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LA BATTAGLIA DEI GIGANTI

Nel 2018 a dispetto della perdita di credibilità e competitività della classe “regina” a causa dell’abbandono della Porsche, il WEC potrà vantare una classe GT più agguerrita che mai…con 10 vetture full season e 5 costruttori a giocarsi il mondiale, con il ritorno di BMW a Le Mans. Molto probabilmente la GTE Pro diverrà la classe trainante del campionato, tanto che il vero titolo costruttori è riservato proprio alle case impegnate in GT, mentre in LMP1 verrà assegnata un trofeo al team vincitore.

Passiamo in rassegna ogni costruttore per scoprirne le novità e cosa aspettarci dal prossimo Mondiale.

 

FERRARI

La casa italiana si affiderà come sempre all’AF Corse per schierare la consueta coppia di 488GTE nel WEC.  Il 2017 è stata un’annata trionfale per la Ferrari GT, in quanto Calado e Pierguidi hanno conquistato il mondiale piloti al primo anno di gare insieme, inoltre la 488GTE ha portato a casa ancora una volta il titolo costruttori, come nel 2016. La vera forza della Ferrari l’anno scorso, come dichiarato più volte da tutti e quattro i suoi piloti, è stata quella di non “affondare” mai in nessuna gara, anche in quelle più critiche…cosa che a turno i rivali non sono riusciti ad evitare, soprattutto Porsche e Ford che hanno conteso i titoli fino all’ultimo, hanno avuto alti e bassi troppo repentini, non riconducibili a variazioni di BOP, ma piuttosto a problemi di adattamento alle gomme, scelta delle giuste mescole ed errori a volte non forzati dei driver. L’unico neo della stagione, se il climax della stagione si può considerare tale, è stata la 24 ore di Le Mans…dove con valori in campo più equilibrati che mai gli errori dei piloti e qualche noia tecnica hanno pesato come macigni sulla gara di AF Corse, negandone ogni possibilità di vittoria. Per il 2018 la line-up non cambierà, visti i risultati ottenuti (Calado-Pierguidi sulla #51 e Rigon-Bird sulla #71); qualcosa di nuovo si vedrà invece per la 488GTE che arriverà al suo terzo anno dall’omologazione ed è quindi consentito un EVO Kit da regolamento. I tecnici di Michelotto (preparatore delle 488 racing) hanno apportato modifiche allo splitter anteriore e al diffusore posteriore, nel tentativo di migliorare l’area meno buona della 488GTE, ossia il generare un drag abbastanza elevato; inoltre le modifiche ricercano una migliore maneggevolezza anche quando le gomme si usurano. A Le Mans non ci sarà la “Ferrari d’America” del Risi Competizione che ha invece corso in IMSA a Daytona e Sebring, mentre AF Corse schiererà una terza 488GTE che non si sa ancora a chi verrà affidata, si è fatto anche il nome di Giovinazzi ultimamente.

 

ASTON MARTIN

Il 2017 è stato un anno di forti emozioni per la storica casa britannica, tra le difficoltà prestazionali della maggior parte del campionato e una certa nostalgia per l’ormai antica Vantage, che si apprestava a concludere la propria lunghissima carriera nelle corse; spicca sicuramente come highlight della stagione la vittoria alla 24 Ore di Le Mans arrivata dopo una battaglia mostruosa per tutta la gara, culminata in un duello finale al cardiopalma contro gli storici rivali della Corvette. Alla fine la prima vittoria a Le Mans della Vantage è arrivata proprio nel suo ultimo anno, infatti l’Aston non vinceva la classe GT principale dal lontano 2008 con la mitica DBR9. La partnership biennale esclusiva con Dunlop è fruttata il titolo piloti nel 2016 e la vittoria a Le Mans quest’anno, rendendo onore ad una vettura che ormai aveva ben poco da dare…ormai lo sviluppo era plafonato da anni. Senza dubbio grazie al BOP ha potuto reggere il confronto e talvolta battere le più moderne concorrenti, ma era chiaro che un rinnovamento era quasi necessario. Dunque nel 2018 debutterà in gara la nuova Vantage GTE, che ha completato già un intenso programma di test, comprese simulazioni da 30 ore. Il motore sarà un V8 twin-turbo di derivazione AMG preparato e messo a punto dai tecnici Prodrive per conciliarsi al meglio con la nuova vettura. La carrozzeria della Vantage GTE è il risultato di un grande lavoro di ottimizzazione aerodinamica, con molti più profili rispetto al modello precedente. Per questo nuovo progetto AMR ha deciso di ritornare alla Michelin per essere sicura correre nelle stesse condizioni degli altri concorrenti dal punto di vista gomme, e togliere in parte una variabile importante per capire il reale potenziale della macchina. Purtroppo non c’è stato uno sbarco in IMSA e nemmeno una one-off pre-stagionale alla 24 Ore di Daytona, dove c’era la prima occasione di gareggiare con gli altri. La line-up della stagione 2018/19 presenta 4 conferme e 2 grandi volti nuovi: Turner, Adam, Thiim e Sorensen sono stati come prevedibile confermati; nuova avventura invece per il giovane Alex Lynn, già impegnato in FE e quasi veterano del mondo sportscar sia con i prototipi che con le GT. L’ultima new entry è il belga Maxime Martin che conclude dopo 5 anni la sua collaborazione con BMW come pliota ufficiale sia in GT che in DTM, fra i più grandi successi di Martin spicca la vittoria alla 24 Ore di Spa del 2016 con la M6 GT3. L’Aston ha dichiarato che nonostante porti al debutto una nuova vettura non cerca scusanti riguardo l’apprendimento, ma punta dritta a difendere da subito la vittoria alla maratona di Le Mans.

