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BASTIAN CONTRARIO: PIOVE SUL BAGNATO

La verità è che al peggio non c’è mai fine ed il GP belga, conclusosi domenica scorsa, non ha mancato nel ricordarci questo antico detto popolare. Partiamo dal fatto che il suddetto GP si è sempre svolto a fine agosto e, considerando la posizione geografica del circuito di Francorchamps, ci sarà un motivo se questo era posizionato a fine estate nel calendario del mondiale. I nuovi mercati avanzano, scalpitano per avere un posto al sole e, infatti,  il calendario della F1 di Domenicali & Co. già ora è gravido di appuntamenti, i quali pare siano destinati ad aumentare (sigh), perciò miei cari lettori, inutile lamentarsi del meteo (estivo e quindi altamente prevedibile tra le Ardenne), perché questo era inevitabile che andasse a rompere le uova nel paniere nell’organizzazione del baraccone, chiamato Circus di F1; piove sul bagnato appunto. Pioggia che, purtroppo, anche se non ce n’era proprio bisogno, è andata ad evidenziare sia l’inadempienza dello stesso organizzatore che la dabbenaggine dei piloti… nessuno escluso! Non faccio sconti a nessuno e per quale motivo dovrei farne? Come mai piloti titolati ed esperti hanno lasciato che fosse Russell il capo della GPDA? Non conosco il sistema di scelta di questo fantomatico sindacato, il quale a mio giudizio conta nel processo decisionale di tutto il carrozzone come il due di coppe nella briscola a bastoni e,  infatti, quando mai i piloti, con portavoce George, si fanno sentire? Guarda caso nel bagnato weekend belga, il “sindacalista” Russell si sbatteva per tutto il paddock invocando l’eventuale annullamento del GP perché troppo pericoloso. Ribadisco il concetto, non conosco i motivi del perché sia stato eletto proprio il buon Russell, considerando che tra i venti piloti ci sono nove titoli mondiali tra Alonso ed Hamilton, i quali, tra l’altro, ne vengono proprio dalla vecchia scuola dove sotto la pioggia si correva eccome (da qui il perché non faccio sconti a nessuno) eppure nello svolgimento della sciagurata “mini gara” (ri sigh!) tutti e venti i piloti sono partiti in fila come soldatini dietro la safety car con full wet, quando meteo, condizioni della pista e buon senso dicevano che si sarebbe potuti partire regolarmente con intermedie. Che umiliazione, che vergogna, che disfatta per noi appassionati della vecchia guardia che ci siamo fatti le ossa ammirando le migliori gesta compiute in nome del nostro sport proprio sotto la pioggia battente. Le nuove generazioni magari applaudiranno anche alla cupa iniziativa, del resto questi sono stati e vengono educati al perbenismo ad oltranza del “safety first” che per carità è giusto (Dio non voglia che ora ci sia qualcuno che inizia con la menata che voglio l’incidente per non dire altro!), solo che l’attuale F1 è entrata in un loop dal quale non se ne esce più e che essa stessa ha creato. Il sottoscritto si chiede, visto l’andazzo che ormai si è scelto di prendere, come diavolo hanno fatto i campioni del passato a gareggiare e soprattutto a partire sotto pioggia battente? Erano idioti loro o sono furbi adesso a mortificare uno spettacolo che già di suo è annichilito dallo strapotere della Red Bull di Verstappen? Piove sul bagnato dunque e, per quanto mi sforzi di vedere un lato positivo in tutto questo, ci si mette anche la sorte nell’aiutare chi di aiuto non ne ha proprio bisogno.

