Bottas domina a Melbourne, Ferrari bocciata

Sorprese e conferme. Questo è ciò che ci si aspetta dalla prima gara della stagione, in particolare da quando i test sono stati limitati in modo assurdo.
E, dopo la prima gara, a caldo, di sorprese e di conferme ne possiamo contare parecchie. Non tutte positive. Specialmente per la Ferrari.

Per la quale, Ferrari, segnali inquietanti erano già arrivati venerdì e sabato, con una Mercedes stranamente (per loro) in palla mentre loro erano, altrettanto stranamente, in difficoltà, con piloti ed ingegneri apparentemente incapaci di trovare una motivazione valida al fatto che dal mezzo secondo di vantaggio ipotizzabile dopo i test di Barcellona, ci si è ritrovati a fine qualifica con 0.7 sec. di svantaggio.

Sesta pole di fila per Hamilton, ma la prima posizione in Australia per Lewis non è sempre buon segno, e infatti alla partenza il suo compagno scatta come un razzo mentre lui fa pattinare le gomme, insediandosi in una seconda posizione che manterrà fino alla fine, e non sarà solo una questione di start sbagliato.

Subito dietro, l’avvio lento di Hamilton, e di conseguenza di Vettel dietro di lui, favorisce Leclerc, il quale si ritrova a fare curva 2 completamente sul cordolo per evitare di urtarsi con il compagno di squadra che aveva nel frattempo affiancato, perdendo così la quarta posizione a favore di Verstappen.

Nel frattempo, Ricciardo rovina la sua prima gara in Renault distruggendo l’ala anteriore con un passaggio sull’erba (si ritirerà poco dopo).

I prime 5 si distanziano rapidamente dagli altri e fra di loro, facendoci capire che non assisteremo ad una gara molto divertente. In più, all’ottavo giro Leclerc commette un errore alla prima curva perdendo diversi secondi da Verstappen e condannandosi ad una gara praticamente in solitaria.

Il suo compagno di squadra non sembra avere un buon passo, così la Ferrari gioca con la strategia facendo rientrare Vettel dieci giri prima di quanto consigliato dalla Pirelli, per montare le gomme a mescola media. La Mercedes non si fida, e, in deroga alla regola che vuole che il pilota in testa entri per primo, protegge Lewis dal possibile (ancorchè improbabile) undercut facendolo rientrare il giro successivo, nella manifesta perplessità del pilota, espressa successivamente in un team radio.

Questa scelta condannerà di fatto Hamilton al secondo posto, perchè Bottas con gomme soft continuerà a girare con tempi migliori del compagno per diversi giri, aumentando il vantaggio. Il suo pit-stop, come quello di Verstappen, arriverà a metà gara, e se per il finlandese questo non cambierà molto le cose, all’olandese consentirà di raggiungere Vettel e di superarlo pochi giri dopo il suo rientro in pista, portando la Honda al suo primo podio da quando, 4 anni fa, è ritornata in Formula 1.

Max proverà anche, negli ultimi giri, ad attaccare Hamilton, senza però arrivare mai ad impensierirlo. Dietro di loro, Vettel esprime la sua frustrazione con un laconico team radio in cui chiede ad Adami “perchè vado così piano”, ricevendo un altrettanto laconico “non lo sappiamo”. Negli ultimi giri Leclerc lo raggiunge ma il team preferisce congelare le posizioni.

L’ordine d’arrivo vede quindi l’ormai ex-maggiordomo Bottas nettamente davanti ad Hamilton, con anche il punto del giro più veloce al suo attivo, Verstappen terzo molto vicino a Lewis e le due Ferrari vicine fra loro ma ad oltre 50 secondi. Un distacco impensabile alla vigilia.

Dietro di loro Magnussen con la Haas chiude in sesta posizione, confermando che la squadra americana resta saldamente la quarta forza del mondiale, e, forse, si è un po’ avvicinata ai primi. Lo segue un trenino di 5 macchine formato da Hulkenberg, Raikkonen, Stroll, Kvyat e Gasly, quest’ultimo primo di chi non prende punti pagando un errore strategico in qualifica.

Pessima gara per tutti i debuttanti o quasi debuttanti, con il solo Norris appena decente che, dopo un’ottima qualifica, riesce a chiudere al dodicesimo posto, mentre il suo compagno Sainz paga l’inaffidabilità del motore Renault ritirandosi fra fumo e fiamme. Non classificabili Albon e Giovinazzi, soprattutto se si confronta la loro gara con quella dei compagni arrivati e punti. Delle due Williams fa quasi male parlare, tanto grande è la situazione di difficoltà in cui si trovano. Peccato perchè il rientro di Kubica è una cosa talmente grande, dal punto di vista umano e sportivo, che avrebbe meritato di essere coronato da una prestazione almeno discreta, ma siamo ben lontani da questo.

Ora si va in Bahrain. Pista completamente diversa, si dice. Per la Ferrari c’è tanto su cui riflettere, probabilmente molto di più di quello che si aspettavano. Se è vera la teoria del motore depotenziato per problemi di affidabilità (e tutto farebbe pensare a questo, a partire dal fatto che si è sentito parlare di problemi di gomme, ma a fronte di un bilanciamento che veniva definito buono, il che è un po’ strano), recuperare potrebbe essere molto complicato. Il come sapranno reagire dimostrerà, più della prestazione stessa, quanta possibilità hanno di lottare per questo mondiale 2019 impedendo alla Mercedes di battere il loro stesso record di 5 mondiali di fila, nel glorioso periodo 2000-2004. Che è quello a cui i tedeschi puntano.

P.S.
Le modifiche regolamentari all’aerodinamica, volte a favorire una competizione con macchine più vicine, ha avuto l’effetto di creare tanti trenini, ma di sorpassi se ne sono visti molto pochi, perchè il vero problema sono gli spazi di frenata ridottissimi, che permettono attacchi solo quando c’è grande differenza di prestazione. Quest’anno però la Pirelli ha finalmente portato gomme molto più stabili, e queste differenze non ci sono più. Capita così che un Giovinazzi con gomme vecchissime (e macchina danneggiata) si tenga dietro per molti giri 3-4 avversari dotati di pneumatici nuovi. Probabilmente Melbourne non è il circuito giusto per giudicare questa soluzione, anche in questo caso già dal Bahrain capiremo se quest’anno assisteremo o meno a gare più combattute. Almeno per le posizioni di rincalzo.

P.S. 2
C’è un inquietante parallelismo fra i 5 anni di Alonso in Ferrari e i 4 e un po’ di Vettel. Entrambi arrivati come i salvatori della patria dopo una pessima stagione. Entrambi vincenti quasi subito, a confermare questo status. Entrambi, all’inizio, grandi uomini squadra. Entrambi, al quarto anno, dopo due mondiali persi per poco (o quasi) iniziano a dare segni di cedimento lasciandosi andare a strane dichiarazioni, anche per radio. Entrambi all’inizio della quinta stagione si sono trovati con un’auto ben lontana dai primi. E’ sperabile che quello di oggi sia stato solo un episodio, come vanno tutti ripetendo, altrimenti, a parere di chi scrive, l’esito dell’avventura Ferrari di Seb sarà lo stesso di quello di Nando. Meglio dirlo subito, a scanso di equivoci.

 

* Immagine dal profilo twitter @ValtteriBottas