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BASTIAN CONTRARIO: IL MALEDUCATO

Il GP del Giappone fa sciogliere come neve al sole e, come giusto che sia, tutte le velleità degli ingenui che hanno creduto che la nuova famigerata DT018, potesse ed andasse a colpire direttamente il dominio della RB19 di Verstappen. Scrivo “giustamente”, perché di porcate la Federazione ne ha fatte già tante (Race Sprint, DT039, mancata sanzione a Verstappen a Singapore… la lista è veramente lunga!) e, francamente di un’altra non sappiamo cosa farcene, senza parlare del fatto che se veramente la Red Bull fosse affondata a causa di questa direttiva, si sarebbe perso definitivamente quel poco di credibilità che al circus rimane ancora. Già ora, il Budget Cap ha falsato il mondiale limitando fortemente chi vuole recuperare il gap di svantaggio, con l’ennesimo cambiamento in corso, sarebbe stato solamente un insulto a quel poco di intelligenza che ancora ci rimane. L’attuale Red Bull è un mostro creato e voluto innanzitutto dalla Federazione in primis e che, perché non dobbiamo mai fuggire dalle nostre responsabilità, Ferrari con le sue beghe politiche interne ha contribuito non poco ad alimentare. Allora salutiamo i campioni del mondo, che nell’imbarazzo (degli altri), vincono il mondiale costruttori con sei GP d’anticipo e, il loro alfiere olandese, andrà a concludere le pratiche fra quindici giorni in quel del Qatar… anche se permettetemi di dire, visto che i punti necessari per conquistare il mondiale potrebbe già prenderli durante la Sprint Race, che lascia l’amaro in bocca sapere che Verstappen possa festeggiare già al sabato il suo “triplete”. Così come è stato quanto meno sconveniente il comportamento della Red Bull, dopo aver vinto il mondiale costruttori con e grazie al motore Honda, sulla pista di proprietà dell’omonima casa costruttrice di propulsori e non dargli il giusto tributo che tutti i nippo di casa Honda meritavano. Si potrebbe definire la Red Bull maleducata, perché è risaputo che si saluta quando si va a casa di qualcuno. Del resto si sa, i bibitari fanno il cattivo ed il bel tempo in pista e soprattutto fuori e si permettono questo atteggiamento spavaldo che sfocia nell’arroganza senza nemmeno nasconderlo più ormai. Prova ne è che, due settimane fa a Singapore, il loro pupillo aveva raccolto così tante penalità, che meritava di farsi un giro nelle patrie galere locali ed invece nulla di fatto… salvo poi che la stessa Federazione ammette che andava punito (l’ho detto, il circo, quello dei circensi, sicuramente merita più rispetto!). Non paghi, in Giappone, si sono permessi di far ritirare un “cotto a puntino” Perez, salvo poi ributtarlo in pista per fargli scontare la penalità (in maniera tale da non doverla subire il prossimo GP) per poi farlo ritirare nuovamente e definitivamente e naturalmente, la compiacente Federazione si è affrettata a dire che questo non dovrà più ricapitare… lascio a voi ogni tipo di commento ed elucubrazione mentale.

Chi di certo è maleducato, ovviamente per i tempi sportivi che corrono, è il campione del mondo Verstappen. Il buon Max è stato educato dal padre a quella che viene definita la “vecchia scuola” e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La quasi totalità dei colleghi di Verstappen sono “fighette isteriche” che non fanno altro che piangere per radio, chiedere il permesso se possono sorpassare (che tristezza!) o dover stare dietro il proprio compagno ordinatamente. Questo il campione olandese lo sa bene, lo ha sempre saputo (uno che è stato compagno di squadra di Schumacher e collega di Hakkinen e di altri campioni che correvano nel suo stesso periodo, cos’altro poteva insegnare al figlio se non ad essere, sportivamente parlando, un cagnaccio rabbioso per non dire altro!) e giustamente se ne approfitta di ciò, per trarne tutto il vantaggio possibile. Così allo spegnimento dei semafori, il buon Max non c’ha pensato su due volte a vincere il GP proprio in partenza, pensando bene di accompagnare gentilmente fuori pista prima Piastri (che ancora non ha capito cosa è successo!) e poi il compagno di squadra dell’australiano, che stava quasi per approfittare della situazione. Quella curva uno di Suzuka, la conosciamo bene noi ferraristi cosa rappresenta, perché avremo sempre l’immagine dello scornamento (voluto) tra Senna e Prost e per questo mi chiedo e vi chiedo, se Verstappen avesse fatto lo stesso se accanto a lui partivano a sandwich gente come il brasiliano che parla con dio, il professore, il leone di Upton-upon-Severn o il Kaiser; solo per citare qualche nome. Soprattutto con quali conseguenze, anche se è facile immaginarlo.

Del resto è stato proprio questo atteggiamento che gli ha permesso di laurearsi campione del mondo nel 2021 contro chi dalla vecchia scuola ne viene e cioè Lewis Hamilton. Senza questo comportamento, mostrato per la prima volta in mondo visione con quel famoso “NO!” detto alla squadra, quando gli chiesero di cedere la posizione a Sainz in toro Rosso, l’olandese non sarebbe quello che è attualmente. Un talento come Verstappen su una macchina imbarazzante (per la concorrenza) come lo è la RB19 non fa altro che fare il suo dovere e cioè il vuoto dietro di lui e, tutte le pippe mentali che ci sono state tra la domenica di Singapore ed il sabato Giapponese, non hanno fatto altro che alimentare il fuoco della voglia di zittire tutti. Detto fatto dunque e, come già detto, il “maleducato” senza rispetto e senza starci troppo a pensare, ha concluso la pratica nipponica alla prima curva. Come si può battere uno come Verstappen? La logica impone di dire che un qualunque suo avversario che lo voglia affrontare, debba avere una monoposto alla pari della sua e, per carità, questo è vero, così come è vero che purtroppo non basta. Un qualunque avversario di Verstappen, che sia intenzionato a sfidarlo a singolar tenzone, deve mettersi in testa che la sola macchina non basta e che in primis deve essere altrettanto maleducato quanto lo è lui. Non lo sconfiggi uno cosi se si scende in pista con un atteggiamento mentale diverso da questo. Chiedere ad Hamilton che ha il dente così avvelenato che ormai ha la bocca marcia e questo lo si vede ad ogni intervista dove non perde occasione per aumentare la pressione mediatica sui bibitari e sul suo acerrimo rivale, sputando appunto solo veleno! Affrontare Verstappen significa assumersi la responsabilità del rischio che in una curva ci si entra in due e all’uscita non ne verrà fuori nessuno, perché lui di certo non si sposterà (andatevi a vedere cosa successe a Monza, alla prima chicane, nel 2021). Piastri è stata una preda facile per il buon Max ed è qui che nasce il rammarico di vedere una Ferrari che arriva (la prima che ha visto la bandiera a scacchi) al traguardo con più di quaranta secondi di svantaggio, perché sono convinto e di certo non mi rimangio il pensiero che nella cerchia dei maleducati, oltre ad Hamilton ed Alonso, ci sia anche LeClerc il quale l’anno scorso, quando la macchina glielo consentiva, ha dimostrato di non avere nessun timore riverenziale…anzi. Vi dirò di più, se c’è in pista qualcuno che Verstappen teme è proprio il monegasco: hanno sempre corso assieme e l’olandese sa bene di che pasta è fatto Charles e la fame che il monegasco ha lo rende pericolosissimo. In Bahrein l’anno scorso, abbiamo visto tutti che lotta senza quartiere che c’è stata e come l’abbia spuntata l’alfiere rosso. Allo stato attuale non possiamo sapere se Charles possa reggere sulla distanza (in questo ormai Verstappen ha raggiunto la maturazione completa), vero è che a maleducazione il talento rosso non ha nulla da invidiare a nessuno. Se mai avremo l’opportunità di avere una monoposto competitiva, sono sicuro che sarebbe lotta dura, solo che mi sa che dovremo aspettare ancora per molto e qui mi taccio; altrimenti divento maleducato io

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI SUZUKA

Questo articolo poteva intitolarsi “MAX FURIOSUS”, contenere le parole “Max furiosus” e terminare lì.

C’era molta attesa per il GP del Giappone. Dopo la debacle RBR di Singapore, coincidente con l’introduzione di nuove direttive tecniche da parte della FIA, Suzuka diventava la pietra di paragone per valutare se il campionato era definitivamente cambiato oppure no.

Bene. La risposta è arrivata ed è stata decisamente inequivocabile. Max il Furioso, personaggio di un romanzo fantasy di bassa lega (esisteranno romanzi fantasy di alta lega?) in cui si è trasformato Verstappen non appena ha messo piede nella terra del Sol Levante, ha deciso che non ce n’era per nessuno. Fin dal primo istante in cui ha messo le ruote in pista il venerdì ha obliterato tutti con una rabbia agonistica che non lasciava adito ad alcun dubbio: FP, qualifiche e gara condotte tutte, nessuna esclusa, con distacchi che non si vedevano dalla Parigi-Pechino del 1907. Non sono mancate nemmeno smargiassate a là Schwarzenegger: dopo le qualifiche ha guardato Piastri e Norris con malcelata sufficienza, “bravi, mi avete fatto ridere, vi ucciderò per ultimi” e in conferenza stampa ha seccamente invitato tutti coloro che avevano stigmatizzato le sue difficoltà di Singapore a recarsi in loco isolato per indulgere in atti di ascetico autoerotismo.

