“QUEL GIORNO CHE…” TROY BAYLISS – EROE DEI DUE MONDI – VALENCIA 2006

Era sempre rossa, era una Ducati ma aveva il numero al contrario. Aveva molti più cavalli di quella normalmente utilizzata da lui. Era nata dalle sue mani e da quelle di Vittoriano Guareschi nel lontano 2002 ma lui se n’è sentito sempre il papà di quella moto.

Aveva dominato il Campionato Mondiale SBK del 2006, dopo anni di assenza ed aveva regolato tutti gli avversari.

Il 20 ottobre le agenzie di stampa battono il comunicato ufficiale: “Troy Bayliss sostituirà l’infortunato Sete Gibernau nell’ultimo GP di Valencia”.

Il Campione del Mondo della SBK venne catapultato nel giro di una settimana a competere nuovamente con dei prototipi. Alcune settimane prima aveva vinto, in sella alla Ducati 999 F06, l’ultima manche SBK sul circuito di Magny Cours.

Passare dalla 999 alla Desmosedici GP6 non è una passeggiata ma Troy Bayliss risponde alla grande. Chiude le FP1 in 8^ posizione col tempo di 1:33.699 a poco più di 2 decimi dal compagno di team Capirossi, le FP2 in 10^ col tempo di  1:33.433 e le FP3 in 6^ col tempo di 1:32.557 a soli 7 decimi Campione del Mondo MotoGP in carica, Valentino Rossi.

Tutti nel paddock avevano capito che sarebbe stata una qualifica “diversa” ed infatti poco dopo Troy stupì Team, paddock ed appassionati 👇

Ditemi una gara in cui i Campioni in Carica dei Mondiali velocità partono appaiati dalla prima fila. Valencia 2006 entrò nella storia anche per quello.

Ma Troy non era sazio. Troy voleva di più, voleva dimostrare al Mondo che “quelli” della SBK non avevano nulla in meno alla MotoGP. Ancora si respirava una intensa rivalità tra i due Mondi.

In gara partì a bomba, chiuse il primo giro (partenza da fermo) in 1:38.865 dando 8 decimi a Daniel Pedrosa ed addirittura più di 1 secondo a Valentino Rossi nel solo primo giro. Martelló tutti i 30 giri sul 33″alto con eccezione dei giri 20, 25 e 27 (34″ basso) mantenendo sempre un distacco di almeno mezzo secondo su Loris Capirossi che gli stava incollato da 22 giri. Ma Valencia è una pista particolare in cui è difficilissimo sorpassare e se in testa mantieni mezzo secondo è quasi impossibile prenderti, diventa stremante per chi ti insegue.

Quel giorno Troy Bayliss vinse una gara strabiliante condotta dal primo all’ultimo giro, vincendo in MotoGP da Campione del Mondo SBK. Il resto è storia.

Buon Compleanno Troy, il Blog del Ring vuole omaggiarti così.

 

WELCOME TO THE JUNGLE – MOTO3 QATAR POSTGP

É stata la solita gara di Moto3. Una giungla con tanti cuccioli scatenati. L’immagine di copertina è iconica, quella era una delle tante staccate del circuito di Losail. 

Nel deserto del Qatar vince, di forza e di esperienza, Jaume Masia. Il pilota di Ajo riesce a battere la concorrenza di tutti gli altri grazie ad una tattica di gara perfetta. Nulla ha potuto il poleman Darryn Binder giunto 3°. Un Binder che spesso ha fatto parlare di sé per la sua “irruenza” in pista ma che sembra aver raggiunto una maturità non indifferente sia nella gestione della gara che nel giro secco.

In gara il rookie Artigas si ricorda di quanto fatto da Jorge Lorenzo in Catalunya 2019 e lo imita👇mettendo KO due sicuri protagonisti del Mondiale quali Jonh McPhee e Jeremy Alcoba, oltre al veterano Andrea Migno.

https://twitter.com/MotoGP/status/1376174802797522949?s=19

Poi è la volta di Carlos Tatay che quando vede Dennis Foggia sembra vedere rosso come i tori. Cade e travolge il Pilota Italiano.