 

FORD

Il team di Chip Ganassi UK riporterà per la terza stagione in pista 2 vetture con la medesima line-up del 2017: Mucke-Pla sulla #66 e Priaulx-Tincknell sulla #67. Proprio i due piloti britannici sono stati i più consistenti con la Ford nell’ultima stagione, centrando successi e lottando per il titolo fino alla fine. Nel 2017 la Ford ha vinto le grandi classiche di Daytona e Sebring, ma ha mancato il bis alla 24 Ore di Le Mans…portando a casa comunque un secondo posto. La Ford ha deciso di non utilizzare nessuno pacchetto EVO dopo aver fatto delle prove autunnali in Gran Bretagna. Continuerà con la configurazione precedente che comunque ha dato una gran prova di forza alla 24 Ore di Daytona di quest’anno, piazzando una doppietta dominante. In IMSA la novità della vettura è stata la livrea, ora con bianco, rosso e blu metallizzati. Ci sono molti dubbi sulla durata del programma Ford GT, dato che negli ultimi mesi molti esperti del settore lasciavano intendere che il 2019 potrebbe essere l’ultimo anno di attività per concentrarsi su un nuovo progetto Dpi con piattaforma comune IMSA/ACO. Sia nel 2016 che nel 2017 il dispiegamento di forze nelle grandi classiche endurance è stato enorme, testimoniato dalle 4 vetture portate a Le Mans e Daytona 2017; quest’anno nella gara d’apertura americana era presente solo il team USA con le sue due Ford, mentre il team UK si preparava alla “Superseason”. Per Le Mans invece sono state riconfermate ancora una volta le quattro vetture dell’Ovale Blu.

 

PORSCHE

Nel 2017 la casa di Weissach ha fatto debuttare la tanto discussa e criticata 911 RSR a motore centrale, che teoricamente è un prototipo non essendoci una corrispondente vetture stradale. In realtà i tecnici di diretti da Walliser hanno sfruttato le nuove regole delle GTE per rialloggiare il motore aspirato in modo da avere più profondità al retrotreno per installare un diffusore più lungo, in linea con gli altri costruttori GTE. Questo non si poteva attuare con il vecchio modello con motore arretrato e quindi poco spazio per l’estrattore. Diciamo che la 911 RSR sulla carta è nelle regole, ma per lo spirito delle GT è un qualcosa che va oltre il limite, e con questa macchina la FIA/ACO hanno creato un precedente pericoloso. Al debutto assoluto a Daytona è partita subito forte con un secondo posto in scia alla Ford, poi si sono manifestati nel WEC problemi con le gomme in qualifica e anche in gara, con degrado elevato. Tutto ciò ha evidenziato una Porsche difficile da comprendere, improvvisamente velocissima in alcuni momenti, per poi patire problemi con le gomme da rallentarne significativamente il passo. Ad ogni modo sono arrivati parecchi secondi posti in campionato e la #92 di Lietz-Makowiecki è rimasta in lizza fino alla gara finale in Bahrain. Quest’anno in casa Porsche sperano di aver fatto dei notevoli passi avanti nella comprensione della loro creatura, e la vittoria di una gara come Sebring è certamente una conferma di solidità; in fatto di piloti c’è il rientrante Gimmi Bruni che per la prima volta si scontrerà con il team Ferrari AF Corse che tante gioie gli ha dato. Visto che è stato chiuso il programma LMP1, quest’anno Porsche porterà quattro 911 RSR a Le Mans coinvolgendo il team Core Autosport che le gestisce in IMSA….esattamente come ha fatto la Ford gli anni scorsi. Sulla #91 ci saranno Lietz-Bruni-Makowiecki, sulla #92 Este-Christensen-Vanthoor, mentre sulle altre due che non partecipano al WEC sono stati nominati Pilet-Tandy-Bamber e Bernhard-Dumas-Muller. La casa tedesca è pronta quindi a dare un assalto senza precedenti ai campionati GT, visto che senza LMP1 il focus è completamente orientato al mondo GT.

