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IL PUNTO DELLA REDAZIONE

Con la conclusione del mondiale, tutta la F1 è focalizzata (a dire il vero le scuderie iniziano già in estate a pianificare il progetto dell’anno successivo) sul 2024. Come ogni anno questo periodo, che intercorre tra la fine del campionato e la presentazione delle nuove vetture, è subissato di ogni tipo di congettura possibile e, naturalmente, più la sconfitta è stata cocente e maggiore sono le ipotesi che vengono partorite. Manco a dirlo, Ferrari la fa da padrona in queste speculazioni, a maggior ragione dopo quanto successo in questo ultimo anno. Le aspettative per la Rossa sono alte e, mi verrebbe da dire, quando mai non lo sono. Nell’oceano di chiacchiere che ho letto in questa settimana, ciò che mi ha particolarmente colpito è stato l’argomento che riguarda la nascita della nuova monoposto Ferrari e di come essa sarà concepita e cioè che questa sarà sviluppata “in direzione” di Charles, dove, appunto, per “direzione” si intende che asseconderà il suo stile di guida. Come ho sempre ribadito più e più volte, il tifo mal si sposa con la capacità di analisi operata in modo distaccato ed obiettivo. Comprendo benissimo che i supporter del monegasco (adoro Charles, solo che il sottoscritto appartiene al partito del “viene prima la Ferrari e poi i piloti!”) siano con il fegato in mano perché il loro beniamino non ha vinto nulla nemmeno quest’anno in termini di mondiale, non ha vinto nemmeno una gara e, soprattutto (questa è l’onta peggiore da lavare possibilmente col sangue), è che l’unico a vincere nel 2023, a parte il duo bibitaro, è stato proprio il compagno di box! Da qui la speculazione che, poiché la SF23 è stata concepita dall’ex Team Principal, quest’ultimo progettualmente, sia andato a favorire lo spagnolo. Sono davvero affranto nel dover leggere tali ridicoli commenti, i quali purtroppo interessano non solo Ferrari e un fulgido esempio è stata proprio la RB19 di Verstappen e Perez, dove addirittura si è arrivati a dire che al primo è stata data una monoposto diversa dal messicano. La F1 non funziona per assolutismi e tanto meno funziona per preferenze. Chi crede che una vettura venga concepita per un solo pilota è completamente fuori strada e se persegue questa narrazione, a mio avviso, è meglio che cambi sport.

Proprio Red Bull ci indica la via per svelare l’arcano di cosa è accaduto durante la stagione: ad inizio mondiale la RB19 era carente all’anteriore e quindi gli serviva lavorare in quella determinata area per estrarre ulteriore potenziale. Lavorando sull’anteriore, sono andati inevitabilmente nella direzione di Verstappen (ecco perché ad inizio campionato Perez era a suo agio, tanto da vincere anche due GP), ed in questo modo la vettura ha trovato ulteriore passo; passo che si è sposato senza problemi con lo stile di guida del campione del mondo il quale, poi, come abbiamo visto, ha preso il volo. Con questo voglio sottolineare il fatto che la squadra non è che abbia deciso di privilegiare il forte olandese, semplicemente gli ingegneri in fabbrica, analizzando i dati, hanno visto che c’era una carenza in quel comparto e sono intervenuti in quella direzione. Se la RB19, al contrario, fosse stata carente al posteriore, avremmo visto un Perez fortemente penalizzato e sicuramente in ripresa in seguito, perché gli ingegneri sarebbero intervenuti sul retro treno e quindi in direzione del messicano. Questo concetto è fondamentale per spiegare come in F1, in generale, si lavora e, soprattutto, per rispondere alle illazioni che si stanno creando a riguardo della nuova Ferrari che ancora deve vedere la luce. Il nuovo fondo portato in Giappone ha portato le migliorie che si sono viste (per quanto vale!) che inevitabilmente sono andate a favorire soprattutto il monegasco: cosi come per Red Bull, anche per Ferrari vale il discorso che tali migliorie non sono state portate avanti per Charles, se mai sono state operate perché la carenza della SF23 era in quell’area ed inevitabilmente lo stile di guida di LeClerc ne ha tratto giovamento, tanto da farlo arrivare (grazie al suo talento) quarto nel mondiale piloti, beffando il comunque forte compagno di squadra Sainz.

Quanto detto sino ad ora deve far capire che la progettazione di una monoposto e, nello specifico, la progettazione della nuova Ferrari, non verrà creata in funzione dello stile di guida di Charles andando a penalizzare lo spagnolo, anche perché ciò equivarrebbe a darsi la zappa sui piedi, come si suol dire: in questo modo la Rossa partirebbe zoppa, cioè con un solo pilota che va forte e l’altro che arranca per tutto il mondiale, con inevitabile ripercussione di risultati in termini di punti nella classica piloti e, soprattutto, costruttori. Gli ingegneri mettono in pista la vettura che secondo loro ha più potenziale in uscita dagli strumenti della fabbrica (galleria del vento, CFD, etc.), in seguito il pilota lavora sul setup per poter estrarre il massimo da quel pacchetto. A questo punto entra in gioco il lavoro, che possiamo definire simbiotico: ingegneri e pilota lavorano appunto assieme al fine di ottimizzare la vettura per quel pilota, solo deve essere chiaro che le scelte iniziali in fase progettuale sono indipendenti da cosa alla fine chiede il pilota, perché, come detto, quelle sono scelte che si attuano solamente a macchina già bella che finita. Il concetto di “sviluppo” e “configurazione” della monoposto sono due idee diverse e, naturalmente, hanno implicazioni diverse sulla stessa monoposto e sul pilota.

Un’idea generale è che “sviluppo” (o “filosofia”) è il modo in cui tutti i componenti aerodinamici, pneumatici e sospensioni sono progettati per funzionare assieme. In linea di massima l’obiettivo è realizzare una monoposto che abbia il più alto livello di prestazioni raggiungibili. A questo punto (ed in linea di massima) intervengono i tester, ovvero i piloti che devono sciropparsi ore ed ore al simulatore (i test in pista ve li potete scordare!), proprio come faceva il redivivo Badoer nei tempi belli che furono, cercando di fornire quella che noi conosciamo col nome di correlazione coerente con i dati teorici che riguardano questi aspetti appena descritti. In seguito intervengono i piloti ufficiali per confermare se questi sviluppi stanno effettivamente aggiungendo prestazioni alla vettura. Lo step successivo è il così detto “set up”: si prende il concetto della monoposto che si ha e si utilizzano tutti i parametri di regolazione per adattarli alle condizioni del circuito, al comportamento degli pneumatici e alle preferenze del pilota. Tali parametri sono ad esempio impostazioni della convergenza, altezza di marcia, rigidità di sollevamento (verticale), rigidità di rollio etc. Queste complesse procedure sono valide e vengono applicate ad entrambe le monoposto e poi, come già descritto, sarà il pilota e la sua sensibilità di guida a fare la differenza. In generale, nello sviluppo di una monoposto, ci si concentra sul pilota che ha maggiore difficoltà con la filosofia adottata, in modo da poterlo aiutare a colmare il gap prestazionale perché, se aggiungi stabilità e sicurezza a un pilota leggermente “in ritardo” , quello più veloce naturalmente andrà ancora più forte!

