Il 2016 in compagnia di Mick

Sui giornali, ma anche e soprattutto sul web, si leggono da qualche anno sporadiche notizie sui risultati sportivi del figlio del pilota di F1 più titolato di sempre. Del resto, se ti chiami Schumacher e hai deciso di seguire le orme di tuo padre, è naturale destare l’interesse di appassionati e curiosi. Per fare notizia è sufficiente far comparire il cognome nel titolo dell’articolo e l’esca è lanciata. Su internet tutti i siti specializzati catturano un bel numero di click, obiettivo di vitale importanza per chi non è indipendente. Con il passaggio di Mick dalle competizioni sui go-kart ai campionati di Formula 4 in Europa, la visibilità è nettamente aumentata, le gare sono trasmesse online e godono di copertura televisiva, il numero di articoli acchiappa vendite si è moltiplicato. Ciò che è rimasto pressoché invariato è lo scarso livello giornalistico di tali notizie, che permette di alimentare pareri contrastanti sul rendimento di Schumi jr. Si possono addirittura leggere commenti insensati da parte di personaggi illustri del motorsport, palesemente disinformati sull’andamento di gare e campionati, ma sempre pronti a gridare al complotto e al favoritismo, giusto per sollevare un po’ di inutile clamore. Così se sei il figlio di Michael Schumacher e vinci le gare, hai avuto una spinta dalla categoria nella quale gareggi, per creare interesse ed ottenere magari soldi dagli sponsor; se perdi sei talmente scarso da non riuscire ad emergere nemmeno con l’appoggio degli organizzatori.

Ciò che segue non è solo un goffo tentativo di condividere le impressioni che ho avuto osservando Mick Schumacher a bordo di una vettura di F4, sia in televisione che in autodromo; è anche e soprattutto un altrettanto sgraziato modo per mettere ordine nelle vicende sportive che lo hanno visto protagonista, così da permettere a degli appassionati veri, quali i Ringers sono, di farsi un’idea più chiara sulle prestazioni di un ragazzo che sta facendo parlare di sé e che non è solo il prodotto di una enorme campagna pubblicitaria incentrata sul suo cognome famoso.

Quindi, andiamo con ordine: Mick ha iniziato la sua carriera in kart quando aveva già nove anni, nel 2008, nonostante non mancassero certo le disponibilità (economiche e non). Correndo con il cognome materno è diventato nel 2014 vicecampione europeo e mondiale di kart, per poi passare nel 2015 alla F4 tedesca, in squadra con Harrison Newey e Joey Mawson (Van Amersfoort Racing). Nonostante i risultati non siano stati troppo soddisfacenti, con una vittoria in gara 3 nel primo week-end della stagione sul tracciato di Oschersleben, si potevano notare già buone doti di guida, sicuramente non ancora espresse al massimo potenziale, causa mancanza di esperienza in ambito formulistico. Al termine della stagione, sul tracciato di Monza, con l’attenta supervisione di Luca Baldisserri, Schumi jr ha effettuato dei test con la vettura del team italiano Prema, eccellenza per quanto riguarda le categorie minori per monoposto. Con Prema ha gareggiato in questa stagione sia in F4 tedesca che in F4 italiana, ed è proprio grazie alla partecipazione nella nostra serie nazionale che ho potuto osservare dal vivo le sue prestazioni in tre diversi week-end stagionali: a fine maggio e fine settembre a Imola, a metà luglio al Mugello. Entrambi i campionati erano inoltre trasmessi online, quello italiano anche in televisione, quindi ho potuto seguire interamente la stagione agonistica.

Partiamo dai risultati: nelle due serie Mick si è classificato secondo assoluto, con Prema campione nella classifica a squadre. Il campionato tedesco è stato vinto da Joey Mawson, suo ex-compagno di team, ancora in forza alla Van Amersfoort Racing, mentre quello italiano ha visto trionfare Marcos Siebert, della Jenzer Motorsport. In entrambi i casi i titoli si sono assegnati nell’ultimo fine settimana, a conferma della competitività di Schumi jr, che è riuscito a dare ottimi risultati nell’arco di una stagione per lui molto impegnativa.