 

CORVETTE

La squadra americana con le sue C7R inconfondibilmente gialle, si appresta come ogni anno a fare la trasferta europea per Le Mans. Il 2018 dovrebbe essere l’ultimo anno di servizio per la C7R attuale che debuttò nel 2014, infatti ci sono roumors e foto spia della nuova generazione a motore centrale. Sarebbe un netto stacco con la tradizione della Corvette, basata su motori anteriori di grossa cubatura. Anche se sta per concludersi, il ciclo di vita della C7R non ha più nulla da chiedere. Dopo aver ottenuto successi nelle classiche endurance americane, titoli IMSA piloti e costruttori e anche l’affermazione a Le Mans nel 2015 non rimane altro da vincere. Anzi ha stabilito tanti record per le GTE: per esempio la tripla corona dell’endurance nel 2015, con Daytona, Sebring e Le Mans…ripetendosi nel 2016 nelle due classiche americane, portando a 5 successi consecutivi nelle maratone più prestigiose del mondo. Nessuno ha mai fatto ancora meglio nella storia recente. Gli equipaggi sono all’insegna della stabilità e continuità, con Magnussen e Garcia sulla #63 e Gavin-Milner sulla #64; ancora da confermare i terzi a Le Mans, mentre per le gare lunghe dell’IMSA sono stati ingaggiato anche quest’anno Rockenfeller e Fassler.

 

BMW

La casa bavarese ritorna nel mondo endurance in forma ufficiale dopo diversi anni, portando al debutto la nuova coupè M8. BMW ha creato molto hype da quando è stato annunciato il ritorno, come fatto da Ford due anni fa, prendendo in considerazione la sfida di Le Mans come una missione: “MISSION8” è infatti lo slogan che accompagna il debutto della nuova vettura. La M8 GTE mantiene il motore V8 bi-turbo della M6 che va a sostituire, ma è un modello profondamente nuovo che ora rientra nei regolamenti ACO senza bisogno di deroghe. Nonostante questo la vettura rimane di dimensioni generose, specialmente in lunghezza rispetto alle altre concorrenti che sono visibilmente più compatte. Dall’estate dell’anno passato il team M-TEK, scelto da BMW Motorsport per gestire le auto nel WEC, ha condotto una lunga serie di test di durata e perfomance; allo stesso modo negli Stati Uniti la squadra RLL Letterman testava la macchina per farla gareggiare nel campionato IMSA. Proprio negli USA c’è stato il debutto ufficiale della M8, che si è trovata in gara per la prima volta sul velocissimo triovale di Daytona. La M8 ha faticato in questa prima uscita ed è stata anche un po’ deludente: staccata dal gruppo in qualifica e rallentata da problemi in gara. Più che altro soffriva in velocità di punta, quindi i delegati tecnici IMSA hanno rivisto la curva di sovralimentazione del turbo per cercare di avvicinare le performance degli altri. A Sebring (pista meno veloce) nel secondo appuntamento del campionato la BMW ha subito centrato una pole, segno che il cambio di BOP ha funzionato ma forse è anche andato oltre visto che nel frattempo i tecnici BMW hanno imparato molto sul setup e sugli pneumatici. Anche in gara la M8 ha avuto un passo leggermente migliore degli altri, ma come sempre contano anche strategia e fortuna….quindi si è dovuta accontentare di un secondo posto (ottimo risultato comunque) alle spalle della Porsche 911RSR. L’esordio nel WEC è fissato per la 6 Ore di Spa ad inizio Maggio, in cui il team MTEK potrà contare su due terzetti di piloti factory BMW: sulla #81 ci saranno Tomczyk, Catsburg ed Eng, mentre sulla #82 guideranno Farfus, Da Costa e Sims.

 

Ormai manca poco al Prologo del Paul Ricard, in cui le squadre potranno preparare ulteriormente la gara di Spa e soprattutto il successivo appuntamento a Le Mans.

Buona SuperSeason!

 

Aury

 

LE LEGGENDE DI SEBRING

Come ogni anno siamo vicini ad una delle gare endurance americane più antiche. Risale infatti al 1952 la prima edizione della classica “12 Ore” su un circuito ricavato dai resti dismessi della base militare di Hendricks Field. Tra le altre cose, proprio in questa base si sono svolti gli addestramenti e i test sui B-17    (le “Fortezze Volanti”).

 

 

Dopo la guerra questo luogo fu la culla del Motorsport di durata Americano, infatti Alec Ulmann, grande appassionato di corse ed eccellente promotore, ideò la 12 Ore di Sebring per emulare quello che anni prima aveva visto alla 24 Ore di Le Mans.

Nel corso degli anni e delle edizioni sono emersi tra esperti e appassionati, svariati miti e leggende inerenti questa storica gara. Qui ne voglio riportare alcuni dei più sbalorditivi, per poi elencare una selezione delle  migliori edizioni della 12 Ore.

 

Un bambino nacque dentro il circuito mentre era in corso la gara. FINZIONE

Non si hanno prove di ciò, e si intende proprio la nascita del bambino, non il suo concepimento. Invece è vero che ci fu una nascita in questo luogo quando era ancora la base di Hendrick Field.

