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BASTIAN CONTRARIO: IL CARATTERE

Ad essere sinceri scrivere di un GP di F1, considerando i tempi che corrono, inizia ad essere un esercizio difficile, visto e considerato che il risultato lo si conosce ancora prima che lo stesso inizi. A tal proposito è bene ricordare che la FIA, nella sua infinita saggezza, ha istituito il budget cap (personalmente la ritengo una regola assurda quanto antisportiva), proprio per livellare il più possibile le prestazioni tra le squadre, al fine di dare la possibilità alle stesse del cosi detto mid field, di poter recuperare sui top team e quindi aumentare la competizione in pista con conseguente ed inevitabile aumento del spettacolo. Sappiamo tutti che barzelletta (una delle tante ormai) sia stata l’istituzione di questa assurda regola e ne abbiamo avuto la prova proprio nel suo primo anno di attuazione, con conseguente risultato che la stessa Federazione ha ottenuto l’esatto contrario: infatti non solo la forbice tra “serie A e B” si è allargata, addirittura ha messo in condizioni una squadra già vincente, come la Red Bull, di dominare con il suo pilota di punta ogni domenica di gara, tanto da concentrare l’attenzione e l’azione su chi arriverà secondo nel mondiale costruttori e piloti. Grazie a questa buffonata (perché non posso definirla che così), i già vincenti bibitari si trovano nella condizione di festeggiare, alla fine del GP canadese, la loro centesima vittoria. Ormai nemmeno mi ci arrabbio più. In una f1 anglo centrica ormai da tempo immemore, tutto è concesso purché a vincere sia appunto una squadra inglese. Allora complimenti alla squadra di Milton Keynes, che ha voglia di vincere ed ha le competenze necessarie sia nel saper aggirare le regole e sia perché ha veramente voglia di vincere: il pacchetto RB19/Verstappen è inarrestabile e tale rimarrà fino alla fine dell’anno e, purtroppo, non solo per questo 2023. Di fatto, proprio grazie a questa regola siamo tornati indietro nel tempo, ovvero nel 2014, inizio dell’era turbo ibrida in cui AMG dominava in lungo e in largo, annichilendo tutto e tutti. La differenza è che prima erano doppiette a nastro per la casa di Stoccarda, regalando gli avanzi che rimanevano (ed era proprio Red Bull ad approfittarne!), mentre ora i bibitari non lasciano nulla anche se al traguardo la doppietta lattinara non è così scontata, visto che Perez è in preda a crisi mistiche. Di sicuro Verstappen è una certezza in qualunque condizione. Così forte che nemmeno la sorte lo scalfisce: la safety car, domenica scorsa, entra nel momento esatto in cui l’olandese imbocca il tratto di pista utile per poter guadagnare l’ingresso ai box… fenomenale! La fortuna i campioni se la creano. Al di là di tutte le magagne che la Red Bull è capace di fare, è anche vero che uno come Verstappen e, chi gli sta dietro, tutto questo se l’è costruito con pazienza senza mai mollare, aspettando il momento giusto ed arrivando anche a minacciare di andarsene quando Honda ancora friggeva i suoi propulsori (senza friggere il pilota… questa è un’altra storia), quando poi, in casa dei lattinari, chi è che minaccia licenziamenti è Marko. Carattere che ce ne vuole tanto, perché per diventare campione il solo talento non basta evidentemente. Il buon Max, ha tanto talento quanto carattere e la combo, il mix di questi due talenti, gli ha permesso di essere lì dov’è.

Carattere dicevo, quello che evidentemente manca a Charles in questo frangente. Ho le spalle larghe e so bene a quale fuoco incrociato sarò esposto, specie dalla frangia oltranzista dei suoi tifosi, i quali hanno imparato bene da quelli del tedesco, senza parlare del fatto che proprio i tanti tifosi di Vettel si sono riciclati (del resto oggi il green va di moda) nella tifoseria del monegasco. Il GP della Ferrari si consuma, anche se dovrei dire si spegne, sotto la pioggia torrenziale del sabato delle qualifiche: sappiamo tutti che Ferrari ha utilizzato una strategia conservativa (come tutti gli altri team, a parte la Williams che non aveva nulla da perdere), proprio per assicurarsi il tempo di qualifica, per poi dare le slick a Charles, il quale, che si voglia o meno, in seguito sbaglia. Di base è un errore veniale, perché, anche se le qualifiche vengono incasinate, è anche vero che per chi insegue il rischio è sempre dietro l’angolo, dato che è costretto ad osare di più. Ciò che è grave è quello che è successo dopo, dietro i microfoni. LeClerc, per la prima volta (giocattolo rotto?) da quando è in Ferrari, sputtana la squadra e ci può stare, visto che anche lui, sebbene per alcuni possa sembrare strano, è un essere umano. Il monegasco, sempre avvezzo a prendersi la colpa e a difendere il suo team, alla fine esplode come il Vesuvio duemila anni fa, gettando vagonate di sterco sul muretto usando tutto lo charme di cui dispone… il che fa ancora più male. Evidentemente dell’eleganza, nel motorhome rosso, non sanno che farsene e dopo quelle parole di fuoco, a telecamere spente, ci sarà stata una lavato di capo memorabile. La differenza, rispetto all’anno scorso, è che questa volta non abbiamo visto ad uso e consumo di telecamere additamenti vari, fatto sta che in seguito Charles, come un cane bastonato (il corpo non mente mai), si avvicina al microfono di Vasseur e si scusa per quello che ha detto, rimangiandosi tutto. L’anno scorso venne giù il mondo dopo che l’indice di Binotto voleva infilzare il viso del monegasco, sabato invece era un mare di giustificazioni e santificazioni. Il carattere, mio caro Charles, è questo che manca attualmente. Domanda: ce lo vedete Verstappen che va davanti alle telecamere a ritrattare quello che ha detto precedentemente? Con presunzione affermo che difficilmente avremmo visto questa scena. I commentatori di Sky, capendo l’antifona, glissano, spostando l’attenzione sul cibo precotto che allo spettatore medio tanto piace e cioè che è un pilota amato in tutt’Italia, tanto che è il figlio che tutte le mamme vorrebbero e sui colori del casco che porta! Signore e signori, siamo seri e cerchiamo di capire che sebbene LeClerc abbia talento da vendere, e che è confrontabile tranquillamente con quello del suo rivale olandese, è anche vero che, attualmente, al monegasco manca quel guizzo in più per caricarsi la squadra sulle spalle e dare il colpo decisivo per smuovere le cose. Sia chiaro, in questa squdra chiamata Ferrari, nemmeno Verstappen potrebbe fare nulla, eppure proprio come l’olandese evidentemente, potrebbe far sentire forte la sua voce: Charles è prossimo al rinnovo con La Rossa semplicemente perché non ha alternative vincenti al momento, ed è anche vero che la stessa Ferrari, se andasse via il suo cavallo di razza, non lo potrebbe sostituire con nessuno, sia perché a parte Max non c’è nessuno confrontabile con lui (lasciamo da parte Russell ed Hamilton perché non si muovono da dove stanno) e sia perché nessun potenziale campione (ammesso che esistano) si vuole bruciare venendo nell’attuale Ferrari. Allora come mai LeClerc non fa la stessa cosa fatta da Verstappen in Red Bull quando Honda bruciava motori? Per quale motivo il monegasco non alza la voce con azioni decise e concrete al fine di smuovere le acque a Maranello? Ferrari ha fatto vedere qualcosa di positivo domenica scorsa, tuttavia non ci si deve illudere sia perché servono conferme urgenti e sia perché, ammesso che la direzione sia quella giusta, bisognerà sempre inseguire… almeno per quest’anno e la concorrenza (a partire proprio da AMG) è spietata. “Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”, recita il detto ed è proprio in questo momento che serve il carattere necessario per affrontare tali difficoltà. Di un LeClerc così remissivo, che abiura quanto detto poco prima, Ferrari, quella che vuole vincere veramente, non sa cosa farsene

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI MONTREAL

Oggi non-pagelle in formato ridotto. L’orario cenatorio del GP, condito di ospiti, mal si adattava al prendere i dovuti appunti sicché ho dovuto rinunciare alla consueta postazione doppio monitor (now da una parte e stickers virtuali pieni di appunti dall’altra – stickers in genere pieni di previsioni sul Gp in tempo reale e che un giorno raccoglierò per formarne il CV da mandare a un team di F1, indovinate quale, per candidarmi al ruolo di strategy manager: peggio di chi c’è ora, forse?, non potrò fare) che normalmente mi vede fremere di tensione durante un gp. Ma Now sta anche sul tv principale e l’accurata scelta della postazione a tavola mi ha consentito di occhieggiare più spesso che sovente il GP del quale quindi mi sono comunque fatto un’idea sufficientemente precisa per non rinunciare del tutto alle non pagelle. Fortunatamente l’anonimato mi protegge dalle plausibili ire degli avventori che credevano nella mia totale attenzione al racconto delle avventure dei loro pargoli prediletti o delle loro peripezie lavorative o dell’immarcescibile quanto noiosamente ripetitiva reminiscenza di comuni esperienze del passato. Casomai scoprissero questa sgarbata falsità del mio atteggiamento spero non me ne vogliano troppo: non ci si auto-invita a casa del MIT in orario di GP, sappiatelo!

Saranno dunque “NON” pagelle, per l’appunto, che mai come in questa occasione fu più adatto. Sicché se compare qualche strafalcione da mal-ricordo confido nella vostra indulgenza.

La gara mi è piaciuta assai. Del resto il Gilles Villeneuve raramente delude: sarà per l’intitolazione?

Senza il meteo a sparigliare le carte come accaduto nelle qualifiche ci si attendeva un GP scoppiettante per i temi che proponeva: saranno confermati i miglioramenti Mercedes? AM porta aggiornamenti: funzioneranno? E Ferrari avrà finalmente capito qualcosa della vettura? E là dietro se le daranno di santa ragione come sempre in Canada?

Siccome la risposta a tutte quelle domande è un SÌ grande come una casa allora si capisce il perché la gara è stata molto interessante.

La cosa più macroscopica del GP è stato il confronto tra i vari teammate sicché vado a dettagliare il GP dei piloti in modo diverso dal solito, accoppiandoli.

VERSTAPPEN-PEREZ

Magnifico, straordinario, eccezionale e chi più ne ha più ne metta: questo è stato il Max Verstappen di Montreal 2023. Che si può dire di più? Non ha commesso la benché minima sbavatura in un week in cui pure di bucce di banana ne ha trovate sul suo percorso. Ha persino raggiunto quota 41 vittorie come Ayrton Senna! (sì, ok, periodi diversi, competizione diversa e tutto quello che volete: però intanto l’ha fatto). Che sia su una vettura altrettanto eccezionale sarà anche vero ma il valore aggiunto di Max non si misura con il calibro ma con un bel metro da urbanista del comune, di quelli che si tirano con la rotellina per decine e decine di metri! Il confronto, impietoso, con Perez mette ancora più in luce la forza e il merito di Max in un mondiale che, se oggi sembra scontatamente a suo netto favore, è perché questo ragazzo non smette mai di stupire. Tutti, dico tutti, hanno avuto l’impressione che abbia gestito il GP guidando “col gomito fuori dal finestrino” ma, ancora una volta, come la mettiamo con Perez? E Perez non è un Mazzacane qualsiasi, sia chiaro. Tra l’altro questo circuito, come già Montecarlo, non era di quelli in cui avresti scommesso tutti i tuoi averi su distacchi siderali – ancora una volta: non che RBR non fosse favorita ma lo era di meno rispetto ad altri circuiti. Ma Max, come nulla fosse, non ha sbagliato nulla. E, badate, questa cosa del non sbagliare nulla non è affatto banale. Prendete le prove di sabato: sotto la pioggia li ha messi tutti in fila come fosse niente, il crono perfetto in ogni momento in cui serviva, controllo eccezionale, visione eccezionale, UAO CARLO MAI VISTO QUESTO a gogo. Laddove, invece, il compagno di team tanto in prova quanto in gara non trovava ritmo, faceva errori, non riusciva a far rendere le gomme nel modo giusto e così via. La cosa più interessante, com’è stato negli ultimi GP è che gli altri team e piloti (con la parziale eccezione di Alonso) non si curano affatto delle strategie di Max quanto invece si preoccupano di quelle di Perez, segno che sanno che Perez è, com’è stato, battibile. Ma lui no, lui sta su un altro pianeta.