Nel campionato tedesco si è avuta una lotta serrata fra i due contendenti, i quali hanno mostrato di essere superiori rispetto agli altri partecipanti, tanto da ritrovarsi spesso a duellare per la vittoria, nonostante il format sia concepito in modo da rimescolare il più possibile le carte, così da dare possibilità a tutti i concorrenti di mettersi in luce. La stagione si è decisa negativamente per Mick nel fine settimana sul Red Bull Ring, dove, per un problema non attribuibile al pilota, è stato costretto a condurre una sessione di qualifica anonima che lo ha relegato a correre gara 1 e gara 2 all’inseguimento, scattando ben oltre la metà dello schieramento (che vede oltre trenta iscritti ad ogni gara). I punti persi in tale occasione su Mawson, che ha potuto correre con relativa tranquillità per tutto l’evento, hanno pregiudicato irrimediabilmente le velleità di lotta al titolo; le speranze sono state definitivamente annullate nelle qualifiche dell’ultimo week-end a Hockenheim, dove un altro problema ha costretto Mick a partecipare alla staffetta di qualificazione (vinta) e prendere il via delle prime due gare oltre la ventesima posizione.

Nel campionato italiano invece, già dal primo evento a Misano, ha dimostrato di essere nettamente il migliore in griglia, con doppia vittoria e successo nella gara finale sfumato per un errore in partenza dalla pole position (con rimonta da fondo gruppo fino alla quarta posizione). Il team Prema ha deciso di non partecipare al fine settimana di Adria, favorendo la fuga in classifica di Siebert, che si era comunque ben comportato a Misano. Dal terzo evento in poi, per Mick è stato quindi un inseguimento continuo, con dimostrazioni di forza impressionanti, ma anche errori dovuti all’irruenza e all’inesperienza. Emblematici sono l’incidente con il compagno Correa in gara 2 al Mugello nella battaglia per la prima posizione, che lo ha costretto alla partenza dal fondo in gara 3, il jump start in gara 1 a Imola dalla pole, l’incidente alla prima curva in gara 2, con susseguente ultima posizione in griglia per gara 3. Tutto ciò ha dissolto la superiorità mostrata in pista e Siebert, che nel frattempo correva da formichina, si è portato a casa il titolo, senza mai mostrare di essere effettivamente all’altezza del rivale.

Complessivamente nella stagione 2016 in F4 Mick Schumacher ha ottenuto 5 vittorie sia nella serie tedesca che in quella italiana e 4 pole position in entrambi i campionati. Insieme a Joey Mawson, Harrison Newey e altri piloti di F4, ha confermato la partecipazione al MRF Challenge per tutta la stagione 2016-2017, dopo aver preso parte al week-end conclusivo dell’ultima edizione. In questo fine settimana si è svolto il primo appuntamento a Sakhir, dove ha colto due successi in gara 2 e gara 4, lasciando il Bahrain in testa alla classifica. Per il 2017 è già ufficiale l’impegno al FIA F3 con il team Prema, con il quale ha già svolto in questo mese una sessione di test al Nurburgring. L’approdo in un campionato sicuramente più professionale, con approccio alle gare molto più vicino alla F1, sarà un banco di prova rivelatore delle reali potenzialità di Mick, a mio parere molto alte.

In conclusione, come promesso, riporto qualche impressione personale sulla base di quanto visto. Lo stile e l’approccio alle gare mi ha ricordato fin da subito quello di Michael. La guida è aggressiva e sempre al limite, sia in condizioni di pista libera che nei duelli, è evidente la ricerca di un ottimo inserimento in curva, con anteriore molto stabile, per poi controllare l’uscita in leggero sovrasterzo. Risulta notevole l’abilità nei sorpassi, specialmente grazie alla staccata profonda, che gli ha permesso di effettuare numerose rimonte nel corso della stagione. Impressionante è la capacità di fornire un ritmo martellante alla gara quando è in testa, come in gara 1 a Monza, dove è riuscito a vincere con ben 11 secondi di vantaggio. In definitiva, proprio come suo padre, è un pilota dalla guida emozionante, coraggioso e non certo arrendevole.

Cari Ringers, spero con questo articolo di aver centrato gli obiettivi che mi ero prefissato; vi consiglio comunque di vedere qualche video online delle gare che vi ho descritto in questo pezzo. Non mi resta che concludere con un semplice “GO MICK!”

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Saluti da Braccio