Chiaroscuri cinesi: 2016 FORMULA 1 PIRELLI CHINESE GRAND PRIX

Ingrato compito scrivere un’analisi di questo GP a caldo. Alla fine da spettatori neutri occorre riconoscere come sia stato un buon GP: sorpassi, imprevisti, insomma dal secondo posto in poi parecchio movimento.

 

Un GP nasce nelle prove. E nelle prove (ripristinate in versione 2015, addio sedia bollente) c’era già il destino della Rossa che incombeva: quando manca un soldo per fare una lira. Con la penalizzazione di Hamilton (e poi il guaio motoristico che l’ha costretto a partire proprio ultimo) la lotta per la pole poteva essere aperta e Raikkonen sembrava decisamente in palla. Invece nella lotteria degli ultimi due minuti chi è emersa è stata la sorprendente Red Bull di Ricciardo, graziata da due errori dei piloti Ferrari nel loro ultimo giro. Si sarebbe potuti partire in pole, senza quegli errori? Per me il lungo di Kimi in prova valeva fra 4 e 5 decimi, quindi forse la pole no, ma si sarebbe potuti stare davanti a Ricciardo.

Ciò non è avvenuto e con il senno di poi, ora siamo a raccontarci un’altra gara.

In partenza lo scatto d Ricciardo è stato sicuramente notevole, e un’altra volta una Mercedes si è fatta sorprendere – e lì, poi, l’inferno rosso bruciante.

Colpa di chi, nel sandwich Raikkonen-Vettel-Kvyat?

Kvyat aveva avuto un eccellente spunto, le Ferrari erano partite bene ma senza guizzi. Kimi impostando la traiettoria all’esterno ha sofferto un bloccaggio ma avendo strada libera stava riandando in accelerazione per riprendere: però si è trovato tamponato dal compagno di squadra, risultato mezzo testacoda, ala anteriore che salta ed è precipitato nelle retrovie.

Ora, Kvyat ultimamente è abbastanza maltrattato in pista e, se non vive in un mondo tutto suo, sa bene come il suo sedile sia a rischio. Era partito bene, si è buttato nel varco che ha trovato spalancato con una prontezza notevole e questo fatto ha sicuramente contribuito al patatrac.

Ciò detto, penso sia colpa sua? E’ un incidente di gara, per come la vedo io – cresciuta nei rudi anni 80. Vettel se lo è visto chiaramente arrivare (basta vedere come imposta la prima parte della curva) stava affannosamente chiudendogli la traiettoria ma il Russo era ormai avanti: lì la sua posizione era già persa. Si è trovato stretto in mezzo fra Kimi che stava accelerando e il Russo che gli era passato davanti “scordolando”; diciamo che il ruolo di Vettel è stato quello di un grosso corpo maldestro che non sapeva dove mettersi. Un altro forse avrebbe pensato di frenare e non rischiare collisioni con chi aveva a fianco – il compagno di team, che stava davanti. Vettel non l’ha fatto e ha centrato in pieno Raikkonen. Oh, sì, certo: a me viene in mente l’Australia 2015 con ben altra scelta del ferrarista che era dietro, ma chi oserà dire che un santo non è così santo?

Facendo un parallelismo con l’incidente al via del Bahrain (due settimane fa) fra Bottas e Hamilton, ben più piccolo era lo spazio che aveva lasciato aperto Hamilton su Bottas. Eppure ho sentito tanti dire che quello era stato un grosso errore di Hamilton che se l’era cercata. Qui direi che Vettel ha lasciato un corridoione aperto a Kvyat.

Kimi è precipitato nelle retrovie a quel punto, si è dovuto fare tutto un giro senza ala e quando è rientrato ai box nella concitazione del momento si è scelto di cambiare strategia e passare su gialle. Non so che ragionamenti di stint ci fossero dietro, ma è stato scelto così, s che non è facile azzeccarci su due piedi. Anche Vettel nel frattempo era precipitato a metà gruppo, con anche lui l’ala danneggiata (anche se non si era sbriciolata come quella del compagno) si è messo a rimontare. Sempre nei contatti del primo giro anche Hamilton era stato toccato ed aveva perso l’ala che gli era rimasta incastrata sotto all’auto e così anche per lui un giro di rientro e di passione.

Molti detriti in pista, quindi. Forse a causa loro a Ricciardo si è subito dechappato uno pneumatico e si è scelto di richiamare la Safety Car per ripulire il tracciato – cosa che ha permesso a Vettel di cambiare anche lui l’ala e poter rimontare a auto riparata.