Molte vetture partirono alla 12 Ore del 1955 senza autorizzazione, entrando furtivamente in pista alla partenza. REALTA’

Sei piloti di auto di “riserva”, non contenti di non essere stati ammessi alla gara, decisero di partire lo stesso e fecero qualche giro prima di uscire definitivamente dalla gara.

 

Anche se non ci fu la gara nel 1974, un gruppo di fan si presento comunque all’evento. REALTA’

Il numero esatto di appassionati che arrivarono al circuito quell’anno è sconosciuto, ma si stimano dai 2.000 ai 5.000.

Il Governatore della Florida fu portato a fare un giro di pista mentre la gara era in corso. REALTA’

Nel 1950 (la gara era di 6 ore) il promotore Alec Ulmann portò il Governatore Fuller Warren a fare un giro in pista a gara in corso.

Un serial killer gareggiò alla 12 Ore di Sebring. REALTA’

Christopher Wilder, poi scoperto essere il “The Beauty Queen” serial killer, gareggiò nella gara del 1983. Fu ucciso l’anno seguente dalla polizia mentre cercava di entrare in Canada.

Il co-fondatore di Apple Steve Jobs ha guidato in gara. FINZIONE

Jobs venne alla gara del 1980, ma non guidò mai.

Una Ford GT coinvolta in un incidente fatale nel 1966 è sepolta nel tracciato. REALTA’

Una Ford GT guidata da Bob McLean, ucciso in un grave incidente all’Hairpin nel 1966, fu sepolta nelle vicinanze, anche se rimase molto poco della vettura. Anche i resti di un’Alfa Romeo sono sepolti in circuito, ma non si sa esattamente dove.

 

Jim Morrison dei Doors ha assistito alla 12 Ore di Sebring. REALTA’

Secondo tutte le fonti, assistette alle edizioni 1962-63. Dopotutto era nato in Florida non troppo distante da Sebring.

Gene Hackman, James Brolin, Lorenzo Lamas, Paul Newman, Steve McQueen e David Carradine sono tutti attori che hanno gareggiato a Sebring. REALTA’

Steve McQuenn arrivò vicinissimo alla vittoria assoluta nel 1970.

Tom Kristensen, vincitore più volte, salutò i fan al campeggio di curva 10 durante un periodo di Safety Car mentre era in testa nell’edizione 1999. REALTA’

Tom ha effettivamente ammesso che ha voluto salutare alcuni amici incontrati il giorno prima.

La gara fu sospesa a causa di un alligatore in pista. FINZIONE

Sebbene non sia mai successo durante lo svolgimento della corsa, durante l’anno qualche alligatore entra in pista davvero!

Durante l’edizione 1957, Stirling Moss rallentò talmente tanto all’Hairpin che qualcuno potesse passargli una bottiglia di Coca Cola. REALTA’

Il fotografo e giornalista Bernard Cahier gli passò in mano la bottiglia, e il giro dopo Moss la lanciò via vuota!

 

Una volta la gara fu messa in regime di Safety Car a causa della mancanza di carburante per i team. REALTA’

Nel 1983 la gara fu forzatamente neutralizzata per permettere ad un’autobotte di attraversare la pista e portare benzina ai box. C’erano 83 auto iscritte quell’anno.

Durante le prime due edizioni, furono ingaggiate pattuglie armate a cavallo che sparassero agli animali selvaggi che potevano girovagare in pista. REALTA’

Cinghiali e cervi erano una reale preoccupazione per gli organizzatori.

Dale Earnhardt aveva fatto un test “segreto” con la Corvette ufficiale a Sebring, poco prima della morte. REALTA’

Lui e suo figlio, Dale Jr., testarono con il team Corvette nel Dicembre 2000. Dale Earnhardt morì alla Daytona 500 del 2001, circa 2 mesi dopo.

Mentre preparavano la costruzione dei nuovi box nel 1999, i muratori trovarono munizioni attive della Seconda Guerra Mondiale. FINZIONE

Mai accaduto.

La Lola-Chevrolet di Roger Penske fu rubata dopo l’edizione 1969. REALTA’

Mentre portava indietro la vettura da Sebring, il team si fermò vicino a Ormond Beach, dove fu rubata l’auto. In seguito fu ritrovata quasi del tutto.

Un film con Robert Redford fu girato a Sebring. REALTA’

Alcune scene del film del 1975 “The Great Waldo Pepper” furono girate sia all’aeroporto che al tracciato di Sebring.

Il presidente Jimmy Carter era un assiduo spettatore della gara. REALTA’

E’ ben documentato che Carter e la sua famiglia, molto prima della sua attività politica, andavano a Sebring ogni anno per vedere la gara.