Tatay travolge Foggia nel GP di Spagna 2020. Inizia malissimo il suo anno.

La squadra Leopard perde i suoi Piloti nel giro di pochi minuti. Artigas (2 long Lap penalty) e Tatay (1 long Lap penalty) sconteranno la penalità nel prossimo GP.

Nel mucchio selvaggio svettano due rookie d’eccezione. Il Campione della RedBull Rookies Cup 2020 Pedro Acosta ed il Campione del Mondo Junior 2020 Izan Guevara.

Pedro Acosta in azione a Losail.

Entrambi classe 2004 hanno stupito tutti. Acosta ha chiuso 2° dietro al compagno di team, quello che più ha colpito è stata la sua gestione di gara, degna di un veterano. Era sempre nella posizione giusta al momento giusto e soltanto uno strepitoso Masia gli ha negato la vittoria.

Izan Guevara in azione a Losail.

Anche Guevara ha condotto una gara FENOMENALE dopo un sabato in cui ha preso la prima fila in qualifica. In gara è stato sempre nel gruppo di testa non commettendo mai una sbavatura chiudendo 7° a solo mezzo secondo dal compagno di team Sergio Garcia (4°), ed incollato ai più esperti Gabriel Rodrigo (5°) e Nicolò Antonelli (6°). Chiudono la Top10 i giapponesi Suzuki (8°) e Toba (9°) mentre chiude 10° lo svizzero Dupasquier.

Chiudono a punti Fenati (11°), Tatay (12°), Salac (13°), Yamanaka (14°) e Kofler (15°).

Quello che fa pensare molto è che il ricambio generazionale Italiano si è completamente fermato. In pista a difendere il Tricolore abbiamo tanti veterani e zero rookie, a dispetto della Spagna che vanta invece ben 4 Rookie ed il cui veterano (Masia) è un classe 2000 a differenza dei nostri (Fenati, Antonelli e Migno) che sono dei 1996. Piú che veterani i nostri sono dei “fuoricorso” 👇

Appuntamento a domenica per il Doha GP con Masia che dovrà guardarsi le spalle già dal proprio box. A buon intenditore….

 

 

 

 

 

ADESSO COMANDO IO, LA YAMAHA C’È – QATAR 2021 POST GP

La location era la stessa. L’anno era il 2017. Avemmo tutti l’impressione che Yamaha fece la scelta giusta nel prendere il prodigio della Suzuki, quel Maverick Vinales che aveva sempre bruciato le tappe in carriera. Quell’anno qualcosa andò storto, anche i successivi purtroppo. La fine del 2020 però portò una “ventata di aria fresca” all’interno del box. Losail 2021 potrebbe essere soltanto l’inizio.

Si apre nel migliore dei modi la nuova vita di Maverick Vinales come leader della Yamaha dopo la “retrocessione” di Valentino Rossi nel team satellite Petronas. Vince e convince “Top Gun” mentre il rovescio della medaglia è proprio il Pilota di Tavullia che non conferma quanto di buono fatto vedere in qualifica. In verità il suo passo nelle prove non era il massimo, anzi per dirla tutta oscillava ai limiti della 10^ posizione. Ma tanti hanno i paraocchi e faticano ad ammetterlo.

Il GP del Qatar inizia con la benedizione di Marc Marquez che mangia pop corn e guarda la gara in TV. Immagine non casuale che potrebbe essere rispolverata a fine anno con un messaggio potentissimo.

https://twitter.com/marcmarquez93/status/1376217543174717444?s=19

In Qatar doveva essere una parata trionfale Ducati ed invece la moto più vincente del 2020, con un ottimo Vinales li ha fregati. Aveva ritmo da vendere al kg e nulla ha potuto il motore desmosupermegadromico di Borgo Panigale.

Bagnaia partiva dalla pole ed è partito subito a bomba, ripensando alle vittorie di Dovizioso si capiva subito che qualcosa non andava. Dovizioso raramente tirava come un dannato ad inizio gara, così facendo preservava la gomma per il finale. Pecco ha spinto dal primo giro non avendo più un grip ottimale nel finale.