Il problema nelle rimonte quest’anno è che il grosso delle auto a ridosso dei primi 5-6 è classificabile come “tosta”. Sembrano diminuite le chicane mobili rispetto all’anno scorso per cui ci sono grappoli di monoposto che battagliano fra di loro e se ci si capita in mezzo non si può semplicemente infilarle come fossero cannettiglia, o si rischia di perdere ulteriori appendici – oltre al fatto che in un gruppo dove tutti hanno il DRS aperto e battagliano, non è scontato appunto passare in tromba. Questo vale sia per la rimonta di Raikkonen che per quella di Hamilton, che hanno dovuto risalire dall’ultima posizione. Migliore la possibilità per Vettel, che è ripartito da metà gruppo.

Alla fine, dopo vari cambi gomme, sorpassi sparsi, strategie pitstop più o meno ragionate, Vettel è riuscito a issarsi al secondo posto prevalendo su Kvyat, Riccio ha comunque raggiunto la quarta posizione, Kimi ha strappato la quinta.

Mie considerazioni sulle strategie Ferrari?

Casuali. Per me, non c’è stato un buono-cattivo, né tantomeno presunti gombloddi. C’è stata più una casualità che ci sta, ma alla fine tutto è andato bene per congiunzione astrale e non per merito. Mi spiego. Montare a Vettel le rosse sotto SC: che senso ha, mi sono chiesta. Perdi i primi giri più prestazionali di quelle gomma mentre sei bloccato sotto la SC e quando quella se ne va, gli restano pochi giri per sfruttarle. Monti le gialle a Kimi subito dopo l’incidente quando potevi rischiartela sulle SS in quel momento, dandogli un boost di prestazione nella rimonta. Però ripeto, alla fine è andata bene: ma in modo casuale, IMHO. Tra l’altro la Rossa che andava male fino a 5 minuti dallo start con tutte le gomme che non fossero SS, è di colpo stata prestazionalissima con le bianche di Kimi a fine GP.

Misteri rossi.

Gli altri? Buona gara di Kvyat e tuttavia resto convinta che il ragazzo faccia il compito, ma non ci metta l’extra. Quella seconda posizione che ha ceduto a Vettel si poteva – e doveva, forse, nelle abitudini del suo team? – difendere diversamente. Ottima rimonta di Ricciardo, autore tra l’altro di uno splendido sorpasso su Hamilton. Le due RB sono delle auto interessanti e ogni volta ci chiediamo come sarebbero state con un motore di livello – se lo chiedono anche in Italia e in Germania e tirano il fiato. Attenzione però perché quando arriveranno i circuiti cittadini si rischia di vederli davanti. Molto.

Hamilton; grigio come la sua auto. Certo, il fondo si è danneggiato nel primo giro. Purtuttavia mentre a inizio gara tirava con discreta furia (tanto da aver agevolmente sorpassato anche Kimi) da metà gara la sua condotta si è fatta più nervosa e non solo non è stato in grado di passare un roccioso Massa, ma si è anche fatto discretamente sverniciare da Raikkonen. Nemmeno qui ci sono macchinazioni: per come la vedo io, Hamilton è poco concentrato, e un altro team un discorsetto glielo farebbe. Ma al suo team interessa meno farglielo che a altri, come sta andando, va bene.

E gli altri? Gli altri sono tanti. Quindi anche se fanno gare dignitose (tale per es quella McLaren, sebbene sia un obiettivo minimo, chiamandosi McLaren) entrare nei punti è tostissima. Ci entrano a fatica le Toro Rosso che pure sono due ottime vetture guidate in modo arrembante.

Infine, la lite in retropodio Vettel-Kvyat a me non è piaciuta. Così come i team radio di Vettel che – a mio pirzunalissimo avviso – stava facendo scaricabarile a colpi di “sorry” e “ha stato lui”. Mi ricordo sempre il classico vecchio adagio laziale “la prima gallina a cantà ha fatto l’ovo”.

Vabbè, il GP è stato veramente denso di eventi e sicuramente ne sto scordando molti. Discutiamone assieme.

Che? E che mi sono scordata?

Aaaah. Già.

Ha vinto Nico. No, non quello del #preferivo – quello che non l’ha mai preferito nessuno.

Tira aria di 2009?…