Mi riferisco all’imbattibile Verstappen (anche se Charles dice che è battibile… certo, tutti lo sono, quando c’è il mezzo per contrastarlo, di certo non quest’anno che corre da solo!), che dall’alto della sua sicurezza e maturità (si dia a Cesare ciò che è di Cesare) sapeva già il casino che sarebbe successo in curva uno e si è ben guardato di arrivarci a rotta di collo, considerando anche che sapeva come sarebbe finita comunque, anche se avesse perso un’altra posizione. Infatti ci pensa Carlos a facilitargli il compito, incollandosi all’inesperto e talentuoso Piastri. Il buon Carlos, superato per la gioia di tutti i tifosi di LeClerc (la guerra dei poveri), dal compagno appunto, in classifica generale non può che biasimare se stesso per quanto accorso, ed in seguito, dunque, inutile lamentarsi se in squadra si operano determinate scelte. Scelte da parte del muretto nei riguardi del monegasco durante la gara, che sono state a dir poco lineari. Quando vedevo Ferrari che rispondeva senza sbavature, colpo su colpo, ai potentissimi undercut della Mercedes, che unite alla guida di Charles sono riusciti a conquistare un benedetto terzo posto, mi sono chiesto se Ferrari sarebbe riuscita a fare lo stesso qualora lo spagnolo fosse stato ancora in gara. Eh già, perché un conto è dover dividere la strategia in due, un altro è potersi concentrare esclusivamente su una sola macchina. Guarda caso, domenica scorsa è andato tutto liscio. Sarà cosi anche a Monza, dove si presuppone che Ferrari dovrebbe (condizionale d’obbligo) andare bene, visto che in Belgio non ha sfigurato (seconda forza tra le Ardenne… che F1 altalenante e imprevedibile che c’è dietro gli scarichi della RB19) sui lunghi rettilinei ad alta velocità. A mio giudizio, il problema della gestione dei due piloti rossi si presenterà presto nuovamente e quello del GP belga è stato solo un rimandare l’appuntamento. Nel frattempo, caso mai ci fosse qualcuno che festeggia il terzo (meritato) posto del monegasco, che può fare morale alla chiusura del circo per la pausa estiva, mi permetto di ricordare che queste non sono altro che briciole, avanzi che Verstappen lascia a quelli che si alternano dietro di lui ogni domenica di GP. Per chi aspira a ben altro, non può essere di certo felice di ciò, eppure se non fosse stato per il ritiro di Sainz, adesso Ferrari avrebbe superato la Aston Martin in classifica costruttori (piove proprio sul bagnato eh?). Quella Aston che è partita come un razzo ad inizio mondiale e che con il redivivo Alonso ha fatto non poco sognare ed invece si è sciolta come neve al sole, tanto da essere ormai stata agguantata dalla disastrata Ferrari. Che poi, conti alla mano, tanto disastrata non è la macchina di Binotto, visto che con una squadra in piena rifondazione (Alpine, clamorosamente ha avuto il fegato di superare in scelleratezza la stessa Rossa!) e che Dio solo sa dove si troverà l’anno prossimo (dal punto di vista tecnico, dato che la nuova nata apparterrà esclusivamente al gruppo di Vasseur) stanno lottando apertamente per il terzo posto nei costruttori. Magra e triste consolazione certo, visto che l’anno scorso eravamo in vetta ed invece oggi si lotta per le briciole appunto, eppure queste prestazioni altalenanti (in dipendenza del circuito dove si corre, si capisce) della SF-23, ci ricordano che una base c’era sulla quale lavorare e che, se si fosse agito diversamente, ora forse parleremmo d’altro. A Sky, riportando una dichiarazione scritta da “La Repubblica” (e speriamo che sia solo del quotidiano e non di Vassaeur), si legge che l’obiettivo è il 2025 e che bisogna resistere (ripetuto più volte) in maniera partigiana fino a quella data, perché quello sarà il momento della rinascita. In quell’anno prenderà servizio Loic Serra (ex AMG), forse da qui le conclusioni raggiunte dal quotidiano… magari, visto che ora l’attuale TP (a differenza dell’altro) ha tutto il supporto necessario della dirigenza, riuscirà nell’impresa; perché no? Male che vada c’è sempre il 2026, che poi è la data fissata dal Presidente proprio l’anno scorso e, caso mai non ci riuscissero, ci sarà sempre l’anno successivo. Del resto si sa, anche se piove sul bagnato, c’è sempre l’anno che segue per rimediare

 

Vito Quaranta

VERSTAPPEN CONTINUA A DOMINARE A SPA, AGLI ALTRI LE BRICIOLE

In uno dei pochi momenti di originalità, il telecronista della Formula 1 (nonchè nazionale di sci, meteorologo mancato, ecc.) ha definito quello di Spa “il week-end delle tre stagioni”. Mai definizione fu più azzeccata. A partire dal venerdì si è visto di tutto: sole, pioggia, nebbia freddo, caldo.

E si è pure rivista la sprint, corsa su soli 11 giri, con 4 di formazione su full-wet, il resto su intermedie e ben 2 safety car. Tutto molto bello, ma il risultato non è cambiato, Verstappen vince. E il venerdì aveva pure fatto la pole, senonchè la domenica al palo parte Leclerc, perchè l’olandese si è beccato 5 posizioni di penalità per sostituzione del cambio.

Allo spegnimento dei semafori, la pista é asciutta, ma grossi nuvoloni incombono sul circuito. Dura tre curve a leadership di Leclerc, che viene sverniciato subito da Perez. Dietro, Sainz sbaglia la frenata e per non tamponare Hamilton stringe e manda contro il muro Piastri, costretto poi al ritiro, mentre lo spagnolo rimedia un buco nella pancia che lo costringerà a sua volta al ritiro.

Max ne ha approfittato per portarsi in quarta posizione dietro ad Hamilton, che svernicerà al giro 6. Stessa sorte per Leclerc 3 giri dopo.

Al giro 11 Hamilton é il primo dei primi a fermarsi. Al giro successivo si fermano anche Perez e Leclerc. Verstappen non é contento della situazione che avvantaggia gli avversari, e si ferma al giro dopo mantenendo la seconda posizione.  Ma su di lui l’undercut non funziona, e il distacco dal compagno, che prima del pit-stop era di 3 secondi, dopo la fermata è sceso ad un secondo, e gli ci vuole solo un giro per tornare al posto che gli spetta di diritto, quello del leader incontrastato.

Al giro 18 arriva una pioggia leggera e, nonostante un grosso rischio corso all’eau rouge, Max distanzia ulteriormente Perez e Leclerc.

Al giro 28 Hamilton effettua sua seconda sosta per montare la gomma a mescola più morbida. Questo costringe Leclerc a fermarsi per mantenere la terza posizione, poco davanti a Lewis. Anche Perez si deve fermare per evitare l’undercut. Che non deve invece temere Max che al momento ha quasi 10 sec. di vantaggio. Ma di ferma comunque, a scanso di equivoci. E, per non sapere né leggere né scrivere, piazza subito il giro veloce.

La lotta per le prime posizioni finisce qui. Al penultimo giro Hamilton, ormai sicuro del quarto posto, si ferma per montare gomme nuove e strappare il giro più veloce a Max, che, c’è da giurarlo, non era stato avvisato per evitare ulteriori discussioni con il suo ingegnere di pista.