Negli ultimi 7 giri ho fatto fatica con la gomma dietro, pensavo di poter tenere il ritmo fino alla fine, invece la gomma dietro a destra era stra-ferita. cit. Bagnaia

Zarco ha chiuso 2° mettendosi dietro entrambi gli Ufficiali. Sarà a mio avviso il leitmotiv della stagione poiché ritengo il Francese superiore agli alfieri del Team ufficiale. Delusione per Miller che chiude soltanto 9° dietro ai fratelli Espargaró, ad oltre 6 secondi da Zarco.

Mir superato da Zarco e Bagnaia. Immagine MotoGP.com

Il Campione del Mondo in carica Mir ha chiuso ai piedi del podio superato soltanto sul rettilineo finale da Zarco e Bagnaia. Gara di sostanza ed una conferma imprescindibile: la Suzuki sarà la moto da battere perché preserva al meglio le Michelin. Mir batte ancora una volta Rins, che a questo punto già dalla prossima gara dovrà riscattarsi pena la leadership del box.

Soltanto 6″ separano il vincitore dalla Aprilia RS-GP di Aleix Espargaró, che chiude 7° davanti al fratello Pol che alla prima gara con Honda arriva 8°.

Enea Bastianini chiude in TOP10 la sua prima gara in MotoGP. Immagine MotoGP.com

Chiude in Top10 il Campione del Mondo Moto2 del 2020 Bastianini. Gara di sostanza per il Pilota romagnolo che, con una vecchia Ducati privata, si mette dietro fior fior di Piloti più blasonati come Bradl (Honda ufficiale) e Rossi (Yamaha ufficiale) ad esempio.

Problemi per Franco Morbidelli che è praticamente sparito da inizio gara ed ha guidato ad un ritmo che non era neanche lontanamente paragonabile a quello fatto vedere in prova e nei test.

“La moto ha smesso di girare e il posteriore inizia a sentirsi vuoto, come se non avessi smorzamento nell’ammortizzatore” Morbidelli

Potrebbe essere il sistema holeshot che non ha funzionato⁉️ È un mistero che svelerà presto, già domenica potrà rifarsi.

https://twitter.com/MotoGP/status/1376218217090256898?s=19

Chiude a punti anche l’altro rookie Jorge Martin che regala agli appassionati una partenza spaziale (sopra il video) e compie alcune tornate nelle primissime posizioni del gruppo. Perderà efficacia nel corso della gara ma il suo apprendistato è davvero importante. Guidare la davanti, in MotoGP è importantissimo per un rookie. Quel forcing iniziale gli è costato tanto poiché si è beccato più di 7 secondi da Bastianini.

Delusione anche per Luca Marini che chiude ad oltre 10 secondi da Bastianini e quasi 5 da Martin. Non un bel biglietto da visita. 

Classifica finale👇

Fonte MotoGP.com

Appuntamento a domenica prossima per il 2° appuntamento del GP di Doha.

Nell’attesa 👇

https://twitter.com/AngyFra89/status/1376272248722624513?s=19

Non ci resta che scoprire se sarà, come lo scorso anno, un Mondiale pazzo in cui un Pilota domina su una pista e dopo una settimana arriva 36°. Stay Tuned

Francky

 

(Immagine di copertina MotoGP.com)

HAMILTON SENZA LIMITI IN BAHRAIN. E VERSTAPPEN PRENDE UNA LEZIONE.

Test dominati. Prove libere dominate. Qualifica dominata. GP dominato.
Così il pilota più pronosticato come futuro campione del mondo che la Formula 1 abbia mai conosciuto si è presentato alla stagione 2021. La sua settima. Quella che lo deve consacrare, altrimenti rischia di passare alla storia come una delle tante promesse non mantenute. E questo non è possibile se il tuo nome è Max Verstappen.

Il taglio dei costi ha portato a mantenere i telai del 2020, ma c’è stato anche un taglio del fondo. Che ha costretto le squadre a presentare macchine di fatto nuove, con buona pace del sistema a gettoni e del budget cap. E così, come sempre succede quando si cambia qualcosa nelle regole che disciplinano l’aerodinamica, qualcuno capisce meglio degli altri. E qualcun altro si perde. O, almeno, così sembra.