Per concludere, auguriamoci che la nuova nata di Maranello sia di base già forte, perché poi ci dovranno pensare Charles & Carlos ad adattarla alle loro potenzialità e non il contrario, come molti, purtroppo, stanno facendo credere. All’inizio del mondiale 2024 ci vuole tanto tempo ancora, dunque, prima di saltare ad inutili e fantasiose conclusioni, aspettiamo almeno la presentazione di febbraio

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI ABU DHABI

Si conclude finalmente questa lunghissima stagione di Formula 1 con un altro Gran Premio molto interessante nei suoi contenuti e che ci prepara ad un 2024 che speriamo essere molto più combattuto nelle posizioni di vertice.

Già, perché dietro al solito Max si è scatenata l’ennesima bagarre che, se non fosse stato per il cannibale, avrebbe reso questa stagione memorabile. Avremo modo di parlarne.

Bagarre, strategie, sorpassi, mosse inaspettate, sorrisi e delusioni si sono alternate ancora una volta in questa strana temporada che a vedere i numeri sembrerebbe la più noiosa di sempre e invece?

E invece no! Tutti i piloti tranne i due RBR avevano motivazioni importanti per fare bene e non hanno lesinato sforzi per portare a casa gli obiettivi. Mercedes e Ferrari si giocavano il secondo posto nel costruttori. Sempre nel costruttori le ultime quattro posizioni erano tutte matematicamente contendibili anche se realisticamente erano in lotta solo Williams e Alpha Tauri per il 7° posto. Ben quattro piloti si giocavano il 4° posto nel mondiale e la lotta casalinga tra i furetti Gasly e Ocon non era ancora decisa.

Nessuna di queste lotte era banale perché in palio, oltre all’orgoglio, c’erano anche tanti soldini. Quindi antenne alzate al massimo, divano ben posizionato e blocco per gli appunti a portata di mano.

Il week end è stato estremamente lineare, una volta tanto, con il botto del venerdì da parte di Sainz e la penalità a Perez a movimentare gli aspetti extra-tecnici del GP il quale, caso più unico che raro nella stagione 2023, non ha avuto né VSC né SC né, menchemeno, bandiere rosse.

Sicché non c’è altro commento più generale da fare e mi accingo a commentare il lavoro dei piloti.

VERSTAPPEN

Il cannibale continua a fare il cannibale. Dopo qualche difficoltà di assetto nelle prove del venerdì trova la quadra giusto in tempo per far sue Q1, Q2 e Q3 e per preparare adeguatamente la sua solita gara perfetta. Il grande Leclerc di questo periodo è l’unico a tenere il suo passo in qualifica e gli arriva ad un soffio. La partenza è di quelle memorabili con Leclerc che parte di una virgola meglio ma Max, con la consueta cattiveria agonistica che lo contraddistingue, chiude bene alla prima curva. Il primo giro è spettacolare con i tentativi di sorpasso di Charles ai quali Max si oppone con straordinaria maestria, lasciando scorrere la vettura sull’esterno delle curve decisive per avere velocità sufficiente ad impedire l’affondo di Charles. Rintuzzati gli attacchi prova poi ad andarsene ma, come a Las Vegas, Leclerc con le gialle tiene molto bene il passo e Max deve stare attento a non commettere errori: con questa pressione è costretto ad un ritmo probabilmente più intenso di quanto avrebbe voluto. E di errori non ne commette. Con le gomme bianche è un altro andare e costruisce il vantaggio decisivo per la vittoria. Diversamente dall’ultimo GP stavolta gli altri non riescono a tenere il suo ritmo per il resto del GP e può gestire con più comodità fino in fondo. Perfetto come sempre in questa sua straordinaria stagione mette il suo sigillo anche sull’epilogo. Mondiale!

LECLERC

Charles rideva assai nel dopo-gara di Las Vegas e sembra che da allora non abbia più smesso. La sua qualifica è, al solito, strepitosa ma non sufficiente per strappare la pole dalle mani di Max. Altrettanto strepitoso è il suo primo giro in cui cerca di contendere a Max il primo posto. La sensazione è che sia in partenza sia negli attacchi del primo giro non abbia voluto affondare il colpo con la massima decisione possibile. Certo, le risposte di Max sono state altrettanto strepitose ma probabilmente la necessità di non far pasticci con il secondo posto nel mondiale costruttori ancora in ballo ha frenato Charles quel tanto che bastava per non fargli prendere troppi rischi. Ad ogni modo con le gialle la Ferrari va benissimo e quando si arriva al primo pit scopriamo che non è mai stato lontano più di 2 secondi dal cannibale. Dopo è stato tutto un altro ritmo rispetto sia a Max sia a Checo, che però arrivava dalle retrovie e non sembrava essere un contender. Sembrava Russell, oggi molto in palla, la sua vera preoccupazione ma dopo qualche giro in cui il distacco minimo pareva preoccupante si è tutto stabilizzato e ha protetto con comodità e controllo fino in fondo la sua seconda posizione. Quest’ultima cosa non è affatto banale per com’è andata la stagione ed è il segno ulteriore, dopo le ultime buone gare, che forse Ferrari ha cominciato a capire anche come meglio gestire gli assetti. Bello il siparietto finale con il suo ingegnere a cercare mosse tattiche per favorire il rientro del pur penalizzato Perez. Purtroppo, la mossa di farlo passare per fargli guadagnare 5 secondi su Russell non è andata a buon fine ma è comunque il segno del controllo assoluto che Charles aveva in quel momento. Eccellente!

RUSSELL

Giorgino si è risvegliato nelle ultime gare? A vedere la splendida prestazione di Abu Dhabi verrebbe da rispondere di sì. Temo però per lui che il suo buon finale di stagione sia molto relativo nel senso che è relativo all’anonima guida di Lewis, di cui dirò dopo. Fatto sta che tra l’ottima qualifica ed una gara condotta in modo molto lineare sfruttando ogni bullone della W14 ha portato a casa l’obiettivo di giornata, cioè quel secondo posto nel costruttori che ad inizio anno sembrava un miraggio. Bravo in particolare proprio nel finale quando l’arrembante Checo avrebbe potuto rovinargli i piani ma dopo aver subito il sorpasso non si è perso d’animo e si attaccato con i denti ad ogni decimo che aveva a disposizione per non perdere la posizione. Sappiamo quanto sia difficile gestire il cronometro in casi come questo e Giorgino ci è riuscito. Da segnalare il bel duello con Piastri dal 9 all’11° giro in cui dopo essere stato magistralmente stoppato dal rookie australiano (peraltro con la stessa tecnica di Max!) capisce il giusto approccio (fintare l’interno, affiancare all’esterno, togliere scorrevolezza a Piastri e poi tenere all’esterno) e dopo vari tentativi riesce infine a sopravanzarlo. Redivivo!