L’ultima gara prima delle 4 settimane di pausa finisce con Verstappen che coglie la sua ottava vittoria consecutiva, e la decima in stagione, mentre per la Red Bull il conto è già di 12 consecutive. Al secondo posto Perez, e, a completare il podio, Leclerc. Seguono Hamilton, Alonso, che ha chiuso degnamente il week-end del suo 42° compleanno. A punti vanno anche Russell, Norris, Ocon, Stroll e Tsunoda.

Come detto, ora c’è una pausa di 4 settimane, poi la stagione si riaprirà in casa di Verstappen, a Zandvoort, dove Max otterrà la sua nona vittoria consecutiva, eguagliando così quanto fece Vettel esattamente 10 anni fa. L’unica cosa interessante di questa stagione sarà vedere se riuscirà a vincerle tutte fino alla fine.

Buone ferie a tutti.

P.S. Se pensiamo a dove fosse il motore Honda 3 anni fa, c’é sa chiedersi come sia stato possibile che i giapponesi abbiano effettuato un recupero così clamoroso laddove altri (Ferrari e Renault) non erano riusciti nonostante fossero partiti due anni prima. Meglio, però, non farsi troppe domande.

P.S. 2 Mai si é vista in F1 una superiorità come quella espressa da Verstappen rispetto a tutti gli altri, affiancata ad una totale assenza di errori e di guasti meccanici. Per quanto ancora sarà sopportabile, per il business della Formula 1, una cosa del genere? 

P.S. 3, come i podi ottenuti dalla Ferrari nella prima parte della stagione. interessante il fatto che siano tutti arrivati in weekend sprint. Probabilmente a Maranello sono molto bravi a prepararsi a casa, ma poi non progrediscono durante il week-end perchè la macchina non lo permette. E, quando gli altri non hanno tempo di affinare il setup, se la possono giocare, altrimenti no. Vedremo se nei prossimi 3 week-end con la sprint questa tendenza sarà confermata. C’è da scommettere che alla fine della stagione il bilancio non sarà molto migliore di 6 podi, consegnando agli albi d’oro un’altra stagione deludente.

F1 2023 – GRAN PREMIO DEL BELGIO

Ultimo appuntamento prima del “rompete le righe” per la consueta lunga pausa estivo sull’ultimo (?) tracciato vecchio stile che la F1 ha ancora in calendario.

Una pista che una volta era davvero da pelo sullo stomaco, oggi di sicuro molto meno causa le mostruose downforce a cui ci hanno abituato le monoposto di ultima generazione ma questa è la realtà.

Una realtà che vede, parole di Wolffone nostro, una F1 in mezzo a tante F2, ovvero Verstappen a giganteggiare dall’alto del suo talento e della competitività della sua monoposto. Ormai si disquisisce sui gran premi di anticipo con cui l’olandese porterà a casa il terzo mondiale di fila e quanto durerà il filotto di vittorie consecutivo che è arrivato a sette.

immagine da it.dayfr.com

L’altro lato della medaglia in casa Red Bull è la “latifizzazione” che ha colpito il prode Perez da un pò di tempo a questa parte. Se è vero come dice lui che ha la stessa macchina del 33, allora la galleria degli orrori a cui ci ha abituato negli ultimi tempi è davvero da strizzacervelli. Errori in prova, in gara, lento in qualifica e con Ricciardo che gli soffia sempre più sul collo, il messicano sembra avviato ad un inevitabile addio a fine anno. Colpa sua o dell’ambiente tossico che in Red Bull aleggia spesso e volentieri sulle seconde guide, soprattutto da quando spadroneggia Verstappen?

L’album dei piloti trombati in casa Red Bull è ormai molto lungo e Perez sembra essere solo l’ultima figurina del mazzo. E’ in ottima compagnia e vedremo chi sarà il prossimo a finire nel tritacarne del dr.Marko.

Non fosse per Verstappen assisteremmo ad un mondiale piloti davvero affascinante con tanti piloti in ballo e con l’ultima novità McLaren ad aggiungere motivo di interesse. Ormai tutte le “F2” restanti pensano al 2024 e cercano di fare il possibile per arrivarci il più preparati possibile.

immagine da oasport.it

Ad un passo dalla pausa estiva possiamo promuovere senza dubbio Mercedes e McLaren, con la prima che, abbandonato lo sciagurato progetto “zero sidepods” ha messo in pista una monoposto degna e in divenire per il 2024. Sorpresissima McLaren soprattutto pensando a come era partita la stagione ovvero malissimo. Bravi Stella&company a rimettere mano ai progetti e mettere in pista una monoposto che è andata a podio negli ultimi 3 GP.

Bocciati senza appello in casa Ferrari, in cui la situazione può essere sintetizzata con una massima antica ma sempre attuale che coniò il sempre compianto Niki Lauda: “grande kasino!”. Al di là della confusione di ruoli tra chi è andato, chi è sulla via di  e chi deve arrivare, di un progetto figlio di un DT che poi ha lasciato sul groppone a chi è succeduto e allo psicodramma di due piloti che osciallano tra la rabbia e la depressione, quello che preoccupa di più è la sconcertante distanza che intercorre tra le dichiarazioni di intenti del giovedì pre-Gp e i risultati acquisiti di domenica pomeriggio.