E perché era tanto arrabbiato? Forse perché nessuno aveva notato che a Singapore in soli 20 giri (cioè dal suo ultimo pit) aveva recuperato dal 16° al 5° posto arrivando a soli 3 decimi da Leclerc? Oppure perché le voleva vincere tutte e Sainz, a Singapore, gli ha rovinato la festa?

Difficile a dirsi, fatto sta che la gara non è mai stata in discussione e gli interrogativi di Singapore hanno ricevuto risposta che più decisa non poteva essere. Tutte le previsioni sono state confermate.

Il binomio Max/RBR è il più forte? Sì

McLaren conferma la sua crescita tecnica? Sì

Ferrari conferma d’essere mangiagomme e non digerire questo tipo di circuiti? Sì

E Mercedes di non avere un mezzo all’altezza delle ambizioni? Sì

Aston Martin conferma il regresso? Sì

Williams conferma i progressi? No

Tutti gli altri stanno dietro come prima? Sì

Ecco, in pratica è come se Singapore non ci fosse mai stata. Le TD introdotte a Singapore, dicunt, avrebbero impattato soprattutto RBR, AM e Williams e Singapore poteva sembrare l’effettiva conferma. La realtà di Suzuka ha detto che il binomio Max/RBR è tornato il solito, che di AM è difficile dire qualcosa visto che era in regresso già da parecchie gare mentre per Williams la questione è parsa più evidente, come se effettivamente quelle TD, su di loro, un effetto lo abbiano effettivamente avuto. Magari non era proprio loro che si voleva veder ridimensionati ma è tuttavia un fatto di cui può essere interessante tenere conto. Già a Singapore Albon aveva passato il primo taglio con estrema difficoltà e a Suzuka queste difficoltà si sono palesate nuovamente: tutto un altro andare rispetto all’iradiddio da qualifica che il buon Alexander ci aveva abituato a vedere negli ultimi mesi. Di Sargeant, poi, manco varrebbe la pena parlare se non fosse che i suoi affanni sono persino peggiorati tra Singapore (penultimo in qualifica e incidente ridicolo in gara) e Suzuka (più che ultimo in qualifica e presto fuori a Suzuka). Tornando a RBR, il resto della stagione (tolta l’incognita Las Vegas) vede circuiti tutti con caratteristiche ben diverse da Singapore sicché non c’è bisogno di essere esperti di psicostoria asimoviana (questa era per il nostro Seldon!) per pronosticare Max III che conclude il mondiale con altri record inseriti negli annali.

Però c’è una variabile incognita nei calcoli psicostorici poc’anzi citati: con il regolamento 2024 sostanzialmente identico al 2023 il resto della stagione potrebbe essere saggiamente utilizzato dai contender di Max, budget cap permettendo, per spingere quanto più possibile nell’ottica di arrivare alla prossima stagione con molte più possibilità di giocarsi il mondiale.

Staremo a vedere.

Ma come si sono comportati i piloti a Suzuka?

VERSTAPPEN

Dell’epicità del suo week end s’è già detto con abbondanza di facezie all’inizio. Qui mi limito ad aggiungere che la partenza è stata ulteriormente indicativa del suo stato d’animo. Dopo una partenza una virgola, che in altre circostanze, con altri piloti e con altre vetture potrebbe anche essere sufficiente per definirla pessima, più lenta delle McLaren ha sfoderato comunque un avvio da manuale della cattiveria agonistica. Infatti ha prima intimidito il pur ottimo Piastri spingendolo verso l’interno e facendolo desistere dall’attacco e ha poi tenuto giù il piede all’interno di curva 1 e 2 per tenere a bada Norris che pure sembrava avere l’abbrivio giusto per sopravanzarlo. Semplicemente straordinario! Da lì in avanti nessun problema: ritmo strepitoso e degrado gomme praticamente inesistente. Unico a resistere sembrava essere Norris ma nell’ultimo stint si è messo a girare 1 sec al giro più veloce anche di lui. Chiude dando distacchi abissali a (quasi) tutti il che è tutto dire visto che dopo aver ottenuto il fastest lap si è messo in controllo. Continuo a dire che sarà pur vero che RBR è la miglior macchina del lotto ma non così tanto come i numeri lasciano intendere e come dimostrano, a contrariis, le peripezie di Checo. Chi fa la differenza è proprio Max. Finisco con una curiosità matematica: i 400 punti di Max in classifica piloti sono ben 95 più di quanti ne abbia la seconda squadra in classifica costruttori (Mercedes: 305). Disumano!

NORRIS

Voto altissimo per il buon Lando. In qualifica soccombe, sia pur di poco, a Oscar-occhi-di-ghiaccio per la terza volta nelle ultime sette gare, cioè da quando la McLaren è diventata una bomba. Si poteva pensare che fosse in difficoltà ma in gara ha invece dimostrato di avere una marcia in più. Infatti è l’unico a reggere (un po’ ma non troppo) il ritmo di Max per due terzi di gara. Soccombe, in tal senso, solo (si fa per dire), nell’ultimo stint. Curioso siparietto quando dopo uno dei due pit stop si ritrova dietro a Piastri che prova a resistergli: “what is he doing?” comunica via radio. Lo passa e gli dà le piste. Infatti, se forse c’era motivo d’essere un po’ deluso dall’aver rimediato 19 secondi da Max all’arrivo di certo c’era gran soddisfazione per averne dati altrettanti al suo team mate. Forse è questa la ragione per cui sceso dalla vettura dopo l’arrivo sfoggia un sorriso che partiva da Suzuka e arrivava in mezzo al Pacifico sino alla linea del cambio data. Eccellente!

PIASTRI

E bravo Oscar! Finalmente, dopo tante ottime prestazioni e un podietto in una garetta (ma era Spa…), ottiene il suo primo vero podio in Formula 1. Applausi a scena aperta. Gli applausi vanno innanzitutto alla strepitosa qualifica chiusa in prima fila, davanti a Norris (mica Latifi, con tutto il rispetto) e poi ad una gara condotta con piglio da veterano la qual cosa, per uno nato nel 2001 e alla sua prima stagione in Formula 1, è veramente notevole. Se mai gli potesse imputare qualcosa è l’essersi fatto intimidire da Max in partenza: ha alzato il piede troppo presto per impostare bene la curva. Un secondo di maggior tenacia avrebbero forse consentito a Norris di uscire primo dalla curva 2. Ma tant’è, non è il primo e non sarà l’ultimo e, comunque, avrà tempo per rifarsi. Sceso dalla macchina a fine gara, il suo sguardo non mostrava molta felicità per lo storico achievement del primo podio ottenuto in carriera sicché c’è da chiedersi se quegli occhi di ghiaccio fossero stoico specchio di ἀταραξία, manco passasse il suo tempo tra una sessione al simulatore e l’altra a studiare il Ἐγχειρίδιον di Epitteto e il De brevitate vitae di Seneca, oppure frutto di una più prosaica incazzatura e scorno, come iena respinta a zoccolate da una gazzella nel bel mezzo del Serengeti, causato dal notevole distacco rimediato dal compagno di squadra. Oppure, chissà?, la Formula 1 ha trovato un nuovo Raikkonen? Come la vedete la vedete e io comunque gli lancio il meritato peana: bravissimo!

LECLERC

Voti alti anche per Carletto a Suzuka. Purtroppo per lui la Ferrari torna nei ranghi, se mi passate l’espressione, e non conferma le performance da iradiddio mostrate a Singapore. Tuttavia e ciononostante riesce, come spesso gli accade grazie alla sua entusiasmante sensibilità al volante, ancora una volta a far battere i cuori rossi. Con un anteriore che sembra andare per i fatti suoi ad ogni curva un po’ più impegnativa di una 90°, e qui a Suzuka soprattutto nello “Snake” continuava ad essere piuttosto evidente, non si capisce come il nostro eroe sia riuscito in qualifica a stampare i tempi che ha stampato. Solo il Max Furiosus raccontato poc’anzi e le McLaren nella bambagia del loro circuito preferito potevano stargli davanti. E se Max era inavvicinabile le McLaren erano lì, ad appena pochi millesimi. Poco male il quarto posto in griglia perché intanto si è messo dietro, per l’ennesima volta, Perez e poi (suppongo con non poca soddisfazione) Carlos e le Mercedes tra i 3 e i 7 decimi di distacco. Inoltre, va detto che in una gara con due soste e senza colpi di scena, il podio sarebbe comunque stato difficile da raggiungere. Sicché ottiene il massimo ottenibile e questo è tutto merito suo. Aggiungo infine che nonostante quanto detto poc’anzi sulla Ferrari “mangiagomme” la sensazione è che la vettura, sotto questo profilo, si sia comportata meglio di come si sarebbe comportata se questo GP fosse stato disputato a Maggio anziché a Settembre. Da antologia il suo sorpasso a Russell.