HAMILTON- RUSSELL

Nelle ultime tre gare, tra innovazioni della monoposto, difficoltà di interpretazione (leggi: le bucce di banana da evitare) della pista e della gara, condizioni meteo ballerine e quant’altro la sfida in casa Mercedes sta prendendo una piega abbastanza definita in favore di Lewis. Il rampante giorgino, infatti, le sta prendendo dal vecchio leone, in queste condizioni, ripeto, in modo assai inquietante. Difficile dire se questa svolta è più merito di Hamilton o più demerito di Russell sicché mi limito a riportare il commento dell’anno fatto poco fa dal brillante MARLOC:

George ha deciso di sbattere su un muro qualunque e non su quello dei campioni; ci vedo un segno

Già, Marloc ha ragione da vendere. Quando il gioco si fa duro sembra che Russell, dopo la ineccepibile stagione 22 in cui sembrava aver posto le basi per il pensionamento dell’eptacampeao, sembra mostrare di non avere le stimmate da predestinato come lo sono stati, lo stesso Hamilton, Vettel, Alonso, Schumacher, Senna, Prost prima di lui – per non parlare ovviamente di Max (ma come?! Non metti Charles nell’elenco? Sì, sì, calma calma! C’è anche Charles ma le bucce di banana?). Il talento c’è, la velocità c’è e ormai comincia ad esserci anche la dovuta esperienza: errori come quello commesso ieri non depongono a favore della futuribilità di giorgino. Il nostro deve assolutamente riprendersi altrimenti dovrà sopportare pressioni che probabilmente non aveva previsto di dover sopportare. Il tutto viene acuito dai miglioramenti del mezzo che in quel di Montreal pare abbiano trovato conferma. Non credo sia sfuggito a nessuno il ritmo tenuto da Hamilton nel terzo quarto di gara quando girava decisamente più veloce di tutti ed è arrivato ad 1 sec da Alonso. Purtroppo il pregustato duello non si è svolto perché a 5-6 giri dalla fine le gialle di Ham hanno smesso di rendere al meglio ma nei 15 giri precedenti è stato proprio un bel vedere. Vero è che la pista,  stop&go in cui le finezze aerodinamiche contano relativamente poco, non è stata probante quanto Barcellona ma il distacco rimediato da Max rispetto a Barcellona si è dimezzato. In Austria troveremo un circuito non troppo dissimile, in quanto a caratteristiche, da Montreal: vedremo come si comporteranno gli alfieri di Brackley.

ALONSO-STROLL

Così come in RBR anche qui vediamo come la enorme differenza tra le performance dei due piloti deponga a favore del valore aggiunto di Fernando rispetto al valore (che cmq, indubbiamente, c’è) della vettura. Infatti, così come nelle precedenti due gare, il nostro non si è risparmiato e ha dato tutto quel che poteva il che gli è valso un secondo posto che sa tanto di buono. Gli aggiornamenti sembrano aver funzionato e hanno ancora tempo per migliorare gli assetti in vista delle prossime gare. La partenza così così di Fernando gli ha precluso una prima parte di gara che, con ogni probabilità, avrebbe potuto impensierire un po’ di più Max mentre la seconda parte con le gomme bianche non è parsa altrettanto valida. Il sorpasso su Hamilton e la perfetta condotta di gara nella parte del finale quando Lewis stava recuperando (condita da team radio già leggendari) portano a commenti immaginifici che vi lascio solo immaginare. Male, dall’altra parte del box, il fu virgulto Lattanzio Stroll (fu virgulto perché al 7° anno di fila in F1 non si può considerarlo tale nonostante la ancora giovane età), che si trascina un po’ pietosamente in mezzo al gruppo, scalpitando pure con un certo vigore (strepitoso l’arrivo in volata con Bottas) ma con esiti in termini di performance generale che gettano pesantissime ombre sul suo futuro. Il che è strano perché in passato Lancino aveva mostrato buone doti sia di velocità nel giro secco sia di buon controllo sul bagnato e quest’anno tanto nel primo aspetto quanto nel secondo sta mostrando la corda in modo abbastanza inaspettato. Conoscendo Alonso questa situazione gli sta facendo ridere anche il deretano ma Fernandello non dovrebbe essere troppo contento: Stroll così indietro non lo aiuta nelle sue ambizioni. Oppure, Stroll sta soffrendo oltremisura dell’infortunio patito ai polsi di inizio stagione, chissà?

 

LECLERC-SAINZ

Segnali di recupero in casa Ferrari? Partiamo dalle qualifiche. Troppe polemiche, secondo me, ci sono state sul Q2 di Leclerc: le condizioni erano difficili e sbagliare qualcosa è concesso in questi casi. Poi va considerato che si deve inevitabilmente pagare lo scotto delle scommesse vinte da altri (Albon e Hulkenberg in questo caso). Poco male, ci sta. Certo, si tratta di “bucce di banana” sulle quali ci si aspetta che un predestinato come Leclerc non scivoli ma non mi è parso altro che peccato veniale. (accetto meno gli errori come quello su Norris in qualifica a Montecarlo, oltremodo gratuito). Non mi esprimo neanche sul comportamento in parco interviste: prima cattivo e poi remissivo potrebbero essere scambiati per segnali sconfortanti ma dato il particolare status mediatico della Scuderia non me ne farei troppo un cruccio. A lui si chiede di andare veloce in pista ed è quello su cui deve essere misurato. Per il resto, che non abbia la cazzimm’ di Max, oppure l’algido aziendalismo di Schumy, la un po’ sordida ironia di Fernando, l’ontologico menefreghismo di Kimi e scelga invece di attaccar l’asino dove vuole il padrone poco me ne cale. Ad ogni modo, il segnale di recupero Ferrari si è visto in gara. Il ritmo con le gialle non è stato affatto male ma ancora più significativo è stata la durata dello stint: non mi è parso vero vedere le due Ferrari ben comportarsi per ben 37/38 giri, cioè più di metà gara!. Dopo due anni in cui la fragilità della gestione gomme è stato il tallone d’achille della Scuderia vedere il Canada condotto in questo modo ha del sorprendente. Non c’è ancora da cantar vittoria, però. Il distacco piuttosto contenuto (rispetto al passato) dai primi tre è stato in parte (gli altri hanno pittato in SC) falsato dall’aver pittato una volta sola contro le due dei diretti avversari. Quando Hamilton ha deciso di abbassare il ritmo Leclerc non è riuscito a stargli dietro (ma va detto che in quel momento Ham era il più veloce in pista). Infine va detto che il circuito di Montreal non presentava le caratteristiche che più fanno male alla SF-23. Tuttavia il miglioramento si è ben percepito. Infine non posso non notare che la strategia improvvisata al momento della SC (stare fuori per provare a staccare il gruppone in cui erano invischiate) ha avuto un successo notevole, aiutato proprio dalla tenuta delle gomme per così tanto tempo (il che allontana le mie possibilità di diventarne Strategy Manager, mannaggia!). La Ferrari vista fino allo scorso GP non si sarebbe nemmeno sognata di stare fuori in regime di SC in questa gara e avere più frecce al proprio arco strategico potrebbe essere la piacevole novità da sfruttare nei prossimi GP. Staremo a vedere.

ALBON-SARGEANT

Albon è stato decisamente l’MVP del week end. E non solo grazie alla scommessa vinta in qualifica quando è sceso in pista, nel Q2, subito con le rosse e anticipando la pioggia che gli altri hanno subito. Infatti dopo la non eccellente partenza (si è fatto superare dall’eccellente, in quel frangente, Leclerc ma c’è di peggio nella vita) ha condotto una gara strepitosa. Innanzitutto il ritmo mostrato, inusuale per la Williams, segno che gli aggiornamenti portati in Canada hanno dato dei risultati, che non ha avuto molto da invidiare ai team e piloti che fino al precedente GP “scherzavano” le Williams ogni volta che le incrociavano. Poi si è dimostrato straordinariamente coriaceo quando per tre quarti di gara, praticamente dopo la SC, si è trovato a difendere la posizione da un gruppo di assalitori agguerritissimo. La qual cosa, in un circuito come il Gilles Villeneuve, è piuttosto difficile, per non dire quasi impossibile. Eppure il buon Alexander non si è fatto scoraggiare dai piani di battaglia degli altri e ha tenuto duro sino alla fine. Notevolissima la velocità di Williams sul dritto, ok, però Albon, pensateci bene, non ha sbagliato nulla. E in quel gruppone il minimo errore vuol dire fare tutta la differenza del mondo. Come per esempio non essere più ultimi in classifica costruttori: da quanto tempo non capitava a Williams? Male, invece, anzi malissimo Sargeant che continua una striscia negativa che sta durando da troppi GP. Gli si sta dando ovviamente tutto il beneficio d’inventario che si dà ad un rookie ma ormai il set di tipologia di circuiti del campionato è stato tutto percorso (e circuiti ancora più complicati ancora sono all’orizzonte: Ungheria, Spa, Zandvoort, Singapore, Suzuka, Austin). Se da qui alla fine non mostra importanti segnali di adattamento temo che il suo primo anno in Formula 1 sarà anche l’ultimo (salvo generosità degli sponsor, evidentemente).

NORRIS-PIASTRI

Week end ballerino per McLaren, quello di Montreal. Più che sulla gara di Norris ottima in generale ma rovinata da una penalità che ho poco capito causa la non totale attenzione che ho potuto dare al GP di cui all’inizio dell’articolo (a posteriori: rarissimo esempio di penalità per gesto antisportivo – bah!) mi piace soffermarmi su quella di Piastri, assai gagliarda e combattiva. Oscar Piastri si sta dimostrando il migliore dei rookie di questa stagione e sta dimostrando che si può crescere, adattandosi alla formula, per far vedere Gp dopo Gp il proprio valore la qual cosa Sargeant e DeVries, gli altri rookie invero piuttosto deludenti, non sono ancora riusciti a fare. Tra l’altro di tutti e tre Piastri è quello che ha il team mate più scomodo essendo Landino nostro probabilmente un potenziale CdM se avesse il mezzo che gli consentisse di battagliare là davanti. E in Canada Piastri fa vedere che il curriculum accumulato nelle formule propedeutiche non è soltanto qualche numerello nelle tabelle excel ben nascoste nei cloud-storage dei TP. Da qualche GP il suo distacco in prova da Norris è andato diminuendo, idem per il ritmo in gara. Mostra combattività nei corpo a corpo e porta la macchina al traguardo (che è già tanta roba). Poco importa se non ha preso punti: avrebbe potuto prenderli è la sensazione che ha dato ieri. Ed è questo ciò che conta. Spiace solo, più in generale, che McLaren continui a faticare nell’adattare la monoposto al nuovo regolamento tecnico. Siamo all’ottava gara dell’anno e ancora non si sono visti miglioramenti significativi. Se continuasse così il buon Lando potrebbe cominciare ad aggirarsi per il vicinato a suonare campanelli come si faceva da piccoli bastardissimi e impertinenti. Staremo a vedere.