PEREZ

Male, anzi malissimo, in qualifica. Dopo alcune gare in cui era riuscito a limitare i distacchi da Max qui è tornato a distanze siderali: 7 decimi nella formula 1 moderna sono un’eternità. Raggiunge comunque il Q3 che per buona parte della stagione sembrava un miraggio. La gara che mette in piedi è però assai gagliarda e spiazza corvi e cornacchie portando a termine un recupero eccellente. Recupero fatto a suon di sorpassi, duelli e ritmo (nel terzo centrale della gara era più veloce anche di Max). Belli i suoi sorpassi su Hamilton, Gasly, Alonso e Piastri. Quest’ultimo sorpasso, in particolare, avvenuto al 28° giro, è stato interessante perché prodromo del fattaccio nel finale. Esce all’ultimo dalla scia di Piastri ed entra in staccata cercando l’interno. Lì per lì sembra che non possa farcela ma molla i freni e affianca Piastri quel tanto che basta per costringerlo a non curvare subito e a quel punto il gioco è fatto. Raggiunto il secondo posto sembra che ne abbia per arrivare fino in fondo ma RBR decide di pittare entrambi i piloti intorno al 43° giro per evitare rischi. Così Checo deve ricostruire. Quando arriva a Norris il fattaccio, o presunto tale… Adotta la stessa tecnica usata con Piastri, cioè uscita all’ultimo dagli specchietti e molla i freni per una frazione di secondo verso l’interno della curva. Solo che stavolta Norris, invece di desistere com’era stato costretto a fare il suo compagno di squadra, decide di andargli addosso dandogli una sportellata! Come la vedete voi? Io dico che è stato un sorpasso magnifico. I commissari invece non sono d’accordo e gli comminano una inspiegabile penalità di 5 secondi. Inspiegabile per diverse ragioni la principale delle quali è che il buon Checo ha condotto la curva in modo perfetto: non è andato verso l’esterno portando fuori l’avversario (come ha fatto Max a Las Vegas con Charles alla prima curva e si è beccato la penalità), non ha sbandato o perso il controllo, non è stato lui a cercare il contatto. Insomma, non c’è stato nulla che potesse far pensare ad un sorpasso tecnicamente scorretto, men che meno da penalità. Anzi, se c’era qualcuno che poteva prendere la penalità questi era proprio Norris che fa esattamente la stessa cosa che ha fatto Russell a Las Vegas con Max! Dire che questa penalità è assurda è dir poco! Un vero peccato per Checo che avrebbe comodamente chiuso con un podio la stagione e che invece, nonostante il lodevole quanto interessato tentativo di favorirlo da parte di CLC non riesce per 1.7 secondi a piazzarsi. Comunque bravo.

NORRIS e PIASTRI

Ci si aspettava molto di più da McLaren in questa gara e invece ha deluso non poco. Non dico che avrebbe vinto con facilità ma che questo circuito era nelle sue corde e che avrebbe potuto contendere a Max (e Charles) la vittoria o comunque farla sudare. E invece nulla di tutto ciò. Mi delude in qualifica Norris che commette un errore nel giro decisivo e perde come minimo la prima fila. In gara Norris parte perfettamente (e male invece Piastri) e dopo che i tentativi di CLC su Max non sono andati a buon fine la sensazione era che Lando potesse infilarlo e correre lui a impensierire il cannibale. Invece? Invece non ce la fa. E mi ripeto: non me l’aspettavo. Alla fine, 5° e 6° posto che in altre fasi della stagione sarebbe stati salutati quasi come una vittoria ma che in questa gara rappresentano una gran delusione. Norris in particolare, pur avendo avuto un ritmo decisamente migliore di Piastri, mi ha deluso perché ogni volta che sembra lì lì per fare il salto di qualità non ci riesce. E questa cosa potrebbe diventare un problema. Il talento e la velocità ci sono ma ora, caro Lando, se vuoi dar corpo a tutto il bene di te che si è detto nelle ultime tre stagioni bisogna che fai lo step decisivo altrimenti… Piastri ha l’attenuante di essere comunque un rookie quindi non c’è alcuna necessità di infierire (ma non ha fatto una bella gara a parte la coriacea resistenza mostrata in alcuni duelli, in primis contro Russell). Alla fine comunque bene, ci mancherebbe altro, però non benissimo.

ALONSO

Luci ed ombre nel week end di Fernando. Il circuito sembrerebbe essere nelle corde di AM ma nelle tiratissime qualifiche scopre che gli altri non sono da meno e deve sudare le proverbiali sette camicie per centrare la Q3. Il suo primo stint è frustrante: nonostante DRS non riesce a superare nessuno e decide di anticipare il pit al 13° giro. Il secondo stint va meglio ma si trova nella terra di nessuno ed è pure costretto suo malgrado a subire il ritorno di Perez. Terzo stint che comincia malissimo: subisce subito il sorpasso dal dormiente Hamilton e sembra che la gara finirà male. A quel punto però, dopo aver scaldato le gomme, improvvisamente si rianima e ritorno su Lewis ingaggiando con lui un duello spettacolare (e con brivido: per una frazione di secondo si distrae guardando gli specchietti e rischia di andare a muro!) che lo vedrà uscire vincitore. Con serbatoio scarico va decisamente meglio e verso la fine guadagna anche la posizione sul tenace Yuki. AM ha tanto da lavorare.

TSUNODA

MVP del week end. Bravo Yuki. Nelle tiratissime qualifiche trova addirittura un eccezionale 6° posto in griglia! Con in ballo la posizione nel costruttori è manna dal cielo per provarci davvero. E Yuki fa di tutto. La sua gara, considerato il mezzo a disposizione e, non dimentichiamolo, considerata la deludentissima Las Vegas chiusa con entrambe le auto nelle ultimissime posizioni, è straordinaria. Riesce a gestire un ritmo che per gli altri del centro gruppo è insostenibile. Ancora più straordinaria lo diventa se si considera che è uno dei pochi a fare un’unica sosta e che nonostante questo riesce a rimanere nelle posizioni che contano sino alla fine. Lotta con le unghie e con i denti trovandosi perfino a condurre in testa la gara per qualche giro nel rutilante bailamme dei pit stop. Il sorpasso subito da Alonso nel finale non influisce sulla delusione per Alpha Tauri di non essere riuscita a superare Williams nel costruttori quindi poco male. Se sono vere le voci che vogliono la futura Racing Bulls adottare la RBR di quest’anno per il 2024 uno Yuki così sarà uno spettacolo da vedere. Vai, vai, vai, piccolo Yuki!

HAMILTON IL DORMIENTE

Devo aggiungere qualcosa? Divertenti i siparietti con Toto che tenta di tenerlo sveglio durante il GP. Ha un sussulto nel duello con Alonso che però alla fine perde. Soddisfatto di aver battuto il compagno di squadra in classifica mondiale (peraltro con un insperato terzo posto finale) è già in vacanza da un po’.

STROLL

Vince la gara degli “altri” ma non si è visto granché.

NOTE DI MERITO

Hulk aveva centrato la Q3: con la Haas di questi tempi è tanta roba.

Gasly ha fatto una buona gara ma è stato azzoppato da una strategia errata che soprattutto nella parte centrale di gara l’ha di molto sfavorito, considerando anche il fatto che era in una buona posizione. E non ha mancato di lamentarsene via radio. Il sospetto che fosse stata fatta per provare a consentire a Ocon di raggiungerlo in classifica generale non è poi così azzardato.

NOTE DI DEMERITO

Ricciardo non è riuscito a pareggiare i crono di Tsunoda in qualifica ed è finito fuori dalla Q3 con un mesto 15° posto in griglia. In gara non è nemmeno andato male ma non è riuscito a entrare nei punti, sia pur di poco. Non era facile ma ci si aspettava da lui maggior contributo.

Sainz pessimo su tutti i fronti. “Cannare” così la gara non è da lui. Al di là della strategia, forse da rivedere, non ha nemmeno mostrato un ritmo paragonabile a quello del team mate.

Bottas e Magnussen decisamente pessimi.

NOTE DI ANONIMATO

Anonime le Williams, con un Albon ancora una volta deludente in gara.