Si naviga male e a vista in casa Ferrari, in cui spesso sono più i miraggi a tracciare la rotta che i progetti. Con ombre oscure e minacciose che si allungano anche sul 2024 e più in generale fino al cambio di regolamento tecnico sulle PU del 2026. Inutile tornare su discorsi già fatti e rifatti, ma la Ferrari sembra sempre più l’utile idiota della F1. Intanto le ultime dichiarazione pre-SPA sono: “conosciamo i nostri punti deboli, osiamo!”. Mah…

Chi ha preso esempio dalla Ferrari 2022 sembra essere l’Aston Martin: partita forte con una monoposto già in ordine ha via via perso velocità e risultati a causa di un progetto tecnico già plafonato a inizio stagione. Finiti i sogni di gloria per Alonso&co? Al momento si, essendo ormai quinta forza conclamata.

immagine da funoanalisitecnica.com

Chi invece va in vacanza contenta è la Williams, vera sorpresa tra le monoposto Cenerentola. Un progetto solido e lungimirante e un Albon versione deluxe hanno regalato tanti punti, con una possibile ultima gioia sulla pista belga definita adatta alle caratteristiche della monoposto di Grove.

In casa Alpha Tauri ci sarà un verifica ben più probante per Ricciardo e forse l’inizio della fine per Tsunoda. Il giapponese è stato già regolato in prova all’hungaroring e dovrà impegnarsi per spuntarla sui 6 km e passa di Spa, compito non facile quando vedi come è messo Perez e cosa potenzialmente ti può succedere se Marko si stufa di un pilota.

In casa Alfa e Haas ci deve essere invece una scommessa a chi fa più vaccate nell’arco di un weekend di gara, con in palio un premio piuttosto allettante considerando l’impegno che ci mettono ad autosabotarsi. Vediamo chi dei due la spunterà a Spa.

E arriviamo  all’Alpine, che sembrava essere la McLaren prima della McLaren e poi è sprofondata in un anonimato che ha dell’incredibile. Ora addirittura si vocifera di un “aiuto di stato” della FIA nei confronti della PU Renault che sembra essere di gran lunga la più spompata del circus. Quando anche Horner si dice d’accordo con una proposta del genere capisci quanto è fondo il fondo che hai toccato.

Dulcis in fundo una rapida considerazione sulle “nuove” Pirelli introdotte a partire da Silverstone e che sembrano essere state un fattore nella rinascita McLaren e nella discesa di Ferrari e Aston Martin. Mario Isola ovviamente dice che non c’è nessun nesso, Alonso e Vasseur hanno fatto dichiarazioni in senso opposto.

Premesso che è come discutere del sesso degli angeli, cambiare le regole a partita in corso non è mai una bella cosa. Già in passato questi cambiamenti hanno prodotto una variazione anche significativa dei valori in campo e non ci stupisce il fatto che anche questa volta sia successo lo stesso. Alla fine in un campionato dominato da Verstappen e in cui ci sono almeno 5 team che potenzialmente lottano per il podio va bene così ma che tristezza constatare che si fanno sempre più passi verso il puro intrattenimento e ci si allontana sempre più da quella che dovrebbe essere una competizione ad armi (quasi) pari.

P.S: mi sono imbattuto in una dichiarazione di Danika Patrick, forse la migliore esponente donna del motorsport degli ultimi 30 anni, che ha definito la natura, il modo di emergere nel motorsport come aggressivo e con un certo “killer instinct”, una componente più prettamente maschile e che non è altrettanto usuale da trovare nelle donne, spiegando così come mai si faccia così fatica a trovare piloti donna che possano competere allo stesso livello degli uomini. Penso che abbia fatto un’analisi molto intelligente della situazione. Ovviamente si è attirata le critiche social di chi predica la parità dei sessi in tutto e per tutto ma, se avesse torto, non si spiega allora come non ci sia ancora un pilota donna di livello in una delle massime serie del motorsport, a due e quattro ruote. Alla fine una Michèle Mouton non nasce tutti i giorni…

immagine da rallyssimo.it

*immagine in evidenza da funoanalisitecnica.com

Rocco Alessandro

 

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI BUDAPEST

C’era un poeta che non sapeva ben spiegare il fascino generato dalle donne ungheresi confuso, come tutti,
da una grazia senza tempo mista alla fierezza del portamento, attratto dalle loro forme sinuose e snelle e
allo stesso tempo intimidito dal baluginio fiero e persino pericoloso che i loro occhi tramandano da tempi
immemori, occhi di quell’antico e irrequieto popolo capace di rappresentare l’antonomasia di devastazione
e distruzione che dopo aver scorrazzato in terribili scorrerie per tutto l’Impero Romano trovò infine la pace
in questa zona dove il Danubio allarga la sua influenza creando la pianura pannonica. Così turbato il poeta
diede fondo alle sue risorse e di queste fascinose creature ebbe infine a dire che sono come “un fiume
d’oro con due occhi di ghiaccio”.
Mi pare una definizione che si attaglia perfettamente a descrivere l’Hungaroring che quando nel 1986 si
presentò nel circus fece storcere il naso ai più e che dopo 38 anni fa parlare di sé grazie al fascino
misterioso ed ineffabile che si è costruito nel tempo. Chi ha saputo domarlo, questo fiume d’oro, è
sicuramente sir Lewis Hamilton che staglia nel suo palmares il record difficilmente eguagliabile di 9 pole
position sullo stesso circuito. Quel che ha fatto Lewis nel sabato ungherese ha dello straordinario. L’ha
capito, Lewis, l’Hungaroring. L’ha accarezzato in ogni curva, chicane, cambio di direzione e in quel giro,
centimetro dopo centimetro, deve avergli sussurrato parole dolcissime perché ne ha infine ricevuto il dono
che, come il poeta qui sopra, molti uomini vorrebbero ricevere da queste lande pannoniche: una unione
sensuale e gioiosa. Tant’è vero che nelle interviste in parco chiuso l’espressione un po’ spersa e stralunata
del volto di Lewis non lasciava adito a dubbi.
Però, come diceva il poeta poc’anzi citato, l’Hungaroring ha anche occhi di ghiaccio. E’ pericolo fidarsi, caro
Lewis! Quello sguardo, ricordatelo, è pericoloso! Anche se hai il record dei record non puoi credere davvero
di aver domato una volta per tutte l’Hungaroring. E infatti la gara si decide in quei pochi (si fa per dire)
metri che dividono la linea di partenza dalla curva 1. Allo spegnimento del semaforo, quei 3 millesimi che il
circuito ti aveva regalato in prova, ha evidentemente deciso di toglierteli. 3 millesimi che ti hanno impedito
di chiudere Max e di uscire in testa alla prima curva. 3 millesimi che nel vano tentativo di resistere al
generale Ezio, ehm pardon, all’arrembante Max Verstappen ti hanno anche privato del podio.
Già, un fiume d’oro con due occhi di ghiaccio.
Ma bando alle ciance e passiamo alle NON PAGELLE che questa volta si aprono, forse non troppo
inaspettatamente con…

