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URAGANO PORTOGHESE IN CATALUNYA – MOTOGP BARCELLONA POST GP

Chi se lo aspettava un Miguel Oliveira così ⁉️ Certo il 2° posto al Mugello è stato importante ma pochi si aspettavano il portoghese davanti.

Gara impressionante, martellando dall’inizio alla fine al Montmeló neanche lo stesse inseguendo qualcuno del recupero crediti.

Gara divertente, combattuta sul filo del rasoio tra Miguel e Quartararo all’inizio, con la compagnia di Joan Mir, Miller e Zarco. Sono loro i Piloti più in forma e si vede.

Immagine MotoGP.com

Tempi molto simili per quasi tutta la gara, con un Marc Marquez che dura soltanto pochi giri riuscendosi a portarsi nella TOP5 dopo pochi giri. L’inizio della bagarre con Aleix Espargaró non è un bel segnale, perché da quel momento comincia ad arretrare fino alla caduta, quando si trovava in P6.

Nelle curve a sinistra Marquez forza per recuperare quello che perde a destra. Anche oggi è caduto, anche oggi ha fatto uno step. Rimanere un giro in più lì davanti ad ogni gara. Ritornerà alla vittoria.

Non ho capito la gara di Morbidelli (errore con holeshot in partenza?!?) ne tantomeno quella di Bagnaia. Morbidelli era uno dei favoriti per via del passo gara fatto vedere in prova ma sparisce in gara. Bagnaia⁉️

Curioso di sentire la giustificazione di Pecco. Ormai ne ha sempre una, lo vedo molto più attivo in qualifica che in gara….

https://twitter.com/AngyFra89/status/1401504941513003009?s=19

Gara di carattere per il duo Zarco/Miller. Jack sembra davvero aver trovato la quadra, al netto di errori di valutazione che possono starci, mentre Giovanni Zarco (quello che non è capace) piazza l’ennesima 2^ posizione in cascina. Una regolarità disarmante in questa prima parte di Campionato. Manca la vittoria.

Arrivano soltanto in 15 al traguardo. Montmeló si conferma una pista “bastarda” e da anteriore ballerino.

Immagine MotoGP.com

L’ho detto. Non avete idea di cosa significhi correre con la tuta aperta. Quartararo è stato eroico ma ANDAVA FERMATO. La direzione gara ha corso un rischio non indifferente nel fare continuare il Francese, chiaro segno che non hanno imparato nulla. Anche Casey Stoner la pensa più o meno così 👇

Il Campione del Mondo chiude in 5^ posizione, non essendo stato in grado di combattere con i primi ed (IMHO) abdica nella lotta al Titolo. Anche Vinales (6°) sembra non trovare davvero la quadra e si allontana dalla lotta al Titolo Mondiale. Chiudono la Top10 uno scialbo Bagnaia (7°), Binder (8°), Morbidelli (9°) ed un ottimo Enea Bastianini (10°).

La mia impressione è che, al netto della Classifica, soltanto Quartararo possa perdere il Mondiale e soltanto Zarco possa insidiarlo (con la sua costanza) nella lotta al Titolo. 

Altro⁉️ Si. Petrucci non sarà in MotoGP nel 2022 e nonostante una gara magnifica, fino alla caduta, credo che anche Iker Lecuona rischi tanto il posto. Remy Gardner e Raul Fernandez hanno già un posto prenotato (Australiano in KTM, lo spagnolo forse pure…).

Classifica Mondiale. Immagine MotoGP.com

Appuntamento il 20 Giugno nel GP di Germania. Il Sachsenring… Quella pista che dal 2013 ha visto trionfare un solo Pilota.

Alle ore 18.00 veniva presa la decisione di infliggere altri 3 secondi di penalità a Quartararo, per la guida con dispositivi di protezione non correttamente indossati. Chiude al 6° posto quindi, perdendo altri 3 punti.

P.S. È tutto!? Si. È tutto Signore e Signori. That’s all folks….

 

✍️Francky

 

(Immagine di copertina fonte MotoGP.com)

 

 

F1 2021 – GRAN PREMIO D’AZERBAIGIAN

Il GP di Montecarlo, come da copione, ha offerto poco spettacolo in pista ma ha reso nuovamente incertissima la lotta per il titolo mondiale.