 

Ci vediamo al riassunto finale!

 

Metrodoro il Teorematico

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI LAS VEGAS

E va in archivio anche il GP forse più atteso della stagione. Atteso non tanto per il suo significato sportivo ma per la grande curiosità che la sua organizzazione ha suscitato. Si tratta di nientepopodimeno che Las Vegas, che annovera nel suo tracciato, addirittura come rettilineo principale la celebre (o famigerata: dipende dai punti di vista…) Strip.

Gli appassionati, quorum ego, guardavano a quest’appuntamento con l’occhio molto (moltissimo!) storto: sarà un’americanata di bassa lega, una pagliacciata, cosa mai faranno per cercare di adeguare il circus all’ambito stereotipato della città più viziosa del mondo?

Ebbene… sì! La pagliacciata, scusate ma non posso esimermi dall’usare altri vocaboli, effettivamente c’è stata. Tutto il contorno (pseudo-) spettacolare del GP non ha tradito le attese, anzi, i timori: luci e rumori in quantità esorbitante, personaggi celebri (celebri?) a gogo che performavano in palchi dai colori tanto sgargianti quanto confusi, presentazioni dei piloti pacchiane come non mai con tutti i piloti che non riuscivano a nascondere il loro evidente imbarazzo, si sono succedute le une alle altre come da prevedibilissimo copione a far da cornice al week end. Il tutto, peraltro, ad orari locali che Ibiza spostati.

Come se tutto ciò non bastasse l’approccio alla pista esordiva nel peggiore dei modi: non fanno in tempo a cominciare le FP1 che un tombino, un tombino?!, mal concepito faceva rischiare letteralmente la pelle a Esteban Ocon e soprattutto al povero e decisamente malcapitato Carlos Sainz che ne usciva indenne ma con una vettura da ricostruire quasi da zero. E qui si tocca il punto più basso di tutto il week end. Infatti, mentre Ocon è costretto solo, si fa per dire, alla sostituzione della cellula di sopravvivenza Sainz, oltre alla cellula di sopravvivenza (pare che il sedile si sia addirittura spaccato in due!), è anche costretto alla sostituzione del motore, del sistema recupero dell’energia e dell’unità di controllo elettronico. Di queste ultime la Ferrari di Sainz aveva già utilizzato il massimo numero consentito di volte in stagione sicché, a norma di regolamento avrebbe dovuto essere penalizzato di 10 posizioni in griglia. Circostanza decisamente improvvida che chiunque pensava non sarebbe stata applicata data la singolarità dell’episodio: di certo tale sostituzione non è stata dovuta a scelte della scuderia, da errori del pilota o comunque da circostanze strettamente inerenti l’aspetto sportivo. E invece no! Il regolamento dice che se si sostituisce quella parte si prende la penalità. Niente da fare quindi. Non riesco a pensare a nulla di più assurdo. Ve lo ricordate quel film con Bud Spencer dove il nostro borbottante eroe viene sballottato da un sportello all’altro di un ufficio statale di un esotico paese del sudamerica? Ecco: quella è stata la prima immagine che mi si è presentata alla mente quando ho saputo della decisione. È veramente difficile esprimersi in altri termini: se la preoccupazione della commissione fosse stata di creare un precedente poi difficile da gestire sarebbe stato sufficiente un bel giro di email con tutti i TP e la cosa finiva lì oppure, il che è meglio, semplicemente giustificare la decisione non in termini di deroga ma in termini di ratio della norma. Già in altri articoli in passato mi ero espresso su questo punto in modo critico constatando che gli organismi FIA preposti a questo tipo di decisioni non tengano praticamente mai in conto la ratio delle regole sulla cui osservanza sono chiamati a giudicare. In questo caso la ratio, cioè lo scopo per il quale è stata stabilita quella regola, è da vedersi nell’ambito di tutti quei provvedimenti regolamentari che girano intorno al risparmio (ok, ipotetico risparmio): in tutta la stagione puoi usare tot motori, tot cambi, tot batterie, ecc. e se ne superi il numero consentito sei penalizzato. In questo modo si vorrebbe (il condizionale è d’obbligo) limitare la spesa per la partecipazione al campionato cercando così di livellare indirettamente la differenza di budget tra team di prima e seconda fascia. Il senso di tale regole ha sempre un risvolto sportivo, dunque, e a prescindere dal fatto che siano davvero utili allo scopo è questo ciò che conta. Se, come nel caso di Sainz, la sostituzione di quelle componenti è stata dovuta a cause di forza maggiore, e comunque del tutto avulse dalla competizione sportiva, allora la penalità non si doveva applicare. La domanda che mi pongo è: se domani alla scuderia X un malefico Arsenio Lupin si intrufola nottetempo nei box e si porta via le power unit che fa la federazione? Gli commina le penalità? Si potrebbe obiettare che in casi analoghi il team possa montare le componenti “vecchie” non incorrendo così nella penalità ma potrei ribattere che re-installare vecchie componentistiche deve essere sempre una scelta e non una costrizione, oltre al banale fatto che le componenti “vecchie”, proprio perché tali, potrebbero non essere sicure o comunque che c’è un motivo per cui sono state dismesse. E continua a rimanere il fatto che la “causa di forza maggiore” totalmente avulsa dallo svolgimento sportivo deve far riflettere adeguatamente sulla cosa.

Ad ogni modo, la decisione su Sainz avrà conseguenze non banali e condizionerà anche lo svolgimento della gara.

Fortunatamente, però, dopo questo infausto episodio il corso del week end entra nel vivo rivelando, questa volta ancora più inaspettatamente, che questo tracciato ricavato tra le ben poco tortuose strade che dividono i mega-hotel del centro di Las Vegas sembra stato pensato proprio bene. Nulla a che vedere con il delirante tracciato di quarant’anni fa: tre lunghi rettilinei, sapientemente raccordati con curve aerodinamicamente poco impegnative ma non per questo facili da interpretare, formano un layout di pista estremamente veloce che ricorda più la versione outer di Sakhir (che nel 2020 vide la prima affermazione di Checo in Formula 1) che non Monza, con cui comunque condivide le altissime velocità di percorrenza. Visto il tipo di vetture che circolano nei pascoli formulaunistici di questi tempi si tratta di vera e propria manna.

E infatti i piloti, forse altrettanto sorpresi, hanno cominciato a divertirsi e non poco. L’indiscusso protagonista della stagione, il nostro valente Max, che nelle prime interviste di rito approfittava dello status di intoccabile di cui gode sparando a zero sull’evento, ha finito per auspicare il ritorno di questo GP anche per gli anni a venire!

E non ha tutti i torti. Perché ne è uscito un GP alla cui spettacolarità ha contribuito, pur del tutto casualmente, anche la bassa temperatura che tutti alla vigilia temevano. Infatti, le gomme hanno avuto un degrado piuttosto blando e comunque abbastanza uniforme per tutte le vetture, contribuendo a livellare non poco i valori tecnici in campo. Conseguentemente l’importanza delle scelte strategiche di assetto e il valore dei piloti sono stati di molto esaltati.

E come si sono comportati i nostri eroi?