ZHOU!
Già, proprio lui! L’inaspettato MVP delle qualifiche! Che tale è stato sia per la totalmente imprevedibile
velocità di Alfa in Ungheria sia per la sua strepitosa prestazione nei vari Q1 (che chiude addirittura al primo
posto!), Q2 e Q3 sia per la sua capacità di fare il salto di qualità nel suo ultimo giro veloce sia per aver
messo dietro il Valtteri redivivo, anche lui gasatissimo dalla inattesa velocità del mezzo, il quale
ricordiamolo sul giro secco ha dato filo da torcere anche a sir Lewis! Quinta posizione in griglia da
fantascienza, peraltro a pochi millesimi dalla terza e un bravo bravissimo! non glie lo leva nessuno. Certo. E
poi? E poi la domenica, nel più classico tòpos del dalle stelle alle stalle, ne combina di ogni. Si pianta in
partenza come non si vedeva da anni e non contento nel buttarsi sulla prima curva crea un disastroso
filotto di tamponamenti: “buccia” Ricciardo che “buccia” Gasly che “buccia” Ocon e addio fichi! Ricciardo
riparte ultimo ma gli alfieri di Enstone finiscono lì, molto mestamente la loro gara. Non che avessero
particolari speranze di far bene ma proprio così no, eh! Ah, Zhou! Che grandiosa metafora della vita che ci
hai regalato!

VERSTAPPEN

Il buon Max, a differenza di Lewis, decide di affrontare l’Hungaroring con piglio più strategicamente
militaresco e si trasforma nel generale Ezio. Porta tutti un po’ a spasso nelle varie sessioni, non si scompone
affatto nel vedere Lewis in pole e poi quando vede il momento giusto, proprio là, proprio ai campi
Catalaunici, decide di sferrare il colpo. Stacca al semaforo come non ha mai staccato prima e impedisce a
Lewis di chiuderlo. Esce in testa alla prima curva e poi sfianca gli avversari. Oltre alla metafora storica di cui
sopra non fa. Nel senso che mentre nelle ultime gare si era visto il suo straordinario valore aggiunto qui
invece, dopo il colpo da maestro in partenza, fa tutto in dosato controllo (comunque inavvicinabile per gli
altri). Si vede quel che potrebbe fare in più in occasione del fastest lap: mentre tutti, nell’ultimo stint,
tiravano alla morte girando in 1.22 alto, lui stampa un 1.20 e 5 da fantascienza. Che dire di più?

NORRIS
E per fortuna che Ungheria non era adatta alla nuova McLaren! La “mecca” va forte davvero. In qualifica
Norris è addirittura un po’ deluso (e non lo nasconde) e possiamo pure dire che deve accontentarsi della
terza piazza. In gara è costretto dalla lotta Max/Lewis a soccombere al suo (bravissimo nell’occasione) team
mate ma che ne avesse di più si è visto in occasione della giostra dei pit stop: il ritmo è decisamente
migliore e nonostante le grida di delusione dall cabina di commento di Nico Rosberg il sorpasso su Piastri
era inevitabile. Nel finale resiste abbastanza comodamente alla rimonta di Perez e chiude con uno
strepitoso secondo posto. E se i 30 secondi rimediati da Max a fine gara possono far storcere un po’ il naso
in vista del resto della stagione gli altrettanti 30 secondi dati al team mate ci fanno dare del bravo
bravissimo! a Landino nostro. Post-gara un po’ ridicolo, con la distruzione del preziosissimo trofeo di Max
che porta quest’ultimo a fare un sibillino commento davanti ai giornalisti: “con tutti i soldi che McLaren dà
ai propri dipendenti sicuramente ne avranno anche per ripagarmi il trofeo”. Ma cosa avrà mai voluto dire?!

