Formula 1 British Grand Prix Silverstone 2016 – Silver, non a caso.

Dice, dai, analizza tu il GP.

Ma che vuoi analizza’? Quelli fortissimi hanno vinto, quelli forti sono andati sul podio, quelli scarsi sono arrivati ultimi e tutti gli altri su una variegata scala di grigi in mezzo.

Dice, ma sforzati. E io come un limone raccattato nel compostabile cercherò di fornirvi qualche goccia di olio essenziale di commento.

Venerdì: FP bla e blabla. Mi pare abbastanza approfondito no?

Sabato mattina: blablabla. Idem.

Sabato a pranzo. Una Q2 col brivido, con una Ferrari n.7 che sta in strada solo scodando e si qualifica in extremis; una Q3 con la Ferrari n.5 che scoda anche di più e fra giro sbagliato e penalità (cambio del cambio già cambiato in mattinata…) finisce a centro gruppo; annunci di commissari che sarebbero stati severiZZimi con chi passava le righe bianche che delimitano la pista in certe curve, e poi uno guarda e sebbene penalità siano state date anche al Re d’Inghilterra, pensa sempre che non s’è capito bene il perché a alcuni sì e a alcuni altri no; e il Re d’Inghilterra che comunque, siccome non è Paganini, quando c’è da ripetere ripete eccome, e in pole ci va in scioltezza.

Così alle 15 ora italica ci si ritrova con una griglia di partenza dove le Mercedes sono su tempi siderali, le RedBull sono sfidanti vincenti rispetto alle rosse, le Ferrari mostrano tutto l’affanno e dietro gli altri sedici si dispongono in ordine vario, ma non notevole.

Poi arriva la domenica, prima del via un bello scroscio, e subito ci tolgono la prima emozione: la partenza. Si parte dietro la SC e ci si resta quella manciata di giri necessaria per ricordarci che sport sicuro responsabile sia questo, roba da porta una mela alla signora maestra e il caschetto quando vai in bici. Tanto sicuro e responsabile che si vive di team radio dei piloti che insultano il direttore di gara, e che Hamilton a momenti tampona la SC per farle notare che è lenta. Ma vabbè, perché questo purgatorio poi ci regala il vero momento emozionante di un GP bagnato anno domini 2016: il rientro ai box di una mandria disordinata di piloti. Fremiamo mentre entrano e escono sfiorandosi dai propri box, e questo è tutto per l’adrenalina, a voi studio.

Poi, finalmente, un po’ di gara da commentare.

Verstappen terzo si attacca a Rosberg e sul bagnato lo svernicia facilmente passandolo all’esterno. Poi gli guadagna un po’, ma tanto Hamilton là davanti guida tranquillo e anche se va lungo a una curva (ma tutti andranno lunghi alla prima curva) nessuno pensa mai che la sua leadership sia in discussione. Poi Rosberg si riavvicina a Verstappen e applicandosi un bel po’, con teutonica tigna, alla fine riesce a passarlo, regalandoci emozioni bulgare (quelle del BRRRR rabbrividiamo). Infine a pochi giri dalla fine Rosberg perde parzialmente il funzionamento del cambio e con supremo sprezzo del pericolo dai box gli dicono cosa fare. Si può? No. E quale è la sanzione? Nel regolamento non c’è scritto. Ah, però. Utile. Quindi? Mentre scrivo ancora non si sa se gli daranno un buffett…ehm una reprimenda, oppure 5, 10, 20 secondi o chi offre di più. Comunque alla fine il podio vede un grande e sereno Hamilton, un funereo Rosberg, un sorridente Verstappen che con le sue guanciotte da teenager soddisfatto è sicuramente il driver of the day.

E poi? (e poi sarà come morir…. Ah no, non è Sanremo).

Quarto Ricciardo, molto anonimo oggi. Nulla di male ma nulla di bene. Amo moltissimo questo pilota e credo sia un vero talento ma è in una situazione scomoda: schiacciato dal compagno al momento per varie situazioni, vedremo se saprà mantenere il sangue freddo e prepararsi alla riscossa come una Cersei Lannister sesta stagione.

Quinto Kimi, fresco di rinnovo con la Ferrari per il 2017, e iniziamo tutti a capire il perché: perché nel momento in cui inizia a essere evidente pure agli ottimisti che (anche ammettendo che la macchina a inizio anno ci fosse, ma poi ora comunque) gli aggiornamenti non stanno funzionando, diventa indispensabile Ice-man. Uno che non si turba e non fa casino, che incassa le critiche e che se fa il suo lavoro bene e lodi non arrivano, non gliene frega niente. Insomma, uno che alle dinamiche Ferrari e stampa italiana c’ha fatto il callo da tempo.  Oggi tra l’altro gara solida, ha tenuto bene la macchina in pista (i fantasmi della Silverstone 2015 buueggiavano nella mia testa che altro che il pubblico inglese sotto al podio…) e ha avuto la meglio su Perez che gli era finito davanti per le strategie dei pit stop.

L’altra Ferrari oggi non è pervenuta. Tutti a dire prima della partenza, ah se piovesse, ah vedreste come cambierebbero le magnifiche sorti e progressive della rossa, ma la pioggia non è acqua di Lourdes che fa i miracoli. Quindi nonostante la pista bagnata, nella prima metà di gara non s’è visto nessuno camminare sulle acque; e nella seconda Vettel, dopo un pericoloso lungo alla solita curva uno, sembra essersi detto che oggi va così, ed è andata così: nono.

Analizzando un po’ il passo gara di entrambi i ferraristi era comunque evidente come scaldassero le gomme più lentamente degli altri (in pratica entravano in temperatura il giro prima del pit stop per sostituirle) e dunque, se pure vogliamo dirci che il motore Ferrari ha quasi preso quello Mercedes, il dramma è che manca tutto il resto. E riflettendo sulla rivoluzione aerodinamica attesa nel 2017, penso che occorra ordinare forniture massicce di Just for men contro l’ingrigimento (o magari rinforzare l’organico, sarebbe un’altra idea non male, ma temo che a oggi i rivali abbiano già le auto pronte che girano in galleria..)

E gli altri?

In una palude la Williams che solo un anno fa contendeva la vittoria alla Mercedes. La Force India non sarà una gran macchina ma i punti li fa e alla fine, questo pesa molto se non sei un team blasonato. La McLaren è andata malino nonostante le promesse, del resto l’unica che aveva la possibilità di un piazzamento presentabile oggi, quella di Alonso, è finita nella ghiaia e uscirne sana non ha significato uscirne indenne.

E quindi?

Al momento non so ancora se Rosberg sia arrivato secondo, terzo o boh.

Per il titolo, dicono che è ancora lungo, che manca ancora tanto, e quindi che volete? Che mi sbilanci io?

 

E quindi vorrei chiudere con una bella storia da raccontare.

Era un giorno di luglio fradicio e tempestoso. Una Ferrari partiva in pole position – l’unica, in quell’anno dei record altrui. Si partì fra muri d’acqua e un grande pilota si guadagnò per sempre il soprannome di cauteloso quando riportò ai box la sua freccia biancorossa definendola inguidabile in quelle condizioni…