Hamilton vince a Spa, Vettel a rimorchio

Quella di Spa doveva essere una pista Mercedes ed infatti Hamilton ha vinto. Ma apparentemente non ha dominato, come ci si sarebbe potuti aspettare. Classifica alla mano, la Ferrari si è rivelata molto più vicina di quanto si potesse forse immaginare alla vigilia.
Vettel ha dato l’impressione per tutta la gara di potere avere più velocità di Hamilton, e di aspettare il momento giusto per attaccare. Ma il momento non è arrivato, nemmeno quando, dopo la safety car, la Mercedes ha optato per una strategia controcorrente, montando le mescole più dure ai suoi piloti. In quel frangente era lecito pensare che per Vettel sarebbe stato facile superare Lewis, disponendo delle gomme più morbide, ma dopo un timido tentativo alla ripartenza (fallito grazie alla superiorità della PU Mercedes) il distacco si è portato oltre il secondo e non c’è stata più alcuna possibilità per il tedesco.
Il dubbio è se l’inglese abbia controllato la situazione per tutta la gara, come ha lasciato intendere con una mezza frase pronunciata nel retropodio, o se Vettel sia stato impossibilitato ad avvicinarsi di più, e quindi a tentare l’attacco, a causa della grande perdita di carico che queste auto hanno quando sono in scia.

Detto quanto sopra, per la Ferrari il bicchiere può essere considerato mezzo pieno se si pensa a dove erano gli anni passati, con la cronica incapacità ad evolvere la macchina nel corso del campionato, problema che quest’anno sembra decisamente risolto, oppure mezzo vuoto se si considera la forza della Mercedes e di Hamilton, perché per vincere questo mondiale sarà necessario arrivare davanti ai tedeschi, e oggi questo non è successo.

Le due prime guide sono decisamente sembrate di un altro pianeta, mentre i rispettivi compagni sono stati autori di prestazioni non all’altezza. Bottas, dopo essere rimasto in terza posizione a debita distanza per quasi tutta la gara, si è calato nei panni di Zonta senza però essere doppiato, facendosi sfilare da Ricciardo a sinistra e da Raikkonen a destra in fondo al rettilineo del Kemmel. Precedentemente Kimi aveva ignorato la bandiera gialla uscita per la fermata di Verstappen, beccandosi la sanzione più dura, uno stop&go di secondi, e stupendosi pure di questo, come se i commissari non avessero la telemetria con la quale valutare se e quanto un pilota rallenta. Rimesso in gioco per il podio dalla safety car, l’ha poi perso nei confronti di un più determinato Ricciardo.

Per la RedBull è stato un GP in chiaro-scurissimo. Con un enorme deficit di motore rispetto a Mercedes e Ferrari, la speranza su una pista come questa era riposta nell’abilità dei piloti, e infatti Ricciardo l’occasione non l’ha sprecata, mentre un incredulo Verstappen è stato vittima per l’ennesima volta di un problema di affidabilità. Considerando lo status di fenomeno che gli viene attribuito, e guardando il suo pessimo ruolino di marcia quest’anno, c’è da chiedersi quanto tempo passerà prima che gli venga la tentazione di migrare verso altri lidi per concretizzare tutto il potenziale di cui dispone.

Da segnalare l’ottima gara di Hulkenberg con una molto migliorata Renault, sempre piuttosto vicina alla Red Bull e ben davanti alle Force India, e di Grosjean, che è riuscito ad arrivare settimo mentre il compagno Magnussen affondava alle prese con problemi di gomme.

Gli episodi finali hanno consentito una risalita delle Williams (ottavo Massa, undicesimo Stroll) e delle Toro Rosso (decimo Sainz, dodicesimo Kvyat), dopo una gara condotta sempre nelle retrovie. Ma entrambe le squadre devono ringraziare il duo Force India, che oggi si è superato con ben due scontri ad oltre 200 all’ora nella discesa verso l’Eau Rouge. Ocon se l’è comunque cavata con un nono posto, mentre Perez si è dovuto ritirare. Se da un lato ci si diverte parecchio a vedere queste scaramucce, dall’altro la squadra ci sta perdendo una marea di punti (e potenzialmente milioni di dollari), e il rischio di un grosso incidente è molto elevato. E’ forse il caso che qualcuno intervenga, o il loro datore di lavoro o la FIA.

Capitolo McLaren: il capo della Honda continua a dichiarare che gli aggiornamenti che vengono installati ad ogni gara (facendo prendere penalità astronomiche ai piloti) stanno portando il motore Honda al livello del Renault. Quel che si è visto oggi è che, dopo un’ottima partenza che l’ha issato al settimo posto, in pochi giri il povero Nando è stato sverniciato da chiunque, iniziando la solita sfilza di imperdibili team-radio, salvo poi fare l’aziendalista nelle interviste post-ritiro. Mentre Vandoorne, che montava l’ultimo step di aggiornamenti, è rimasto in fondo al gruppo a lottare con la Sauber (che, va ricordato, monta il Ferrari dello scorso anno). C’è da chiedersi per quanto ancora il board della Honda accetterà di vedere il proprio marchio coperto di ridicolo in mondovisione.

Ora si va a Monza, altra pista Mercedes. Da quanto si è visto oggi, in condizioni normali la vittoria non potrà sfuggire ad Hamilton. E quello brianzolo non è un circuito da sorprese, salvo che il meteo non ci metta lo zampino. Per la Ferrari si tratterà quindi di limitare i danni, e ci sarebbe da firmare per un risultato come quello odierno. Magari con Kimi sul podio.