Il Sebring Raceway è un “cimitero” di parti di diversi circuiti dismessi. REALTA’

Ponti, reti di protezione, barriere, lampioni e altre strutture come la torre della classifica (che ora non c’è più), vengono da molti circuiti. Dalla versione originale di St. Petersburg, Tamiami Park Indy Car, New Orleans GP, Baltimore GP, World Challenge di Tampa, Lakeland Speedway e altri tracciati.

L’auto che vinse la prima gara in assoluto a Sebring nel 1950 era quella di uno spettatore. REALTA’

Victor Shape di Tampa arrivò con la sua Crosley Hot Shot alla Sam Collier 6H Memorial nel 1950. Shape fu convinto a prestare la sua macchina ai piloti Ralph Deshon e Fritz Koster, che finirono per vincere la gara, che prevedeva una formula handicap.

 

Una volta uno spettatore arrivò 3 mesi prima della gara. REALTA’

Patrick Taylor di Palm Bay arrivò il 26 Dicembre 2003, quasi tre mesi prima della gara! Oggi i tifosi non possono arrivare prima del 1° Marzo.

La gara del 1974, prima di essere cancellata, fu ridotta a 1200 km per risparmiare carburante. REALTA’

Gli organizzatori cambiarono il nome della gara in “Sebring-Camel 1200 Km” invece che la classica 12 Ore. Comunque la gara non venne mai disputata quell’anno.

La 12 Ore di Sebring una volta era una 24 Ore. FINZIONE

Questa è una delle leggende più comuni riguardo Sebring, ma non fu mai una gara di 24 Ore.

 

RIPERCORRIAMO LE 12 ORE MEMORABILI…

1954: La prima di molte edizioni sconvolgenti. Una OSCA da 1.5 litri guidata da Stirling Moss e Bill Lloyd riuscì a vincere contro le molto più potenti Lancia ufficiali e auto come Ferrari, Maserati e Jaguar.

1956: Fangio vinse la prima di due 12 Ore consecutive, portando alla Ferrari il primo successo assoluto a Sebring. Quest’anno segna anche il debutto della Corvette, che mette a segno la prime di 22 vittorie di classe.

1966: Fu una gara drammatica e tragica. La Ford GT40 guidata da Dan Gurney e Jerry Grant era in testa all’ultimo minuto, ma incredibilmente il motore cedette a poco più di 200 metri dalla linea del traguardo. Gurney tentò di spingere la vettura (in seguito venne squalificato per questo), ma venne superato dai compagni Lloyd Ruby e Ken Miles che andarono a vincere. La gara era stata inoltre funestata dalla morte di un pilota e quattro spettatori.

1969: Nell’ultima ora e mezza ci furono ben 4 cambi di leadership…alla fine la vittoria andò a sorpresa a alla Ford di Jacky Ickx e Jack Oliver.

1970: Nella prima metà della corsa non ci fu storia, infatti la Ferrari in testa prese un vantaggio di 12 giri. Ma nella seconda parte le cose si ribaltarono, tanto che la Porsche 908 di Steve McQuenn e Peter Revson era in battaglia con la Ferrari 512S ufficiale di Mario Andretti. Alla fine la spuntò la Ferrari con un margine risicatissimo di 23 secondi. Ma nell’immaginario collettivo quell’edizione è ricordata per la vittoria mancata per un soffio da McQuenn, che pure aveva un’anca rotta e guidò meno del suo compagno.

1983: La gara di endurance più conbattuta. Uno schieramento record di 83 partenti risultò un otto diversi leader e 23 cambi di leadership. Alla fine una Porsche 934 di classe GTO guidata da Wayne Baker, Jim Mullen e Kees Nierop risucì a vincere. Addirittura Baker tagliò il traguardo pensando di aver vinto solo la sua classe!

1999: Il debutto dell’American Le Mans Series rispetto le attese. La BMW vinse la 12 Ore con un vantaggio di 10 secondi sul team Dyson, il margine più ristretto a Sebring. Inoltre il giovane danese Tom Kristensen vinse la prima di una serie record di 6 successi!

2011: La ILMC portò le fortissime Audi e Peugeot ufficiali a Sebring, ma la vittoria andò sorprendentemente alla Peugeot privata del team ORECA.

 

Dopo esserci tuffati nella storia di questa classica d’oltreoceano siamo pronti a seguire una nuova edizione della mitica 12 Ore.

Grazie

Aury

24h Daytona – Rivincita per Action Express

L’edizione 2017 della 24 Ore della Florida si era decisa negli ultimi 20 minuti di gara, con un controverso contatto tra i leader Ricky Taylor (Wayne Taylor Racing) e Filipe Albuquerque (Action Express). Quest’ultimo ebbe la peggio, ma non gli andò bene il risultato tanto che, nel giro d’onore, colpì con rabbia il fianco della vettura dell’avversario. Ma esattamente un anno dopo, il fuoriclasse portoghese ha avuto la sua rivincita, e ha portato alla vittoria la sua Cadillac, condivisa con Joao Barbosa e Christian Fittipaldi che, insieme al team Action Express, tornano alla vittoria a Daytona dopo soli quattro anni.