HAMILTON

Lewis, come Charles, dopo la fantasmagorica Singapore deve ingoiare il rospo del “ritorno dei ranghi” della sua vettura e ci si adatta di buon grado. Torna anche a sopravanzare Giorgino in qualifica. Disputa una buona gara ma se l’obiettivo è difendere da Ferrari il secondo posto nei costruttori allora avrebbe di che lamentarsi per le strategie messe in campo dal suo muretto. L’unica sosta di Russell è da considerarsi ai limiti del demenziale e considerando la frustrazione di George quando se l’è trovato davanti con poca voglia di farlo passare s’è anche corso il rischio di essere superati da Sainz.  Insomma: bene ma non benissimo.

SAINZ

Dopo le feste di Singapore si torna alla realtà. E la realtà dice che la vittoria è assai lontana. Con l’inserimento ai piani alti di McLaren, poi, le cose si fanno più complicate. Ad ogni modo, Carlos non si conferma ai livelli che ha mostrato nelle ultime gare e torna a prendersi decimi importanti in prova da Leclerc. Sufficienti per stare davanti a Mercedes ma insufficienti per provare a fare strategie di contrasto contro McLaren. In gara è solido come sempre ma ad un livello leggermente inferiore a Charles. Stupisce la sua volontà di rimanere fuori qualche giro in più nel secondo stint, cosa che lo colloca poi dietro ad Hamilton a cui poi non riesce a contestare la posizione: forse il genio calcolatore di Newton che l’aveva posseduto a Singapore si è preso una vacanza. Nient’altro da dire.

RUSSELL

Week end non molto positivo da parte di Giorgino che continua la sua stagione interlocutoria che terminerà, a meno di sorprese eclatanti, piena di dubbi e intense cogitazioni. L’erroraccio nel finale di Singapore forse lo condiziona perché le sue qualifiche non sono granché brillanti e dopo 3 GP davanti in griglia al celebrato team mate Suzuka lo vede dietro, e non di poco. La gara, poi, è ben poco giudicabile perché il muretto decide di tentare con lui un’unica sosta scelta che già a priori pareva azzardata e lo costringe ad una gara che più passiva non si può. Mah!

ALONSO

Fortunatamente Fernando ritrova il suo consueto aplomb dopo la figuraccia rimediata a Singapore. Ed è grazie alla sua classe che trova dei punti in questo week end perché se fosse stato solo per il suo mezzo le speranze sarebbero state assai poche. Tutto si gioca in qualifica dove il nostro dà il meglio di sé e di riffa o di raffa riesce a passare le tagliole ad ogni sessione. Il decimo posto in griglia, unito ad una partenza fenomenale che contribuisce alla confusione di Perez gli consentono di gestire la gara nel migliore dei modi. Non può nulla al ritorno delle Mercedes ma poco male. Al di là di tutto, con una AM in continua involuzione prestazionale, la sua preoccupazione per il futuro comincia ad essere… preoccupante!

OCON-GASLY

I due alfieri Alpine non sono brillantissimi in qualifica e devono soccombere alla RBR a pedali di Tsunoda e Lawson, oltre che al tenace Albon. Ciononostante, soprattutto con Gasly, riescono a fare una gara assai gagliarda che consente ad entrambi di accaparrarsi gli ultimi punti a disposizione in gara. Non ho visto moltissimo della loro gara per cui non mi spingo oltre nell’analisi e mi limito a solidarizzare con Gasly per l’inspiegabile swap ordinato dal muretto all’ultimo giro. Gasly è stato davanti a Ocon in qualifica e per tutta la gara e poi gli fanno questo scherzo?! Ma perché? Dicono che dopo l’ultimo pit di Gasly Ocon l’ha lasciato passare per tentare di andare su Alonso e che siccome la cosa non è riuscita allora gli è stato chiesto di “restituire” la posizione. Tuttavia, quando Gasly ha passato Ocon mancavano ancora 15 giri alla fine e Gasly, con gomme più fresche, se n’è andato – non abbastanza per riprendere e superare Alonso ma se n’è andato. Cioè, non si è trattato di una di quelle situazioni limite in cui si è accodati a qualcuno che il primo dei due non riesce a passare per qualsiasi ragione e allora si prova a “swappare” per vedere se l’altro ce la fa. Qui era tutt’altra situazione: Gasly era in vantaggio di strategia, era più veloce e con gomme più fresche. Se Ocon non lo “lasciava passare” Gasly l’avrebbe superato lo stesso, magari prendendosi dei rischi e rischiando di far finire fuori entrambi. Il muretto o si limitava ad un free to race oppure, magari con il classico “Pierre is faster than you”, doveva seguire linearmente la strategia fin lì impostata dando via libera a Gasly senza altre implicazioni, giusto per evitare incidenti in un duello fratricida e senza mettere a repentaglio i pochi ma importanti punti che stavano conquistando. Farlo ripassare alla fine, dopo 15 giri passati a distanza e anche al netto del fatto che poi Pierre non sia riuscito a superare Alonso, non ha senso. Già l’anno scorso il muretto Alpine non si è distinto per scelte intelligenti ma qui sfiora veramente il ridicolo. Bah!

NOTE DI MERITO

Tsunoda (strepitosa qualifica che lo vede 9° in griglia) e Lawson in una pista difficile come Suzuka e su una RBR a pedali che dovrebbe relegarli nelle ultime posizioni tirano fuori quintali di attributi (anche lottando tra loro) che portano entrambi ad un passo dalla zona punti e che avrebbero ampiamente meritato (certamente più di… Ocon!). Bravi!

NOTE DI DEMERITO

Perez, ça va sans dire e chiedo venia per il tono assai prosaico, ha fatto veramente pietà. Non solo si prende le piste in qualifica da Max, cosa ormai per lui tristemente abituale, ma riesce anche a partire male (o cmq peggio di quelli che gli stavano dietro) e a combinare pasticci inenarrabili. La stupidaggine in uscita dai box in regime di SC è imbarazzante ma il peggio arriva al 13° giro con il ridicolo, anzi ridicolissimo!, tentativo di sorpasso su Magnussen al tornantino: nemmeno un principiante al suo primo GP avrebbe commesso un errore simile! Frustrato oltre ogni misura, non c’è altro da dire se non la banale considerazione che se Max sparisse magicamente dalla griglia di questo mondiale la stagione ben più esaltante.

NOTE DI ANONIMATO

Delle Williams ho già detto. Tutti gli altri non pervenuti. Registro la conferma di Zhou in Alfa per il prossimo anno forse più basata sulla buona stagione 2022 che non sulla 2023, oltre che dall’ovvia necessità di mantenere un po’ di grip sul mercato cinese. Stroll in particolare continua ad essere dannoso oltre che ininfluente: questa volta ha guidato in modo talmente sporco da danneggiare i sostegni dell’alettone posteriore al punto tale da doversi ritirare. Com’era quella storia della carriera tennistica?

Ci vediamo a Losail!

 

Metrodoro il Teorematico

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI SINGAPORE

It’s on purpose

In questa breve frase in lingua inglese si racchiude tutto il bello del GP di Singapore.

E’ Carlos Sainz che la proferisce, rispondendo così negli ultimi giri del GP al suo ingegnere preoccupato del poco distacco che lo separava dall’arrembante Lando Norris.

It’s on purpose”, dice Carlos.

Lo faccio apposta.

Già, perché dietro a Landino c’erano le due Mercedes, che arrivavano a velocità doppia sia di Carlos che di Lando e avevano tutte le carte in regola per superarli.

Carlos e Lando, intendo.

E Russell era convintissimo perché sin dall’inizio della gara, nonostante la sua partenza poco brillante, continuava a pressare il suo ingegnere per chiedergli la mossa che l’avrebbe proiettato sul primo gradino del podio. Quindi George, quella vittoria, la voleva ad ogni costo.

It’s on purpose

Sempre lì torniamo. Cosa fa apposta il buon Carlos negli ultimi 15 giri del GP? Apposta cerca di tenere Norris a portata di DRS, in modo tale che le due Mercedes non potessero trovare lo spunto velocistico per superarlo. Se avessero superato Norris avrebbero superato anche lui e addio vittoria e forse neppure podio perché Norris avrebbe potuto approfittare della bagarre e soffiargli pure il terzo posto. Ma Carlos ha fatto bene i suoi conti.

Tutti i piloti hanno fatto bene i loro conti. Tutte le scuderie hanno fatto bene i loro conti (tranne una). E ne è venuta fuori una gara bellissima, dall’esito incerto fino all’ultima curva, in cui ogni più piccolo particolare ha fatto la differenza.

Naturalmente tutto ciò è stato favorito dall’unica squadra che non ha fatto bene i suoi conti: RBR. Che cosa sarà successo? Tutti dicono che il loro flop prestazionale NON dipende dall’introduzione della TD18 e dalle precisazioni alla ben nota TD39 che sono entrate in vigore a Singapore.. Per quanto ne sappiamo la TD18, centrata com’è sui dispositivi che agiscono sulle flessioni alari, avrebbe inciso molto poco a Singapore, pista sostanzialmente cittadina e da Stop&Go, senza cioè curve in appoggio in cui avere un anteriore capace di reggere la pressione fa la differenza. Sarà così. Fidiamoci dei tecnici. Certo è che la coincidenza pare molto coincidente. Assisteremo a qualcosa di simile a quanto è accaduto l’anno scorso con l’introduzione della famigerata TD39? A Suzuka, dove invece curve di quel tipo abbondano, l’ardua sentenza.