Complice il tragicomico ritiro di Leclerc, quello altrettanto fantozziano di Bottas e una gara davvero incolore del leader Hamilton, Verstappen si è portato a casa vittoria e primo posto nella classifica mondiale.

Quattro miseri punti dividono i due unici contendenti al titolo 2021 dopo che le prime quattro gare avevano dato la netta impressione che il pacchetto Hamilton/Mercedes fosse ben più attrezzato di quello Verstappen/Red Bull.

Adesso è il turno di Baku e del suo tracciato cittadino a metà strada tra la velocità di Monza e le stradine del Principato.

Ecco, diciamo subito che la palma del “maniavantismo” questa volta se la becca la Ferrari, che ha già dichiarato che correrà in difesa sul circuito azero.

immagine da quotidiano.net

Le simulazioni hanno dato poche speranze ai rossi di condurre una gara da protagonisti, principalmente per la presenza dei lunghi rettilinei che dovrebbero penalizzare non poco la SF21H.

Certo potrebbero esserci delle sorprese, in primis la gestione delle gomme di uno step più morbido rispetto al GP del 2019, ma in Ferrari sembrano pronti a vivere un weekend in cui dovranno cercare di mettersi alla spalle il triello Aston Martin/Alpine/Alpha Tauri piuttosto che combattere con McLaren.

Proprio la McLaren viene data come grande protagonista a Baku grazie alle velocità di punta elevate mostrate in questo inizio di stagione. Norris è gran forma e reduce dal podio monegasco, qualche dubbio in più su Ricciardo che non ha un gran feeling con la pista azera: due ritiri nelle ultime due edizioni e il famoso autoscontro con l’allora team-mate Verstappen.

Uno che di scontri a Baku se ne intende è Vettel che arriva ringalluzzito dall’ottimo weekend di Montecarlo che probabilmente (anche se lui non lo ammetterà mai) gli ha fatto capire di avere ancora qualcosa da dare al mondo della F1. Non è da meno il suo compagno Stroll che a Baku ha conquistato il suo primo podio in carriera e si è sempre fatto valere.

immagine da motorbox.com

Paradossalmente proprio la Aston Martin è l’incognita del weekend, una monoposto che nelle intenzioni doveva ricalcare le prestazioni della W11 Mercedes ma che si sta rivelando peggiore delle aspettative.

In Alpine e Alpha Tauri al momento il problema più grande sono i piloti. Se per Tsunoda, dopo gli exploit iniziali e le tante (troppe?) lodi c’è stata una netta involuzione anche caratteriale che lo ha messo nel mirino di Marko, sorprendente invece pensare ad un Alonso come l’attuale anello debole della Alpine.

Lo stesso Alonso ha più volte ammesso che al momento fa fatica a “copiare” le prestazioni di Ocon ed è in difficoltà soprattutto per un calendario che lo hanno visto correre su piste sulle quali non correva da un bel pò di tempo, guardando al GP di Francia come ad un nuovo inizio di campionato.

immagine da motorbox.com

Il GP di Monaco è stato sorprendente anche nel dualismo Schumacher/Mazepin, con il primo che ha inanellato una serie di errori che ci si sarebbe aspettati dal secondo. Baku sarà l’ennesima tappa di un campionato corso nelle ultime posizioni e valido esclusivamente come apprendistato, con l’imperativo di portare a casa un weekend con le macchine integre per entrambi.

Tra Williams e Alfa Romeo puntiamo decisamente più sulla prima che sulla seconda ma difficilmente porteranno a casa qualche punto alla fine della gara di domenica.

Dulcis in fundo, i due litiganti Mercedes e Red Bull. Come per gli ultimi appuntamenti continua il teatrino delle accuse reciproche, risposte piccate e provocazioni: ali flessibili, track limits, guerre psicologiche e tecnici “rubati”.

Non ci si fa mancare neanche il vecchio adagio del “ci aspettiamo un GP difficile” oppure “vedo i nostri avversari forti su questa pista”, niente di nuovo anche se molto noioso.

immagine da motorbox.com

Di sicuro entrambi i team dovranno elevare il loro livello di attenzione ed efficienza in gara dato che a Baku spesso e volentieri ci sono state gare “pazze” in cui cogliere l’attimo e fare le scelte giuste al momento giusto.