Risultati Prototipi

Cadillac quindi si riconferma con un’altra grande doppietta, messa a segno grazie alle vetture di Action Express. Ottengono dei buoni risultati anche le LMP2, con l’Oreca di Jon Bennett, Colin Braun, Romain Dumas, Loic Duval (team CORE) che si prende il terzo gradino del podio. Dopo di essa, il primo DPi classificato si trova, incredibilmente, in nona posizione, con l’Acura di Castroneves, Rahal e Ricky Taylor che, insieme alla vettura gemella, si è trovata a combattere con problemi tecnici. La numero 7 infatti ha riportato alcuni danni a causa di un contatto, mentre la numero 6 è stata costretta al cambio dell’alternatore. Una gara sfortunata per il team Penske, che comunque ha dimostrato di essere una delle forze maggiori del campionato. Disastro per il team Taylor, la cui vettura è stata ritirata a sei ore dalla fine dal padrone Wayne, infuriato a causa delle ben cinque forature allo pneumatico posteriore destro. Gran polemica quindi per Continental: le forature infatti hanno causato problemi anche ad entrambe le Nissan, a due Oreca, alla Cadillac n. 31 e ad una Mazda, a cui si aggiungono entrambe le Ligier dello United Autosports in prova. La casa tedesca sostiene però che le rotture si siano verificate a causa del mancato rispetto, da parte dei team, dei consigli forniti. Wayne Taylor però non è d’accordo. Per concludere, grande delusione per Mazda e Nissan, con tutte e quattro le vetture ritirate. Le Ligier del team United Autosports si sono classificate in quarta e tredicesima posizione. La seconda, quella di Alonso, Norris ed Hanson, ha accusato problemi a freni ed acceleratore e ha perso molto tempo ai box dopo essere stata anche in testa alla gara. Problemi anche per l’Oreca di Stroll, Rosenqvist, Juncadella e Frijns, che ha accusato problemi ad un ammortizzatore a causa di una foratura.

Risultati GTLM

Anche Ford si riconferma e anche Ford fa doppietta. La GT di Dixon-Westbrook-Briscoe porta infatti la vittoria numero 200 al team Ganassi, ed è seguita dalla vettura gemella di Hand-Mueller-Bourdais. Il terzo posto viene conquistato dalla Corvette di Magnussen-Fassler-Garcia, che si devono inchinare allo strapotere del team Ford nonostante si fossero presi la pole position. Gara travagliata per la Ferrari 488 GTE del team Risi, guidata da Vilander, Pier Guidi, Calado e Rigon. La macchina del team texano ha infatti accusato numerose forature ai suoi pneumatici Michelin. Faticano anche Porsche e BMW, le cui vetture occupano le ultime quattro posizioni ma che sono comunque giunte al traguardo.

Risultati GTD

Trionfo per Lamborghini e per il team Grasser nella terza classe. Mirko Bortolotti, Rolf Ineichen, Rik Breukers e Franck Perera portano alla casa di Sant’Agata la prima vittoria in una gara da 24 ore. Una vittoria ancor più clamorosa se si considera che entrambe le Huracan della squadra austriaca sono state spostate in fondo allo schieramento dopo aver fallito le verifiche tecniche. Una grande Acura conquista la seconda piazza con Alvaro Parente, AJ Allmendinger, Trent Hindman e Katherine Legge (team Shank), mentre in terza posizione c’è un’altra Huracan, quella di Andrea Caldarelli, Bryce Miller, Bryan Sellers e Madison Snow (Paul Miller Racing). Quarto posto per la Mercedes di Keating, Bleekemolen, Stolz e Christodoulou. La vettura del team Riley era in seconda posizione quando è stata costretta ad un ulteriore rifornimento per evitare di rimanere a secco. La prima Ferrari classificata è quella di Bird, Bell, Sweedler e Montecalvo (Scuderia Corsa) in quinta posizione. Sfortuna invece per le Ferrari che sono partite dalla prima fila. La 488 dello Spirit of Race ha perso tempo a causa di un incidente, mentre quella di Risi è rimasta ai box a causa di un principio d’incendio. Il campione in carica Alessandro Balzan è giunto invece in decima posizione. Le polemiche non hanno risparmiato la classe GTD. La direzione gara ha infatti inflitto cinque minuti di penalità, durante la notte, all’Audi R8 del team Land, guidata da Kelvin e Sheldon van der Linde, Christopher Mies e Jeffrey Schmidt. Uno stop-and-go causato da un apporto di carburante troppo veloce. Ma dai controlli post-gara è emerso che la squadra tedesca non meritava alcuna penalità. Il team, uno dei favoriti per la vittoria, è stato così costretto ad arrivare in settima posizione a causa di un’irregolarità mai commessa. Un fatto interessante a cui probabilmente seguiranno sviluppi.