Ma veniamo ai piloti. Chi ha fatto apposta che cosa?

SAINZ

Con RBR sostanzialmente fuori dai giochi il GP di Singapore era l’occasione più ghiotta per poter finalmente vedere il gradino più alto del podio occupato da qualcuno di diverso dal solito. E Carlos lo sapeva, forse più di tutti gli altri. Primo praticamente in tutte le sessioni, Pole Position strepitosa, partenza altrettanto e prima posizione per tutta la gara. In una pagella di voti da 1 a 10 il buon Carlos meriterebbe 257. Ma ciò non dà ancora la misura della straordinaria vittoria di Sainz. Perché quel che più ha colpito è stata l’accortezza strategica e tattica che Carlos, insieme a tutta la squadra,  ha tenuto nel portarla a termine. Visti gli esiti delle qualifiche la Ferrari ha deciso una strategia che coinvolgeva entrambi i piloti. Per il primo stint l’ideale sarebbe stato trovare entrambe le monoposto a controllare la gara e a tal fine hanno messo le rosse a Leclerc per cercarne di favorirne il sorpasso a Russell. Detto? Fatto. A quel punto stabilizzano il ritmo con Sainz davanti per cercare di preservare le gomme, da un lato, e per tenere compatto il gruppo dall’altro. Detto? Fatto. L’idea è evitare di sfilacciare il gruppo che avrebbe consentito a qualcuno di fare un undercut molto pericoloso quando invece, col gruppo compatto, qualsiasi tentativo di undercut sarebbe naufragato per le molte posizioni perse. In questo modo, tra l’altro, si è consentito a Leclerc di risparmiare le gomme rosse che si sono usurate poco. Da un certo punto in avanti chiedono a Leclerc di distanziarsi di 3 secondi da Sainz. Questa scelta è un po’ più rischiosa ma in questo modo si copre ulteriormente il rischio di cui sopra. Arriva la SC per l’incidente di Sargeant intorno al 20 giro e tutti sono costretti a fare doppio pit. Leclerc è costretto ad uscire dopo Russell e Norris ma poco male perché le RBR avevano scelto di rimanere fuori e si frappongono tra Sainz e quei due. Che le due RBR non fossero un pericolo e la loro scelta una scommessa si conferma subito. Sainz vola via. In pochi giri Russell supera Max e Norris supera Perez ma in questo modo entrambi hanno già messo a dura prova le gomme e non ne hanno abbastanza per impensierire seriamente Sainz. A Carlos non rimane altro che gestire il ritmo sino alla fine. Sono divertenti i team radio tra Russell e il suo muretto allorché gli comunicano che Carlos va piano di circa 1 secondo sul suo ritmo ideale: “mi sorprende non abbia detto 2 secondi” risponde tra il piccato e l’ironico il giovine british. Poi arriva la VSC tra il 42 e il 45 giro che pone le basi per il finale super spettacolare che abbiamo visto. Infatti la decisione, rischiosa ma interessante, di Mercedes di pittare entrambi i piloti mette una pressione enorme sui primi due, Carlos e Lando. Guadagnano fin da subito 2 secondi al giro ai primi e facendo un po’ di conti si capisce che gli avrebbero raggiunti con ancora 4 o 5 giri da percorrere: situazione ideale per chi arriva da dietro con gomme più fresche. Forse decisiva è la breve ma intensa resistenza di Leclerc su Russell: in quel giro Russell è costretto a girare 2 secondi più lento facendo sostanzialmente guadagnare un giro di difesa ai primi due. Quando poi Russell ed Hamilton arrivano sul duo di testa accade l’impensabile. Carlos capisce che l’unica possibilità che ha di portare a casa la gara è tenere Norris a distanza di DRS con quest’ultimo che sarà capace di rispondere alla maggior trazione di Mercedes con una maggior velocità sul dritto. Detto? Fatto! Ma è qui che si fonda la straordinaria performance di Carlos. Già! Perché un conto è pensare la cosa. Ben altro è metterla in pratica: se non si è perfetti si rischia di grosso. E Carlos, perfetto, lo è stato. C’è stato un momento in cui Norris aveva perso il DRS per difendersi da un attacco di Russell ma Carlos, lucidissimo, in due curve sapientemente rallentate al punto giusto ha favorito il riaggancio di Norris. Sottolineo che ancor più dell’idea, a meravigliare è stata la perfetta esecuzione e la lucidità: in quegli ultimi 10 giri quanti appassionati e conoscitori hanno richiamato Jarama 1981? Tutti?

A impreziosire il tutto è giunta ciliegina sulla torta quella frase in team radio, pronunciata col tono di finta sorpresa di chi sta grattugiando la bottarga su un piatto di spaghetti cotti al punto giusto:

It’s on purpose

CHAPEAU!

NORRIS

Anche Lando disegna il suo capolavoro in questa straordinaria Singapore 2023. In una gara ad altissima tensione strategica che richiedeva perfetta esecuzione e controllo non sbaglia praticamente nulla. I primissimi giri falsati dal taglio di Hamilton in partenza non lo scompongono più di tanto e dopo che gli viene restituita la posizione si piazza con comodo alle spalle di Russell senza cedere per un millimetro. Dopo la SC si giova dell’arretramento di Leclerc e tra i primi è quello che più deve impegnarsi per tornare su Russell perché deve superare sia Perez che Verstappen (fa un po’ specie dirlo…) e lo fa con decisione e rapidità nel breve volgere di pochi giri. Ancora una volta consolida la sua posizione tenendo sotto tiro la Mercedes di Russell davanti a lui, consapevole che con 40 giri ancora da percorrere lanciarsi in attacchi scriteriati sarebbe stata la peggiore opzione a sua disposizione. Cambia tutto con la VSC che, complice la scelta di Mercedes, lo proietta in seconda posizione subito dietro a Sainz. Qui la voglia di provarci gli deve essere venuta perché per circa 6-7 giri mette pressione a Sainz il quale, però, reagisce da par suo e non si fa intimidire. Il capolavoro di Sainz lo coinvolge direttamente. Quando si capisce che le Mercedes arriveranno a tiro ben prima della bandiera a scacchi Lando suggella il patto non scritto e non detto: deve stare a distanza DRS ma senza infastidire il ritmo di Sainz. E anche lui, come Carlos, esegue alla perfezione. Gli ultimi giri sono da cardiopalma. Si difende strenuamente dagli attacchi di Russell, in uno dei quali perde il DRS da Sainz ma riesce ad assecondare alla perfezione la tattica di Carlos riaccodandosi con precisione quando glie ne dà la possibilità. La leggerissima sbavatura prima dell’ultimo giro, quando sfiora il muro con la posteriore destra, forse confonde George che invece sbatte e va fuori.

Perfetto!

HAMILTON

Una qualifica tra luci (la posizione in griglia) e ombre (4 decimi rimediati dal team mate) probabilmente lo innervosisce e lo inducono alla pessima partenza. Ma tutto il suo primo stint è pessimo. Il lungo alla prima curva lo costringe al lungo amletico dubbio sulla restituzione della posizione prima a Russell e poi a Norris. L’errore è più grave di quanto non appaia perché la restituzione della posizione a Norris avviene dopo qualche giro con le gomme non più fresche e quindi con lui non più in grado di attaccarlo seriamente. Inoltre nei primi due giri in cui il DRS è vietato, avrebbe potuto tentare un attacco a Norris che, se riuscito, avrebbe potuto cambiare totalmente l’esito della gara. Non contento di ciò il suo ondivago ritmo lo porta a usurare le gomme un po’ più degli altri. Lo salva la SC causata da Sargeant perché il doppio pit Mercedes costringe Leclerc a perdere posizioni ed è poi lucidissimo ad approfittare del lungo di quest’ultimo quando nelle fasi successive alla ripartenza è danneggiato dalla bagarre tra Norris e Perez. Da lì in avanti, evidentemente tranquillizzatosi, anche lui guida alla perfezione. Impiega un paio di giri di troppo per superare il più lento Max (ribadisco: fa specie dirlo…) ma più che altro a causa del fatto che Max fa ostruzione su di lui molto più di quanto non abbia fatto con Russell e Norris – vecchie ruggini? Dopo la VSC, con gomme gialle nuove, va forte, molto forte, anzi fortissimo. In pochi l’hanno rilevato ma esce dai box a quasi 7 secondi da Russell e quando arrivano in prossimità del duo di testa Ham è già attaccato al suo team mate. Questo significa che se Russell girava con ritmo forsennato il suo lo era ancora di più. Tant’è che il fastest lap della gara è suo. Qui si vede l’importanza dell’errore iniziale. Se in partenza avesse superato Norris regolarmente questa rincorsa Mercedes sarebbe stata (quasi? Forse?) coronata da successo. Invece l’ostacolo Norris e la perfetta intesa di quest’ultimo con Sainz ha impedito a Mercedes di fare l’en plein. La colossale stupidaggine di Russell al penultimo giro gli porta in regalo un podio che alla fine, tutto sommato, è meritato.