Dai test era parso evidente che fra quelli che avevano capito qualcosa di più c’erano Red Bull e, udite udite, Ferrari, mentre la Mercedes era parsa in difficoltà, con Hamilton stranamente autore di un numero elevato di testacoda.

E le qualifiche hanno confermato che le ex frecce d’argento non sono più su un altro pianeta, venendo staccate di quasi mezzo secondo dall’olandese volante. Ma sono sempre 2 contro 1, perchè al quarto posto anzichè Perez si presenta Leclerc, autore della solita qualifica monstre  a pochi centesimi dalla seconda Mercedes.

E la gara di Perez si complica ancora prima di cominciare, con l’auto che si spegne durante il giro di ricognizione. La partenza viene fermata, e il messicano riesce a ripartire ma si piazza per prendere lo start dai box, mentre i colleghi fanno un altro giro di formazione.

Quando finalmente si parte, Verstappen tiene la posizione su Hamilton, mentre Leclerc supera Bottas. Nel frattempo in curva 3 c’è la ormai rituale demolizione di una Haas, questa volta ad opera di Mazepin e, per fortuna, con esiti molto meno nefasti per auto e pilota. Inevitabile l’uscita della Safety Car.

Si riparte con i primi tre ingaggiati in lotta fra loro. Dietro Gasly rompe l’ala, ed esce la VSC per pulire la pista. Si riparte dopo un altro giro lento, con Bottas che approfitta del DRS per superare Leclerc, il quale riesce a tenere il passo del finandese per qualche curva, ma poi deve arrendersi alla superiorità della Mercedes.

Qualche giro dopo è il turno di Norris superare Charles, che è già in evidente difficoltà con le gomme.

Alonso è il primo a fermarsi al giro 12 per montare le medie. Al giro successivo è la volta di Norris e Leclerc, che rientrano poco davanti a Nando.

Hamilton spiazza la Red Bull anticipando il pit-stop per montare gomme dure. Verstappen decide di non imitarlo, perchè diversamente avrebbe perso la posizione sull’inglese, che con gomma nuova vola. Si fermerà al giro 18, e rientrerà ben dietro a Lewis, e, montando nuovamente gomma media, dovrà rientrare ai box un’altra volta. 

A metà gara, l’olandese si riporta sotto ad Hamilton, con quest’ultimo che si lamenta via radio di non riuscire ad andare più veloce. Per questo, decide di fermarsi per prevenire un possibile undercut, e montare ancora gomme dure. Si ferma anche Bottas, che perde 8 secondi per una gomma rimasta. incastrata.

Verstappen non segue la strategia di Hamilton, il quale, nel frattempo, sceglie traiettorie tutte sue in curva 4, esibendosi in tagli magistrali, che sollevano le ovvie proteste di Max. La direzione gara prima fa sapere che i “track limits” non valgono per la domenica, poi si ricrede e richiama l’inglese, il quale ovviamente protesta a sua volta.

L’olandese si ferma poi al giro 40 per montare, con un pit-stop velocissimo, gomme dure nuove. Con 16 giri da fare, inizia la caccia, che si concluderà a 5 giri dalla fine quando Lewis va largo in una curva e si troverà Max a meno di 1 sec. Il quale, con una manovra aggressiva, lo supera in curva 4, ma esce largo, e il box gli chiede di restituire la posizione per prevenire un’eventuale (possibile, non certa) penalità. Ma non ci sarà un’altra occasione, e Hamilton si porta a casa la prima vittoria dell’anno.

Il podio è ovviamente completato dal solito Bottas, mai in gara, seguito a distanza da Norris, con una Mc Laren che si conferma terza forza del mondiale. Al quinto posto Perez, rimontato dall’ultima posizione, cosa ormai abituale per lui in Bahrain. Sesto Leclerc, il massimo possibile con questa Ferrari, ma comunque sempre meglio dello scorso anno. Seguono Ricciardo e Sainz, entrambi interessati a conoscere le loro nuove auto, più che al risultato finale. Nono il debuttante Tsunoda, che conferma così tutto il buono che si dice di lui. Decimo Stroll con un’Aston Martin che è l’ombra della Racing Point della fine della scorsa stagione.