OCON-GASLY

Mi aspettavo molto di più da Alpine in quel di Montreal. Questo sia per la progressione mostrata nelle ultime gare sia per le caratteristiche del circuito che sembrava fossero adatte al mezzo pseudo-francese guidato da Esteban e Pierre. Invece, quel che sembrava a portata di mano, ossia il ritmo Ferrari, ieri è parso assai lontano, anche a prescindere dall’ottima strategia posta in essere dalla Scuderia. Ocon partiva sesto ma al primo stormir di fronda si è perso nelle retrovie. Gasly è stato azzoppato dall’impeding in qualifica. Tuttavia nessuno dei due è parso in grado di districarsi nel lungo rettilineo dell’Ile de Notre-Dame e sfruttare adeguatamente la velocità che Alpine aveva mostrato negli ultimi GP. Merito sicuramente di Albon, inaspettato protagonista di ieri, colpa forse dell’alettone posteriore di Ocon che pareva un po’ troppo traballante, colpa di pit stop mal calcolati, sta di fatto che non hanno dato l’impressione di essere usciti dal “gruppone” come invece avevano fatto negli ultimi GP. Rimandati.

BOTTAS-ZHOU

Valtterone nostro sceglie Montreal per uscire dallo stato ectoplasmico e tira fuori un buon week end che sarebbe stato persino ottimo se non fosse stato rovinato dalla volata finale persa con Stroll (cioè, mica da Verstappen, eh!). Volata che ha ricordato a parti inverse Azerbaijan 2017: un karma di lungo corso, si potrebbe forse dire, che a differenza di allora swappa un solo punto tra i due sul traguardo. Tuttavia, la figuraccia rimediata da Valtteri, è molto più grave se si pensa che senza la penalizzazione di Norris gli sarebbe valsa l’uscita dalla zona punti. Peccato perché come Ferrari aveva azzeccato una strategia interessante. Piuttosto anonimo Zhou. Occasione persa.

MAGNUSSEN-HULKENBERG

Se Alfa Romeo ha perso un’occasione per fare qualche punto in più per Haas si dovrebbe dire che l’occasione è persissima. Se da un lato ci si dovrebbe spellare le mani per gli applausi nei confronti di Hulkenberg dall’altro gli si dovrebbero dare dei gran “criccotti” per la stupidissima penalità che l’ha retrocesso dal secondo al quinto posto in griglia e poi delle gran pacche in testa per una condotta di gara da gambero… rosso! Certo, non è stato aiutato dalla sorte perché quando decide di pittare Russell combina il pasticcio che sappiamo con tanto di SC, ma ciò non giustifica a sufficienza Hulk che dopo un inizio gara in cui sembrava pure andare molto veloce sul dritto è poi parso poco in controllo. Paradossalmente meglio Magnussen che a fronte di una pessima qualifica ha però tenuto duro per tutta la gara e deve rinunciare alla battaglia per la zona punti solo perché costretto da degrado a cambiare gomme al 50° giro. Ad ogni modo, male Haas viste le premesse e visto il tipo di circuito sul quale potevano (e forse dovevano) portare a casa qualche punticino.

TSUNODA-DeVRIES

Pericolosi segnali d’involuzione per Alpha Tauri. Involuzione relativa, s’intende, visto che deve fare i conti con Williams e Alfa Romeo che in Canada si sono dimostrati superiori. Non c’è molto da dire su di loro se non registrare l’ennesima stracciata in termini prestazionali subita da De Vries nei confronti di uno Tsunoda che pure, ieri a Montreal, non sembrava aver messo in testa la fascetta da samurai.

 

Aspetto con ansia l’Austria che se non avrà meteo ballerino potrebbe definire un prosieguo di campionato un po’ più incerto, dietro a Max, di quanto visto sinora. Finalmente gli altri team stanno dando segnali di miglioramento.

Ah. E poi…

E poi sta a vedere che Perez si busca un raffreddore e che RBR è “costretta” a far correre Ricciardo in una delle prossime gare?

 

Ci vediamo a Zeltweg!

 

Metrodoro il Teorematico

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI BARCELLONA E BONUS MONEGASCO

Va in archivio anche Barcellona 2023 e dobbiamo raccontare sempre le stesse cose?

Ebbene sì, a quanto pare.

C’era molta attesa alla vigilia per via degli aggiornamenti portati da questo e quel team, per vedere se qualcosa sarebbe cambiato nelle gerarchie del campionato.

La mia personalissima sensazione è che sia cambiato ben poco. In un contesto in cui a farla da padrone sono Verstappen e la sua vettura per tutti gli altri è assai difficile trovare motivi per cui sorridere sicché ci si accontenta di poco. Mercedes, tanto per dire, porta in pista la già collaudata a Montecarlo versione semi-B della sua monoposto e si ritrova a conquistare secondo e terzo posto. Ci sarebbe di che lanciare cappelli in aria se non fosse che il distacco da Max è stato comunque di 25 secondi e che Alonso si è autoeliminato dalla lotta per il podio commettendo un errore in qualifica che ha danneggiato la sua monoposto.

Chi non ride di sicuro è Ferrari che per l’ennesima volta negli ultimi 10 anni (e evito di andare ulteriormente indietro nel tempo) porta aggiornamenti dagli esiti indecifrabili se non addirittura peggiorativi. Non so cos’altro debba accadere per far venire il sospetto a chi decide che il modo di lavorare, gli strumenti (leggi: galleria e simulatore) se non addirittura il set di competenze necessario hanno l’assoluta e inderogabile necessità d’essere migliorati.

C’è da dire che la gara è stata assai enigmatica per via del fatto che tutte e tre le mescole di gomma utilizzati dai piloti si sono comportate i modo stranissimo quasi senza differenze né di degrado né di velocità. Si dice che Barcellona sia la pista ideale per i test perché fornisce dati inequivocabili ai tecnici ma quest’anno direi proprio che tutti sono usciti dal Catalunya con più incertezze di quando ci sono entrati. Tranne ovviamente Max e, pur parzialmente, Mercedes.

La gara è stata comunque molto bella a vedersi perché dietro a Max (che guidava con il gomito fuori dal finestrino e si godeva il panorama) ci sono state lotte all’ultimo sangue sia strategiche che corpo a corpo. La correzione del circuito in cui è stata eliminata l’infausta chicane prima del rettilineo restituendo il vecchio lay-up con il curvone ad alta velocità in entrata ha consentito a queste monoposto ad effetto suolo vibranti sfide sul rettilineo che, seppur con meno magia e meno epicità, hanno comunque ricordato i bei tempi andati tanto amati dagli appassionati. Da questo punto di vista il regolamento introdotto l’anno scorso (sia pur mitigato dall’incorporazione della TD39) continua a mantenere i suoi effetti.

E se in Mercedes ridevano e in Ferrari no, quanto hanno riso e pianto i piloti?

Vediamolo subito.

VERSTAPPEN

Max ha decisamente riso. Risate a più non posso, direi. Già in qualifica fa capire che non ce n’è per nessuno essendo l’unico a migliorare il tempo di Q in Q (no, nemmeno Norris l’ha fatto). Poi, con il teammate fuorigioco per una qualifica disastrosa, Alonso che rompe il fondo della sua AM e le Ferrari che fanno il passo del gambero la gara la doveva solo controllare. Così ha fatto e alla fine, nonostante l’enigmatico comportamento delle gomme, si è portato a casa l’ennesima vittoria. C’è chi si domanda, come P.A. nel primo p.s. del suo resoconto in questo stesso sito (p.s. multipli e sempre stimolanti che mi permetto di consigliare tutti da qui all’eternità), quanto al merito di Max e della sua (ma solo la sua) RBR corrisponda il demerito degli altri. Sullo stimolo di quel p.s. mi permetto di argomentare sofisticamente e con ferrea logica degna del miglior Gödel: è nato prima l’uovo o la gallina?

Absit iniuria verbis, naturalmente, ma questa ironia di bassa lega serve solo per sottolineare quanto in un ambito competitivo multiplo in cui per forza di cose è previsto un unico vincitore il confine logico tra merito e demerito sia del tutto inesistente: alla vittoria di quell’unico, il primo, corrisponde un merito uguale contrario a quello di tutti gli altri.

Il che fa pendant col motto del Drake (“chi arriva secondo è il primo degli ultimi”) che in questa logica apparirebbe, piuttosto, intriso di pessimismo fatalista di verghiana memoria, cultura atavica del de-merito di cui le nostre italiche lande fanno ancora oggi fatica a liberarsi, imprinting ostinato di quel medioevo politicamente parcellizzato in cui ogni più piccolo borgo era in perenne competizione con i suoi vicini e godeva assai delle loro disgrazie. Piccolo particolare: lo stesso Drake, paradossalmente, rappresenta di tutto ciò il più auto-contraddittorio degli epigoni.

In Formula 1 il confronto non è, a mio avviso, diretto, come in una partita di tennis o persino una partita di scacchi ove la logica di corrispondenza merito-demerito si applica in modo pedissequo ai due contendenti. Negli scacchi, esiste un motto arguto che sottende umoristicamente tale concetto: “vince chi fa l’errore per penultimo”. Nella Formula 1 (o nel ciclismo, o nel motociclismo, o nelle corse di atletica, insomma, ci siamo capiti) questa logica non si applica allo stesso modo. Il merito è, per così dire, assoluto. Mentre il de-merito è, sempre per così dire, relativo. In altre parole, il merito è sempre graduato dalle posizioni conquistate mentre il de-merito è sempre relativo alle posizioni perse in funzione vuoi delle aspettative, vuoi delle circostanze contingenti, vuoi dal fato sottoforma di eventi meteorologici e così via. Si potrebbe persino dire che mentre il merito è sempre presente il de-merito alle volte potrebbe anche non esserci. In tutto ciò, se si ragionasse in termini di corrispondenza merito-demerito si finirebbe quasi sempre per sminuire il merito del vincitore a dispetto di ogni evidenza. Perché? Perché, molto prosaicamente, il riconoscimento del de-merito porta con sé inesorabilmente la storia alternativa del se…allora forse. Se Max non avesse un missile sotto il sedile, se non ci fosse stata la TD39, se Alonso avesse pittato subito le “inter” a Montecarlo 2023…… allora forse (Max vincerebbe lo stesso), (Leclerc avrebbe vinto il mondiale 22), (Alonso avrebbe vinto a Montecarlo).

Dov’è il merito della RBR è facile vederlo nell’impressionante divario che separa Max da Checo laddove in gara il primo guida col gomito fuori dal finestrino mentre il secondo s’affanna a remare contro il destino cinico e baro più o meno come tutti gli altri – a prescindere dai risultati. E questo, sempre a mio avviso, ha ben poco, se non nulla, a che vedere con i più o meno presunti de-meriti dei suoi avversari. Mi ha molto colpito il commento di Nico Rosberg durante la gara che, affatto interrogato in merito (!!) (gli avevano chiesto del perché Perez era così indietro) se n’è uscito con un bel “ah be’, ma Max è già uno dei primi 5 di ogni tempo, insieme a Senna, Schumacher, Hamilton…”. Non ha completato la frase con l’ultimo nome che avrebbe completato la cinquina e sono rimasto appeso a quei puntini di sospensione come un tuffatore dal trampolino che vi saltellasse sopra all’infinito senza buttarsi ma a parte le battute e tutte le dietrologie del mondo (di certo Nico non mancherà mai di citare Lewis come uno dei più grandi di sempre, visto che l’ha battuto nel 2016) rimane comunque un’affermazione significativa di ciò che pensa di lui l’ambiente e un ex pilota campione del mondo.

Sicché riconosciamoglielo questo merito, suvvia. Questo è un fenomeno di valore assoluto e lo sta dimostrando ad ogni pie’ sospinto anche a prescindere dal missile sul quale è seduto.

E ride, eccome se ride!

HAMILTON

Il buon Lewis non è autore di una qualifica brillantissima ma che alla fine si rivela comunque redditizia per la gara. Favorito dalla retrocessione di Gasly e sapendo benissimo che Sainz avrebbe cercato di infastidire in tutti i modi Verstappen si piazza sulla scia giusta e infila Norris alla prima curva. Gli va bene che il successivo contatto non gli danneggia qualcosa ma è costretto a soccombere al redivivo Stroll. Se ne libera con un buon sorpasso qualche giro dopo e poi conduce una signora gara, contraddistinta da un ritmo interessante e sostanzialmente invariante rispetto alla mescola utilizzata. Anche perché “tira” le rosse fino al 26 giro, contrariamente a Sainz che aveva già pittato al 16°, e si ritrova la sufficiente freschezza per raggiungere Carlos e superarlo in pista senza difficoltà. Di lì in avanti gestisce perfettamente e porta a casa un secondo posto di notevole fattura. Quanto al miglioramento Mercedes aspetterei prima di giudicare perché il distacco subito da Max è comunque molto importante. Tuttavia il modo in cui è arrivata la prestazione in gara (costanza di ritmo soprattutto) e la relativa facilità con cui anche Russell ha agganciato il podio pur partendo da dietro fa ben sperare per gli alfieri di Brackley in un proseguimento di stagione meno faticoso.