(RUSSELL)

Tra parentesi perché non merita di stare nelle note di demerito ma merita che il suo demerito venga adeguatamente rimarcato. Il giro in qualifica è stato strepitosissimo e solo il perfetto Sainz di questo week end gli è stato davanti. In partenza perde la posizione da Leclerc ma più che suo demerito è merito di Carletto nostro che scatta a mo’ di fulmine e non può farci nulla. Nel primo stint si vede che ne ha di più ma non riuscire a superare Carletto non è tanto suo demerito quanto merito della Ferrari e dei suoi piloti che adottano perfetta strategia che viene eseguita altrettanto perfettamente. Merita, eccome se merita, in occasione del sorpasso a Max e del rapido ricongiungimento con Sainz dopo la SC ma poi è preda della trappola di Sainz e della Ferrari che gestisce con controllo ferreo tutta la fase della gara che porta alla VSC del 42° giro. Mercedes decide di sparigliare cambiando le gomme a entrambi i piloti e lui si ritrova in solitaria rincorsa a girare 2 secondi più veloce di tutti. Be’, non di tutti perché Hamilton dietro di lui ha un ritmo ancora migliore. A conti fatti Lewis ha un ritmo mediamente di 3 decimi migliore del suo. E questo, lasciatemelo dire, è un grosso demerito perché consente di fatto un giro in meno a provare l’attacco ai primi due. Un altro giro di opportunità lo perde nel sorpasso a Leclerc che gli costa circa 2 secondi. Ed infine, complice il duetto in DRS Carlos-Lando, non riesce a portare a compimento la rimonta andando perfino a sbattere contro il muro al penultimo giro con un errore da principiante che più principiante non si può. Demerito? Altroché! Dopo una qualifica e una gara così gagliarda questo errore è ai limiti dell’imperdonabile. Non è la prima volta che Russell commette errori sotto pressione. Tra l’essere un pilota bravo, velocissimo e capace e l’essere un campione C’E’ differenza e non vorrei che a Stoccarda qualcuno cominci a notarla.

LECLERC

Non c’è molto da dire sulla gara di Charles salvo il fatto che tutte le sue carte se le è giocate con la piccola sbandata alla penultima curva del giro decisivo in qualifica che gli è costata la pole position. Infatti prima di quella curva aveva margine sia su Carlos che su George. Ma tant’è. Fa buon viso a cattivo gioco e si mette a disposizione della squadra. Sfrutta le rosse in partenza in modo perfetto superando Russell e accodandosi al suo team mate assecondandone il ritmo. Qualche baruffa con l’ingegnere sul distacco da tenere ma alla fine esegue alla perfezione. Ciò consente a Sainz di gestire con comodo. Il doppio pit in occasione della SC lo relega in quinta posizione: esito inevitabile dovuto alla particolare situazione che non addurrei alla “sfortuna”. Bello vederlo superare entrambe le RBR con facilità (continuo a ribadire: fa specie dirlo…) All’arrivo della VSC per il problema di Ocon il muretto Ferrari decide saggiamente di sacrificarlo lasciandolo in pista: se anche avesse cambiato le gomme non avrebbe fatto altro che rincorrere le Mercedes e non sarebbe servito a nulla. Senza più gomme e con un motore che (pare) tendeva a surriscaldare fa quel che può contro Russell ma è stato comunque sufficiente a fargli perdere un paio di secondi. Qualche brivido nell’ultimo giro per l’arrivo di Max ma resiste e alla fine si porta comunque a casa un risultato buono (anche grazie al “ciocco” di Russell) e la consapevolezza che l’aver fatto l’uomo squadra lo porta in credito di comportamenti e strategie analoghe quando (si spera presto) arriverà il suo turno. OK

VERSTAPPEN – PEREZ

E veniamo al capitolo RBR: l’unica scuderia a non aver fatto bene i suoi conti in questo GP. Fa specie dirlo… Ma che acciderbolina è capitato? È dall’inizio della stagione che non sbagliano un colpo, che capiscono tutto, che fanno faville mai viste e poi? Vedere Max arrancare in questo modo è stato straniante. Quel che è certo è che la responsabilità non è da attribuire ai piloti: il distacco relativo tra i due è il medesimo degli ultimi 10 GP. Ma la performance è deludentissima. Fuori entrambi dal Q3 è roba che non si vedeva da anni! I nomi davanti a loro fanno ancora più specie: Magnussen, Ocon, Hulkenberg e Lawson non dovrebbero stargli davanti, no? Per quanto riguarda la gara Max fa il suo. Parte benissimo e in pochi giri e bei sorpassi si porta agevolmente in ottava posizione ma poi, inspiegabilmente, si ferma. Anzi, prende anche un minimo distacco da Ocon, non riesce a stargli attaccato! Max pare confuso e Perez pare anche più confuso. La SC dopo l’incidente di Sargeant induce in tentazione il loro muretto: rimangono fuori tutti e due e si ritrovano in seconda e quarta posizione. Forse adesso cominciano a tirare e fregano tutti? Max ricomincia a fare il Max? “ok ragazzi fin qui abbiamo scherzato, ora ce ne andiamo” e quello che tutti temono stia pensando Max sotto il suo casco. E invece no! Max prova a stare dietro a Sainz e non ce la fa minimamente. Viene superato di slancio da Russell, Norris, Hamilton e Leclerc e cede secondi su secondi. Mah! Peggio ancora Perez che prende distacchi abissali e solo lo spento Alonso di Singapore gli consente di stare molti più giri nelle posizioni che contano ed evitare di sprofondare nel pantano. Max ritarda il più possibile il pit, che arriva al 40° giro ma gli va male: si ritrova 16°. Perez pitta subito dopo, non prima d’aver subito lo smacco di ben tre sorpassi in un giro: Ocon, Alonso, Gasly. Il suo pit è ancora più deleterio: si ritrova ultimo. Da qui in avanti però i due sembrano ritrovare il filo e si mettono a girare con ritmo eccellente MA non il migliore perché i due Mercedes vanno comunque più forte. Ritmo comunque sufficiente per salvare una gara che, per come si era messa, rischiava di non farli terminare nemmeno a punti. Max arriva 5° a 3 decimi da Leclerc dopo una (quasi) forsennata rimonta e Checo in ottava, con giallo sul suo duello con Albon che gli costa 5 secondi di penalità ma non la posizione finale. Che dire? Suzuka ci dirà se chi di TD ferisce di TD perisce. La curiosità, a questo punto, è massima.

GASLY

Qualifica non strepitosa ma poco male. Da qualche GP ha trovato la costanza e la precisione che sembrava aver perso nella spenta annata 2022. E anche qui a Singapore lo ha dimostrato avendo saputo gestire bene tutte le fasi di gara che, come abbiamo visto con i primi, richiedevano piglio deciso ma anche estrema accortezza. Il sesto posto finale è eccellente. Bravo!

PIASTRI

Non si è ben capito se aveva gli stessi aggiornamenti di Norris oppure no. Perché se sì allora il voto è (relativamente) basso perché in tutto il week end è andato ben più lento di Norris mentre se no allora è, credo, giustificato. Che sia l’una o l’altra ipotesi va detto che è stato sfortunato in qualifica perché l’incidente in Q1 di Stroll lo priva della possibilità di superare la prima tagliola ed è costretto a partire dalla 17esima casella quindi il fatto che, pur mai inquadrato, si ritrovi in 7° posizione alla fine è evidentemente frutto di gran merito. Il ragazzo c’è.

LAWSON

Grandissimo Liam! Con una Alpha Tauri che va a pedali, proiettato all’improvviso in Formula 1, su una pista dove non ha mai corso e in una situazione in cui poteva sbagliare qualsiasi cosa be’… E’ stato eccezionale! Fa un percorso eccezionale in qualifica permettendosi di eliminare dalla Q3 nientepopodimeno che sua maestà Max! Strepitosa la gara, in cui conquista i suoi primi punti mondiali in una corsa difficilissima per le molteplici implicazioni strategiche di cui ho già detto più volte. Bravo bravo bravo!

MAGNUSSEN

La sua sesta posizione in griglia, giunta totalmente inaspettata, mi ha fatto pensare di avere ingerito qualche fungo allucinogeno. E niente! Kevin salta sempre fuori nelle situazioni strane e difficili! Non ha una partenza facile, tuttavia, e deve gestire uno stint assai lungo che ha rischiato di compromettere il risultato se fosse stato protratto ulteriormente. Invece il muretto gli viene in aiuto e lo richiama al momento giusto. La VSC lo aiuta nel guadagnare posizioni (e anche la porcata di Perez su Albon) e conquista un punto totalmente insperato alla vigilia. Bello il suo duello con Gasly. Tenace!

NOTE DI MERITO

Ocon non è il mio pilota preferito ma non posso non riconoscergli l’aver fatto una gara gagliarda, finché è durata. Un vero peccato il problema che ha avuto al cambio e che l’ha messo fuori al 42° giro, che induce i commissari a mettere VSC, perché la sesta posizione che avrebbe conquistato sarebbe stata meritatissima.