PEREZ
IL buon Checo torna finalmente sia in Q3 che sul podio. Dopo le disastrose performance dei precedenti GP
si sarebbe di che essere contenti. Invece la superiorità dimostrata da RBR in questo circuito ci fa pensare
che Checo avrebbe potuto, e quindi dovuto, fare anche meglio. Infatti, per quanto raggiunga finalmente il
Q3 lo fa però con una prestazione finale assai scialba che gli vale solo il nono posto in griglia. Poi, per carità,
fa una gara gagliarda con un buon numero di sorpassi e con un ritmo che, quando aveva pista libera, era del
tutto comparabile a quello del suo team mate. Anche il terzo posto finale, un podio finalmente!, andrebbe
salutato con gioia viste le precedenti gare ma nella parte finale non è riuscito ad agganciare Norris, che
pure pareva alla sua portata. Dolce-amaro è, dunque, il risultato finale per Checo. E se guardiamo alla
ottima prestazione di sorrisoneDaniel là dietro…

HAMILTON
Delle peripezie amorose del nostro con l’Hungaroring abbiamo già detto nella parte introduttiva quindi non
mi ripeto. Per il resto registriamo un ottimo ritmo nella parte iniziale della gara, un pessimo (strano!) ritmo
nella parte centrale e di nuovo un ritmo eccellente nella parte finale che lo porta ad un passo dalla lotta con
Perez per il gradino più basso del podio. La sensazione è che se non ci fosse stata quella partenza disastrosa
il secondo posto era facilmente alla sua portata. Ma tant’è. E intanto continua a distanziare il giovane team
mate in classifica.

PIASTRI
La inaspettata conferma della competitività McLaren aiuta ancora il nostro Oscar a mostrare di che pasta è
fatto. L’eccellente qualifica non è nulla di fronte alla genialità che ha mostrato in partenza. Visto che il
duello Max/Lewis stava rischiando di portare per prati anche Norris ha saputo con sagacia cogliere l’attimo
per infilarsi dove gli altri non pensavano. Considerando le poche frazioni di secondo che hanno i piloti per
prendere decisioni il fatto che abbia preso quella giusta va tutto a suo merito. Così riesce ad uscire dalla

prima curva in una inattesa seconda posizione e poi tira fuori il meglio dal suo mezzo facendo una prima
parte di gara alle calcagna di Max. Forse sforza troppo le gomme perché dopo essere stato intorno ai 2 sec
per una decina di giri si stacca inesorabilmente finendo per soccombere già al primo pit stop ad un Norris
che aveva comunque dato l’impressione di avere qualche cosa in più. Purtroppo dopo il primo pit non
riesce a rendere allo stesso modo di Norris e si stacca abbastanza rapidamente. Mette in piedi un bellissimo
duello con Perez al quale soccombe con il dovuto onore. Pare che proprio in quel duello abbia rovinato un
poco il fondo ma non ne sarei così sicuro: il suo ritmo era già (relativamente) scadente già da prima.
Soccombe anche ad Hamilton, stavolta senza combattere più di tanto e deve accontentarsi, si fa per dire
visti i risultati prima di Silverstone, di un quinto posto che sa comunque di buono per tutto quello che ha
mostrato. La stoffa sembra esserci (ed è già ampiamente rookie dell’anno): ora deve abituarsi ai piani alti.
Bravo.

RUSSELL
Dopo una Silverstone incoraggiante Giorgino ritorna amaramente a deludere. Quando il tuo attempato
team mate fa la pole position mentre tu esci mestamente in Q1 si può far altro che rimanere delusi? No. E a
nulla vale la ottima gara che ha portato a termine (con sorpassi anche spettacolari eh, per carità) perché
comunque dal 18° al 6° posto è tanta roba. Però, come al solito, da lui ci si aspetta molto di più. E continua
a scivolare indietro. Doveva essere l’anno della sua consacrazione e invece si sta trasformando piano piano
in una specie di incubo. Non ci siamo. Il vero punto è che da quando è arrivato in F1 non ha mai avuto
veramente pressione. Nemmeno l’anno scorso, al suo esordio in Mercedes, aveva pressioni per via del fatto
che la macchina era quello che era. Quest’anno invece le pressioni ci sono e la sensazione è che Giorgino
faccia fatica a reggerla. Il talento e la velocità ci sono ma sappiamo che per essere campioni bisogna anche
dominare la pressione ambientale: ce la farà?

LECLERC e SAINZ
La ferrari delude ancora. Se per Hamilton e Max abbiamo scomodato poeti e storia antica per descriverne le
gesta qui purtroppo dobbiamo scomodare un Attila non esattamente da poema epico:
A come atrocità,
doppia T come terremoto e traccedia,
I come iradiddio,
L come lago di sancue
e A come "adesso vengo e ti sfascio le corna"!
Così sono apparsi, infatti, i proclami della vigilia, che consideravano l’Hungaroring come pista “adatta” alla
SF-23: sconclusionati e ridicoli come in un film di serie B. Ma se in quel caso la demenzialità era talmente
calcata da generare grasse risate in questo caso, ahimè, finisce per far piangere. Come già a Silverstone
anche in Ungheria la vettura non va sul giro secco impedendo a Leclerc di fare il suo solito show e
accontentarsi di un per lui mesto sesto posto in griglia, alle spalle persino di Zhou!, e a Sainz addirittura di
raggiungere il Q3. La gara è senza lampi, con qualche piccolo sgarbo che si consuma tra i due a smuovere un
poco le acque. Alla fine, nonostante le posizioni, meglio Sainz, più regolare e autore di una partenza
strepitosa, di Leclerc, senza lampi e falloso in occasione del pit (peraltro anche “cannato” per una pistola
malfunzionante). Perplesso dalle dichiarazioni di Vasseur post-gara che pur sottolineando gli errori tentava
di vantare un ritmo simile a McLaren e Mercedes che, numeri alla mano, non sembra esserci stato. La luce
sembra spenta ma questo campionato ci ha abituato a sorprese ad ogni GP: Spa non sarebbe adatta alla SF-
23. E se invece lo fosse?