Probabilmente più che in altri circuiti saranno fondamentali Bottas e Perez, con il finlandese che è sempre andato molto forte in Azerbaigian.

Pirelli, come già accennato, porterà delle mescole di uno step più morbide rispetto all’ultima edizione datata 2019, questo dovrebbe far considerare ai team una strategia alternativa a quella dell’unica sosta.

Curiosità soprattutto nel capire se Hamilton ha resettato il cervello dopo lo sfacelo monegasco e se Verstappen è davvero entrato in modalità “prostiana”, ovvero quando non si può vincere, non strafare e accontentarsi di quello che viene.

*immagine in evidenza da alvolante.it

Rocco Alessandro

 

 

MOTOGP 2021- GP DI CATALUNYA BARCELLONA

Mugello-Montmelò. Una settimana di distanza e si continua a fare sul serio accendendo i motori sull’asfalto di un altro circuito “classico” della MotoGp. Lo si fa con la morte nel cuore e senza un ragazzino che in Toscana ha lasciato la propria vita inseguendo una passione.

Il mondo non si ferma, va avanti ed anche il Motomondiale segue la stessa regola. Ci si sarebbe potuti fermare almeno al Mugello?   E se fosse successo a qualcuno della classe maggiore come accadde con Simoncelli? Non entriamo nel merito: la polemica su un blog lascia il tempo che trova e mai cambierà lo stato delle cose. Bisogna andare avanti, ritrovare il sapore di questo dannato sport che ci ha regalato tante gioie ma anche parecchi dolori.

La stagione ha preso la piega franco-giapponese di Quartararo-Yamaha che con tre vittorie “lidera” la classifica generale: ben 24 punti di vantaggio su Miller che a sua volta precede le altre due Ducati guidate da Bagnaia e Zarco.

Sei gare sono sufficienti per poter intravedere una tendenza. Quattro vittorie Yamaha e due della rossa di Borgo Panigale potrebbero far pensare ad un netto vantaggio a favore della moto giapponese, ma non è così. La seconda Yamaha in classifica generale è quella di Vinales sesto a ben 41 punti dal suo compagno di box, mentre la classifica dei piloti Ducati (escludiamo Martin per ovvie ragioni) è molto più omogenea. A leggere i numeri viene subito all’occhio che Fabio ci stia mettendo molto del suo, vivendo un momento di grazia molto più duraturo di quei weekend spot che lo scorso anno ci fece vedere.

Quartararo è in forma strepitosa su una moto che funziona bene solo sotto le sue natiche, mentre la Ducati (udite udite) pare essere diventata la macchina più versatile in grado di andar forte in mano a tanti. Non sembra vero eh? Eppure si evince questo dalle gare portate a termine nel 2021.

I piloti rossi hanno qualcosa da recriminare, Pecco Bagnaia in primis. Manca la vittoria, manca quello step che lo possa portare a rendere al meglio portando anche a casa il risultato grosso in maniera continuativa. Ce la farà? Ce lo auguriamo tutti per il bene del ragazzo, della Ducati e del campionato.

Da “sommo” conoscitore della MotoGp non ho dato credito alcuno alla KTM per l’appuntamento del Mugello: e infatti….. Oliveira è andato (e anche bene) a podio dando l’impressione che le ultime modifiche fatte sulla moto austriaca possano permettere agli arancioni di tornare tra i primi in pianta stabile. La pista spagnola potrà essere sin da subito una cartina di tornasole e ci dirà se potremo annoverare gli austriaci tra i vincitori di tappa 2021.

Tra la Toscana e Barcellona Morbidelli dovrebbe essere andato a farsi un tuffo nell’acqua di Lourdes dopo questo sciagurato inizio stagione. E’ vero che se guidi uan moto “vecchia” e parti dal gruppo aumenti i rischi in fase di partenza, però capitano tutte a lui. Il fatto di non avere una moto ultima generazione quest’anno è molto più penalizzante considerati i distacchi minimi che in griglia troviamo. Perdere pochi decimi in una delle varie sessioni significa faticare troppo sia in qualifica che in partenza: ormai la stagione ha preso una piega irrecuperabile.