Albon (io continuo ad adorare la livrea GULF) aveva raddrizzato la gara dopo una pessima, per come ci aveva ultimamente abituati, qualifica ma verso la fine della gara è stato malamente buttato fuori da Perez in un tentativo di sorpasso assai maldestro. Cose che capitano, sì, ma la cosa sarebbe da valutare in prospettiva: e se situazioni del genere capitassero nelle prime posizioni? Anche Williams è in odore da “danni da TD”. Vedremo come andranno a Suzuka.

NOTE DI DEMERITO

Ecco qui il nostro Fernandello, che forse per la prima volta mi vedo costretto a inserire nelle note di demerito. Aveva lasciato intendere che Singapore poteva essere il teatro della sua prima vittoria dopo millemila anni e invece ha rimediato una figuraccia non da poco. Perché oltre ad una competitività da rivedere da parte di AM lui ci ha messo molto del suo. Non è da lui la pessima partenza come non è da lui l’errore in entrata box in occasione della SC. Non è da lui non riuscire con gomme nuove a impensierire Perez, allo sbando e senza gomme, per ben 15 giri come non è da lui farsi infinocchiare da Ocon in quel modo. Tutto storto oggi per lui!

Sargeant divide con Russell la stupidaggine di giornata.

NOTE DI ANONIMATO

Bottas e Zhou non si sono mai visti.

NOTE DI “CHE SFIGA!”

Tsunoda in questo week end sarebbe arrivato ultimo anche in coda al McDonald’s tante glie ne sono andate male!

NOTE DI E’ MEGLIO DARSI AL TENNIS

L’incidente di Stroll in qualifica è stato spaventoso. Ma quel che più mi ha inquietato è che il ragazzo abbia tentato stupidissimamente di rimediare alla sbandata che aveva fatto alla penultima curva facendo la successiva totalmente fuori da ogni logica di guida. Non è lucido e mi preoccupa.

Ci vediamo, lo dico apposta!, a Suzuka!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL LIBRETTO DI GIUSTIFICAZIONI

Il GP di Singapore ci regala una delle vittorie della Ferrari più emozionanti di sempre, con un indomito Sainz che in questo periodo è decisamente “on fire”, come si suol dire. Sarà perché sembrava impossibile in questo mondiale che vincesse una Ferrari, sarà perché sembrava impossibile che vincesse qualcun altro al di fuori della Red Bull (e sottolineo RB19) di Verstappen, fatto sta che la vittoria della Ferrari del nuovo corso ha il sapore di un raro liquore. L’intelligenza tattica di Sainz, uno dei piloti Ferrari più bistrattati di sempre (a causa dell’esasperazione tifosistica che si è creata attorno a Charles, il cui monegasco è completamente ignaro ed incolpevole sia chiaro), unita alla glaciale freddezza di tenere dietro, in zona drs ben tre assatanati, ha avuto dell’incredibile. GP come questi, in tempi di magra (inteso come spettacolo innanzitutto), sono una benedizione e suppongo che tutti gli sportivi italiani in primis e, soprattutto, la tifoseria Rossa in particolare dovrebbero andare orgogliosi del risultato ottenuto, perché di fatto è toccato proprio alla derelitta Ferrari spezzare l’egemonia monopolistica della Red Bull dei Verstappen’s. Del resto, come dice un mio amico, “i ferraristi sono dei pessimi vincenti” e, nonostante in Gestione Sportiva si sia potuto appendere all’ingresso l’unica (?) bandiera dell’anno, non sono mancate le polemiche e soprattutto le giustificazioni, tanto da poter riempire un libretto. I più giovani magari non sanno, a differenza di oggi che a confronto la scuola sembra un Grande Fratello, che prima, quando ci si assentava da scuola, bisognava giustificare l’assenza (che tempi!) con appunto il suddetto libretto firmato da uno dei due genitori. Tralasciando i voli pindarici che facevamo con quel diavolo di libretto pur di giustificare l’ingiustificabile, le scuse, le giustificazioni ,appunto alle quali mi riferisco, sono verso il comportamento avuto dal muretto proprio all’indomani del GP italiano conclusosi quindici giorni fa. Mi riferisco a come Charles sia stato apertamente trattato e a come il popolo ferrarista di fede monegasca, abbia reagito… hanno compilato un libretto di giustificazioni!
Trovo affascinante come la natura umana si possa esprimere quando si trova alle strette, soprattutto quando è arrivato il momento di ammettere la verità e, quindi, porre in discussione il proprio comportamento. LeClerc domenica scorsa è stato umiliato alla stregua del Bottas delle migliori annate 2017 – 2018 e quindi usato apertamente come un tappo! Da qui, dopo la rabbia iniziale dei talebani del tifo, si è irta una levata di scudi nel cercare di giustificare a tutti i costi l’atteggiamento del muretto e, quindi, quello del monegasco. “Charles uomo squadra!, “Carlos non ha mai fatto quello che il compagno ha fatto per lui”, per non parlare delle dichiarazioni di Vasseur: “la Ferrari non ha sacrificato LeClerc a priori. La strategia è stata decisa al sabato, quando in qualifica Sainz è riuscito a battere Charles nella specialità della casa: il giro secco. E sappiamo molto bene quanto conti la qualifica su una pista cittadina”. Di tutte le giustificazioni, la dichiarazione del Team Principal rosso, alle quali tutti si sono aggrappati, pur di salvare la faccia del proprio beniamino, è stata di gran lunga quella che preferisco. Inutile girarci attorno, perché un sacrificio è un sacrificio e quindi in seno alla squadra è stato deciso che al sabato chi fosse finito dietro sarebbe stato sacrificato… nulla di trascendentale.
Di base non ci vedo nulla di male, è stata usata una logica innegabile. Allora mi chiedo per quale motivo si usano parole come “ragion di stato” o “uomo squadra”, quando Charles di fatto ha accettato di buon grado i patti che si sono stabiliti prima del GP? Vasseur la voleva quella vittoria, a qualunque costo. Aveva fiutato l’occasione, sapeva che potevano farcela e non c’ha pensato su due volte ad impartire quell’ordine per far tappare il gruppo, ed in questo caso a farne le spese è stato il bastonato LeClerc. Dopo Monza ho affermato che un team order, considerando la posizione che ci stavamo giocando davanti al pubblico di casa, sarebbe stato opportuno anziché infognarsi in una lotta fratricida per un misero terzo posto. Sono stato redarguito, perché i team order, a meno che non ci si giochi un mondiale, non si devono dare. Cosa si dirà ora, dopo che Charles ha subito il peggiore dei team order di sempre? Quali sono le giustificazioni a riguardo? Ce lo vedete Max Verstappen che accetta un ordine del genere? Da qui le considerazioni sul monegasco, il quale rispetto al sua acerrimo rivale olandese differisce in modo notevole: Charles, talento cristallino, è forse troppo gentile o forse troppo aziendalista e chissà che questo non sia il difetto che gli impedirà di coronare il suo sogno di divenire campione del mondo. Fatto sta, che al di la di quello che si possa pensare, il sottoscritto si chiede solo una cosa: cosa ci faceva Charles dietro a Carlos? Cosa ci fa Charles dietro a Carlos da due GP a questa parte? Indipendentemente da come la si possa pensare, chi sta in difetto innanzitutto, è il monegasco che attualmente mal comprende la monoposto, a differenza del compagno che invece si esalta. Non ci sono giustificazioni che reggono e aggiungerei, per il bene della pace, forse è stato meglio così, perché fosse successo a parti invertite sarebbe stata la fine per Carlos dal punto di vista dell’immagine: il monegasco gode del sostegno della tifoseria e della squadra (e con quest’ultima ci mancherebbe pure aggiungerei) a prescindere di quanto accade in pista, mentre per lo spagnolo ogni azione, ogni gesto è una sudata erculea. Immaginate fosse stato impartito a Carlos l’ordine di fare da tappo… avremmo avuto il sigillo sulla certificazione della seconda guida!
Di fatto così non è stato e Vasseur, con il suo ordine, ha creato il tilt più pazzesco di sempre. Infatti la gara di domenica scorsa è perfettamente confrontabile con quanto successo in Inghilterra l’anno scorso: stessi piloti, medesimo vincitore, Team Principal diverso. Il libretto di giustificazioni non ha abbastanza pagine per sostenere la difesa che c’è nei riguardi dell’attuale corso, a differenza di quello precedente. In Inghilterra si permise che lo spagnolo vincesse la sua prima gara a scapito dei punti mondiali di Charles (il monegasco anche se avesse vinto quella gara, avrebbe perso comunque il mondiale e, con ampio margine, a favore di Verstappen… quindi Binotto aveva ragione su quello che faceva!) e fu una crocefissione in pubblica piazza, per non parlare di quello che successe dopo il famoso “additamento”. A distanza di un anno, con un ordine impartito che si da solo alla seconda guida designata, è stato un oceano di giustificazioni. Il pregiudizio offusca ogni logica e per quanto una persona dia anima e corpo nel cercare di impegnarsi, qualunque cosa faccia non andrà mai bene perché c’è pregiudizio appunto che purtroppo, nei commenti social, sfocia in odio. Cosa si sarebbe detto se a chiedere a Charles di fare da tappo fosse stato Binotto? (tilt!). Davvero volete farmi credere che tutti si sarebbero concentrati sul termine “uomo squadra” e “ragion di stato”, invece di mettere alla gogna il Team Principal italo svizzero? Già so che la giustificazione che verrà data per il GP inglese è che “Charles all’epoca si stava giocando un mondiale”… e giustificazione rimane, perché se all’epoca si è agito così, ci saranno stati validi motivi ed uno di questi è stato quello di non demolire un pilota il quale, domenica scorsa, ha dimostrato di cosa è capace.
L’unica certezza che Ferrari ha è quella di avere la coppia più forte del mondiale: se manca l’uno, c’è l’altro… è tutto il resto che manca e resta da capire se mai arriverà. Nel frattempo che Ferrari diviene una squadra da titolo, riempiamo il libretto di giustificazioni, così almeno ci illudiamo che tutto vada bene