Risultato sotto le aspettative per l’Alfa Romeo, fuori dai punti dopo che Raikkonen aveva navigato nei primi 10 per buona parte della gara. 

Notte fonda per Alpine, dopo un buon inizio di Alonso, ritiratosi a metà gara quando era già precipitato in classifica, e, come ampiamente previsto, per Williams e Haas.

Infine, un pensiero per Sebastian Vettel. Peggio di così la sua avventura post-Ferrari non poteva cominciare. Fuori in Q1, penalizzato per mancato rispetto delle bandiere gialle, sempre nelle retrovie in gara e, dulcis in fundo, una tamponata da principiante ad Ocon per la quale ha chiamato in causa un inesistente cambio di linea da parte del francese. L’idea di rimanere a casa con la famiglia, se mai l’avesse avuta, non sarebbe stata sbagliata.

La prima gara è solo la prima gara. Ma se tanto ci dà tanto, a giudicare dal recupero fatto dalla Mercedes fra i test e la gara vera, c’è da credere che assisteremo ad una ripetizione delle stagioni 2017 e 2018 con una macchina blu al posto di quella rossa. Ma con una importante differenza, che potrebbe farci divertire un po’ di più: il pilota che la guida.

Appuntamento nella nostra Imola fra 3 settimane.

P.S. abbiamo visto Hamilton tagliare molto di più di quanto abbia fatto Max in occasione del sorpasso. La scelta di Red Bull di non rischiare una penalità, per poi avere una seconda occasione, è stata molto intelligente, così come la scelta di Max di ubbidire. Resta il fatto che l’interpretazione dei track limits per come è stata fatta oggi equivale più o meno a posizionare, in una gara di sci, i pali in modo diverso a seconda di chi scende, o, meglio, del momento in cui scende. E’, ovviamente, inaccettabile.

P.S. 2. Vorrei che fosse chiaro che quella del P.S. precedente non è un’adombrare un qualche favoritismo nei confronti di Lewis, ma semplicemente il rimarcare il fatto che i limiti della pista sono limiti della pista e vanno rispettati sempre, non a seconda del giorno o, ancora peggio, del momento della gara. Poi ognuno la legga come vuole e si faccia la propria idea.

* Immagine in evidenza da Twitter

F1 2021 – GP DEL BAHRAIN

La stagione 2021, ultimo giro di giostra per la F1 così come l’abbiamo conosciuta dal 2017. Ultimo anno prima della rivoluzione tecnica che vedrà il ritorno delle monoposto a effetto suolo, ennesimo tentativo di ritrovare una parvenza di incertezza e di spettacolarità in uno sport dove da tempo se ne vede poca, pochissima.

Una stagione che in molti pensavano dovesse essere  la “fotocopia” del 2020, in quanto poco si può modificare sulle monoposto che hanno terminato la stagione 2020. In tanti avevano già annunciato come certo l’ottavo titolo di Lewis Hamilton, al volante dell’imbattibile missile nero/argento Mercedes.

In effetti potrebbe ancora andare in questo modo ma diversi fattori fanno pensare che potremmo assistere ad una delle stagioni più interessanti e incerte degli ultimi anni.

Partendo dalle incertezze, cominciamo con il calendario dei GP. Annunciato in pompa magna come il più lungo di sempre, 23 gran premi, roba da far accapponare la pelle agli addetti ai lavori, quelli che spesso non sono a favore di telecamera a cui sembrerà di essere come quei marinai che stanno via da casa mesi prima di rivedere la terra ferma.

La persistente pandemia di Covid-19 ha già fatto slittare a novembre il GP di Australia, tradizionale tappa d’apertura del mondiale. Al momento resta questa l’unica variazione ma in questo senso di naviga a vista, quindi non è detto che non possano esserci ulteriori modifiche.