Honda.. no Marquez no party.

Devo ripetermi. Il discorso sulla RCV andrebbe approfondito, perché qui si tratta ormai di scelte strategiche sbagliate che affondano le radici negli anni passati. La vittoria manca dal 2019, e dobbiamo andare a ritroso sin al 2017 per ritrovare un pilota che non sia Marquez vincente su una moto dell’ala dorata. Parliamo addirittura di Pedrosa, e dobbiamo tornare a cinque anni fa ed alla vittoria estemporanea del 2016 di Jack Miller per trovarne uno non griffato HRC. Dove è finita quella moto che andava bene per tutti e per tutte le stagioni? Puntare su un solo uomo ha pagato fino a quando Marquez ha retto. Sono scelte, più o meno consapevoli ma pur sempre scelte.

****ERRATA CORRIGE**** Dalla regia mi suggeriscono che Cal vinse in Argentina 2018 su Honda. Il senso del discorso cambia poco perchè fu una gara ad eliminazione. Ma per la precisione va detto.

Suzuki in ripresa e Aprilia alla quale manca l’ultimo piccolo passo completano il quadro dei partecipanti. Sarà la volta buona per vincere la seconda gara della carriera per Mir che a Barcellona è di casa? Magari anche Rins deciderà di restare in piedi? Aleix Espargararo tirerà fuori dal polso destro la prestazione della vita a casa sua?

 

MOTO2

I due galletti del team Ajo ormai sono diventati padroni della specialità. Sam Lowes non si sta smentendo neanche quest’anno, alternando prestazioni monstre a scivolate assurde che pesano sulla classifica.

Gli italiani, surclassati a casa loro, dovranno vincere in trasferta. Hanno le moto per farlo sia Diggia che Bezzecchi.

 

MOTO3

Un compagno di giochi in meno… altro non serve dire.

 

Salvatore V.

(immagine di copertina tratta da funonalisitecnica)

LE F1 INVISIBILI – PAUL WARWICK

Esiste quella che chiamo la “F1 invisibile”, quell’insieme di personaggi che potevano essere campioni ma che hanno mancato l’appuntamento col Destino.

La storia è opaca. Noi vediamo chi ce l’ha fatta; ignoriamo chi ha fallito. Tutti i miei articoli alla fine parlano di questo: gli articoli sulla F2 mostrano la Storia che si dispiega in tempo reale; questi altri ambiscono invece a dar corpo, sia pure per un attimo, alla F1 invisibile.

Qualunque serio appassionato di storia della F1 conosce Derek Warwick: fu una grossa promessa del motorsport britannico, era veloce tuttavia non rese quanto era lecito aspettarsi. Ma è una figura comunque realizzata, che aveva trovato la sua dimensione e il suo spazio. Stavolta voglio invece parlare del fratello Paul, classe 1969, 14 anni più giovane.

[COURTESY OF THRUXTON.F9.CO.UK]

Mentre Derek esordiva nella massima Formula, nel 1981 Paul iniziava la sua carriera nel mondo del karting. Warwick jr filava forte davvero: diventò campione nazionale Superstox nel 1984 a Ipswich (dopo aver falsificato i documenti per risultare più vecchio e aggirare i limiti di età), East Anglian e British Champion nel 1985 a Wisbech. Nel1986 passò alle monoposto: alla sua prima stagione in Formula Ford 1600 Paul riuscì a vincere otto delle dodici gare della Dunlop-Autosport Star of Tomorrow e, già che c’era, conquistò pure la Townsend Thoresen Junior. Lo stesso ruolino di marcia di un paulista mooolto discusso…

[COURTESY OF THRUXTON.F9.CO.UK]

Nel 1987 Paul approdò in Formula Ford 2000. Il campionato era in declino, senza un grande supporto finanziario e tecnologico; l’annata fu complicata da carenze tecniche e da un ambiente instabile, ma comunque mostrò velocità e solidità. I risultati conseguiti infatti gli permisero di proseguire e di approdare nella F3 britannica con il team che l’anno prima aveva vinto con Johnny Herbert. Entrò nel campionato da gran favorito, tuttavia non andò come sperava, sia per motivazioni tecniche (una cattiva integrazione tra telaio e motore – dico solo che in una gara si ritrovò con il volante in mano) che per una salute traballante, e non andò oltre l’ottava posizione.