E ride.

RUSSELL

Come già a Montecarlo ho visto giorgino un po’ in difficoltà in qualifica che, ça va sans dire, conclude senza riuscire ad arrivare in Q3 e piuttosto distante da Hamilton. Non un bel segnale soprattutto perché fa un po’ pensare che la pioggia e l’umido non facciano parte del suo terreno di caccia. E questo potrebbe rivelarsi un bel limite per le sue ambizioni e per il talento che ha mostrato sin qui. In gara, tuttavia, fa benissimo copiando, quando possibile, il ritmo del team mate e mettendo a segno anche dei bei sorpassi come quello su Alonso al 7° giro o quello, eccellentissimo con mossa alla Ricciardo su Ocon all’11° giro, per finire con quello su Sainz al 35° giro con una staccata sorprendente. Finisce con un bel podio (tra l’altro il primo della sua stagione) e anche lui sorridendo.

PEREZ

Cominciamo con i primi pianti di Barcellona. Checo va malissimo in qualifica, non passa il taglio del Q2 prendendosi 6 decimi da Max e deve accontentarsi di una mesta 11 posizione in griglia. Non contento di ciò si fa anche sorprendere in partenza da un bel po’ di gente e deve ricostruire. Non ha un ritmo eccezionale ma con qualche sorpasso (bello quello su Zhou) portando in lungo lo stint riesce a trovarsi per qualche giro al secondo posto dietro, molto dietro, a Max. Quando finalmente pitta deve comunque rifarsi strada: prima Alonso poi il sorprendente Tsunoda e infine Ocon. Non riesce ad arrivare in fondo con le bianche quindi pitta al 51 ma poi va due secondi al giro più veloce di Sainz e lo passa facilmente. Quel che NON accade poi e che non riesce a prendere Russell e deve conseguentemente rinunciare al podio. Nota tecnica: ma che strane traiettorie che faceva Checo! Sono stato l’unico a notarlo? Tocca piangere al buon Checo: la differenza con Max è stata devastante.

SAINZ

Carlos fa un’ottima qualifica che lo issa al secondo posto in griglia. Non posso fare a meno di notare che se Leclerc non avesse avuto gli ignoti problemi forse poteva giocarsi la pole con Max. Quest’ultimo ha migliorato di 4 decimi il suo crono da Q2 a Q3, unico a riuscirci e impresa che tipicamente è in grado di compiere anche Leclerc. Ma tant’è. Bella anche la sua partenza con Max che si era evidentemente preparato e lo fronteggia a muso duro. Anche qui Max eccezionale e nessuna colpa si può imputare al buon Carlos. Da lì in avanti fa il passo del gambero e tra un ritmo deludente, sorpassi subiti e costretto ad essere succube delle gomme retrocede piano piano sino al quinto posto finale. Se ti viene da scrivere “poteva andare peggio” significa che anche Carlos non ride.

STROLL

Toh! Chi si rivede? Finalmente un week end con un minimo di consistenza da parte di Lance che per la prima volta in stagione si mette dietro il celebrato team mate in qualifica e poi anche in gara. Vero è che in qualifica Alonso ha rotto il fondo, vero è che Alonso ha tribolato anche in gara ma lui ha comunque ragioni per essere contento perché ha comunque fatto una gara sufficientemente gagliarda, senza fare eccessivi pasticci e guadagnandosi la posizione finale che ha un sapore molto, molto diverso dal 4° posto ottenuto in Australia per puro caso. E quindi ride assai.

ALONSO

Peccato l’errore in qualifica che gli ha rovinato il fondo. Non solo lo fa partire indietro ma, costretto alla rincorsa, ci impedisce anche di capire se e quanto siano stati davvero significativi i miglioramenti di Mercedes. Il “solito” Alonso, infatti, si sarebbe trovato là davanti a lottare con Hamilton e ci avrebbe consentito di fare tutte le valutazioni del caso. Non molto altro da dire se non riportare il simpatico siparietto nel finale di gara quando è finalmente giunto alle spalle di Stroll e via radio comunica al team che Stroll non si deve preoccupare. Poi gli sta attaccato come a dire: se volessi, ah se volessi! Ride anche Alonso, sì, ma per non piangere.

OCON

Dopo l’eccellente prestazione di Montecarlo Ocon mantiene comunque un buon ruolino di marcia. Non parte male e complice un’Alpine che si conferma velocissima sul dritto rende la vita dura a tutti quelli che stavano dietro e gli consente di recuperare qualche posizione quando ha gomme fresche. Ecco, i suoi pit un po’ troppo anticipati (a mio parere) gli impediscono per tutta la gara di lavorare sul ritmo perché, di fatto, si trova sempre impelagato in qualche battaglia. Alla fine non è poi così lontano da Alonso e continua a mettere punti in saccoccia. Ride? Ride.

ZHOU

Oh! Finalmente una gara gagliarda di Zhou che gli frutta anche dei punti. Visto il mezzo a disposizione direi che è l’MVP di giornata anche perché, autore di una ottima partenza (partiva dalla 13esima piazza) si è trovato a combattere per tutta la gara con più avversari e non ha commesso errori. Il suo bel tentativo di sorpasso a Tsunoda (bel duello il loro per tutta la gara) porta quest’ultimo a subire la penalità che alla fine gli fa guadagnare la posizione. Giusta o ingiusta che sia la penalità (ho i miei dubbi) fatto sta che lo issa al 9° posto finale che sa tanto di buono considerato che il suo ben pagato team mate ha fatto abbastanza pietà. Ebbene sì, anche lui ride

GASLY

Week End dolce-amaro per il buon Pierre che prima fa una qualifica eccezionale (4° posto in Q3) e poi spreca tutto con due impeding da panico che lo costringono alla decima piazzola in griglia. Male, anzi malissimo! Forse condizionato parte altrettanto male perdendo diverse posizioni quindi decide di differenziare la strategia da Ocon ritardando tutti i pit. A dir il vero, in gara ho avuto la sensazione che l’avesse fatto per far gara insieme a Leclerc, ipotizzando il recupero di quest’ultimo che poi non c’è stato. Forse autore del più bel sorpasso di giornata a De Vries al 23° giro. Ride? Uhm… direi non molto.

NOTE DI MERITO

Tsunoda compare spesso in queste “note di merito” e Barcellona non fa eccezione. Ma solo per la gara perché in qualifica s’è fatto battere (e non di poco) da De Vries. Gara, peraltro, eccellente, corsa con il coltello tra i denti e azzoppata dalla penalità finale che, in tutta onestà m’è parsa un po’ eccessiva. Il sorpasso di Zhou non mi sembrava ancora completato e avendo dovuto stringere l’entrata alla 1 non poteva avere traiettoria granché diversa da quella che ha fatto e che ha giocoforza costretto Zhou ad allargare. Mi pareva tutto normale. O no? Purtroppo quei 5 secondi gli negano la gioia dei punti.

Piastri, oltre a conquistare in modo eccellente la Q3, per diverso tempo si è trovato a battagliare a centro gruppo e non si è minimamente scomposto.

NOTE DI DEMERITO

Sargeant continua la striscia negativa. Malissimo in qualifica (ultimo a 7 decimi dal penultimo che non dico chi era), parte dai box e corre a passo di lumaca per tutta la gara. Basti pensare che il suo personale fastest lap è stato di 1:19:247. Cioè, il suo Fastest Lap è stato più lento del più lento giro di Verstappen. Ritmo-lumaca che però lo accomuna con… Albon, altra delusione del GP.

Bottas si prende 3 decimi da Zhou in qualifica e non passa nemmeno il primo taglio. Galleggia nelle ultime posizioni per tutta la gara e ad un certo punto è pure costretto, trovatosi tra i piedi del team mate, a far da “stopper” per favorirne l’allungo. Mah!

Pare che nella lingua inglese non esista la bestemmia ma sono certo che NORRIS l’avrà inventata al momento quando si è toccato con Hamilton in curva 2. Non che potesse farci granché per com’era in quel momento la situazione però partiva terzo (qualifica eccezionale!) e poteva, anzi doveva!, capitalizzare molto ma molto meglio. Da lui ci si aspettava di più.

NOTE CHE NON SO COME CLASSIFICARE

Charles Leclerc pare non abbia parlato con il muretto dall’ultimo pit fino a fine gara. In realtà era in contatto via radio con Norris e gli stava insegnando bestemmie in francese, italiano, dialetto ligure (il monegasco ne è una variante) e modenese.

A bien tout! (si dice così anche a Montreal, giusto?)

Ed ora, se avete ancora la pazienza di proseguire la lettura, mi gioco il bonus ossia le pagelle di Montecarlo che i pressanti impegni di lavoro mi hanno impedito, ahimè, di mandare per tempo ai nostri valorosi gestori del sito.

LE NON PAGELLE DI MONTECARLO

Prima di Monaco doveva esserci Imola ma lo stesso motivo per cui il GP di Imola è stato annullato purtroppo non smette di tormentare le popolazioni colpite dal disastro delle alluvioni. A meno di 40km dal luogo da cui sto scrivendo ci sono interi comuni che vengono evacuati per rischio sanitario (!!!). Mi dicono amici in loco (Ravenna e Cesena), che peraltro ho fatto fatica a contattare nei giorni più critici visto che persino la rete cellulare funzionava a spizzichi e bocconi, che la cosa più desolante è stato vedere per giorni i supermercati vuoti. Questo particolare potrà apparire veniale (e per certi versi anche venale) in un contesto di questo tipo tuttavia può dare la misura di quanto sia stata sconvolta la vita di tutti i giorni delle migliaia e migliaia di persone che sono state così drammaticamente impattate da questo evento. La tragedia, così tristemente accompagnata, assumeva in quei giorni contorni da piaga biblica e portava il pur indomito spirito dei romagnoli in un limbo post-apocalittico che nemmeno la più morbosa fantasia di uno sceneggiatore hollywoodiano avrebbe potuto immaginare. Perché nonostante la notevole copertura mediatica non ci si rende conto a sufficienza dell’enormità di quanto accaduto: tutti, dico tutti!, i fiumi della Romagna sono esondati su gran parte del loro corso. Si è salvato solo il Reno, storico confine che distingue la Romagna dall’Emilia, che a partire dalla sua artificiosa ansa a 90° nei pressi di Sant’Agostino di Ferrara è stato saggiamente fatto sfogare prima verso il Po, attraverso il Cavo Napoleonico, e poi nelle Valli di Campotto (che in questi giorni ho personalmente visto spaventosamente moltiplicate nelle loro dimensioni acquose). Volevo, in quei giorni, recarmi a Cesena per dare una mano, armato di pala e stivali magari per diventare anche io “angelo del fango”, forse un po’ attempato ma speranzosamente animato di buona volontà. Tuttavia, le autorità appositamente contattate mi hanno fatto presente che gli accessi alla città erano limitati e senza organizzazione sarei stato solo d’intralcio. Non mi sono rattristato quanto piuttosto rincuorato: bene, ho pensato, almeno si stanno muovendo razionalmente. E poi scorgo in giro per il web foto rubate dall’interno di un negozio che ritraggono il piccolo Yuki Tsunoda alle prese con fango e melma in quel di Faenza e mi si è aperto ulteriormente il cuore. Non fosse stato per quelle foto forse non avremmo mai saputo del gesto del piccolo Yuki che così viene accomunato nel più che onorevole anonimato a tutti coloro che da giorni sono impegnati a far fronte a frangenti così difficili senza chiedere nulla in cambio. A costoro che donano il loro tempo, il dono massimamente disinteressato, gratuito nel senso più profondo della parola, perché quel tempo non verrà mai loro restituito va il mio grazie, quello più sentito e anonimo, quale io sono, quali loro, stupendamente, sono, auspicando che la normalità di cui fino a ieri non percepivamo quanto fosse piacevole viverla possa tornare presto, più salda e più forte.