VERSTAPPEN

Immarcescibile come sempre, altrettanto implacabile, perfetto (o quasi) come ci ha abituato in questa sua straordinaria stagione il campione del mondo non si lascia scappare l’occasione di apporre l’ennesimo timbro vincente sul suo passaporto. Ma stavolta ha dovuto sudare tantissimo. Forse come mai in stagione. Ha dovuto fare i conti con le velocissime Ferrari del sabato che, non fosse stata per l’improvvida decisione di cui sopra, l’avrebbero escluso dalla prima fila. Consapevole che questa volta Leclerc era davvero competitivo rispolvera in partenza la cazzimma cosparsa di cattiveria e sfrontatezza che tanto ha caratterizzato i suoi primi anni in Formula 1: “io vado” sembra dire Max a Charles “se poi voliamo fuori sarà perché lo vorrai tu”. E conquista con arroganza la testa del gruppo alla prima curva. Facile decisione, suppongo, visto che non aveva nulla da perdere e che, specularmente, Leclerc poteva ambire alla vittoria e aveva quindi tutto da perdere ma alla fine saggia: in quei giri davanti (considerate le successive evoluzioni e la penalità) a Charles pone le basi della vittoria finale. La penalità arriva puntuale e ad essa si aggiunge lo smacco del sorpasso subito in pista da Leclerc sicché dopo il primo pit stop riparte più indietro di quanto avrebbe voluto ma meglio di quanto sarebbe stato senza quella partenza arrogante. Ma, come sempre, è implacabile nel suo recupero. Brividi al 25° giro nel sorpasso a Russell. Giorgino diventa all’improvviso un Avenger e decide di buttar fuori Max con una manovra birichina nel punto meno pericoloso del circuito (e di cui dirò dopo). Ma Max, manco fosse Thanos, quasi nemmeno se ne accorge e continua il suo recupero. Il secondo momento vincente di Max arriva, poco dopo, con la SC del 27° giro (decisa proprio per liberare la pista dai detriti dello scontro con Russell): cambia ancora le gomme e riparte con distacco ridotto da Charles ma con gomme leggermente più fresche. Da qui in avanti è uno spettacolo: ritmo assurdo e sorpassi (non facili visto che anche gli altri andavano bene) da manuale su Ocon (in uscita dai box: regolare, dicunt, ma comunque a rischio di ulteriore penalità), Gasly e Piastri lo portano velocemente sui primi due: il redivivo Perez e un Leclerc in forma mondiale che stanno duellando per la prima posizione. Le cose si fanno più difficili e questa volta Max deve sudare assai e deve aspettare diversi giri prima di avere la meglio. Il sorpasso difficile quanto strepitoso su Leclerc arriva infine al 37° giro. Ma questa volta, diversamente da quanto abbiamo visto per quasi tutta la stagione, non riesce a scappare! Leclerc gli sta attaccato agli scarichi sino a che un errore alla curva 12 al 43° giro lo costringe a sventolare bandiera bianca. A questo punto Max capitalizza alla perfezione i 4 secondi di vantaggio e si aggiudica il GP. Era contento, lo si vedeva a occhio e ne aveva ben donde. Ho idea che si diverta di più anche lui con gare così: speriamo che il 2024 sia diverso. Ma intanto applausi!

LECLERC

Strepitoso, meraviglioso, eccezionale e che più ne ha più ne metta. Charles è tornato! Che week end! Tutte le sessioni di prove e qualifica davanti di mezzo secondo a tutti! Da quanto tempo non si vedeva? Bravo! Solo Sainz, in Q3, gli si avvicina ma gli altri no, nemmeno il mammasantissima del campionato. Con queste premesse e con una prima fila tutta rossa le aspettative eran… ah no! La improvvida decisione per la penalità di Sainz impedisce a Ferrari di gestire una partenza che con la prima curva così ravvicinata avrebbe potuto vederli entrambi davanti. Ad ogni modo il buon CLC non si scoraggia e non solo tiene il ritmo di Max ma addirittura lo supera! Ecco un bell’inedito che ci ha regalato Las Vegas. L’ulteriore inedito è il consumo di gomme che è assai blando e che consente al nostro eroe di spingere per tutto lo stint: tra basse temperature, layout del tracciato e assetto bilanciato sembra proprio che stavolta Ferrari le abbia azzeccate tutte. Purtroppo per lui la SC del 27° giro consente a Max di riavvicinarsi ma non è colpa di nessuno. Si è discusso sull’eventualità di far pittare anche lui ma le sue gomme non avevano che 5 giri e la possibilità di un’altra SC era concreta visto il tipo di tracciato quindi non mi sento di imputare qualche colpa di tipo strategico in quel frangente. Fatto sta che poco dopo viene ingaggiato in un bel duello da Perez dal quale viene sorpassato ma ancora una volta, con la tenacia che gli conosciamo e finalmente assecondato dal mezzo, lo tiene alla giusta distanza e lo fulmina con un sorpasso meraviglioso al 35° giro, peraltro pressato dall’arrembante Max. Altrettanto bello è il sorpasso di Max su di lui al 37° giro Ma ancora una volta non si scompone e si tiene nei tubi di scarico dell’olandese cercando il momento giusto per il contrattacco. Purtroppo, però al 43° giro fa un lungo alla curva 12 e deve dare addio ai sogni di gloria. A causa del lungo si ritrova anche dietro a Checo ma all’ultimo giro regala a tutti gli appassionati un sorpasso da antologia per assicurarsi la definitiva seconda posizione. A fine gara gli rideva anche il deretano: sarà per il sorpasso su Perez o perché finalmente ha avuto il mezzo per competere per la vittoria? Poiché queste sono non-pagelle non do i numeri ma in questo caso do un bel 10… meno! Il “meno” perché quel lungo è tutta farina del suo sacco e ne ha compromesso le possibilità di vittoria, che erano poche, per carità, ma che così sono definitivamente sfumate. Se vuole competere con il perfetto Max deve essere altrettanto perfetto.

PEREZ

Sorrideva tanto anche Checo, alla fine. E non per il podio, men che meno per il sorpasso subito all’ultimo giro da Charles (seconda volta a fila dopo quello subito da Alonso in Brasile) ma sorrideva perché ha blindato matematicamente il secondo posto in campionato e perché così, quantomeno questa è la mia supposizione, ha anche blindato il suo, altrimenti traballante, sedile per il 2024. Penso che questo fosse il suo obiettivo. La sua gara sembrava condizionata dai guai subiti in partenza che lo hanno costretto all’immediato pit stop ma con un ritmo gagliardo era riuscito a rimediare alla grande tanto che grazie alla seconda SC ha potuto consolidare la sua presenza sul podio. I duelli con Charles sono stati molto belli e anche se ne è uscito sconfitto (ma cosa poteva fare contro la genialata di Leclerc?) si è comunque ben battuto. A questo proposito ho letto e sentito critiche al suo comportamento dell’ultimo giro ma non sono d’accordo: se l’avversario è costretto a inventarsi un sorpasso strepitoso (nello specifico: tecnica a là Ricciardo con uscita dagli specchietti all’ultimo momento) significa che hai fatto bene il tuo mestiere. Del resto non saluteremo la mossa di Charles con tutti questi peana se non fosse stata difficile da realizzare, no? Alla fine, un’altra gara positiva di Checo che pare essersi ripreso dal periodo buio. Staremo a vedere se la supposizione sul suo sedile è corretta ma intanto, per la prima volta nella sua storia, RBR piazza in testa al mondiale entrambi i piloti.

