La versione di Seldon: dalla passione, ai fasti, alla crisi. La parabola di un signor inglese (parte I°).

Nell’anno 1969 ci furono alcuni tra i più significativi accadimenti della storia. Alcuni epici ed emozionanti, come lo sbarco dell’uomo sulla Luna, alcuni tristi come la trasmissione dell’ultima puntata di Star Trek negli Stati Uniti….beh, per me sarà triste scoprire anni dopo che era l’ultima….
Sempre nel 1969 però, per parlare di ciò che più ci piace in questo luogo, un pilota di poco talento ma molto intuito fonda una scuderia, la Frank Williams Racinc Cars. Pilota bravo ma non troppo, coraggioso quanto basta, che fonda una scuderia con macchine di altri e che infine comincia a costruire le sue. A parte il socio, un Ferrari d’oltremare qualche decennio dopo. Con diverse e decisamente inferiori fortune fuori dalle piste, ma che in F1…!

L’infanzia.

La scuderia, utilizzando diverse vetture acquistate (dalla Brabham BT26A del ‘69 per finire alla Hesketh 308C del ‘76), non ebbe particolare fortuna o risalto, ed era perennemente in crisi e in cerca di liquidità. Nel 1972, grazie allo sponsor italiano Politoys e alla Motul riuscì a realizzare il sogno di costruire una vettura, la Politoys FX3.

Nel 1973, persi Motul e politoys, Frank trovò ISO Rivolta (un costruttore italiano) e Marlboro, che gli permisero di realizzare e mettere in pista a campionato iniziato la ISO Marlboro IR. Nel 1974 lasciarono anche ISO e Marlboro, e la vettura venne ribattezzata Williams FW, con tre telai a disposizione utilizzati durante la stagione: FW01, FW02 e FW03. Nel 1975 Williams realizzò la FW04, che correrà fino all’inizio del 1976, quando la scuderia verrà acquistata dal petroliere Walter Wolf che assumerà un ruolo preponderante in azienda a scapito di Frank e schiererà una Hesketh 308C per il resto della stagione. (troverete quest’ultima vettura spesso denominata FW05). Durante il 1975 tuttavia Williams riuscì a ripetere con Laffite quel podio che mancava dal 1969 con Courage, il pilota amico di Frank che trovò la morte nel ‘70 a Zandvoort.

Courage iniziò con Frank l’avventura in F1. Si dice fosse molto veloce ed era, fatte le dovute differenze, ciò che Gilles era stato per Ferrari.  La sua morte alzò un muro nella mente di Frank. Analizzando anche superficialmente questi anni ’70 non passa inosservato il fatto (non solo per quanto riguarda Williams), che in F1 partecipavano all’epoca una discreta quantità di sponsor e piloti italiani. E, fatto tecnico significativo, la maggior parte delle vetture inglesi erano motorizzate con il Ford Cosworth DFV V8 3.0 e le vetture inglesi rappresentavano, ora come allora, una quota importante delle vetture in pista.

L’adolescenza.

Nel 1977, Frank Williams e Patrick Head fondano la “Williams GP Engineering”.
L’adolescente scuderia, come ad una prima festa tra coetanei liceali, nel 1977 fece scena muta.
Troppo timida e inesperta la scuderia, con la Williams-March 761 (unica macchina schierata) terminò a zero punti con un settimo posto come miglior risultato. L’anno della svolta fu il 1978. Nel frattempo la scuderia si preparava a ricevere parecchi soldi dagli Arabi. Patrick Head disegnò la FW06, macchina che fu messa in mano ad Alan Jones. Dopo alcuni problemi di affidabilità nella prima parte di stagione, nella seconda parte si comportò decisamente meglio. Ottenne un quarto e un secondo posto che valsero i primi punti mondiali.

Nel 1979 Williams riuscì ad iscrivere due vetture, una sempre per Jones e l’altra affidata a Clay Regazzoni. Ma a causa dell’imporsi dell’effetto suolo, carta vincente della Lotus nel ’78, la stagione iniziata con la vecchia e superata FW06 portò pochi frutti. Dalla nuova FW07 arrivarono presto i risultati, vinse praticamente sempre nella seconda parte di stagione, ma nonostante ciò la Ferrari si piazzò prima nel costruttori e prima e seconda coi piloti. Questo in virtù di un regolamento che voleva il campionato diviso in due parti di 8 gare ciascuno, e il punteggio finale come somma dei 4 migliori piazzamenti per ogni metà di campionato. La Williams era pronta a spiccare il volo!

Il 1980 lo ricordiamo come il primo mondiale vinto dalla Williams e da Jones. La vettura era la FW07B. Essendo italiani lo ricordiamo anche per l’esordio di De Angelis sulla Lotus (mentre in F1 aveva esordito l’anno prima con la Shadow), un pilota con un talento raro e una sfortuna frequente, almeno a quei tempi…Ricordiamo quell’anno anche purtroppo per l’incidente a Clay Regazzoni a Long Beach e per la morte di Depailler durante dei test.

L’unico vero avversario di Jones, più del suo nuovo compagno Carlos Reutemann, fu il giovane Piquet, che sulla Brabham aveva sostituito Lauda. Un anno in cui, il 1980, nelle prime 6 gare vinsero 5 piloti diversi. Jones e la Williams fecero l’accoppiata vincente piloti-costruttori. Frank aveva coronato il suo caparbio, visionario, irriducibile sogno in F1. Chapeau imperituro!