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI MONZA

Nel motorsport (non solo quello ai massimi livelli) il rischio di patire infortuni gravi o addirittura tragicamente definitivi, si sa, è sempre dietro l’angolo. La triste classifica delle morti che lo accompagna è inquietantemente lunga e coinvolge persino chi quello sport non lo pratica ma lo supporta a vario titolo: proprio Monza è stata funestata nel 2000 dalla tragedia di Paolo Gislimberti e se risaliamo nel tempo tocca fermarsi, con l’occhio sbarrato dallo sgomento, a leggere del disastro di Le Mans nel 1955 ove trovarono la morte, oltre al pilota coinvolto, ben 83 spettatori. I progressi sulla sicurezza, dentro e fuori la pista, hanno fatto passi da gigante in questi ultimi 20 anni e hanno ridotto il numero di quelle tragiche evenienze in modo importantissimo.

Ridotto.

Ridotto, per l’appunto, perché eliminarlo pare oggi ancora un miraggio.

Perché parlare di queste tristi cose? Ieri non è successo niente, no?

Esatto. Proprio perché ieri non è successo niente, ne parlo. A pochi km di distanza da Monza, precisamente a Barcellona sul Circuit de Catalunya, pochi minuti prima dell’inizio del Gran Premio di Formula 1 Francesco “Pecco” Bagnaia ha giocato un jolly di proporzioni epocali. Trovatosi nella peggiore situazione possibile nel motociclismo, inerme in mezzo alla pista con tutto il gruppo che sopraggiunge, se l’è cavata con solo qualche ammaccatura. La cosa ha dell’incredibile. Una serie di congiunzioni astrali inusitate ha dovuto verificarsi affinché Pecco ne uscisse indenne. Innanzitutto già alla seconda curva aveva diversi metri di vantaggio: ciò ha consentito agli immediati inseguitori di vederlo ed evitarlo, tranne Binder che non poteva fare altro e comunque nel frattempo aveva frenato. Poi va considerata la carambola causata da Bastianini alla prima curva che ha messo fuori gioco cinque potenziali investitori e contemporaneamente ha creato un gap tale dai primi da far sì che gli altri potessero agevolmente evitare la sagoma di Pecco a loro perfettamente visibile. Anche le tute, stivali, airbag e quant’altro previsti sul corpo del pilota hanno aiutato. Infine, il caso. Ossia l’imprevedibile risultato delle complicate equazioni dinamiche che hanno portato la sagoma di Pecco orientata in pista in quel modo e non in un altro: qualsiasi altra posizione avesse avuto l’impatto (inevitabile) con Binder avrebbe avuto ben altre conseguenze.

Ecco il punto: io, fossi in Bagnaia, mi ritirerei seduta stante perché una combinazione così opportuna di eventi, dovesse ricapitare,  non mi si presenterà più.

Ma io non sono un pilota.

Perlomeno, non lo sono più da quando, qualche milione di anni fa, mi sono ribaltato con un kart (di quelli seri: un 100 cc due tempi che andava come una scheggia) alla curva più veloce del circuito di Pomposa. Una maledettissima vespa si era infilata nella manica destra della mia tuta ed ebbe la favolosa idea di pungermi proprio mentre uscivo dalla curva, praticamente full throttle e in controsterzo. Il gesto istintivo di sollevare la mano dal volante è stato sufficiente per perdere il controllo e cominciare a piroettare prima dentro e poi fuori la pista. Non contento, il kart si è poi ribaltato e mi sono ritrovato con la testa a 10 cm dal muretto di cemento che a quei tempi (non so oggi) separava la pista dalla mezza palude che c’era fuori. Con ancora il go kart tra i piedi, mentre tentavo di spostarlo, mi resi conto che non mi ero fatto granché male ma anche, con sommo orrore!, che se la vespa m’avesse punto solo 20 metri prima mi sarei ammazzato. Sicché presi la mia decisione: “Fan***o! Non mi vedrà mai più nessuno in pista!”.

Il motorsport non ha perso nulla, figuriamoci, per quanto posso garantire che guidavo molto meglio di come giocavo a basket (il che è tutto dire!) ma è stato un peccato perché non c’è cosa più goduriosa che stare in pista, conoscerla, andare sempre più forte, giro dopo giro, limando le curve, gestendo la velocità, disegnando le traiettorie, migliorando di una virgola ogni volta. C’è qualcosa di ipnotico in quel girare in tondo che fa salire il livello di concentrazione ad un livello che non credi nemmeno possibile. Spariscono le persone, il paesaggio, gli altri pensieri, il mondo intero: sparisce tutto. E rimani solo tu e quel nastro d’asfalto da percorrere il più velocemente possibile.

Ma io non sono un pilota.

A Pecco, vorrei dirgli di ritirarsi, di starsene a casa e di mandare a f****o tutto. Hai già dato, ragazzo!, sei campione del mondo, sei il più veloce del mondo, in pista gli altri ti guardano sempre da dietro, hai già dimostrato quel che dovevi dimostrare! Prendi il regalo che il destino ti ha dato, mettilo in bella vista nel salotto di casa, abbraccia la tua bella fidanzata e goditi il resto della vita in santa pace – magari senza mai più salire su un mezzo a due ruote, possibilmente.

Ma io non sono un pilota.

Certamente non sono un pilota, perché se lo fossi non avrei fatto il sospiro sconsolato che mi è sfuggito quando ho letto che il buon Pecco si sta chiedendo se riuscirà a rientrare per Misano. Lo stesso sospiro che mi uscì quando Grosjean disse che avrebbe continuato a correre, sia pur in Indycar, dopo il suo spaventoso incidente in Bahrein 2020, lo stesso sospiro che ho fatto in tutte le altre occasioni analoghe a queste. Alle volte mi domando se quella folle, quanto meravigliosa, ossessione sia qualcosa di innato o se, più semplicemente, si è approfondita vieppiù che la carriera dei piloti che guardiamo in tv procedeva. O non è, forse, come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina? Non ho risposte.

Dunque chi è pilota?

VERSTAPPEN

Verstappen è un pilota. Anzi, in questo momento è IL pilota. Già, perché a Monza non aveva alcuna necessità di impegnarsi al massimo con di fronte le Ferrari così in palla, con il mondiale in tasca, con il pubblico contro, con l’obiettivo della decima consecutiva che a suo dire contava veramente poco (che poi… ci credete?). E invece? Invece di starsene (relativamente) tranquillo ad aspettare il primo pit stop per superare Sainz il buon Max passa i primi 15 giri a mettergli una pressione enorme fino a fargli commettere un piccolo errore alla prima variante che è sufficiente per preparare il sorpasso alla Curva Grande. Da notare che il duello è stato forse l’unico degno di questo nome che Max ha avuto quest’anno (se sbaglio mi corrigerete…) ed è stato duro ed implacabile come sempre e non ha commesso neanche il minimo errore: non una bloccata, non uno spiattellamento, nessuna traiettoria fuori controllo. Checo e Charles, invece, nel duello con Sainz qualche errore l’hanno commesso. E lo stesso Carlos ha commesso qualche errore, sia pur da prospettiva diversa. Anche questo serve a dare la misura della forza di Max. Da lì in avanti è il solito Max. Guida con precisione straordinaria, limando un decimo ad ogni giro, tra i 5 decimi e il secondo più veloce di tutti. Lo fa per il tempo sufficiente a costruire un vantaggio di sicurezza e poi si mette a velocità di crociera per il resto del GP. La decima consecutiva riscrive il libro dei record.

PEREZ

Anche Checo è un pilota. E’ un pilota da circuiti veloci, a quanto pare. Le due gare vinte quest’anno sono guarda caso Arabia Saudita e Baku, che per molti versi possono essere accostate a Monza. Non è forse quest’ultima il “Tempio della Velocità”? E poi, caso mai qualcuno se lo fosse dimenticato, non fu proprio Sakhir, in configurazione top speed, il teatro della sua prima vittoria in Formula 1 con la Force India? Se si tiene tutto ciò in considerazione allora non ci si può stupire dell’ottima prestazione in gara di Perez che parte cauto per evitare incidenti alla prima curva e poi con grande grinta passa via via Russell, Leclerc e Sainz per andare ad occupare la meritata seconda posizione. Con Sainz ha faticato di più rispetto a Max, tanto per rimarcare la differenza, ma ci ha messo meno giri. La sensazione è che se non avesse “ciccato” le qualifiche (invero il suo tallone d’Achille) su questo circuito avrebbe potuto per una volta impensierire Max o, quantomeno, costringerlo ad impegnarsi per tutta la gara e non solo per metà.