24h Daytona – Only one can repeat

Il 5 gennaio, il team Wayne Taylor Racing ha caricato sulla sua pagina Facebook una foto che raffigurava i due fratelli Jordan e Ricky Taylor, separati dalla scritta “only one can repeat”. Ed infatti, i due vincitori della 24 ore 2017 si trovano quest’anno a correre per due team diversi, con Jordan rimasto nel team di famiglia e Ricky in forza allo squadrone di Penske. 21 giorni dopo, Renger van der Zande qualifica la Cadillac numero 10 davanti all’Acura di Castroneves per soli sette millesimi di secondo. E così, i due fratelli Taylor si ritrovano con i loro equipaggi nelle prime due posizioni.

La gara partirà sabato 27 gennaio alle ore 20.15.

Vediamo ora il recap delle qualifiche per ogni classe. (NOTA: i risultati si riferiscono alla posizione nella categoria, non nella classifica assoluta)

Prototipi

Cadillac e Acura si sono quindi giocate la pole position. Un risultato sorprendente per la squadra di Penske al debutto nella serie. E le vetture con telaio Oreca sono state difatti le uniche a contrastare le Cadillac, con le LMP2 di Pato O’Ward (Performance Tech) in quarta posizione e di Robin Frijns (Jackie Chan DC) in sesta. Cadillac si prende, oltre alla pole position, la terza posizione con Albuquerque (Action Express), la quinta con Vautier (Spirit of Daytona) e la settima con Nasr (Action Express). Da segnalare che l’unico italiano presente nella categoria prototipi, Eddie Cheever III, partirà dalla quinta posizione. Qualifica abbastanza soddisfacente per il team Joest: la Mazda di Jonathan Bomarito si è presa infatti la nona posizione, ma la vettura di René Rast è rimasta ferma ai box dopo che gli ingegneri hanno riscontrato alcune anomalie tra i dati. Disastro per le Nissan del team Extreme Speed, con la numero 2 di Scott Sharp rimasta ai box per una precauzionale sostituzione del motore e la numero 22 di Nicolas Lapierre ferma per incidente dopo un paio di giri. Solo tredicesimo Fernando Alonso, con le Ligier che faticano notevolmente sul tracciato di Daytona. L’unica, lentissima, Riley presente (team BAR1) si è classificata in diciassettesima posizione con Alex Popow.

GTLM

Ancora una volta Corvette dimostra l’eccezionalità della propria vettura, con la C7.R di Jan Magnussen che si qualifica prima rifilando due centesimi alla Ford GT di Joey Hand. Un risultato importante se si considera che la vettura risale al 2014, mentre le altre della categoria hanno debuttato dal 2016 in poi. Chiude il podio la Porsche 911 di Laurens Vanthoor, staccata di oltre un decimo. Qualifica difficile per la Ferrari del team Risi, con Toni Vilander che si qualifica terzultimo, e per le nuovissime BMW M8 GTE di Alex Sims ed John Edwards, ultime. Ormai è sempre più evidente che il team di Giuseppe Risi si orienterà verso altre categorie. Vilander ha confermato infatti che il programma in GTLM quest’anno si limiterà a massimo quattro gare sicure (includendo Daytona e Sebring). È stato comunque annunciato che il team texano prenderà parte alla 24 Ore di Le Mans nella categoria GTE-AM, grazie ad una collaborazione con Ben Keating.

GTD

Doppietta Ferrari in GTD, con la 488 di Daniel Serra (Spirit of Race) che artiglia la prima posizione davanti alla vettura di Miguel Molina (Risi Competizione). Una sorta di premio di consolazione per il team texano che dovrà quindi prendere in considerazione la possibilità di disputare l’intera stagione in questa classe. La Lamborghini Huracan di Mirko Bortolotti (team Grasser) conquista la terza posizione seguita da una sorprendete Lexus RCF dell’ex pilota IndyCar Jack Hawksworth. Chiude la top-5 la Ferrari di Alessandro Balzan (Scuderia Corsa). L’ultima 488 si qualifica quattordicesima con Sam Bird. Solo dodicesima la Porsche 911 di Sven Mueller (team Manthey), su cui salirà anche Matteo Cairoli. Faticano invece le Mercedes, con la prima delle tre partecipanti che si prende la tredicesima posizione con Ben Keating (team Riley). Per quanto riguarda gli altri costruttori, Alvaro Parente ha portato la sua Acura NSX (team Shank) in settima posizione, Sheldon van der Linde (team Land) ha classificato la sua Audi R8 subito dietro, mentre l’unica BMW M6 presente si è classificata decima con Cameron Lawrence (team Turner). Per concludere: la Lamborghini di Andrea Caldarelli (Paul Miller Racing) partirà dalla sedicesima posizione, mentre la Mercedes di Loris Spinelli (P1 Motorsports) prenderà il via dal fondo a causa di un problema ai freni che ha compromesso le qualifiche. Festa italiana quindi in questa categoria, che ha visto una qualifica molto imprevedibile dato che le vetture hanno prestazioni molto simili e il parco piloti è molto vario.