OCON

Sapete quanto io non apprezzi questo pilota però non posso esimermi, per onestà intellettuale, dall’applaudirlo a scena aperta quando performa bene. Ed è il caso del buon Esteban di Las Vegas. Una gara che più strepitosa non si può condotta a suon di ritmo e di sorpassi e, soprattutto visto il suo vizio, senza il minimo errore o cedimento. Strepitoso il suo duello con Gasly, che pure in qualifica lo aveva letteralmente obliterato, che combatte con ostinazione e nonostante i disperati team radio del suo ingegnere che voleva congelare le posizioni lo porta vittoriosamente a termine. Disobbedisce, sì, ma lo fa a ragion veduta: dopo aver regolato il compagno di squadra (siamo intorno al 33° giro) se ne va costruendo il vantaggio che lo mette al sicuro dal ritorno di Stroll e Sainz e resistendo a Russell quanto bastava per sfruttare la penalizzazione di 5 sec di quest’ultimo e mantenere la posizione. Bravissimo!

STROLL

Altro protagonista inaspettato del GP. Dopo che per tutta la stagione è stato, giustamente, criticato per le sue scadentissime performance il buon Lance è ormai al terzo GP di fila in cui invece fa bella figura. Sarebbe stata ancora migliore se avesse gestito meglio FP e Qualifiche: nelle prime fa una stupidaggine (sorpasso in regime di bandiera gialla) che gli costa 5 posizioni in griglia e in qualifica pasticcia nel finale del Q2. Parte così 19° in griglia ma riesce ad approfittare alla grande dei vari pasticci davanti a lui. Ma non è solo fortuna il risultato finale della sua gara perché riesce a condurre una gara gagliarda con ritmo adeguato al passo della AM che guidava. Bene così.

SAINZ

Difficile esprimersi sul week end di Carlos: il problema, di cui ho dettagliatamente parlato più sopra e sul quale non ritorno, ne ha condizionato fortemente il risultato finale. C’è da togliersi il cappello sulla prestazione in qualifica perché è stato l’unico a riuscire ad avvicinarsi a Leclerc. Costretto suo malgrado a partire dalla 12esima posizione in griglia si complica la vita girandosi praticamente da solo e finendo nelle ultime posizioni. Da lì in avanti è un martello e, a differenza di CLC, è ampiamente favorito dalla seconda SC che gli assicura la posizione in zona punti. Risultato comunque di rilievo perché permette a Ferrari di presentarsi al finale di stagione con soli 4 punti di distacco da Mercedes per il secondo gradino del podio costruttori. Abu Dhabi non è Las Vegas e quindi sarà dura. Ma staremo a vedere.

HAMILTON

Se fossero pagelle in stile più consono qui dovrei mettere un bel “s.v.” perché onestamente non s’è mai visto in gara. Aggiungo un “meno” perché fuori dal Q3.

RUSSELL

Bella gara da parte del ritrovato Giorgino. Oltre a dare le piste al suo celebrato team mate in qualifica ha anche corso con lo spirito giusto che questo GP, con questo tracciato particolarmente veloce, meritava. Mi soffermo sull’episodio decisivo della gara e cioè il contatto con Max al 25° giro. Vi dico la mia: secondo me ha fatto apposta. Ha proprio tentato di buttarlo fuori: era la curva più lenta del tracciato e sapeva che non ci sarebbero state conseguenze e ci ha provato. Nelle immagini frontali si vede che guarda negli specchietti e Max è lì: dire che non l’aveva visto è veramente poco credibile. Sicché rimane l’ipotesi che l’abbia fatto apposta e cioè che abbia appositamente reso durissimo il tentativo di Max. Che l’abbia poi fatto per buttarlo fuori o “solo”, si fa per dire, per mandargli un messaggio valido per il futuro non saprei. Quel che trovo interessante è il valore simbolico di questo gesto. Tante volte in stagione si sono visti gli avversari di Max farsi “gentilmente” da parte ogni volta che, per varie circostanze, si trovava nei loro specchietti: non stiamo correndo con lui, era la scusa. E le critiche, in questo senso sia positive che negative si sono sprecate. Ecco, se la premessa che Russell l’abbia fatto apposta è vera, allora mi è piaciuto. Max è straordinario, non sbaglia mai, è sempre eccezionale e così via ma non l’abbiamo ancora visto sotto pressione da favorito (mentre da “contender” sì e si è ben comportato nel 2021): abbiamo bisogno di vederlo sudare per celebrarlo ulteriormente (o meno). Quindi a Russell, anche se la conseguente penalità gli è costata carissima in termini di punti, un bel bravo! non glie lo toglie nessuno.

ALONSO

Voto negativo stavolta per l’asturiano: il pasticcio alla prima curva è tutta colpa sua. Non ho molto da dire sulla sua gara perché non è mai stato inquadrato. Sta di fatto che comunque conquista punti nonostante tutto.

PIASTRI

Week end strano per McLaren che “toppa” clamorosamente le qualifiche ed è costretta a partire dal fondo. Fuori praticamente subito Norris per lo strano problema che ha avuto, Piastri corre in modo fantastico, nel senso che il ritmo tenuto era molto migliore da quello che si poteva immaginare dopo FP e Qualifiche. Fa la scommessa di una SC nel finale (due treni di bianche sperando, per l’appunto, di pittare in un ipotetico momento di SC verso la fine) che non va a buon fine altrimenti se la giocava con Ocon. Bravo!

NOTE DI MERITO

Magnussen è parso apprezzare molto il tracciato tant’è che ha portato Haas in Q3 e ha gareggiato sempre con il coltello tra i denti. Purtroppo non prende punti ma mi è molto piaciuto

NOTE DI DEMERITO

Williams piazza entrambi i piloti in Q3 (6° e 7° !!!!) ma poi fa una gara ridicola. Come al solito meglio Albon (ai margini della zona punti) di Sargeant ma il risultato è decisamente deludente.

Bottas aveva tirato fuori una qualifica strepitosa ma in gara è stata una delusione fortissima. Vero che il pasticcio di Alonso alla prima curva l’ha danneggiato ma per il resto della gara è stato decisamente impalpabile.

NOTE CHE NON SI CAPISCE COS’HANNO COMBINATO

Qualcuno dovrà spiegarmi cosa è successo ad Alpha Tauri che stava tranquilla nei primi 10 nelle ultime gare e a Las Vegas si è trovata praticamente ultima (di nuovo!)

Ci vediamo nel deserto!

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL PESO DEL TOMBINO

Per fortuna il GP di Las Vegas è stato archiviato e, sebbene l’agonia è solamente all’inizio, dato che ormai è entrato in calendario e ce lo dovremo sorbire per chissà quanti anni (a tal proposito Liberty Media preferirà eliminare una pista vera europea anziché questo rettangolo smussato con quattro curve), è anche vero che l’appuntamento è rimandato all’anno prossimo, quindi c’è tanto da aspettare. Immediatamente dopo il disastro che il tombino ha creato al nostro Carlos, ho scritto a mezzo social che, caso mai il week end di gara si fosse svolto con regolarità, avrebbero fatto di tutto per far dimenticare l’accaduto, cosa che puntualmente è accaduta. Per i signori di Liberty Media il sottoscritto (e credo lo stesso per tanti altri appassionati come me), non ha nessuna intenzione di dimenticare e a nulla valgono le luci sfavillanti del circuito, condite con i giochi d’acqua del Bellagio, unito a quanto visto in gara, perché quanto successo è inqualificabile. Già è successo in passato che un pilota si portasse via un tombino, nello specifico a Button nel GP di Montecarlo, solo che lì sei nel principato, su strade vere e ci può anche stare che possa succedere. Liberty Media ha speso tempo e denaro per vendere il prodotto Las Vegas ed il fatto che non si sia presentata puntuale all’appuntamento lascia veramente a bocca aperta. Il dramma che chiama vendetta, e che non fa dimenticare, è stato il comportamento adottato dall’organizzatore a seguito dell’accaduto: Sainz dapprima graziato e poi punito nonostante fosse palesemente incolpevole; gli spettatori buttati fuori dal circuito perché nel frattempo si era arrivati alle due di notte (ora locale) e chi di dovere, a Las Vegas, non voleva  pagare gli straordinari di chi avrebbe dovuto assicurare la logistica dell’intero circuito. Già in passato ho criticato aspramente l’organizzatore, definendo il carrozzone F1 un circo, con tutto il rispetto per i circensi e, a ben donde, lo riaffermo dopo quanto accaduto.