La bella notizia è che, con il forfait della Cina e del Vietnam, rientrano dalla finestra due circuiti riscoperti nel 2020 e che dovrebbero essere tappa fissa in un mondiale di F1 che si rispetti: l’Enzo e Dino Ferrari di Imola  e Portimao, previsti come seconda e terza tappa stagionale. Sarebbe stato bello riavere anche il Mugello, ma evidentemente è più funzionale andare a Jeddah per “l’esotico” GP dell’Arabia Saudita…

Come detto si parte dal circuito del Sakhir in Bahrain, già sede dei test prestagionali. Test della durata di ben tre giorni, di cui almeno uno poco indicativo per la presenza di vento e sabbia in pista. Facile immaginarsi la soddisfazione dei team che si ritroveranno nelle prime prove libere del venerdì al buio o quasi.

Tra questi, i più felici saranno certamente quelli della Red Bull, che ha terminato alla grande il 2020 e che si è rivelata di gran lunga la migliore dei test pre-stagionali. Al netto di tutti i sandbagging possibili e immaginabili, hanno dato l’impressione di avere una macchina veloce, stabile ed efficace anche nei long run, pronti a fare da lepre almeno nelle prime gare del campionato.

immagine da bandierascacchi.com

L’arrivo di Perez ha dato ulteriore consistenza ad un team che non dovrà preoccuparsi come nel recente passato degli errori di gioventù e di adattamento di giovani piloti.

Le dolenti note arrivano dalla scuderia dalla quale meno te le aspetti. La Mercedes sembra essere in seria difficoltà con la nuova W12, bellissima ma alquanto ingestibile e che ha mandato per le terre diverse volte i suoi piloti. Pur palesando una buona efficienza globale e facendo intravedere un potenziale da prima della classe per distacco, preoccupano non poco i problemi di affidabilità al cambio e l’instabilità del retrotreno che rende la macchina poco prevedibile. Una situazione che i piloti non amano particolarmente, citofonare al Vettel del 2020 per avere un’idea.

immagine da automotorinews.it

Wolff e soci hanno già messo le mani avanti per le prime gare della stagione. Difficile che a Brackley non riescano a trovare la quadra in tempi relativamente brevi ma una Red Bull che parte a razzo potrebbe rappresentare un problema. Certo potrebbe trattarsi dell’ennesimo trappolone che gli anglo-tedeschi giocano agli avversari, ma questa volta potrebbe essere vera emergenza in casa Mercedes.

Ferrari…l’elogio del basso profilo, bassissimo fin quasi a sfiorare la sfiducia nei propri mezzi. Luci ed ombre hanno evidenziato i test, con la nuova PU e una ritrovata efficienza aerodinamica tra le luci, difficoltà nelle curve medio-lente e un usura gomme eccessiva tra le ombre. Insomma, non è il disastro del 2020 ma sembra che la SF21H non possa lottare stabilmente per il podio. L’arrivo di Sainz ha portato una ventata di aria fresca e qualche novità dal punto di vista dei feedback tecnici, in virtù della sua esperienza in McLaren.

immagine da circusf1.com

Binotto si aspetta una stagione più serena rispetto al 2020 ma niente di clamoroso. Il rischio è di vivere una stagione senza i bassi del 2020 ma sostanzialmente mediocre, senza grossi spunti. La Scuderia ha preso così tante bastonate nel 2020 che preferisce atteggiarsi a team di centro classifica, sperando che le prestazioni in pista la possano issare ben più in alto.

Chi può ambire ad essere la terza forza del campionato è la McLaren. Ha perso la PU Renault e ha guadagnato quella Mercedes, perso Sainz e guadagnato Ricciardo, bilancio nettamente positivo. In più hanno trovato una soluzione tecnica al diffusore posteriore a cui nessuno ha pensato e che potrebbe essere un bel jolly. I test hanno confermato la bontà della vettura che deve essere ancora capita a fondo per sfruttarne appieno il potenziale.

immagine da mclaren.com

Aston Martin, o meglio la W11 ridipinta di verde, ha accusato gli stessi problemi della sua sorella maggiore, soprattutto al cambio e nella ridotta operatività della PU Mercedes. L’arrivo di Vettel porterà esperienza e un pilota che può puntare sempre al podio ma attualmente la vettura è un bel punto interrogativo in quanto a performance in pista.