Dopotutto, c’è ancora speranza.

Spero mi perdonerete questo incipit, che chiuderò con un sursum corda!

Torniamo quindi in quel di Montecarlo che ci ha regalato un gran bel week end e, in barba ad ogni “corsetta” del sabato, anche estremamente spettacolare.

Chiacchiere della vigilia e prove libere lasciavano intuire che forse nel principato la RBR non sarebbe stata dominante allo stesso modo in cui ha dominato i Gran Premi sin qui disputati sicché le speranze di un week end più combattuto del solito erano alte. E nonostante il risultato finale sembri indicare il contrario in realtà tali speranze non sono state tradite. La qualifica del sabato non ha lasciato spazio nemmeno per un sospiro: ogni sessione è stata difficilissima da interpretare per i piloti che vedevano track evolution ad ogni passaggio e sono stati quindi costretti a inventarsi precisione, velocità e continuità anche oltre quel che normalmente sono chiamati a fare. Nel Q1 in particolare tutti i piloti hanno migliorato di quasi 2 secondi i loro tempi sul giro cominciati sull’1.15/1.14 e finiti sull’1.12. Alla fine, i primi 10 usciti dalla qualifica hanno visto i loro tempi migliorati tra il best del Q1 e il best del Q3 di 1 secondo e passa con punte di circa 1.5 sec per Alonso, Leclerc e Ocon: dato interessante che dice molto sulle risorse che questi tre hanno saputo trovare. Dalla qualifica alla gara non s’è perso nulla in termini di spettacolarità. La gara è stata un vero godimento per l’appassionato: strategie, gomme, incertezza l’hanno fatta da padrone per 52 giri corsi con la spada di Damocle di una pioggia (o di una SC che sorprendentemente per Montecarlo non è mai arrivata) che alla fine è giunta copiosa a far aumentare ancora di più la frequenza cardiaca di chi assisteva tremebondo al GP e accompagnando i piloti fino all’agognato e ultimo 78° giro.

Montecarlo è così, binaria, zero/uno: o è mortalmente noiosa o è straordinariamente spettacolare. E l’edizione 2023 direi che è un bell’uno.

Ma vediamo come si sono comportati i piloti nelle NON PAGELLE DI MONTECARLO.

VERSTAPPEN

Questo ragazzo ci vuol ogni volta strappare aggettivi immaginifici. Non voglio piegarmi troppo a questa consuetudine e mi limito ad un semplice, si fa per dire, “straordinario”. Già, perché considerato che forse Montecarlo è il meno adatto GP di quest’anno per le caratteristiche di RBR (ma solo nel senso che gli è più complicato far valere i propri pregi rispetto ad altri circuiti, non che non fosse favorita), l’uscita di Perez in Q1, i maliziosi proclami di Alonso e il senso di Smilla per la neve (leggi: le ferrari che si dicevano invece più adatte delle altre al principato) lui aveva tutto da perdere. E lo sapeva. Quindi? Quindi, invece di prendersela con calma si prende rischi assurdi e sfodera una qualifica monstre con un ultimo giro, anzi, le ultime curve dell’ultimo giro in Q3 affrontate con una maestria fuori da ogni prevedibilità. Lontano di 268 millesimi da Alonso a soli 20 secondi dal traguardo non si sa come, e pure sbattendo un paio di volte sulle barriere, riesce nell’impresa di sopravanzarlo e a conquistare una pole che rimarrà negli annali. In gara, poi, ingaggia un duello a distanza con Alonso che richiama altri tempi e altri piloti. Un testa a testa di nervi e di tempi che spero non abbia entusiasmato solo me. La prudenza dei primi giri è stata probabilmente concordata con il muretto. Gira piano, gli dicono, così mettiamo Perez (partito ultimo) sulle bianche subito e gli facciamo recuperare tutto. Detto, fatto! Sennonché appena gli dicono che il diligente Perez è arrivato in coda al gruppo smette di girare in 1.19 e tira giù due secondi di ritmo. A quel punto, insieme ad Alonso, costruisce il gap che gli mette la gara in mano. Ma è proprio il duello a distanza con Alonso che entusiasma. Il vecchio volpone si tiene sempre a circa 7-8 secondi dall’olandese giocando sulla differenza di gomme e sulla possibilità che il pit differito possa consentirgli di sfruttare al meglio il finale di gara. La tensione per una SC e poi per la pioggia si acuisce di giro in giro ma Max non si scompone e riesce non solo a mantenere una costanza di ritmo irreale ma anche a fare uno stint lunghissimo con le gialle che nessuno credeva possibile. E se la costanza del ritmo è farina del suo sacco bisogna riconoscere a RBR ancora una volta lo specifico valore di una vettura che anche in condizioni ad essa meno congeniali riesce comunque ad essere gentile con le gialle quel tanto che basta per permettere a Max di reggere la tensione fino all’arrivo della pioggia. Qui, poi, la combinazione pilota-vettura-muretto ha dato il meglio di sé. Il pit al momento giusto unito alla consueta maestria di Max sul bagnato fanno il resto. Uscito con Alonso dietro di 15 secondi in pochi giri lo spinge a 25 secondi e timbra un successo che, certamente, rimarrà negli annali. In quei giri sotto il diluvio Max faceva i tempi sempre un giro o due prima degli altri (tranne uno di cui dirò sotto). Segno che vedeva tutto con l’anticipo del campionissimo. Che gli si può dire?

ALONSO

Oggi abbiamo finalmente visto Alonso ai suoi massimi livelli, che non si risparmia, che non dà la sensazione di avere qualcosa in più ma che si trattiene per insondabili motivi (quest’ultimo un mio pallino dei GP, pur straordinari per i risultati, sin qui fatti dal nostro). Il suo tempo monstre in qualifica poteva essere superato solo da un Max ancora più mostruoso. Realizza, poi, una condotta di gara strepitosa, direi persino perfetta, almeno sino all’arrivo della pioggia. L’idea di tenere Max a bagnomaria per tutto quel tempo la porta a compimento in modo meraviglioso. Perde solo qualche secondo in più intorno al 15/16 giro quando si allunga ad una dozzina di secondi di distacco ma poi si comporta persino meglio di Max con i doppiaggi riportandosi a 7/8 secondi e mantenendo questo bagnomaria per il resto della gara. L’idea strategica era ovvia nella sua esposizione: lui ha le gialle e io le bianche – lo tengo a 5 secondi e poi che sia lui a battere i denti per scegliere il momento giusto per pittare: io andrò più lungo e lui dovrà sravanare in pista con i doppiati e ci provo a vincerla, questa volta! Oppure arriva una SC e io esco con gomme migliori, gialle contro bianche e vediamo che succede. Insomma, le premesse c’erano per mettere la giusta pressione a Max e lo fa alla grande (costringendo Max, come detto sopra, a tirar fuori il meglio di sé). Ma poi? Poi arriva la pioggia, arriva la clamorosa occasione per vincerla davvero la gara! L’aveva capito, il buon Fernando. E invece gli montano le gialle! Ma perché? Non so chi sia il patrono di Oviedo ma ho idea che tutte le sue statue abbiano tremato non poco quando il contatore di giri del GP è arrivato a 53. Il tempismo era perfetto: se avesse montato le inter avrebbe avuto (almeno) un giro di vantaggio su Max quindi con la concreta possibilità di sopravanzarlo il che, a Montecarlo, significa primo posto sino al traguardo. E invece niente. Non fa in tempo a uscire dal box che capiscono di aver sbagliato. I soli 15 secondi che si ritrova come distacco da Max con un pit in più, quello giusto in cui gli montano le “inter”, danno la misura che la gara poteva essere vinta se avessero seguito l’intuizione giusta. Ma tant’è. Così è andata. Rimane comunque, la sua, una prestazione memorabile in un gp altrettanto memorabile.

OCON

Bravo, bravissimo, straordinario. Qualcuno forse ricorderà come in più occasioni io non abbia speso parole lusinghiere nei confronti di Esteban Ocon. È un pilota che non ho mai capito e di cui non sono ancora riuscito, nonostante siano ormai diversi anni che corre nel Circus, a farmi un’idea concreta delle sue caratteristiche e delle sue concrete capacità. La frequenza con cui alterna l’ottimo e il pessimo lo allontanano dal mio orizzonte del giudizio. Ma qui a Montecarlo ha fatto di tutto per farmi cambiare idea. La prestazione in qualifica è stata memorabile tanto che è passato da un best in Q1 di 1.12:967 ad un best in Q3 di 1.11:553, limando quindi ben 1.414 sec al suo tempo iniziale. Non è stato tuttavia il migliore in questo dettaglio perché meglio di lui han fatto Alonso (- 1.437) e, guarda un po’!, Leclerc (-1.441). Essere in questa affatto banale compagnia è già un gran merito e tanto per dare un metro di paragone il buon Max ha fatto -1.021 e Pierre Gasly, suo team mate, ha fatto -1.100. Fortuna audaces iuvat, dice un vecchio adagio, sicché il buon Esteban beneficia anche oltremodo dei suoi meriti grazie all’improvvida stupidaggine congiunta di Leclerc e il suo muretto nel quasi scontro con Norris lo issano al terzo posto in griglia. Non pago di tutto ciò il nostro sfodera una gara straordinaria. Per quanto migliorata la Alpine non poteva certo ambire ai primi due posti del podio ma al terzo, con una strategia ben affinata, poteva farlo di certo. E infatti, conscio di ciò, lui e il muretto concordano una mossa che a posteriori non posso far altro che applaudire: andare al rallentatore per i primi 25 giri! Come fosse un Max qualsiasi in testa a Montecarlo, semplice no? A parte le battute, l’idea è stata strategicamente ottima: creare un gap davanti a sé gli ha consentito di non essere in balia delle strategia dei primi due e, contestualmente, di bloccare il treno dietro di lui per non dare punti di riferimento strategici ai suoi diretti avversari. In pratica, se il gap con Max/Alo fosse stato tale (com’è poi accaduto) da evitare che un loro pit li portasse in mezzo al gruppo a far scompiglio allora tutto era nelle sue mani. Tuttavia, per far funzionare questa strategia a Montecarlo bisogna guidare in modo perfetto: lenti sì, ma con una precisione tale da non essere impensieriti da chi sta dietro. E Esteban ci riesce alla grandissima. Dapprima innervosisce Sainz (con annesso pericolo di foratura in quel contatto dopo il tunnel), poi illude lo stesso Sainz ed Hamilton che non riescono né in undercut né in overcut a superarlo, grazie ad un ritmo eccellente sfoderato nel momento giusto. Sono poi Leclerc e Russell, nonostante appaiano in posizioni più di rincalzo, i più pericolosi per il suo podio perché sembrano aver una strategia ancora più efficace della sua ma prima Charles sbaglia il timing per il pit sotto la pioggia e poi Russell… be’, di giorgino parliamo dopo e qui ci limitiamo a dire che anche lui sbaglia. Sotto la pioggia, poi, non si scompone nonostante dietro di lui per ben venti bagnatissimi giri la sagoma del fu mago della pioggia Lewis sia sempre ben presente. Il premio finale, meritatissimo, del podio a Montecarlo è di quelli che rimarranno punto ben fermo della sua carriera. Bravo!

NOTA: Hamilton, Russell, Leclerc, Gasly e Sainz hanno dovuto subire la strategia di Ocon sino all’arrivo della pioggia sicché i commenti che seguono sono da considerarsi nel contesto di questa situazione.

