Hamilton a passeggio, la noia trionfa

La F1 torna in Germania, dopo due anni di assenza. E ritorna sul glorioso circuito di Hockenheim, un luogo dove, al pari di Monza, si percepisce la storia dell’automobilismo solo mettendoci piede (di questo parleremo più approfonditamente nel prossimo futuro). Certo, dal 2002 non è più quello di prima, ma ormai ci abbiamo fatto l’occhio, pare che così sia meglio per i fans, peccato che i fans stessi non sembrino gradire molto l’attuale F1, almeno a giudicare dalle tribune vuote del venerdì e del sabato.

In questa lunghissima stagione 2016, i giorni precedenti un GP sono ormai contraddistinti dai soliti interrogativi:

  • I due della Mercedes si scontreranno o se ne staranno buoni buoni?
  • Quante penalità NON daranno al ragazzino?
  • Decadranno o meno le gomme di chi sta davanti ai rossi, i quali notoriamente hanno una macchina che non le consuma?
  • L’amatissimo finlandese fresco di riconferma per il 2017 (ma secondo noi nel 2020 sarà ancora al suo posto) starà anche in gara davanti al suo tetra-titolato caposquadra?
  • Ma, soprattutto, quanto ci annoieremo questa volta?

Questo preambolo lo abbiamo scritto PRIMA delle 14, sulla scorta di ciò che si è visto durante prove libere e qualifiche, cioè assolutamente niente di nuovo. Le due Mercedes ampiamente davanti, le due Ferrari a lottare con le RB ma ancora rigorosamente dietro, le Williams in declino, le McLaren che si avvicinano, le Force India sempre lì, e dietro i poveretti che si arrabattano fra pochi soldi e poco talento, con il depresso Kvyat già pronto a lasciare il posto a Gasly.

In attesa della partenza, la memoria torna al GP di Germania del 1984, stagione in cui per la prima volta nella storia della F1 moderna si assistette al dominio incontrastato di una sola squadra, che vinse quasi tutte le gare. Anche allora il motore era tedesco, prima ricorrenza, seppure marchiato TAG, seconda ricorrenza. Subito dietro ai dominatori c’erano i motori Renault, terza ricorrenza. E dietro loro, le Ferrari, quarta ricorrenza. E una grandissima noia, quinta ricorrenza, anche se oggi diciamo in continuazione che quelli erano tempi eroici in cui le gare erano molto più avvincenti. In realtà era tutto ancora così imperfetto che ogni tanto qualcuno andava rovinosamente per prati o qualche motore esplodeva, rompendo la noia delle due macchine bianco-rosse davanti.

Ore 14: si spengono i semafori e ciò che è stato ipotizzato nel preambolo trova puntuale e inesorabile conferma. C’è ben poco da raccontare in una Formula 1 che vuole tendere alla perfezione in tutto. Per la seconda volta consecutiva Rosberg pasticcia in partenza, ed Hamilton si invola per vincere in perfetta solitudine, girando uno  o due secondi in meno rispetto a ciò che potrebbe fare. Stavolta dietro non ha il compagno di squadra, stranamente in costante difficoltà col passo gara, ma le due Red Bull, sempre a debita distanza.

L’unica cosa degna di nota è il sorpasso iper aggressivo di Rosberg nei confronti del ragazzino. Roba che in altri tempi sarebbe stata considerata una genialata, mentre oggi è arrivata inesorabile l’ennesima penalità per Nico. A conferma di due cose: la prima è la necessità di rimuovere al più presto dal suo incarico Charlie con tutta la sua ciurma, la seconda è che a Verstappen si applica un regolamento diverso, come accedeva anche per Lewis nei suoi prima anni in F1. Ed è anche logico, perchè c’è un disperato bisogno di fenomeni, e quando se ne trova uno potenzialmente buono (e Max indubbiamente lo è), non bisogna in alcun modo tarpargli le ali. Meglio penalizzare Rosberg, Magnussen, e perchè no, Harianto.