immagine da alvolante.it

Alpha Tauri invece esce benissimo dai test, con una vettura che sembra veloce, prevedibile nel comportamento e affidabile. Tutti entusiasti della nuova PU Honda e del nuovo arrivo Tsunoda, un giapponese che ha già fatto vedere una buona velocità e una certa aggressività a parole.

immagine da scuderiaalphatauri.com

La neonata Alpine, ex Renault, ha cambiato tantissimo e di solito quando è così ci vuole un pò prima di trovare la quadra. Via Abiteboul dentro Brivio, via Ricciardo dentro Alonso e una vettura che ha fatto storcere il naso per gli ingombri notevoli nella zona del cofano motore. Alonso è carico come una molla dispetto delle sue 39 primavere, ma probabile che il 2021 sia un anno di attesa aspettando il 2022.

immagine da formulaspy.com

Le cenerentole del 2020 sembrano destinate ad esserlo anche nel 2021, con qualche cambio di posizione. Ultima, ultimissima la Haas che ha candidamente dichiarato di non sviluppare la macchina nel 2021 e che concentrerà le risorse sulla monoposto 2022, arrivando a dichiarare che uno/due punti conquistati in qualche gara sarebbero un miracolo.Non fosse per la nuova e giovanissima line-up di piloti passerebbe inosservata. Invece nel 2021 rivedremo uno Schumacher in griglia, cosa piuttosto emozionante e Mazepin che al momento ha fatto correre molto più la lingua e le mani piuttosto che la sua monoposto. A mio parere è il candidato numero uno al nuovo ruolo di “carbonman” lasciato da Grosjean.

immagine da automotorinews.it

Alfa Romeo ha goduto in primis di una PU Ferrari 2021 ben più competitiva. Il passo in avanti rispetto alla monoposto 2020 è palese ma non sembra sufficiente da promettere di essere stabilmente tra le monoposto in grado di giocarsi i punti. Il team è molto contento dei risultati dei test così come i piloti, resta l’incognita sulle effettive prestazioni che potranno mettere in pista già da venerdì.

immagine da autoweek.com

Per la Williams il primo anno con la nuova proprietà dovrebbe portare all’abbandono del ruolo di fanalino di coda, gentilmente ceduto alla Haas. La vettura 2021 sembra avere il grosso difetto di soffrire molto la presenza del vento in pista, per cui potrà avere weekend buoni e altri praticamente disastrosi. Per Russell un’altra stagione di purgatorio in attesa che si aprano definitivamente le porte del paradiso Mercedes.

immagine da williamsf1.com

A tutto questo aggiungiamo che verranno utilizzate delle nuove gomme Pirelli in grado di fornire maggiore durabilità e che saranno utilizzate a pressioni minori rispetto al 2020, per avere un quadro ancora più incerto delle forze in campo rispetto alla passata stagione.

Il tracciato del Sakhir ha spesso visto una Mercedes forte ma non dominante, come ad esempio nel 2020. Alla luce delle recenti difficoltà non è azzardato dire che la Red Bull si presenti con i favori del pronostico.

Curiosità nel vedere come si comporteranno al debutto nelle nuove squadre i vari Perez, Sainz, Vettel, Ricciardo, anche se la vera star è Fernando Alonso, da cui ci si aspetta sempre meraviglie.

Occhi puntati anche sui tre debuttanti, Mick Schumacher, Mazepin e Tsunoda. Per ovvie ragioni l’aspettativa maggiore è sul primogenito del grande Michael ma l’imperativo per lui, così come per Mazepin è portare a casa la macchina e non fare errori grossolani, l’apprendistato sarà lungo e con una monoposto che non è sicuramente lo stato dell’arte. Tsunoda invece ha per le mani una monoposto sicuramente migliore e potrebbe già togliersi qualche soddisfazione, se evita la tentazione di voler strafare.

immagine da football24.news

Sarà un primo weekend di gare che non definirà totalmente i valori in campo ma farà capire chi è in vantaggio e chi dovrà rimettersi al lavoro per recuperare. Certo un Verstappen così calmo e “low profile” come quello visto nei test non lo si è mai visto. Ragione in più per averne paura e indicarlo come il favorito numero uno.

*immagine in evidenza da thelastcorner.it

Rocco Alessandro

 

Life is racing, all the rest is waiting