 

 

HAMILTON

C’era molta attesa per Mercedes. Avendo portato la versione quasi-B della monoposto a Montecarlo (scelta strana vista la particolarità della pista ma evidentemente erano impazienti: sai mai che vada come una scheggia?) la curiosità era altissima. Gli esiti tuttavia sono stati abbastanza incerti da giudicare. In fondo, sia in qualifica che in gara il passo relativo non ha dato l’impressione di essere molto diverso da quello che sarebbe stato con la precedente versione: se differenza c’è stata era nell’ordine di millesimi. Aspetteremo Barcellona per avere dati più concreti. Per il buon Lewis tuttavia Montecarlo si è chiusa con un buon sapore. Visto che il suo duello per il momento è limitato a quello con il rampante team mate pare evidente che questo round sia suo. Infatti prevale bene in qualifica (con ottima prestazione nei Q1 e Q2 in cui non sbaglia il momento decisivo) e con un bel passo in avanti di prestazione in Q3. La posizione finale in gara, poi, gli consente di aumentare leggermente il vantaggio su Russell in classifica accumulato grazie al secondo posto in Australia. Suo il fastest lap, ottenuto durante il tentativo di undercut su Sainz e Ocon che però non ha sortito l’effetto desiderato. Quel che ha funzionato di più è stata la sua gestione nel caotico momento della pioggia che pure, a dir il vero, aveva funzionato meglio per Giorgino (anche se… e lo vediamo dopo) grazie alla quale (e agli infelici errori dei suoi diretti competitors) riesce a guadagnare posizioni finendo subito dietro ad Ocon. Ecco, se c’è un piccolo appunto che gli si può fare è che l’Hamilton di qualche anno fa non se ne sarebbe stato dietro per 15 giri a Ocon senza tentare di fare qualche cosa in più. Se non per superarlo almeno per cercare di indurlo all’errore vista la difficile condizione della pista, condizione che nei suoi tempi migliori dominava alla grande. Ma tant’è. Questo è il Lewis di oggi, ancora grande pilota ma non certo il fenomeno degli anni migliori. Il che ci porta a dire: semmai ci fosse qualcosa di vero nelle voci che circolano da qualche giorno ma davvero in Ferrari sarebbe utile? Mah!

RUSSELL

Week end dolceamaro per Giorgino. In qualifica sempre un piccolo passo indietro (non ingannino i crono) rispetto a Lewis e incapace di imitarne la zampata in Q3. Anche la sua gara è parsa, sino all’arrivo della pioggia, abbastanza anonima. Tuttavia lui e Charles avevano in serbo la migliore strategia, insieme ad Alonso, per gestire il momento critico della pioggia. E lui, tra tutti, è stato quello che ha colto il momento migliore. A differenza di Charles e Fernando, infatti, riesce a trovare il pit nel momento giusto per passare alle “inter” e guadagnare posizioni. A quel punto avrebbe avuto la possibilità di agganciare un insperato podio ma rovina tutto con un uscita di pista al 61 giro e rientra malamente colpendo l’incolpevole Perez, doppiato, e beccandosi una penalità che ci stava tutta (unsafe rejoin). Quindi? Quindi malino ma non troppo visto che comunque, di questi tempi, il 5 posto per questa Mercedes è roba buona.

LECLERC

Che dire del buon Charles? Nonostante Montecarlo sia casa sua non mi è mai parso granché a suo agio corrervi dentro. Sia nelle categorie minori che in F1 non ha mai brillato (quantomeno non nel modo in cui solitamente brilla in altri circuiti). Evidentemente è un circuito che non digerisce. Tuttavia il suo talento è tale che non bisogna mai darlo per vinto. E infatti sfodera una qualifica eccellente, come suo solito, che solo le straordinarie corrispondenti prove di Max e Fernando fanno sì che lo releghino al terzo posto. Quel che tuttavia condiziona tutto il suo week end accade nel suo giro di rientro quando commette un’enorme ingenuità percorrendo il tunnel in traiettoria così trovandosi a danneggiare il povero Norris (al suo ultimo giro veloce) con un “impeding” grande come una casa. Certamente il muretto poteva, e doveva!, avvertirlo per tempo ma lui, ripeto: nel suo giro di rientro!, deve prendersi le sue importanti responsabilità: non aveva senso stare in traiettoria in quella fase. Peccato. Perché in gara aveva preparato una strategia migliore di quella di Sainz e per qualche giro, verso il 50, ho pensato che avesse anche lui, come Russell, la possibilità di giocarsi il podio con Ocon. Purtroppo la Ferrari di ieri torna ad essere (o continua ad essere) la mangia-gomme di inizio stagione e quando intorno a metà gara si è trovato pista libera ha potuto tenere un buon ritmo solo per pochi giri prima che le gomme andassero a schifìo. Costretto a mettere le gialle prima del tempo si è poi ritrovato invischiato nel caos dei cambi con le inter riuscendo quantomeno a sopravanzare l’errante Sainz. Ma non è andato granché bene nemmeno sotto la pioggia visto che non è mai stato in grado di impensierire il penalizzato Russell. Stabilizzato il caos dei pit per la pioggia (più o meno dal 62° giro in avanti) tra Ocon e Charles c’erano circa 11/12 sec ma si è sempre più distaccato arrivando a 25 sec e minacciato negli ultimi giri da Gasly. Da rivedere.

GASLY

Il miglioramento dell’Alpine, già menzionato negli ultimi due GP, viene confermato anche da Gasly che paga lo scotto di una qualifica leggermente meno brillante di quella di Ocon. Il suo settimo posto in Q non beneficia della penalità di Charles a cui si accoda più o meno per tutta la gara. Chiude in crescendo sotto la pioggia tenendo sotto pressione CLC, senza commettere errori.

SAINZ

Monaco non sarà ricordata come la miglior gara di Sainz. Del resto, come si fa a non dargli un voto negativo quando arranca in qualifica rispetto a Leclerc (non ingannino i crono: CLC andava in relativa scioltezza mentre Sainz mi è apparso sempre in affanno) e fa una gara insolitamente nervosa? La penalità di Leclerc lo fa avanzare in griglia ma non ne approfitta granché. Commette quell’errore su Ocon all’11° giro che gli danneggia leggermente l’ala anteriore. Più tardi fa un tentativo di overcut mal gestito (più colpa del muretto che sua, onestamente) poi fa un erroraccio sotto la pioggia che lo fa precipitare in una per lui mesta ottava posizione che, in futuro, non ricorderà certo con piacere. Sia chiaro, comunque, che per lui e Charles come per i due mercedes quasi tutto il negativo che esce dal loro volante passa per la frustrazione di non avere una vettura che consenta di poter competere per il massimo risultato.

NORRIS

Week end gagliardo del buon Lando che trova una McLaren semi-decente (oppure non-così-penosa, fate voi) e la fa rendere al meglio. In qualifica non commette errori e si porta agevolmente in Q3. Non sappiamo se il pasticcio di CLC sotto il tunnel gli abbia impedito di trovare un crono tale da portarlo molto più avanti in griglia ma tant’è. Parte costretto a seguire Tsunoda il quale non regge il ritmo del gruppo che andava da Ocon (3°) a Russell (8°) creando via via un gap che al 22° giro è già di circa 10 secondi dalla settima posizione. Si stacca a sua volta di circa 4-5 secondi da Tsunoda, non so, onestamente se per scelta (tipo Alonso con Max) o se non ne aveva. Galleggia dentro e fuori la zona punti a causa del fatto che tra pit e doppiaggi subiti non riesce a tenere un ritmo costante. Poi la sua gara cambia quando arriva la pioggia.  In quei venti giri sotto la pioggia Norris è stato l’unico ad avere un ritmo pari, se non addirittura migliore, a quello di Verstappen! La progressione di crono che ha fatto è stata spettacolare. I commentatori in tv, notando che per un paio di giri Piastri era con lui hanno fatto battute sul fatto che la McLaren fosse settata per la pioggia (e non è da escludere: lì dietro potrebbero aver scommesso sul suo arrivo ben prima del 52° giro) ma Piastri era lì solo perché Norris aveva dovuto pittare due volte (contro l’unica di Piastri) e poi liberarsi di Tsunoda (rimasto senza freni). Una volta superato Tsunoda Lando se n’è andato anche da Piastri seguendo, di fatto seppur doppiato, Max ed anzi avvicinandolo! Già Monaco lima un poco le differenze tra le vetture ma se poi arriva la pioggia allora è il manico a farla da padrone. E in quanto a manico Lando pare abbia ben poco da invidiare a chiunque. Com’era la storia del “date una macchina a questa ragazzo”?

PIASTRI

L’ultimo a punti è proprio il Piastri citato poco fa. Rimane fuori da Q3 eliminato proprio dal suo team mate ma ha il pregio di stargli a soli 18 millesimi. Ottimo. In gara galleggia anche lui intorno alla zona punti e come Russell riesce a centrare l’unico pit passando direttamente alle “inter” nel momento giusto il che gli consente di accodarsi al suo team mate e aggrapparsi alla zona punti. Si comporta bene sotto la pioggia evitando errori che per un rookie come lui erano dietro ogni angolo. A differenza di quanto detto dai commentatori non ha lo stesso ritmo di Lando ma va comunque molto bene. Bravo.

NOTE DI MERITO

Tsunoda fa una qualifica eccellente e tiene tutti dietro fino all’arrivo della pioggia. Punti mondiali e applausi scroscianti erano già pronti per lui. Purtroppo però pare che in quelle condizioni la sua macchina fosse inguidabile. La domanda che mi pongo è: lo era davvero? (sosteneva di essere senza freni) oppure è lui che non è capace in quelle condizioni (da non escludere: è ancora un pischello)?. Ai noti posteri l’ardua sentenza.

Bottas. Decente in qualifica (almeno prende la Q2 e stacca Zhou non di poco) e un po’ anonimo in gara riesce tuttavia a muoversi bene sotto la pioggia anche lui grazie al pit azzeccato e ricordandosi che ai tempi della Williams era considerato uno dei migliori prospetti del mondiale, proprio sotto la pioggia, grazie al successivo ottimo ritmo che lo porta a staccare quelli che aveva dietro grazie a tempi comparabili con quelli dei migliori. Bene.

Devries in generale non è che abbia meritato granché ma almeno è andato in Q2 e in una gara così difficile come Montecarlo è riuscito a non sfigurare facendo quantomeno vedere che era della partita. Insomma, forse per la prima volta quest’anno ha fatto vedere di meritarsi il sedile che occupa. Speriamo, per lui, che questa gara possa essere un buon viatico per un miglior proseguimento della stagione.

NOTE DI DEMERITO

Sargeant sta continuando la striscia negativa. Si prende mezzo secondo (a montecarlo!) da Albon (insolitamente anonimo) in qualifica e in gara è il più lento di tutti, e di gran lunga!, con un ritmo semplicemente ridicolo fino alla pioggia.

Stroll, che ve lo dico a fare?, oltre a una pietosa qualifica che termina al 14° posto quando il suo compagno si stava giocando la pole (!!) riesce nell’impresa di fare una gara ancora più disastrosa. La sua sfortuna è stata anche quella di trovarsi dietro ad un cagnaccio come Magnussen per mezza gara e almeno, oltre ad andar piano, hanno fatto vedere un bel duello. Si stampa da solo appena arriva la pioggia (solitamente suo terreno di caccia): unico riuscito nell’impresa. Mah!

NOTA DI DIVERTIMENTO: ma il muretto di Magnussen si è accorto che pioveva?

NOTA DEL MISTERO: alcuni piloti invece delle “inter” hanno messo le “full wet” e andavano pianissimo nonostante per una decina di giri le condizioni della pista sembrassero proprio ottimali per loro. Mi chiedo come mai (e non è la prima volta).