Poi c’è un altro elemento inquietante da segnalare: il box Mercedes ha inflitto a Nico 3 secondi aggiuntivi di penalità. Su come sia possibile che in un mondo nel quale si cambiano 4 gomme in 2 (due) secondi si possa stare immobili 3 (tre) secondi in più, lasciamo ad ognuno trarre le proprie conclusioni. Tutto ciò è costato a Rosberg di sicuro il terzo posto, favorendo la momentanea fuga di Lewis in campionato. Ma state sicuri che fra qualche gara la situazione si ribalterà nuovamente, e nel frattempo non vedremo altri scontri fra le frecce d’argento.

E poi? E poi il nulla. Due rosse mai viste, rigorosamente dietro ai primi quattro, come ampiamente prevedibile già prima della gara. Vettel riesce pure a fare dell’ironia sulle indicazioni del suo muretto, facendogli cambiare idea ancora una volta. L’impressione è che quello visto oggi sia lo standard prestazionale delle restanti 9 gare. Red Bull nettamente più avanti, gli altri nettamente più indietro, ci sarà solo il solito tormentone di chi sta davanti fra Kimi e Vettel, precisando ancora una volta che il problema della Ferrari non sono i piloti. Per carità, è vero, però è fuori discussione che al momento la coppia Ferrari stia subendo psicologicamente le prestazioni dell’auto. E questo può risultare un pericolo, a lungo termine, perchè se Kimi è a fine carriera e si può accontentare, Vettel a lottare per il quinto e sesto posto non ci sta, e il suo nervosismo potrebbe aumentare da qui alla fine dell’anno.

Il resto della compagnia è, come detto, a debita distanza, e, a differenza dei gran premi scorsi, nelle retrovie non ci sono stati duelli particolarmente interessanti. Qualche aletta volata via ma niente in grado di far uscire Maylander dal suo box, e men che meno di vedere in azione la tanto vituperata Virtual Safety Car, ampiamente utilizzata nelle gare di GP2 e GP3, dove per la verità ha creato qualche emozione. Qualcuno, come Bottas e Alonso ha pagato la scarsa lungimiranza del proprio box facendo gli ultimi giri al rallentatore e perdendo (pochi) punti preziosi. Dopo il settimo, Nico Hulkenberg, sono tutti doppiati. Ma è interessante notare l’equilibrio che regna nelle retrovie, dove la Mclaren sta cercando di arrivare ad essere la quarta forza, ed è probabile che entro la fine dell’anno ci riesca.

Ora ci aspetta una pausa di 4 settimane, in due delle quali i team dovranno forzatamente chiudere baracca. Pare non si possano nemmeno usare le email aziendali (ci piacerebbe sapere come la FIA controlla questa cosa). Al rientro ci saranno Spa e Monza, poi ancora tante gare per assegnare un mondiale il cui esito sembra già scritto (lascio a voi immaginare quale sia, chi scrive ha una sua idea ben precisa). Per tante squadre i (pochi) soldi a disposizione converrà destinarli al 2017, e ci sarà chi si trascinerà stancamente verso la fine, scivolando o rimanendo nei bassifondi della griglia. Che risulteranno molto affollati, e forse saranno gli unici a darci qualche emozione.

Buone vacanze a tutti.

P.S.
Nel sopra citato 1984, la Ferrari partì con grandi aspettative, i primi GP furono decenti poi si andò inesorabilmente indietro. Il problema era soprattutto l’aerodinamica, la 126 C4 aveva fiancate corte e non aveva la coca-cola al posteriore. Verso la fine della stagione si ebbe il coraggio di cambiare, le fiancate si allungarono e comparve la coca-cola e con essa le buone prestazioni. Furono le premesse per una stagione 1985 in cui il divario con la McLaren fu completamente recuperato, e Alboreto potè giocarsi il mondiale fino a quando una scelta di pancia del Drake a proposito di turbine creò gravi problemi di affidabilità, e il sogno sfumò (mentre i motori fumavano).

Ci piacerebbe tanto che anche in questa stagione la Ferrari potesse risollevarsi e gettare le basi per un grande 2017, ma il modo in cui è stata affrontata questa crisi tecnica, con un repentino cambiamento del vertice tecnico a fine luglio, e quindi quando il progetto della vettura dell’anno prossimo è probabilmente nel suo momento più importante, lascia molti dubbi.