GP DEGLI STATI UNITI: NON SOLO PRATERIE DI ASFALTO, CHEERLEADERS E “GOMME COLORATE”. ANCHE UN RICORDO DI F1 D’ANNATA.

Eravamo rimasti alle promesse e alle delusioni di Suzuka.

Azzerate tutto.  Per il gran premio degli Stati Uniti si riparte da prima, come se in Giappone non si fosse mai andati.

La Mercedes ritrova un Lewis Hamilton determinato a vendere cara la pelle prima di abdicare (se lo farà) e un Rosberg tattico, la Ferrari ritrova la macchina che aveva prima degli aggiornamenti che “hanno funzionato”, la McLaren ritrova la vettura in crescita e in grado di competere nelle posizioni di rincalzo, la Force India smarrisce la retta via causa eventi sfortunati nel primo giro, la Williams continua nel suo anonimato di quest’anno.

La RBR rimane l’unico elemento costante, in crescita, ormai vicinissima alla Mercedes soprattutto con Ricciardo sempre giocherellone fuori dall’auto ma estremamente concreto e solido quando tira giù la visiera; al contrario del compagno di squadra, fenomeno nel senso stretto del termine quando guida, immaturo quando si tratta di mostrare qualcosa di più della supponenza.

Delle squadre di secondo livello occorre ricordare la concretezza tecnica della Toro Rosso, svilita sicuramente dalla ormai troppo poca potenza della PU Ferrari 2015.

L’elemento caratterizzante del GP sono state le gomme.  Le cambiate condizioni atmosferiche, con il calo di temperatura rispetto alle prove, hanno determinato un miglioramento del rendimento dei pneumatici per la Ferrari (nelle prove hanno raggiunto uno dei più bassi rendimenti dell’anno) e una diversa durata sconvolgendo di fatto tutte le strategie costruite durante le simulazioni di passo nelle prove libere.

La Ferrari sembra non generare abbastanza carico aerodinamico sull’anteriore e questo comporta un enorme sottosterzo che, mettendo in crisi il retrotreno, fa degradare rapidamente le gomme. Solo la minore temperatura ha permesso ieri di mascherare il fenomeno e far rimanere i pneumatici in una finestra di utilizzo più consona. I piloti fanno il loro dovere, senza eccedere a mio parere, evidenziando uno scoramento che li accomuna con tutti i membri della squadra ai box. Solo così si giustifica l’ennesimo errore che ha privato Kimi di un quarto posto, “meglio che niente”. Segnalo come cartina tornasole dello stato d’animo del team la risposta di Antonini alle rimostranze della Bruno per la poca trasparenza sui problemi gomme: “ti dico quello che posso dire”. Una squadra che corrisponde a quanto dichiarato nei giorni passati da Baldisserri, hai voglia a smentire. Con la ciliegina del record sul giro strappato nel penultimo giro da Seb a Kimi, a dimostrazione che ciascuno sta raschiando il fondo del proprio barile.

In assoluto le gomme sono state l’elemento principe del gran premio, catturando l’attenzione per lo stravolgimento dei piani strategici di tutti i team e creando illusiorie aspettative negli inseguitori dei grigi. In realtà l’effetto finale si è annullato e non si sono visti sorpassi artificiali da diversa mescola. L’unica costante è che solo MB e RBR sanno come utilizzarle al meglio.

L’ultima parte della corsa ci ha regalato a mio parere le vicende più belle con una bellissima battaglia di altri tempi fra Sainz, Massa ed Alonso, con quest’ultimo vincitore sugli altri due a suon di sportellate (ma anche di una meravigliosa tigna e carogna a battagliare per un quinto posto). Fa specie, a onor del vero, la mancanza di equità di giudizio della giuria nel giudicare gli episodi in pista. Penso che abbiano fatto bene a non sanzionare, ma non corrisponde comunque ad uniformità con episodi recenti.

Del circuito ho trovato conferma della mia opinione positiva. Il circuito è proprio bello, salvo le enormi vie di fuga che perdonano qualsiasi azione temeraria. Ma questo ce lo siamo detto fin troppe volte.

Il vostro Aviatore.