Quanto pesa un tombino? Facendo una rapida e superficiale ricerca, in dipendenza delle dimensioni, il peso di un tombino può oscillare dagli undici ai trenta chilogrammi. Non so se il peso della responsabilità che si è assunto Verstappen sia equiparabile o addirittura maggiore, eppure il campione del mondo è stata la scheggia impazzita del weekend, la variabile fuori controllo che non ti aspetti: l’uomo copertina del momento su cui conti, alla fine si è rivelato il maggior (e solo… lo possiamo dire?) critico di questo evento sportivo che di sportivo ha avuto veramente poco, dato che lo stesso sport è stato il contorno a tutto lo scenario. Verstappen, sempre aspramente criticato per i suoi modi di fare fuori e dentro la pista, ha avuto il coraggio di criticare l’intero carrozzone, assumendosi la responsabilità delle conseguenze. Se dovessi fare il bastian contrario, come è mio solito, dovrei dire che Max è ingiusto nello scagliarsi contro chi tanto gli ha dato e continua a dargli in termini di risultati e successi sportivi. Eppure all’olandese gli si deve dare il merito di essere stato coerente con se stesso, in quanto a lui interessa solamente correre e, possibilmente, vincere, fregandosene altamente di tutto il contorno. Ho già letto, e mi spiace dissentire, le critiche che riguardano la sua (presunta) ipocrisia, riferita al fatto che si è vestito con quella tuta bianca, cantando una nota canzone di Elvis, immediatamente dopo aver tagliato il traguardo da vincitore e dicendo sul palco che non vedeva l’ora di ritornarci. Il campione olandese quello che doveva dire lo ha ampiamente detto al giovedì e cioè quando è solo il momento di parlare. Se si crede che egli sul palco avrebbe continuato col suo comizio è da sciocchi, perché persino lui sa bene quando è il momento di fermarsi. Intanto il messaggio è stato lanciato e chi vuole capire capisca, come si suol dire. Del resto per Max, questo “peso del tombino” non lo piega più di tanto per il semplice motivo che quello che voleva lo ha ottenuto e lui è nella posizione, coerentemente con il suo comportamento, di dire più o meno quello che vuole… compreso “di portare i suoi rispetti ai commissari” dopo che il team lo ha avvisato che avrebbe dovuto pagare pegno al primo pit stop rimanendo cinque secondi fermo. Se Liberty Media ha avuto il merito di unire tutti gli appassionati (quelli veri) sulla questione Sprint Race e Las Vegas, la stessa si è spinta oltre, arrivando addirittura a farmi prendere le sue difese… ci vuole metodo in certe cose!

Che poi il campione olandese, in partenza, “l’abbia fatta fuori dal vaso”, come si suol dire, questa è un’altra questione e che il sottoscritto ha già avuto modo di specificarlo dopo il GP del Giappone, dove senza tanti complimenti spostò prima Piastri e poi Norris: Max, che lo si voglia accettare o meno, è stato educato alle corse in questo modo e cioè a non aver pietà dell’avversario, qualunque esso sia. Verstappen sa benissimo che la stragrande maggioranza dei suoi rivali non ha la sua determinazione e giustamente se ne approfitta. Charles LeClerc, dunque, è una fighetta come tanti altri suoi colleghi? No! Charles l’anno scorso, quando ne ha avuto la (breve) possibilità, ha dimostrato all’olandese (e Max sa benissimo che tipo di “animale” sia l’avversario monegasco) di che pasta è fatto e che se si presenta l’occasione non si tira indietro. Domenica scorsa, il campione in pectore Ferrari, ha dimostrato molta intelligenza tattica nel non concludere il GP alla prima curva e, in seguito, ha avuto ragione dell’avversario, dato che lo hanno punito giustamente con una penalità di cinque secondi (sono del parere che la velocità con la quale gliel’hanno comminata  è anche per fargliela pagare per tutte le sue aspre critiche). Purtroppo, mezzo e soprattutto squadra non sono all’altezza degli avversari bibitari ed alla fine è stato il ferrarista a doversi arrendere… a Max e non di certo a Perez. La domanda che mi pongo è se, nel prossimo futuro, sarà all’altezza di fronteggiare il campione olandese, caso mai avesse la possibilità di giocarsi ad armi pari il titolo contro di lui. Perché nel frattempo, da Bahrein 2022, sono arrivati altri due titoli e con loro l’ego e la sicurezza del campione sono aumentate a dismisura, lo stesso ego e sicurezza che lo hanno portato a fare quel gesto eclatante di buttare fuori Charles a seguito del solito start fallato, dovuta ad un sistema di partenza che in Ferrari deve essere necessariamente rivisto e corretto. Ad essere sinceri, allo stato attuale, dubito che il monegasco avrà questa possibilità nel prossimo futuro, eppure sono certo che saprà reggere il peso di questo tombino chiamato responsabilità di vincere. Chi invece inizia a sentire il peso  di tutto quello che ne consegue è il Team Principal Rosso Vasseur, al quale ogni giustificazione è concessa a quanto pare. Quanto accaduto a Carlos (mi riferisco alla retrocessione di dieci posizioni in partenza) è scandaloso e, allo stesso tempo, nemmeno me ne meraviglio. Il peso politico che la Ferrari ha attualmente è pari a zero e prova ne è di cosa ha fatto AMG nella persona di Toto Wolff, il quale si è opposto alla concessione che la Federazione aveva dato ed infatti, guarda caso, dopo qualche ora che era stato avallato il benestare, la stessa torna indietro sui suoi passi. Il secondo posto nei costruttori è attualmente in ballo e Toto vuole salvare l’ennesima disastrosa stagione di zero vittorie: quindi mi chiedo cosa sia successo nel lasso di tempo che intercorre dal benestare al ritornare indietro sui propri passi? Il dubbio è forte. Caro Frederic, è pesante l’onere della corona e, ancor di più, quello del tombino chiamato assunzione di responsabilità nel battere i pugni dove si conviene e non solo a urlare ai microfoni tra un’intervista e l’altra

