del freno di 31,6 tonnellate, superiore solo ai due 2 GP disputati a Silverstone. La più dura per l’impianto frenante è la prima dopo la partenza: le monoposto vi arrivano a 353 km/h e scendono a 88 km/h in soli 135 metri. Per riuscirci i piloti frenano per 2,66 secondi esercitando un carico di 195 kg sul pedale del freno ed affrontando una decelerazione di 5,5 g.

Così come per tutte le altre componenti delle monoposto, anche per l’impianto frenante le caratteristiche essenziali sono il peso, la resistenza e le performance assicurate. Trattandosi di masse non sospese, quando viene diminuito il loro peso calano i consumi di carburante e migliorano l’aderenza e l’handling dell’auto. Pensiamo che a differenza di un impianto frenante di un’auto stradale che pesa sui 20 kg a ruota, quello Brembo di Formula 1 incide per circa 5 kg: un quarto (1-1,25 kg) è il peso del disco in carbonio, mentre la pinza in alluminio/litio è più pesante, oscillando tra 1,5 kg e 2 kg. La pastiglia in carbonio di F.1 invece pesa 200 grammi.

Freni, Ferrari SF90, Monza. Foto Autosport.com

Si va, quindi a Monza, uno dei gp di casa della Ferrari, il tempio della velocità, con una monoposto che al momento fa rimpiangere anche quella orrenda del 2014. Supponendo anche che il weekend orribile di SPA sia stato provocato da una concausa di fattori interni ed esterni tutti di segno avverso, che hanno mostrato una SF1000 ben peggiore di quanto in realtà non sia, resta comunque difficile pensare positivo in vista del Gp monzese. Una pista, come abbiamo visto, con una parte guidata irrisoria rispetto a SPA ma in cui la potenza ed efficienza della PU gioca un ruolo primario, caratteristica che relega la Ferrari ad un ruolo secondario, ad essere generosi.

I piloti hanno già messo le mani avanti, ” a Monza sarà molto difficile”. A questo punto il fatto di correre a porte chiuse è quasi una benedizione per loro. E anche per tutta la Scuderia e il management, che continua nel suo mutismo a fronte di una situazione ai limiti dell’indecenza sportiva. Ci sarà una strategia ben ponderata dietro al comportamento e alle (non)dichiarazioni di Binotto e Camilleri/Elkaan ma di sicuro è di difficile lettura, interpretazione e comprensione.

Non conoscendo tutti gli “altarini” svelati dopo l’accordo segreto FIA-Ferrari sull’affaire PU e le trattative per il rinnovato Patto della Concordia si possono solo ipotizzare le cause del disastroso presente Ferrari e dell’incertissimo futuro sportivo della Scuderia, almeno fino a fine 2021.

O meglio, è facile pensare che le attuali difficoltà derivano da una PU tornata ai livelli del 2015 senza il “trick” irregolare che la talpa di Maranello ha gentilmente svelato alla FIA. Si parla addirittura di 90 CV in meno in certe situazioni, roba da GP2 engine di alonsiana memoria. E ad una situazione tecnica e di gestione del capitale umano in GES a dir poco confusa.

Così come confusa e inspiegabile sembra essere l’avallo Ferrari al congelamento delle PU quando la mannaia della FIA si era già abbattuta sulla PU di Maranello. Uno scotto da pagare per evitare la squalifica relativa al mondiale 2019? Forse, ma siamo sempre nel campo delle ipotesi. Di sicuro tale decisione compromette fortemente il mondiale 2021 e oltre se non riusciranno a riprogettare una PU adeguata a combattere per le prime posizioni.

Binotto parla alla stampa con una tale calma che sembra solo aspettare momenti migliori, adeguatamente rassicurato dai suoi capi, e forte del fatto di dover espiare i peccati commessi con un paio d’anni di sberle prese in pista prima di poter rivedere la luce. Anche queste tutte supposizioni ovviamente ma tant’è.

Intanto i “nemici” fanno a gara a sbeffeggiare e rimarcare le colpe di Binotto e compagnia. Horner rivendica vittorie sfuggite nel 2019 a causa del motore irregolare. Quali non specifica, visto che al limite può rivendicare quella del Gp di Singapore, doppietta Ferrari e Verstappen terzo, in una pista in cui la PU non ha una grandissima importanza.