ALONSO e STROLL

Se in Ferrari piangono in Aston Martin si strappano i capelli. Il passo del gambero di AM infatti è ancora più
marcato di quello degli uomini in rosso. E per fortuna che Alonso è un altro, come Hamilton, che
l’Hungaroring sa come trattarlo (i distacchi in qualifica tra i due teammate sono imbarazzanti) altrimenti il
risultato finale sarebbe stato ancora più deludente. E mi è dispiaciuto vedere un Alonso impotente in gara
costretto ad un ritmo indecente se confrontato con quello che riusciva a fare nella prima parte di stagione.
Stroll, dopo una pessima qualifica, fa comunque una gara gagliarda a centro gruppo e riesce a entrare nei
punti. Ma la delusione è tanta.

NOTE DI MERITO
Un’Alfa strepitosa (ma che avranno combinato?!) si scontra contro la poca sagacia dei suoi piloti, di Zhou in
particolare, come detto nella parte a lui dedicata, che ha rovinato anche la gara di Bottas in partenza e gli fa
perdere posizioni. Ho guardato il ritmo in gara ed era buono, segno che la macchina c’era. Vedremo nelle
prossime gare se è stato tutto un caso o se hanno effettivamente trovato qualcosa di buono
Hulkenberg eccellente in qualifica è diventata un’abitudine ma vista la scarsa vettura che guida in realtà
ogni volta andrebbe applaudito alla grande.
Ricciardo mi pare abbia fatto un ottimo esordio. Uso tutte le cautele del caso ma intanto ha messo dietro
(sia pur di poco) Tsunoda in qualifica e in gara, dopo il “buccio” di Zhou in partenza che l’ha relegato in
ultima posizione, ha tenuto un ritmo eccellente che l’ha portato a ragguingere e poi lottare a centro gruppo
per l’ultima posizione dei punti che forse sarebbe stata addirittura alla sua portata con una partenza
“normale”, chi lo sa? Comunque ottimo.

NOTE DI DEMERITO
Tsunoda, specularmente, dopo aver annichilito DeVries per tutta la stagione si ritrova battuto da un pilota
che non correva da un anno, peraltro deludentissimo. Questo confronto, più che un ritorno alla ribalta di
Ricciardo, potrebbe trasformarsi in un de profundis per Tsunoda. E sarebbe un peccato perché l’anno
scorso avevo molto apprezzato la sua progressione contro Gasly.
Magnussen continua a scivolare come performance.
Sargeant sempre più in bilico. Dopo una discreta performance a Silverstone torna a prendersi le piste da
Albon e fa anche figure barbine: qui si è ritrovato in lotta in un panino tra Hulk e Tsunoda e commette un
errore da principiante girandosi come un pollo alla chicane. Mah!
Ci vediamo a Spa!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL FOGLIO BIANCO

Confesso che, alla fine di ogni GP, mi pongo un dilemma esistenziale, un dubbio amletico che mi attanaglia le cervella e mi aggroviglia le budella: cosa scrivo dopo l’ennesimo GP scontato? Per fortuna c’è la Ferrari di monsieur Vasseur, assieme agli acerrimi tifosi anti Binotto (quelli li riconosci subito), a risollevarmi e a darmi tutti gli spunti necessari.

Il GP d’Ungheria, conclusosi domenica scorsa, a dire il vero, qualche suspense l’ha data con il discutibile ed ecologico (dice che si risparmiano due set di gomme impattando meno sull’ambiente… sigh!) nuovo format di qualifiche. Tralasciando il fatto che cambiare le regole in corso non è mai il massimo della trasparenza (con buona pace di Alonso che se ne lamenta apertamente) e che comunque al sottoscritto più di tanto non ha fatto salire la libido, vero è che questa situazione da wrestling ha rimescolato le carte, dando la possibilità al redivivo Hamilton di “prendere la 104”, in barba a Verstappen e di chi lo supporta. Di questa vicenda vissuta sabato, ciò che mi fa specie e quasi mi disgusta è l’entusiasmo che viene pompato creando ad arte hype per la gara domenicale, sul poleman Hamilton, facendo capire che se la può giocare con “l’odiato rivale”. A parte che Red Bull ha volontariamente sacrificato l’assetto del sabato, proprio per puntare tutto sulla gara (che vergogna, che schifo: prima il sabato era dedicato esclusivamente a chi aveva più palle in staccata per affrontare la curva più velocemente possibile… ora si va di conserva e si pensa alla gara!), quindi al pubblico si forniscono aspettative vane, vero è che ciò che più mi fa imbestialire è quel virgolettato che ho scritto poc’anzi e che ho dovuto sentire più di una volta: come si fa a dire una cosa del genere quando poi la regia mostra un tifoso Ferrari, tutto contento e, soprattutto, sicuro che nessuno lo ammazza, immerso in un oceano orange? Per quale motivo educare il giovane pubblico a credere che l’autodromo sia una curva da stadio, quando poi la F1 è decisamente tutt’altro? Forse il primo foglio bianco da cui si dovrebbe ripartire è su questo tipo di telecronache urlate e tifate all’esasperazione, che letteralmente istigano al pensare quanto meno in modo deviato rispetto allo spirito che rappresenta il motor sport in generale e la F1 nello specifico. Inutile meravigliarsi se sui social ci ritroviamo i barbari alle porte, i quali non fanno altro che urlare appunto, usando epiteti di ogni sorta, scagliandosi contro questo e quello, come se fosse un affare privato.