SAINZ

Eccolo, un altro pilota. Dopo una Zandvoort eccellente in cui pur con macchina inguidabile si era attaccato con i denti ad un risultato insperato, ecco che a Monza non tradisce le aspettative e sfodera un week end magistrale. Ferrari le aveva fatte tutte giuste per Monza: motore nuovo, assetto dedicato, manettini a palla. E lui si è concentrato al massimo. La pole position con 13 millesimi di vantaggio su un Max che ce l’aveva messa tutta è stata strepitosa. Anche i primi 15 giri sono stati eccellenti. Avere Max dietro così scalpitante e riuscire praticamente per 15 volte a difendersi in modo eccezionale non è cosa da poco. Poi commette quell’errorino, quella svirgolatina apparentemente insignificante ma tuttavia sufficiente ad un mostro come Max per subire il sorpasso. Ecco qui si potrebbe avere qualcosa da ridire. C’è stato in passato chi ha potuto vantare capolavori di difesa (Jarama 1981, Imola 2006 sono i primi che mi vengono in mente) e vinto conseguentemente dei GP memorabili. Carlos non l’ha fatto ma il coefficiente di difficoltà era altissimo. Arriva Checo e anche qui si difende alla grande per diversi giri ma alla fine deve soccombere. Non soccombe invece all’arrembante compagno di squadra che negli ultimi giri si mette in testa di negargli la soddisfazione del podio che riesce infine ad agganciare portando a casa il primo podio della sua stagione. Bravo!

LECLERC

Pilota? Altroché!!! Infatti, parte male nel week end provando assetti che mostrano ancora una volta la difficoltà di gestire l’anteriore. Ho potuto vedere anche quasi tutte le FP e in quelle del venerdì si vedeva che Charles non stava in pista neanche nei giri di rientro… Nelle Lesmo e soprattutto alla Ascari l’anteriore gli scappava all’improvviso. Non so come abbia fatto a controllare la macchina. Poi ha fatto ctrl-c/ctrl-v dell’assetto di Carlos e le cose sono andate meglio sia in FP3 che poi in qualifica. Qualifica nella quale, onestamente, mi aspettavo la pole da parte sua. Vero è che non è arrivata per la miseria di 60 millesimi ma CLC è quello del colpo finale, no? Difficile dire se sia per via del circuito oggettivamente poco difficile, dove cioè può fare poca differenza, oppure per l’assetto non ottimale al suo “stile di guida” perché copiato dal compagno oppure infine perché oggi contro Carlos non ce n’era nemmeno per lui. Fatto sta che le premesse per fare una buona gara c’erano. In partenza Carlos ha gestito alla perfezione Max quindi Charles non poteva fare molto più di quanto ha fatto. Si potrebbe pensare che prendere la linea esterna per entrare in prima variante appaiato era da provare. Tuttavia avrebbe funzionato solo se Max partiva male. Così invece il rischio era di essere chiusi da Max, costretti a rallentare e poi Russell, con più velocità sull’esterno, sarebbe uscito più veloce per passare davanti in Curva Grande. Invece ha tenuto l’interno, costretto a frenare ma non troppo, ha potuto poi contenere abbastanza comodamente dall’esterno l’attacco di Russell perché ha potuto accelerare prima. In seguito è andato bene finché ha tenuto il DRS da Max ma poi appena ne è uscito si è perso un poco. Ma c’era poco da fare. Meno bene invece nel confronto con Perez. Lì, con un FORSE grande come una casa, c’era l’occasione per provare a fare 2-3 sul podio nel senso che finché riusciva a tenere il DRS da Sainz la possibilità di difendersi da Checo era concreta. Ma non c’è riuscito e questa è forse l’unica vera pecca della gara da parte sua. Nel complesso bene perché comunque ha fatto vedere che Ferrari si è ben comportata nel week end.

RUSSELL – HAMILTON

E ancora piloti! Ottimo week end da parte di Giorgino che torna finalmente a far vedere gli scarichi al celebrato team mate sia in qualifica che in gara. Gara in cui regala il più bel team radio del week end allorché, in lotta con Checo, alla richiesta (onestamente ridicola) del suo ingegnere di fare “tire management” alla curva 6 perde il suo aplomb molto british e gli risponde con uno schietto: “sì sì, come no, non so se l’avete visto ma ho una macchina dietro infilata nel c**o!”. sia lui che Hamilton hanno avuto una Mercedes un po’ difficile in tutto il week end ma hanno saputo guidare sopra i problemi, come s’usa dire, e portare a casa un risultato comunque buono. Decisamente meglio Giorgino, come detto, perché ha saputo sfruttare bene la sua posizione di partenza e sfoderato un ritmo non lontano da quello delle Ferrari (da cui non inganni il distacco finale viziato dalla penalità: quello vero è sui 7 secondi a fine gara). Hamilton molto più indietro perché ha fatto molta fatica a superare e va detto che non è che si sia sforzato molto, incorrendo pure in una penalità per il contatto con Piastri. Sarà interessante vedere come si svilupperà il loro duello da qui alla fine dell’anno dopo la firma del rinnovo dell’eptacampeao perché la sensazione che Hamilton si sia molto (ma molto!) impegnato proprio in vista del rinnovo e che ora, senza altre ambizioni, possa un po’ sedersi fa un po’ capolino da dietro la sua visiera.

ALBON

Ormai la Williams non sembra più una sorpresa. Albon è in Q3 praticamente in pianta stabile da diverse gare e qui a Monza si è difeso bene con tutti, in particolare con Norris, dovendo cedere il passo al solo Hamilton. Non c’è molto altro da dire: le potenzialità le ha mostrate e poi le ha concretizzate in gara. Direi che è un gran bel pilota anche lui, no?

NORRIS

Con una McLaren così piantata sul dritto il buon Lando più di tanto non poteva fare. Ha passato quasi tutta la gara dietro a qualcuno senza aver palesemente alcuna possibilità di superare, nonostante il DRS. L’unico semi-sorpasso l’ha fatto con il team mate Piastri, in uscita dai box e rischiando l’incidente alla prima variante: non un gran bel vedere. Il voto è basso perché si è beccato due decimi in qualifica da Piastri. Pilota? Ma sì! Suvvia!

ALONSO

Della strepitosa forma mostrata a Zandvoort da Fernando e la sua vettura si è confermata solo a metà, cioè solo da Nando. La AM mi è parsa assai in difficoltà, un po’ come McLaren troppo piantata sui rettilinei, per poter avere ambizioni che non fossero finire nei punti o approfittare di qualche guaio davanti, che però non c’è stato. Anche il ritmo non è parso eccezionale e i punti conquistati sono l’esito di una qualifica eccezionale del nostro che conquista una Q3 decisiva per la domenica. Solo verso la fine riesce a fare tempi interessanti, probabilmente grazie ai serbatoi scarichi e grazie ai guai di Piastri scala in avanti di una posizione. Non molto altro da dire se non, come al solito gli abissali distacchi rifilati al compagno di squadra e non c’è certo bisogno della certificazione del sottoscritto per dire che signor pilota che è Fernando.

BOTTAS

Onestamente, non ho la minima idea di come sia riuscito a finire a punti. I duelli delle prime posizioni hanno monopolizzato le attenzioni dei registi e non ci sono state occasioni per valutare il comportamento dei piloti dietro. Non mi resta che rendere onore al merito perché di certo ci si aspettava di tutto da Monza tranne un’Alfa nei punti. Sarà mica un pilota anche lui?!

NOTE DI MERITO

Come accennato nei riguardi di Bottas le posizioni da Norris in giù non sono state seguite dalle telecamere sicché non ho potuto trarre valutazioni serie sui piloti sicché mi limito a registrare, tra i meriti i nomi di Piastri, che fino allo scontro con Hamilton che gli ha danneggiato l’ala aveva guidato alla pari, se non meglio, di Norris e di Lawson, che in un altro teatro in condizioni particolari riesce non solo a portare a termine la gara senza evidenti errori ma anche a concludere ai margini della zona punti

NOTE DI DEMERITO

Per le stesse ragioni di cui sopra mi riesce difficile attribuire dei demeriti chiari. Però Sargeant, viste le prestazioni di Albon, torna pesantemente a deludere. Peggio di lui fa solo Stroll, sempre più in caduta libera. Ecco, di Lance non sono così sicuro di poter che è un pilota quanto, piuttosto, che è uno che è capace di guidare (alle volte pure bene eh! Per carità!) una vettura di Formula 1. Sono troppo cattivo?

Registriamo anche l’affondamento di Alpine, che pure si era difesa bene nelle ultime gare e veniva da un podio eccezionale di Gasly (a proposito di Pierre: ieri mi è venuto in mente che negli anni, da quando è stato defenestrato da RBR, ha avuto ben poche occasioni di andare a podio ma quelle poche le ha prese tutte), ma che qui è andata malissimo. Delle Haas non vale neanche la pena parlare.

Ci vediamo a Singapore!

 

Metrodoro il Teorematico