NOTA CHE DI PEREZ E’ MEGLIO CHE NON PARLI E MI LIMITO AD UNA DIABOLICA RISATA

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: LA BINOTTITE

Chissà se esiste una medicina, una cura o chissà quale pozione magica per liberarsi della malattia che affligge l’attuale team principal della Ferrari. Il buon Vasseur, messia tanto annunciato e sbandierato ai quattro venti, come l’uomo giusto per riportare la Rossa al successo e, soprattutto, cosa più importante e tanto cara ai tifosi del monegasco, uomo risoluto per attuare i team order senza scrupoli (a discapito di Carlos, si capisce), è affetto da una grave infezione di “binottite”. Malattia rara e, a quanto pare, letale dalla quale difficilmente si può guarire.

Non posso che prenderla a ridere in questo disastro (annunciato!) chiamata Ferrari (targata Presidenza, Dirigenza e Vasseur) che scende in pista ogni maledetta domenica, arrancando tra una curva e l’atra. Immediatamente dopo il GP di Miami, altro successo proclamato per la Red Bull, i miei occhi si sono imbattuti nei commenti dei tanti tifosi, delusi e disillusi, che affermavano che l’attuale team principal rosso iniziava a parlare appunto proprio come Binotto. Certe storie, se non fossero vere, risulterebbe difficilissimo inventarsele, eppure succedono eccome e noi tutti non possiamo che stare a guardare. Gli stessi tifosi che erano pieni di entusiasmo qualche mese fa durante la presentazione della nuova rossa (che piaccia o no, macchina concepita dal team dell’ex Team Principal), sono gli stessi che dopo solo cinque GP iniziano a dirne già peste e corna di quel Messia tanto osannato. Come ho già affermato in passato, il sottoscritto non ha nulla contro Frederic, ne tanto meno ha interessi nel difendere (quanto e quando possibile) Mattia, perché semmai, i problemi sono ben altri e risiedono più su nella piramide. Ciò che trovo indecoroso e nel contempo esilarante è proprio la reazione di tanti, troppi, che non solo restano delusi, addirittura dicono “che inizia a comportarsi come Binotto”!

Rimangono di stucco quando il buon Vasseur dice “dobbiamo capire”, “a Maranello analizzeremo i dati” e via discorrendo e da qui l’inevitabile infezione di “binottite”. Il dramma è che, purtroppo, invece di guardare la luna ci si concentra sul dito che la indica. Con questo voglio dire (da quando lo dico?) che a Maranello può venire chiunque e che, purtroppo, non cambierà mai nulla se le metodologie saranno sempre le stesse e chiunque si infetterà di “binottite” acuta… chiunque! Perché del resto, cosa dovrebbe dire un team principal che si ritrova nel bel mezzo di una bufera mediatica, creata proprio da chi l’ha voluto in GeS, annunciando ai quattro venti che “quest’anno la Rossa avrebbe mostrato velocità mai viste prima”? Ovvio che deve buttare acqua sul fuoco, proprio come Binotto quando si trovava nella stessa situazione, con la differenza che veniva osteggiato o lasciato solo. Affermo il falso? Allora qualcuno mi spieghi perché lo volevano fuori già a gennaio 2022!

“Ci vorrà tempo per risollevarsi”, gridano i tifosi dalla curva sud, “chiunque verrà, dovrà rispettare il gardening ed i risultati non si vedranno prima del 2025”, urlano gli altri dalla curva nord… ben venuti sul pianeta Terra, signore e signori. La F1 non è il calcio, non basta cambiare l’allenatore e, soprattutto, cambiarlo perché ha beccato una striscia negative di tre, quattro partite. Quest’anno, salvo miracoli, sarà ricordata come un’annata con zero vittorie, inutile farsi illusioni ed è inutile sperare negli aggiornamenti e nei correttivi che arriveranno (arrivano sì?), perché i problemi che ha la Rossa e, soprattutto il vantaggio che ha Red Bull, non lo risolvi nel giro di due, tre GP. La macchina è di Binotto, altro mantra tanto urlato, ed io lo confermo per carità, solo ci sarebbe stata la stessa onestà intellettuale se la monoposto di Charles&Carlos fosse risultata vincente? Perdonate il mio scetticismo eppure ne dubito fortemente che si sarebbe dato a Cesare quel che è di Cesare con tanta franchezza e schiettezza proprio come si sta facendo ora… in negativo ovviamente. Esercizio sempre facile e terapeutico dare la colpa nell’immediato, senza considerare tutto quello che c’è dietro e le condizioni con cui si è dovuto lavorare e come si è giunti a tutto questo. Motivo per il quale la Rossa è sempre più isolata e questo ci porta ad un altro triste capitolo della nostra Beneamata e di chi la governa: come mai a Maranello non c’è la fila di ingegneri esperti provenienti da altre squadre per poter lavorare in Ferrari? Dove sono gli ingegneri Red Bull che avrebbero dovuto portare i segreti del drs bibitaro (fosse solo quello il loro vantaggio) in rosso? Tutti hanno detto no e così, come l’attuale Team Principal non è altro che il risultato di una quinta scelta, allo stesso modo, gli ingegneri che verranno saranno lo scarto (con tutto il rispetto!) delle altre squadre.

L’attuale “mago” che ha fatto rinascere a nuova vita la Aston Martin, portandola da settima forza dall’anno scorso a seconda di quest’anno, venne chiamato proprio dal bistrattato Binotto, il quale si è visto rispondere con un bel no. Come mai nessuno vuole venire a lavorare a Maranello? Troppa umidità in Emilia Romagna? Oppure tutti, ormai da tempo, si sono resi conti che con queste attuali condizioni non ha nessun senso trasferirsi nel bel Paese. Come si giustificherà il “binottizzato”  Vasseur nel momento in cui dovrà annunciare i nomi degli ingegneri (ammesso che vengano), che di fatto appartengono alla così detta bassa forza? Soprattutto cosa succederà se poi i risultati tanto sperati non arriveranno? La “binottite” non perdona ed i “dovremo analizzare”, scorreranno a fiumi.

Charles&Carlos da questo terribile morbo non sono esenti, con l’unica differenza che l’anno scorso avevano ben altri problemi rispetto a quest’anno. Penso che siamo tutti d’accordo che nel 2022 si litigava sugli ordini di scuderia da dare, per portare Charles il più avanti possibile in classifica e che ora siamo ritornati al mantra “i piloti sono l’ultimo dei problemi”. Una storia che si ripete a quanto pare ed infatti siamo ritornati al 2020 (mentre la Federazione, con le sue scelleratezze, ha avuto lo stomaco di farci ritornare al 2014, con la differenza che al posto del trio sul podio, Hamilton – Rosberg – Massa, ora abbiamo Verstappen – Perez – Alonso), dove non si becca nulla, salvo in qualifica. A causa della pressione e a causa del fatto che si cerca di recuperare, le probabilità di errori aumentano, cosa che al GP americano è successa puntualmente con un Leclerc, autoeliminatosi in qualifica, per poi evaporare in gara e Carlos estintosi nel corso del GP per un errore in ingresso in pit lane. I loro volti a fine GP, mentre discutevano, erano eloquenti: increduli e basiti, cercando di capire come sia possibile che in gara quelle gomme proprio non funzionassero come quelle della concorrenza. Belli i tempi in cui si riusciva a prendere la pole in scioltezza e a salire sui cordoli, aggredendoli senza il timore di perdere il culo della monoposto: eppure ricordo bene l’entusiasmo di Charles nel famoso shakedown fatto il giorno di S. Valentino, nel guidare la sua SF23… dov’è finito? Cosa è successo?

Mi spiace, quando si attuano determinate politiche, in seno ad una scuderia di F1, cose del genere succedono ed in una scuderia come quella di Maranello, certi problemi si moltiplicano per forze di cose. Mi auguro solamente, per il bene dei tanti tifosi soprattutto del monegasco, che non si infetti anche lui con la “binottite”, dicendo “dovremo analizzare”, altrimenti sarà allarme epidemia in seno alla Gestione Sportiva e, soprattutto, tra i suoi supporters.

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI MIAMI

Le Formula 1 tornano a rombare nella colorata cornice del circuito di Miami, un curioso budello ricavato intorno all’Hard Rock Stadium dei Miami Dolphins. Il layout del circuito non è male, in sé, ma come già l’anno scorso non riesco a levarmi di dosso l’impressione di assistere ad un video youtube in cui qualche volenteroso appassionato di Assetto Corsa vuol far vedere di essere bravo quanto Max e Charles. Solo che qui Max e Charles ci sono davvero.

Impressioni epidermiche a parte, dopo lo sconsolante GP di Baku, almeno oggi abbiamo assistito ad un GP in cui le strategie hanno avuto il peso che meritano nonché un week end “normale” con prove libere, qualifiche e gp domenicale a farla da padrone.

Ancora una volta dietro alle solite RBR si sono rimescolate le carte e se non altro ciò sta dando qualche motivo di interesse ad un campionato che sembra già saldamente nelle mani di Verstappen. Infatti a Baku sembrava che Ferrari si fosse rimessa un minimo in carreggiata, che Mercedes fosse tornata indietro e che Aston Martin fosse più in difficoltà. Qui invece abbiamo di nuovo Aston Martin (ma solo con Alonso) sugli scudi, Mercedes in palla alla domenica mentre Ferrari è nuovamente apparsa non in grado di comprendere la propria vettura con Leclerc che si lamentava delle gialle e Sainz, viceversa, che si lamentava delle bianche (ma è possibile?!). Più indietro registriamo progressi di Alpine e, inaspettatamente, Alfa Romeo. Difficile dire se questi cambi di gerarchia tra scuderie dipendano dal circuito in sé. Più probabile, credo, ciò sia dovuto alla difficile comprensione della vettura che tutte le scuderie (tranne RBR e Aston Martin) hanno delle proprie vetture in versione regolamento 23 (che, non dimentichiamolo, ha assorbito la famigerata TD39) e che ciò incida in modo aleatorio circuito per circuito. Forse la situazione si stabilizzerà dopo che le scuderie porteranno tutti gli aggiornamenti tecnici previsti (Imola, Barcellona). Staremo a vedere.

Bianche di marmo e DRS non decisivo (sempre con la rimarchevole eccezione di RBR) rischiavano di fare di Miami una sorta di doppione di Baku ma fortunatamente il layout della pista ha consentito ai piloti di studiare modalità di sorpasso fattibili in staccata che ha consentito a qualcuno dei protagonisti di mostrare qualche bel pezzo di bravura, che fa bene agli occhi degli appassionati. Non si sono sottratti a questo fondamentale il buon Max (per quanto favorito da una certa arrendevolezza dei diretti avversari), Hamilton, Alonso, Russell e si sono fatti apprezzare pure Magnussen e Tsunoda.

Il pasticcio fatto da Leclerc in qualifica, che ha generato una griglia quantomeno inaspettata, poteva far sperare in un risultato a sorpresa o che in qualche modo le aspettative della vigilia sarebbero state tradite. Tuttavia, memore del motto “Non aspettatevi troppo dalla fine del mondo” coniato di quel geniaccio di Stanislav Lec (Pensieri Spettinati, Bompiani – da leggersi senza nessuno attorno sennò vi prendono per matto) non pensavo davvero che il facile pronostico si sarebbe ribaltato. Troppo superiore alle altre è questa RBR, troppo ben centrato è Verstappen in questa vettura e quindi l’unico dubbio in cui crogiolarsi era su quanti giri avrebbe impiegato Max a raggiungere la prima posizione. Per quel poco che può interessarvi avevo pronosticato, grazie ad un perverso uso di excel (di cui divento competente solo quando comincio a metterci numeri di Formula 1) che l’avrebbe raggiunta tra il 18° e il 20° giro. In realtà glie ne sono bastati 15 e mentre guardavo in diretta il GP, proprio in quell’istante, peraltro colmo di un’abietta delusione di cui mi vergogno un po’, è apparso dietro la tv un variopinto coro di creoli cubani visibilmente reduce da sfrenate danze caraibiche che tutt’a un tratto, anzi in quel preciso tratto, s’interrompe e mi guarda come un sol uomo pronunciando, manco fosse coro di tragedia greca, le fatidiche parole “so goes life”/”così va la vita” (a chi indovina la citazione ricchi premi e cotillon!).  Quindi è così che va la vita: se sei il pilota più forte sulla vettura più veloce (e non ti buttano fuori in partenza) allora vinci la gara anche se parti a metà schieramento. Sul come si è comportato il vincitore e gli altri vado a dettagliare qualcosa nelle seguenti NON PAGELLE DI MIAMI!