Ritornando ad Hamilton, evidentemente non partire più dalla pole da tanto, troppo tempo, gli ha fatto male, visto che quando il semaforo ha liberato tutti, ha rimediato una magra figura, che si va ad aggiungere alle sue non poche felici partenze. La differenza rispetto a prima è che se cannava uno start con la macchina che aveva fino a qualche anno fa, poteva recuperare in scioltezza; oggi, invece, se commette una sciocchezza del genere, la paga salata, perché la bestia che gli sta dietro, lo passa in un amen e saluta tutti… cosa che puntualmente è successa. Il foglio bianco, per tutti in questo caso, lo dovrebbe imporre la FIA, perché questo sarebbe l’unico modo per fermare lo strapotere della macchina da guerra targata Verstappen – RB19. Purtroppo, non credo che “i Verstappen’s” con a capo Marko, sarebbero d’accordo su questa proposta, allora avanti tutta e prepariamoci a vedere (salvo miracoli), il resto del campionato la cui unica incognita è chi sarà il secondo ed il terzo classificato. Chi di certo non si fa problemi e riparte da un foglio bianco senza colpo ferire e pensarci due volte è proprio il dott. Marko, il quale ha fatto fuori DeVries (umanamente meritava di finire il mondiale, sportivamente, invece, sapeva in che covo di serpi si era andato a ficcare, quindi si assuma le sue responsabilità sportive), mettendo al suo posto Ricciardo, il quale a sua volta con i suoi sorrisi a “trentasei” denti, non aspettava altro: infatti, alla sua prima gara, si “incapretta” Yuki San senza tanti complimenti, sebbene l’AlphaTauri più di tanto non gli permette grossi exploit in gara.

A questo punto, vi starete chiedendo, cosa diavolo centra il foglio bianco e che attinenza abbia con la Ferrari. Ebbene, come ho anticipato, i miei “colleghi” ferraristi, non mancano mai di ispirarmi e anche questa volta le mie aspettative in merito non sono state disattese. Immediatamente dopo la disfatta magiara, il mantra che aleggiava sui social era proprio quello che si doveva ripartire da zero; da un foglio bianco appunto. L’entusiasmo, nel vedere la McLaren rinascere a nuova vita, con l’ex ferrarista Andrea Stella come Team Principal evidentemente ha aizzato la tifoseria in cerca dell’ennesimo nuovo miracolo, dimenticando che nelle altre scuderie si lavora diversamente, cioè con serietà data a sua volta dalla stabilità dell’organico, invece di stare a cambiare (o dovrei dire cacciare?) sempre qualcuno. Inutile dire che questa serenità comporta un ambiente più disteso, senza stare con l’ansia di essere licenziati e soprattutto c’è voglia di vincere, cosa che a Maranello evidentemente manca. A Woking hanno capito subito che il 2023 era iniziato male e sono ricorsi ai ripari con i fatti, programmando pazientemente il tutto, con il risultato che si ritrovano al giro di boa di questo lunghissimo mondiale come seconda forza che se la gioca con Mercedes, anche se la classifica al momento non gli da ragione. Complimenti a loro, che hanno avuto una capacità di reazione degna delle migliori squadre. Questo è stato possibile, come ho già detto, perché in squadra c’è la serenità necessaria per portare avanti un progetto senza ansie e senza pressioni ossessive.

Di grazia, da quale foglio bianco dovrebbe ripartire Ferrari? Fino a qualche GP fa si dava merito a Vasseur che non aveva interrotto lo sviluppo già in estate (a differenza del suo predecessore che viene ingiustamente accusato di ciò) ed ora, in un loop dal quale non se ne esce più, ci si aggrappa al foglio bianco. Non paghi e tralasciando le penose dichiarazioni del TP rosso, le quali dimostrano totale distacco dalla realtà (“ungheria pista amica”, “il passo non era male, perché era uguale a quello della Mercedes”… è necessario ritrovare assolutamente un luogo di decenza in codeste dichiarazioni!), ci si aggrappa all’ever green “bisogna prendere ingegneri dall’esterno e non promuovere dall’interno”. Chi vuole venire a Maranello in queste condizioni? Ancora si rifiuta la realtà di accettare il fatto che la GeS viene evitata come la peste a causa del modo in cui si lavora. Si deve partire da un foglio bianco… vero, e chi deve tenere la matita in mano? Il famoso “uomo dei miracoli”, Loic Serra, non potrà lavorare prima del 2025 (“obiettivo 2026” aveva detto il Presidente…) e, comunque, quest’ultimo di certo non è Wachè, che Red Bull si guarda bene dall’allontanare e che Binotto, a differenza di chi millanta che non si muoveva sul mercato, ha contattato già in passato. Lo staff tecnico che attualmente lavora “sotto” Vasseur è lo stesso che aveva il suo predecessore, con la differenza che ora risulta indebolito, visto che alcuni degli uomini che erano pedine importanti per la progettazione della monoposto, sono voluti andare via e che naturalmente, per non farci mancare nulla, la concorrenza se li è già assicurati. Facile fare i complimenti (meritatissimi!) ad Andrea Stella, senza sapere cosa c’è stato dietro (soprattutto nessuno si è sognato di allontanarlo durante i magri risultati ottenuti sino a poco tempo fa). Nel frattempo che si cerca di riempire questo foglio bianco, è già tempo di guardare a Spa Francorchamps, dove Ferrari cercherà di riempire, almeno si spera, i vuoti che ha lasciato nel GP magiaro

 

Vito Quaranta