[COURTESY OF PINTEREST.COM]

Il 1989 fu simile, malgrado, per l’ennesima volta, un cambio di scuderia avesse fatto ben sperare. Ancora una volta si era trovato nel posto giusto al momento sbagliato: il telaio era peggiore di quello dell’anno prima e il motore era un rantolo. Neanche i compagni di squadra Vincenzo Sospiri e Damon Hill (!) riuscirono a estrarre qualcosa di buono da quella macchina. Gli sponsor si mettevano in mezzo e facevano pressione, i risultati non arrivavano, nel team non si respirava una bella atmosfera. Con tre punti chiuse lontanissimo dai primi, comunque davanti agli illustri teammate, a dimostrazione del suo talento.

[COURTESY OF AUTOMOTORFARGIO.WORDPRESS.COM]

Che fare? Le opzioni a questo punto sono tre: spostarsi in F3000 (la F2 dell’epoca), arretrare nella Formula Vauxhall Lotus o continuare a erodere la sua reputazione in F3. Andare in una categoria superiore sarebbe stato incerto e costoso, retrocedere avrebbe sancito in pratica la sua fine agonistica, pertanto Paul decise di restare in F3. Stavolta, spostatosi in un team dall’ambiente più favorevole, le prestazioni furono incoraggianti, ma ancora una volta fu sopravanzato da piloti meno esperti ma con macchine più supportate.

[COURTESY OF PINTEREST.COM]

Dopo aver meditato di lasciare le corse, riuscì a trovare un sedile in F3000. Era solo una sostituzione per quattro gare e la macchina era una tremenda Leyton House (non che il team non fosse abile, tutt’altro, solo che stavano concentrando le loro risorse in F1), ma fu sufficiente. Senza la pressione opprimente della F3 si mostrò finalmente competitivo e portò a casa i migliori risultati stagionali per il team.

[COURTESY OF FLICKR.COM]

Aveva retto molto bene l’incremento delle potenze; Nigel Mansell, che in quel periodo gestiva anche una scuderia, rimase colpito e gli offrì un volante per correre nella F3000 britannica, uno dei campionati al vertice delle serie minori. Paul accettò e a questo giro concretizzò l’occasione. Prima gara, pole e vittoria come non accadeva da tre anni. Seconda, idem. Il suo dominio fu strepitoso: nelle prime quattro gare ottenne sempre la pole, la vittoria e il giro più veloce. La F1 e la F3000 Giapponese (campionato prestigioso, all’epoca – fece anche un test) si stavano interessando a lui.

I was gutted and remember thinking ‘for f***’s sake, what do I need to do to beat this guy?” pensò il suo rivale Phil Andrews dopo che, a Oulton Park, per la quinta volta Paul ottenne la pole. In gara si ripetè lo stesso copione: Warwick jr mantenne la testa al via e staccò il gruppo senza fatica. Fino a sette giri dalla fine.

La Knickerbrook è una rapidissima curva a destra che prende il nome dal fatto che, durante la costruzione del circuito, in quel punto venne rinvenuta della biancheria intima femminile (cercate “knicker” sul dizionario). All’epoca lì si toccavano i 260. Oggi è preceduta da una chicane lenta.

A sette giri dalla fine Warwick impostava per l’ennesima volta la Knickerbrook; era in totale controllo della gara, ma il mezzo fli riservò una sorpresa. Un braccetto della sospensione anteriore cedette, e Paul si trovò senza sterzo né freni proprio in prossimità della curva. “There was a puff of smoke from his car and he went straight in to the barrier (…) It just came straight back out from the barrier, but it also went up in the air after the impact and then it just erupted in to flames” raccontò Richard Dean, il più vicino degli inseguitori.

Dean fermò la macchina nei pressi dell’impatto; gli altri piloti pensarono semplicemente che avesse forato sui detriti e tirarono dritti. “I could see the rear of the car but the smoke was so thick it was difficult to see anything beyond that. I tried to feel for the cockpit of the car with my hands but there was just nothing there. I could see the wheel was attached to the rear bulkhead and the front axle was intact but the cockpit opening was just shattered“.