 

VERSTAPPEN

Ok, Max. Allora Baku è stato solo un (molto relativo) incidente di percorso. Eh già. Il posto in griglia non è stata colpa sua (be’, in parte sì perché il suo primo giro in Q3 l’ha sbagliato lui). Partito con la consueta cautela che ha mostrato in tutte le partenze del 2023 ha impiegato un paio di giri per scaldare le bianche e poi è andato come un fulmine per tutta la gara. Un vero martello, come lo Schumacher dei bei tempi (oh no! Mi è scappato di nuovo l’impertinente paragone! Ma d’altra parte, quando fa gare così…). Impiega solo 15 giri per issarsi in vetta, complice una certa arrendevolezza delle sue vittime sacrificali, e a colpi di giri veloci su giri veloci riesce a tenere la principale vittima sacrificale, il suo team mate che ha osato partirgli molto davanti, alla distanza giusta per tutto il resto dello stint. Nello stint finale, oltre all’imperioso e decisivo sorpasso su Checo, si toglie anche la soddisfazione del fastest lap sotto l’1:30 (1:29.708 per la precisione), 7 decimi più veloce di qualsiasi altro fastest lap dei piloti in gara, giusto per far capire che è di un altro pianeta. Così va la vita.

PEREZ

Ci ha sperato, Checo, oh se ci ha sperato. Tra l’insperata pole position e il lontano posto in griglia di Max sperava che tra il distacco che avrebbe accumulato nella prima metà di gara e il degrado gomme che l’altro avrebbe dovuto inevitabilmente affrontare, si sarebbe trovato nell’ultimo stint dell’altro con un vantaggio sufficiente per vincere la gara. E invece non solo di degrado ce n’è stato veramente poco ma, nonostante tutti i suoi sforzi, quando Max esce dai box è solamente a 1 sec di distanza. Niente, nisba, nada! Prova ad abbozzare un po’ di resistenza all’inesorabile sorpasso ma si deve accodare e accontentare, si fa per dire, del secondo posto finale. Semmai ci fosse una qualche clausola nel suo contratto che lo libera davvero nella lotta per il mondiale allora non dovrebbe lasciare a Max gare come questa. Invece lo ha fatto. Così va la vita.

ALONSO

“Bravo bravissimo” a fernandello nostro sta diventando il mantra di questa rubrica. Anche oggi ho avuto l’impressione che avrebbe potuto tenere un ritmo migliore ma stavolta non è un’ombra di riserva sul giudizio finale ma la semplice constatazione che anche l’avesse fatto non avrebbe potuto neanche lontanamente impensierire le RBR. Quindi bene ha fatto a gestire la gara. Più che per la eccellente condotta di gara, per qualche sorpasso ben assestato e per l’ennesimo podio Fernando si è fatto notare per quel perfido, si può dire perfidissimo?, team radio (“Which position is Lance? Great move into Turn 1.” Aston Martin: “P13.”). Lui guida in controllo è va 1 sec al giro più veloce di Lance, lui è in zona podio e Lance tredicesimo, lui ha il tempo di guardare il maxischermo e fa i complimenti all’altro per un sorpasso nelle retrovie. Questa perfida piaggeria in mondovisione rivolta al padrone della (sua) ferriera è il condensato di Fernando Alonso. Sfrontato, talento eterno e intelligenza formulaunistica erogata a fiumi. E se non sappiamo se il lupo ha perso il pelo (manca infatti la controprova) di sicuro sappiamo che il vizio quello no, non l’ha perso. Attento a non esagerare troppo, Fernando, ché i figli so’ piezz’e’core, e se poi nel corso della stagione Lance comincerà misteriosamente a darti le piste non te la caverai con un (sicuramente poco convinto): così va la vita.

RUSSELL

E bravo Giorgino. Manda in archivio il mezzo passo falso fatto a Baku e torna ai livelli che gli competono. Si tiene dietro, e di tanto, il celebrato team mate in qualifica. Fa una gara con un ritmo spaventoso. Sciorina anche qualche bel sorpasso (non ovvio visto che AMG non è che sia un fulmine sul dritto) e conquista un quarto posto che oggi era il massimo che avrebbe potuto ottenere. Bravissimo. Direi il migliore a Miami insieme al vincitore (e, lasciatemelo dire, a Tsunoda). Che sia stato tale lo deduco dal fatto che la sua strategia non era quella ottimale (si è visto abbastanza nitidamente che partire con le bianche e mettere le gialle nell’ultimo quarto di gara era l’ottimale) ma ha ciononostante tenuto ben lontano il suo teammate (20-secondi-20 al traguardo…). E Alonso non era tanto lontano (solo 7 sec di distacco al traguardo). Forse si può finalmente e definitivamente dire che il giovane rampante ha scalzato il vecchio leone dal suo scranno: there’s a new sheriff in town. D’altronde… Così va la vita, no?

SAINZ

Continuano le dolenti note, ahimè, per Carlos. Infatti, non riesce a sfruttare adeguatamente il pacchetto che aveva a disposizione. Non la velocità, non la tenuta, non il degrado gomme ma la “finestra” è questa volta la palla al piede della Ferrari. Non solo non riesce mai ad impensierire Alonso ma fa anche un pasticcio al pit stop beccandosi una evitabilissima penalità che, forse, è stata ininfluente sul risultato finale, visto quanto gli era superiore Russell, ma, suvvia e insomma!, già questi corrono come indemoniati: almeno proviamoci a rendergli la vita difficile! Se nel primo stint è stato comunque decente temo di dover scomodare l’aggettivo “pietoso” per il secondo stint in cui proprio non aveva ritmo e gli è andata bene che Hamilton non andava quanto Russell. Chissà, magari si crogiola del fatto che in classifica mondiale è ancora davanti a Charles ma è solo frutto del caso, caro Carlos, e il sorpasso avverrà, stanne certo. E sai perché? Perché così va la vita.

HAMILTON

Dopo una pietosa qualifica, pietosa perché uno come lui non può uscire in Q2, riesce comunque a far valere la sua classe in gara togliendosi la soddisfazione di qualche bel sorpasso e di sopravanzare lo sfasato Leclerc di Miami. Cosa non da poco perché seppur sfasato stiamo sempre parlando dell’altro wunderkind della Formula 1, eh! Epperò, epperò, epperò. Però Russell è andato il doppio. Però Russell è stato più combattivo. Però Russell l’ha tenuto a 20 sec nonostante una strategia peggiore. Poi, per carità, finire sesto dopo esser partito tredicesimo è comunque positivo ma quel momento in cui fa passare Russell, letteralmente facendosi da parte come fosse un Bottas qualsiasi? Brrr….. D’altra parte, forse l’ho già detto?, così va la vita.

LECLERC

Dalle stelle alle stalle in una frazione di secondo. Non solo non acchiappa la pole position che pure pareva alla sua portata ma pasticcia in Q3 (peraltro doppiamente considerando anche l’errore nel primo tentativo che gli fa perdere 1 sec) e spariglia una griglia che già appariva scontata. Ci si aspettava un arrembaggio costante per cercare di sfruttare la lontananza di Max dalla vetta o cmq per provare ad andare per la seconda volta a podio in questa stagione ma si ritrova a lottare, perdendo!, con Magnussen e a mostrare un ritmo totalmente inefficace per tutta la gara. Lui dice che con le gialle non stava in pista ma non è che con le bianche abbia fatto vedere chissà che. Come causa di questa deludente prestazione si parla di assetto non del tutto azzeccato, anche per lui come per Sainz di “finestre” e infine di un dolore al collo esito dei due “ciocchi” che ha collezionato nel week end. Vista l’opaca prestazione mi affiderei a quest’ultima scusa, salutare tutti, riposare ben bene e presentarsi a Imola sperando nella bontà degli sviluppi Ferrari. Come dite? Imola non è la sua pista preferita? Neanche le due seguenti, Monaco (che pure sarebbe casa sua) e Barcellona? Eppure sono lì, tocca farle. Così va la vita.

GASLY – OCON

Che bene che è andata Alpine ieri! Certo, sono ancora indietro rispetto a dove vorrebbero essere (cioè almeno al livello di Mercedes) ma non poi così tanto. Intanto piazzano entrambi i piloti in Q3 e a punti, registrano il recupero di Gasly (che non aveva certo iniziato la stagione nel migliore dei modi), si beano di un’ottima velocità (sul dritto ieri solo RBR era meglio) ottenuta senza dover rinunciare troppo al ritmo gara e infine si godono il titolo di “primi degli altri”. Meglio di così non poteva andare. Si tratterà di capire se questo risultato è solo un caso o se è frutto di una consapevole e maturata conoscenza della vettura in versione 2023, magari del tipo che solo RBR e Aston Martin hanno dimostrato in questa stagione. Se è quest’ultimo bene mentre se è solo un caso… be’, così va la vita.

MAGNUSSEN

Ma perché mai quando ci sono pasticci vari in qualifica Magnussen riesce sempre a tirare fuori il coniglio dal clindro? Il quarto posto in qualifica ha praticamente lo stesso sapore della pole conquistata in brasile lo scorso anno e grazie ad essa, complice anche il bel duello (peraltro sostanzialmente vinto!) con Leclerc, il buon Kevin si porta a casa un risultato che solo la ritrovata competitività Alpine impedisce di essere migliore. Vero che Haas si è dimostrata decisamente più competitiva, ieri, rispetto al passato ma è anche vero che è stato lui a saperne approfittare e non l’Hulk che sembrava molto più in palla sino ad oggi. D’altra parte se non hai nel piede il fulmicotone come Max o Charles, puoi comunque pensare di tenere degnamente il posto in formula 1 sfruttando adeguatamente il buon numero di neuroni che Kevin si ritrova in mezzo alle orecchie, oltre che le famigerate balls della cui pantagruelica dimensione Kevin non ha mai fatto mistero. Balls e neuroni? Be’, anche così va la vita.

NOTE DI MERITO

Tsunoda è arrivato ai margini della zona punti con una gara fantastica. Partiva praticamente dal fondo e si è dannato l’anima, in una pista che, a differenza di Baku, consentiva sorpassi tecnici, e il nostro ne ha approfittato alla grande nonostante il mezzo assai carente. Peccato per lui (come per Kevin) la competitività Alpine che gli ha impedito di fatturare punti in un GP in cui l’avrebbe strameritato.

Alfa Romeo aveva toccato il fondo a Baku ma qui ha centrato un Q1, con Bottas, totalmente inatteso.

NOTE DI ANONIMATO

Stroll anonimo come sempre e si fa pure brandire per i glutei da fernandello in diretta mondiale, bah!. Oggi gli fanno compagnia Albon, Hulk e Zhou.

NOTE DI DEMERITO

Bottas aveva finalmente una vettura in grado di lottare per i punti ma ha corso malissimo.

McLaren aveva portato qualche aggiornamento a Baku ma pare proprio non funzionare nulla e, anzi, sembra che le cose peggiorino pure. Mi sento di dire che i piloti siano incolpevoli.

DeVries aveva pure conquistato la sua prima Q2 della stagione grazie ad una saggia gestione della sessione e aveva pure tenuto dietro Tsunoda. Però fa una partenza pietosa (peraltro rovinando addosso ad una McLaren) e poi si prende le piste dal teammate. Su, Nick! Su! Ma che ti succede?! (o non sarà che il piccolo Yuki è molto migliorato ed è molto meglio di quanto non si pensi?)

Sargeant di nuovo nella polvere: sembra guidare una macchina diversa da quella di Albon. Unico doppiato insieme all’incolpevole Piastri: deve darsi una svegliata.

Ci vediamo a Imola.

Come dite? Saluto banale? Be’, così va la vita

 

Metrodoro il Teorematico