Wolff da mesi spara a zero soprattutto su Binotto, dichiarandosi “solidale” (sic…) con i tifosi della Rossa e arrivando a dichiarare che per colpa del “trick” Ferrari alcuni suoi dipendenti hanno avuto problemi di salute causa stress. In soldoni alcuni suoi dipendenti sono andati in burn-out per colpa della Ferrari. Affermazione alquanto ardita e che lascia piuttosto perplessi.

Wolff che deve guardarsi curiosamente dal “fuoco amico” di media tedeschi che sostengono la poca simpatia reciproca tra lui e il nuovo capo Mercedes Kallenius, che sembra non impazzire neanche per Hamilton. Chissà che dietro le voci di un Wolff in Aston Martin nel futuro prossimo e di un Hamilton che ancora deve rinnovare il contratto non si nasconda la possibilità concreta dello smantellamento del binomio più vincente di sempre in F1. Anche Vettel non ha ancora annunciato la sua destinazione per il 2021. L’ipotesi è ardita ma chissà che non stia aspettando che, chiusa la porta Ferrari si possa aprire il portone delle Mercedes. Pilota tedesco su macchina tedesca…ipotesi molto suggestiva..

Tornando al Gp brianzolo i favori del pronostico non possono che essere grigie, anzi nere. Rimane l’incognita del ban delle mappature “party mode” in qualifica mentre in gara sarà possibile utilizzare mappature per il sorpasso ma, probabilmente, questo non sconvolgerà certo i valori in campo.

Red Bull cercherà di giocare le sue carte, soprattutto in termini di gestione gomme in gara ma la strada per la vittoria al momento sembra sbarrata.

Potrebbe essere una buona occasione per Racing Point e Renault. Soprattutto quest’ultima viene dalla buona prestazione di Spa e anche nel 2019 andarono piuttosto bene sul tracciato monzese.

SPA, BELGIUM – AUGUST 30: Daniel Ricciardo of Australia driving the (3) Renault Sport Formula One Team RS20 on track during the F1 Grand Prix of Belgium at Circuit de Spa-Francorchamps on August 30, 2020 in Spa, Belgium. (Photo by John Thuys/Pool via Getty Images)

McLaren è un pò nelle nebbie che il gp del Belgio non ha dissipato. Sainz vede già i fantasmi che lo aspetteranno nel 2021 a Maranello e Norris si ritrova a lottare con Gasly piuttosto che con Ricciardo e Verstappen dopo un inizio di mondiale ben più soddisfacente.

Sui motorizzati Ferrari il pronostico è semplice: cercare di portare a casa una prestazione decente. Haas e Alfa Romeo sono stati anche più veloci della Ferrari a SPA. Probabilmente ciò non avverrà a Monza ma chissà.

Potrebbe anche ripresentarsi un duello vecchio di 30 anni, Williams contro Ferrari. Per il fondo della classifica.

Al di là del pessimismo indotto dalla gara belga, presumibilmente Ferrari rialzerà un pò la testa ma non certo per lottare per il podio, quanto invece per le posizioni dal sesto posto in giù. A Maranello non faranno i salti di gioia, ma è sempre meglio della vergognosa performance di una settimana fa.

Sarà un gran premio a rischio noia, soprattutto se Red Bull non si dimostrerà un avversario tenace in gara ma a suo modo interessante più che altro per capire se Ferrari continuerà nella sua discesa negli inferi oppure ritornerà a tenere la testa fuori dall’acqua. Considerando la “follia” di questa stagione 2019, chissà che l’accordo segreto FIA-Ferrari non preveda delle “deroghe” per i Gp corsi in terra italica…

Monza evoca sempre ricordi speciali, il più grande probabilmente è quello legato alla vittoria assolutamente inaspettata della Ferrari  del 1988 , addirittura con doppietta a pochi giorni dalla morte del fondatore. I romantici pensarono che Enzo ci mise una “manina” dall’alto in quella vittoria. Considerando la situazione di sfacelo attuale della sua squadra e su come questa sia avvenuta, forse questa volta potrebbe avere qualche remora in più.

*immagine in evidenza da monza-news.it

Alessandro Rocco & Chris Ammirabile

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