Dean aiutò i commissari a estrarre Paul. L’eroismo fu inutile e non ebbe mai un riconoscimento ufficiale: Paul Warwick fu trasportato in ospedale ma morì subito dopo l’arrivo. La gara fu stoppata e, secondo il regolamento, la classifica da tenere in considerazione era quella del giro prima. Paul Warwick risultò pertanto vincitore per la quinta volta consecutiva; abbastanza per vincere il campionato. Un campione postumo, proprio come era accaduto in Formula 1 a Jochen Rindt, ventuno anni prima.

Dal principio all’epilogo, si era sempre trovato nel posto giusto al momento sbagliato.

[COURTESY OF THEFASTLANE.CO.UK]

La sua carriera fu dimenticata in fretta. Lasciò un segno solo sulla Knickerbrook, che venne rallentata da una chicane, come di solito accade.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

[Immagine di copertina tratta da au.Motorsport.com]

POTERE VERDE – ESTORIL SBK POST GP

Hanno ridotto i giri motore, dal prossimo GP monteranno due collettori al posto dei quattro previsti. Poi toglieranno un paio di candele ed infine legheranno il braccio sinistro di Rea dietro la schiena (come facevano ai Mancini una ventina di anni fa).

Ecco questo è lo scenario prossimo del Mondiale Superbike, perché nessuno è in grado di battere questa Ninja e soprattutto questo Jonathan Rea. Il nordirlandese è di gran lunga una spanna sopra tutti e lo dimostra anche in questo weekend.

 

Nulla ha potuto Scott Redding che ci ha messo tanta grinta, ci ha creduto, ha lottato ma alla fine ha sbattuto il muso contro le dura realtà: Jonnhy Rea non si batte. O meglio…quando lo batti lui arriva 2° o 3°, senza sbagliare molto.

 

In Portogallo sembrava essere partita col piede giusto con la vittoria di Redding in Gara 1 davanti a Razgatioglu e Rea, ma nella Superpole Race e nella Gara 2 il Campione del Mondo rimette tutti in riga vincendo entrambe le corse.

In Gara1 Redding si prende il primo “back to back” in carriera bissando la vittoria in Gara2 di Aragon vincendo una gara di sostanza e forza, facendo presagire un weekend diverso dal solito. Rea che montava la SC0 non riesce a fare meglio del 3° posto. Ai piedi del podio chiudono Gerloff e Rinaldi. Caduto purtroppo Alex Lowes che non riesce a confermare quanto di buono fatto ad Aragon.

Nella Superpole Race il Campione del Mondo è uno dei pochi (unico nel gruppo di testa) a montare la SC0 e vince in scioltezza davanti a Razgatioglu (un altro podio) e Redding, ancora quarto Gerloff.

In Gara 2 va in scena un’autentica battaglia tra Rea e Redding. Il colpo di scena arriva alla curva 6 quando Gerloff prende in pieno Rinaldi sbagliando la staccata (Rea ad Aragon era stato più fortunato). Rea sfrutta al meglio la sua SC0 mentre Redding scivola alla curva 4 cercando di stargli dietro. Errore pesantissimo per Scott, gli costa il secondo posto nel Mondiale a scapito di Toprak. Ottimo Chaz Davies che chiude al secondo posto la gara.

Classifica Mondiale

IMHO👇

La sensazione è che per battere il duo Rea/Kawasaki ci vorrà ben più di una restrizione di giri motore ed altre invenzioni variopinte. Serve un progetto che vada aldilà della sola moto

Ducati ha puntato tutto sul nuovo progetto del motore V4, abbandonando il bicilindrico, portando nel Mondiale SBK una vera e propria MOTOGP (Zanetti, Rabat, Pirro e Bautista sono stati chiari). 

A prova di quanto affermo ci sono gli ingaggi, da parte di Ducati di bene 3 Piloti che hanno guidato la MotoGP Ducati. Nell’ordine Bautista, Redding e Rabat. 

Non sarebbe meglio prendere Rea⁉️😄

 

👋✍️ Francky