 

Orari

Partenza ore 20.15 (Sabato 27 gennaio)

Diretta su imsa.tv per tutte le 24 ore; su Eurosport dalle 20.15 alle 21.15 di sabato e dalle 17.45 fino alla fine (domenica)

Link utili

Entry list: https://sportscarchampionship.imsa.com/sites/default/files/event-weekends/2018/emedit_event_weekend/em_rolex_24_at_daytona/2018_iwsc_rolex24_official_entrylist.pdf

Spotter Guide: http://www.spotterguides.com/portfolio/18_imsa/

Risultati qualifiche: http://results.imsa.com/Results/18_2018/03_Daytona%20International%20Speedway/01_IMSA%20WeatherTech%20SportsCar%20Championship/201801251555_Qualifying/05_Results%20by%20Class.PDF

Ready to “ROAR”

Ormai ci siamo, i motori stanno per tornare a rombare anche in questo nuovo anno e come sempre Daytona torna al centro del Motorsport a quattro ruote.

E’ imminente l’inizio del primo test ufficiale IMSA della nuova stagione, in vista della gara d’apertura e più importante del campionato. Il Roar vedrà impegnati tutti i team partecipanti alla successiva gara, oltre 50, nell’arco di varie sessioni in 3 giorni, da Venerdì a Domenica.

Oltre all’IMSA ci saranno altre categorie minori con anche gare vere e proprie, come quella dei Prototype Challenge. Nell’ultima giornata ci sarà una novità, ossia una reale qualifica per ognuna delle tre classi al fine di assegnare le postazioni in pit lane. I più veloci si assicureranno i primi box all’entrata della pitlane, che hanno un vantaggio per 2 motivi:

– Nelle fasi concitate con tante auto al pit stop chi si ferma nelle prime piazzole quasi sicuramente riparte senza perdere tempo a guardare chi arriva dietro in fast lane…invece verso l’uscita dei box è molto più probabile trovare un gruppo di macchine che esce e dover aspettare che passino prima di avere via libera.

– Come da tradizione nelle gare USA c’è il famoso muretto in pit lane, che divide la carreggiata da tecnici e meccanici. Perciò quando si verifica un problema alla macchina non si può immediatamente portarla nel box, ma per raggiungerlo deve essere portata all’inizio della pit lane dove finisce il muretto, così da raggiungere il paddock dove sono posizionati i vari box. In questa circostanza avere una piazzola il più vicino possibile all’accesso al paddock consente di risparmiare tempo prezioso, anche se di solito quando una macchina viene portata ai box rientra con diversi giri di distacco e possibilità di risultato pari a zero.

Com’è fatto il Daytona International Speedway?

 

La natura dell’impianto è ovviamente al servizio della gare NASCAR, come la famosa Daytona 500. Per le vetture sport si utilizza una combinazione ovale/circuito lunga circa 5.7 km; in termini di tempo sul giro, circa metà è impiegato per affrontare la sezione “Infield”, appunto all’interno dell’ovale, mentre il resto del giro comprende la parte più iconica di Daytona: l’intero triovale in cui la massima inclinazione del banking raggiunge i 31°, inframezzato dalla doppia chicane veloce “Bus Stop”.

 

Il test è obbligatorio per tutti i rookie di Daytona, in particolar modo sono importanti le sessioni serali per prendere confidenza con la pista e gestire il traffico delle varie classi. Infatti non tutti i piloti saranno presenti al Roar, per esempio la Ferrari 488GTE di Risi vedrà il solo Alessandro Pierguidi che verrà affiancato in gara dai compagni Vilander e Calado.

 

Vediamo gli orari italiani delle sessioni IMSA:

PRACTICE 1: Venerdì 5 Gennaio                                    17:00 – 18:15

PRACTICE 2: Venerdì 5 Gennaio                                    21:30 – 23:30

PRACTICE 3: Sabato 6 Gennaio                                      16:50 – 18:20

PRACTICE 4: Sabato 6 Gennaio                                      21:30 – 22:15

PRACTICE 5: Sabato 6 Gennaio                                      00:30 – 02:00

PRACTICE 6: Domenica 7 Gennaio                                 16:45 – 17:15

QUALIFYING (GTD-GTLM-P): Domenica 7 Gennaio     17:25 – 18:30

PRACTICE 7: Domenica 7 Gennaio                                  20:45 – 21:45

 

ENTRY LIST: https://www.imsa.com/sites/default/files/event-weekends/2018/emedit_event_weekend/em_the_roar_before_the_rolex_24/2018_iwsc_theroar_preevent_entrylist_v2.pdf

LIVE RADIO: https://www.imsa.com/radio/imsa-radio.html

LIVE TIMING: http://livetiming.alkamelsystems.com/imsa/

Non ci resta che seguire quello che succede in pista. Il Motorsport non si ferma mai!! C’è sempre qualcosa che fa “Roar”.

Aury