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: LA RISSA

Il GP del Messico si preannunciava caldo, non tanto per le temperatura dell’aria e quindi della pista, quanto per il pubblico e quindi per i tifosi di Perez. A Liberty Media la “fiesta” sugli spalti e in pista piace tantissimo: folclore, balletti, bimbi in primo piano e tutte quelle frivolezze da dare in pasto al pubblico… quello che sta sul divano soprattutto. Peccato (per Liberty Media) che il pubblico che sta a casa, non è (per fortuna) completamente lobotomizzato e peccato (sempre per l’organizzatore), che, il folclore spacciato per fiesta in salsa tacos, tutto sia stato tranne che intrattenimento gioioso. Di fatto domenica scorsa abbiamo assistito, letteralmente parlando, ad una vera e propria rissa, la quale è iniziata ben prima del gp messicano stesso. Forse, per questi animi esacerbati, dobbiamo ringraziare innanzitutto proprio Red Bull, all’interno della quale vi è ormai da tempo una rissa (anche se si legge lotta di potere) tra Horner che vuole fare definitivamente la scalata, visto che il patron è ormai passato a miglior vita, ed Helmut Marko figura mistica che un giorno i posteri ci diranno, ufficialmente, come risulta nel libro paga dei bibitari, anche se sappiamo tutti qual è la sua funzione. Proprio quest’ultimo settimane fa, con un tempismo perfetto, accese la miccia classificando i piloti di sangue sudamericano. Mai tacere fu più giusto e, invece, “l’eminenza grigia” bibitara di stare zitto proprio non ne vuole sapere e apriti cielo su accuse di razzismo e tutte le terminologie che si concludono con “ismo”, che in questo periodo storico di perbenismo imperante tanto vanno di moda. Al di là del fatto che quanto affermato dal (poco) buon Marko, lascia il tempo che trova (lo farei confrontare tranquillamente con Ayrton a riguardo… purtroppo ahi noi non si può), il fatto è che avrebbe dovuto sapere che affermare certe opinioni (che appunto sono discutibili… opinabili) avrebbe esacerbato gli animi e, considerando la scaltrezza dell’uomo in questione, dubito che non sapesse a cosa si sarebbe andato incontro, quindi Helumt è doppiamente correo. A questo si aggiunga che ormai Perez è stato letteralmente stritolato dal sistema bibitaro e tant’è per arrivare a quanto abbiamo assistito. I tifosi messicani hanno iniziato le rappresaglie, a partire da Austin, fischiando proprio il compagno, ed hanno concluso in maniera coerente e “degna” a casa loro, prima prendendosi letteralmente a mazzate sulle gradinate degli spalti (non ho mai visto in trent’anni di F1 un solo screzio tra tifosi di motor sport, figuriamoci quello spettacolo indecoroso che è andato in 4K HD in diretta sui social) e poi fischiando Charles, il quale, da signore che è, ci ha tenuto a specificare e a giustificarsi che non sapeva dove andare visto che non aveva spazio. Che vergogna e che sconfitta per il nostro sport. Sono del parere che Liberty Media debba riflettere non poco sul modello comunicativo così esasperato che si offre alle masse e, con essa, dovrebbero riflettere anche le varie emittenti private, che hanno i diritti esclusivi di mostrare ciò che noi appassionati vogliamo vedere, con i loro commenti urlati ed isterici sempre alla ricerca del nomignolo da affibbiare a quello e all’altro pilota. Inutile lamentarsi se si educano soprattutto le nuove generazioni a credere che il tifo nel motor sport sia riconducibile a quello calcistico, il quale ha abbondantemente dimostrato quanto sia sbagliato e, appunto, violento. Di certo non è mia intenzione scrivere un  trattato di sociologia su queste righe, sia perché in questa rubrica si parla di F1 e sia perché comunque non ne sono all’altezza, solo che, viva Dio, è giusto gridare una verità che penso tutti dovrebbero dover condividere senza remore e cioè che è quella di tenere lontano il tifo da hooligans fuori dal motor sport e di portare rispetto per i venti piloti che ogni domenica scendono in pista e che, ebbene sì, rischiano anche la vita per farci divertire ed emozionare.

Le uniche risse, sportivamente parlando, di cui veramente vorrei parlare, sono quelle che succedono in pista e lo start del GP di domenica scorsa non ha deluso in tal senso. Sia Ferrari, a partire dai suoi due piloti, che proprio lo stesso Checo, hanno di che riflettere in questa settimana che ci avvicina all’imminente GP carioca. Inaspettatamente Ferrari al sabato (che linearità senza la Sprint Race!), conquista una magistrale prima fila: avere Charles in pole ormai non fa più notizia, sicuro non ci aspettavamo che Carlos potesse andare a fare filotto, blindando le prime due posizioni. Mi chiedo cosa sia passato nei cervelli di Charles&Carlos allo spegnersi dei semafori, o forse mi dovrei chiedere come funziona il software della partenza delle Rosse, visto e considerato che, quando monopolizzi una prima fila, hai il dovere di difenderla con i denti e le unghie. Sia chiaro, senza la rissa accorsa in curva uno, Ferrari comunque non avrebbe vinto, almeno avremmo potuto gestire la prima parte di gara guadagnando più tempo possibile e, forse, aspirare a qualcosa di più di un terzo posto che, diciamoci la verità, calza veramente stretto e il volto di Le Clerc sul podio, parlava chiaro a riguardo. Eppure il monegasco non può che biasimare se stesso per quanto successo perché, conti alla mano, in macchina c’è lui e non gli ingegneri che gli settano il suddetto software. L’errore è stato duplice, perché oltre a cannare la partenza, ci si è permessi di farlo con Verstappen alle spalle, il quale dal canto suo, non ha fatto altro che fare il suo dovere e quindi passare e vincere appena superato indenne curva uno. Ascoltando Pino Allievi, sembra che monsieur “ovviò” Vasseur, abbia sbraitato in pubblica piazza (come Arrivabene insegna… sigh!) contro tutti, richiamando ognuno alle proprie responsabilità… l’ovvio appunto. Sbraitare dicevo, perché forse il TP Rosso inizia a sentire la pressione della squadra (e non siamo nemmeno alla conclusione del suo primo anno!) e, cito testuali parole, “la sedia scricchiolare”. Sia chiaro che qui nessuno sta dicendo che verrà rimosso (anche se in quel di Maranello tutto può essere), solo che si mastica amaro, visto che il francese era stato designato come il messia che doveva far risorgere la Scuderia dalle “macerie che ha trovato”… intanto, grazie a quelle “macerie”, Ferrari, ad oggi, è l’unica scuderia ad aver vinto in questo mondiale a parte Red Bull! Eppure la rissa che attende Vasseur al momento è nulla a confronto di quella che deve affrontare Perez: forse le parole del padre lo hanno caricato troppo, forse l’aria rarefatta del circuito Hermanos Rodriguez gli avrà fatto male, fatto sta che, con quella manovra kamikaze che tutto il mondo ha visto, ha con molta probabilità sugellato la fine della sua carriera in Red Bull: allo stato attuale sarà un autentico miracolo (alla faccia di ciò che ha detto il padre!) se lo rivedremo l’anno prossimo al fianco di Verstappen. Lo stato mentale raggiunto dal pilota messicano è tutto in quella manovra e, quando un pilota di quella esperienza arriva a rotta di collo in quel modo, beh forse è arrivato il momento di fermarsi, quanto meno nel riflettere se è ancora il caso di continuare o cambiare aria (inteso come squadra… ammesso che qualcuno se lo prenda).

Dio ti ringrazio, ci siamo lasciati alle spalle il confine messicano ed è già ora di “torcida”, anche se questa verrà rovinata dal solito format spoiler partenza, chiamato Sprint Race, augurandoci che questo, almeno in pista, ci dia lo spunto per qualche bella rissa sportiva; Verstappen permettendo

 

Vito Quaranta