Il 1981 fu un altro duello con Piquet, ma questa volta di Reutemann su una ulteriore evoluzione della FW07. La squadra partì con due doppiette ma Jones vinse solo due gare. In particolare nell’ultima, con Reutemann che partiva in pole con un vantaggio risicato su Piquet e Laffite, Jones scavalcò il compagno e andò a vincere impedendo di fatto all’argentino di vincere il mondiale. Pensate cosa succederebbe se analoga cosa coinvolgesse la coppia Mercedes o quella Ferrari. Dovrebbero costruire un capannone–server per immagazzinare il bigbang di commenti…
La cosa comunque non passò liscia neppure in Williams, Reutemann accusò la squadra di non averlo supportato (ah, quei bei TO che aiutano…..!). Così Frank e socio si dovettero accontentare del titolo costruttori.

Il 1982 vide Patrick Head artefice di una nuova vettura, la FW08. Il tallone d’achille per la Williams come per la Brabham era ormai rappresentato dal DFV Cosworth che non poteva più competere coi motori turbo, specie Renault e Ferrari. Quest’ultima per svilupparlo aveva sacrificato la stagione 1981. Al posto di Alan Jones sedeva sulla Williams Keke Rosberg. Un pilota arcigno e cinico, mai considerato però nel novero dei grandi della F1, almeno non tra i primi. La Ferrari, al contrario della Renault, aveva trovato sia prestazioni che affidabilità, e nel corso di quella stagione si giocava il titolo con una delle coppie più interessanti, Villeneuve e Pironi.

Dopo lo sgarbo di Imola di Didier verso Gilles i due non fecero in tempo a chiarirsi che arrivò la tragedia di Zolder. In seguito anche Pironi, in testa al mondiale con ampio margine, ebbe un incidente che lo fermò in un letto di ospedale per il resto della stagione. Ne approfittò Rosberg che, con una sola vittoria e una serie di piazzamenti, vinse di misura nei confronti di Pironi. Il pilota ad aver vinto un mondiale col minor punteggio di sempre! Il quarto posto nel mondiale costruttori (andato invece alla Ferrari) convinse Frank Williams che l’era degli aspirati era al termine. Si sarebbe rivolto a Honda per la fornitura dei propulsori.

Il 1983 e 1984 furono per la Williams una sorta di limbo. Calo di prestazioni e aumentata competitività degli avversari lasciarono la squadra inglese nel medio regno. 5° nell’83, 6° nell’84. Nell’85 al posto di Laffite arrivò l’inglese Nigel Mansell. Non fu una stagione esaltante, ma finì in crescendo, specie per le prestazioni del motore Honda, arrivando al terzo posto nel costruttori.

La maturità.

Nel 1986 fu ingaggiato al posto di Rosberg il bicampione mondiale Piquet. La FW11 era un’ottima macchina, e sicuramente Frank ne sarebbe stato più contento se nel frattempo non avesse perso l’uso delle gambe in un incidente. Questa cosa lo allontanò dalla pista per tutta la stagione. Mansell si giocò il titolo in Australia quando non rientrò ai box per il cambio e gli esplose la gomma alla fine del GP. Prost vince incredulo il titolo mentre la Williams si accaparra quello costruttori con l’amaro in bocca per una stagione letteralmente dominata ma male amministrata.

Il 1987 si corse sulla falsa riga dell’anno precedente, questa volta Mansell e Piquet si giocarono il titolo con Frank nuovamente presente ai box. La spuntò Piquet anche per un incidente che eliminò Mansell dalle ultime due gare. Un’altra doppietta costruttori-piloti. La storia della scuderia era ormai tracciata…

Nel 1988, l’anno del dominio sconvolgente di McLaren e Senna, della morte di Enzo Ferrari, dell’abbandono dei propulsori sovralimentati…la Williams si trova a sostituire Piquet con Patrese e i motori Honda diventati inaffidabili con gli aspirati Judd V8 (sempre Honda), sempre inaffidabili. Fu un anno di passaggio che vedrà la scuderia cambiare partner motoristico (Renault) e ricominciare la salita…

Quello che più mi fa piacere ricordare di quegli anni, che ho vissuto tutti (a volte intensamente a volte meno) con sereno trasporto verso la mia squadra :-))), è che certe scuderie (come la Williams, e certi piloti (come Mansell e Prost) non erano “nemici”. Erano quei cavalieri del rischio che non trovano eguali nel presente. Troppo più sofferte le imprese di certi costruttori, troppo più faticose le carriere di certi piloti per non essere più amate rispetto a quelle odierne. troppo “uomini” fuori e dentro la pista, troppo sul filo tra vita e morte per non averne quasi sempre rispetto qualunque tuta indossassero. Ragioni queste di dibattito perenne.

Speriamo anche in nuovi più emozionanti duelli tra i protagonisti attuali, che a volte non per loro colpa, subiscono la schiacciante ingombrante forza delle scuderie per le quali corrono, nonchè l’appiattimento di regolamenti e circuiti a favore (e senza risultato alcuno) dello spettacolo.

Si chiude qui la prima parte dell’epopea di un inglese speciale.

Antonio.

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