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BASTIAN CONTRARIO: IL GAMBERO

Domenica scorsa si è consumato il GP d’Inghilterra d’innanzi “al pubblico più competente del mondo”, mantra che devo ascoltare ogni anno che si corre in quel di Silverstone e perdonate questa mia digressione, solo che trovo quantomeno stucchevole e alquanto irrispettosa un’argomentazione del genere, sia nei riguardi del pubblico del resto d’Europa che di noi italiani. Queste parole, dette poi da un nostro connazionale, fanno ancora più male, perché evidentemente deve valere sempre il detto “l’erba del vicino è sempre più verde”, quanto poi non è affatto così, visto e considerato che la nostra Nazione è la culla del motor sport (le auto, oltre che le moto, più iconiche ce le abbiamo noi) e, quando si svolge un GP a Monza o ad Imola, non mi sembra che il pubblico nostrano si comporti diversamente da quello inglese… pubblico rosso, con le sue coreografie, che se lo sognano! Il GP di “sua maestà il Re”, ci ha mostrato anche cosa significhi essere un gambero ed in questo, sono stati protagonisti Aston Martin, Perez e naturalmente la nostra Beneamata Scuderia Ferrari.

Di Aston Martin, ad essere sinceri, rimango profondamente deluso, perché sebbene non mi fossi illuso che potessero contrastare il super potere (ormai non posso che definirlo così, visto che Verstappen pare destinato a vincerle tutte) dei lattinari di Milton Keynes, è anche vero che, come sono partiti, promettevano scintille in lungo e largo. Come già detto su queste righe, ero sicuro che AMG sarebbe ritornata (sebbene la casa con le stelle a tre punte sia un po’ altalenante) e si sarebbero giocati il secondo posto nei costruttori, proprio con la squadra a cui forniscono i propulsori, vero è che mai immaginavo che quelli di Aston, si sarebbero persi così presto proprio come stiamo assistendo da qualche GP a questa parte. Il guizzo di inizio mondiale non c’è più e, naturalmente, il leone asturiano, se era una costante sul podio, ora deve lottare (nuovamente) in posizioni di rincalzo. Paradossalmente, domenica scorsa, Alonso ha disputato una delle sue gare migliori, considerando mezzo, condizioni della pista e, soprattutto, concorrenza. Di fatto le premesse erano ben altre ad inizio mondiale, tant’è che gli stessi spagnoli avevano creato ad arte la pantomima “del 33”, riferita al fatto che le vittorie dell’asturiano, ormai da tempo, sono ferme a trentadue vittorie e sembrava fosse arrivato il momento giusto per raggiungere appunto questo agognato trentatreesimo traguardo. Passo del gambero dunque per Aston, la quale, considerando come si sta sviluppando il mondiale, allo stato attuale sarà difficile che riesca a lottare apertamente per il secondo posto.  Oltretutto domenica scorsa abbiamo assistito, con stupore e piacere, all’incredibile prestazione della McLaren, la quale era dichiaratamente seconda forza in pista. Certo serviranno conferme, perché “una rondine non fa primavera” e perché la MCL60, quando ci sono condizioni come quelle di domenica scorsa, va forte.

Chi al momento dovrebbe dare conferme, ed anzi necessiterebbe di un vero e proprio intervento divino, è il buon Perez il quale altro che passo del gambero! Cosa accade al messicano della Red Bull che ormai da più di un mese, nonostante il missile che si ritrova sotto al sedere, non riesce ad accedere più alla Q3 e quindi a lottare per la pole? A pensar male si sbaglia anche se a volte uno ci azzecca, come si suol dire. Partiamo dal principio. A campionato iniziato, l’unico che poteva realmente impensierire (marginalmente) Verstappen era proprio il suo compagno di scuderia, il quale tra l’altro, è anche stato l’unico a vincere un GP quest’anno, a parte l’olandese (imbarazzante lo stra dominio Red Bull, la quale si trova in un campionato le cui regole sono state concepite per far avvicinare il più possibile le squadre tra di loro ed invece, grazie proprio all’utilizzo dello strumento di controllo economico, definito budgetcap, non solo la forbice prestazionale tra la prima squadra e le altre si allargata a dismisura, addirittura è stata creata di fatto la squadra più dominante di sempre… assolutamente ridicolo!). Fatto sta che, nel momento in cui la presenza del messicano iniziava ad essere quanto meno fastidiosa, abbiamo assistito a questa involuzione, a questo passo del gambero da parte di Perez, il quale si ritrova nella condizione di dover inseguire con difficoltà sempre crescente, visto che, appunto, non riesce a qualificarsi nemmeno più tra i primi dieci. Possibile che d’improvviso questo pilota abbia dimenticato come si va veloci il sabato? Davvero dobbiamo credere che abbia disimparato a pilotare una F1? Questo gambero da parte di Perez, ha dato “il là”, per poter salvare l’onore di Verstappen nei riguardi dei tanti detrattori, che dicono che l’olandese vince solo perché ha la RB19. Trovo assurdo credere che Perez non sappia più guidare, tanto quanto difendere Max ed il suo onore: Verstappen vince e domina di certo perché ha la RB19 e, di certo, perché è talento sopraffino ed il suo stile di guida si sposa benissimo con questa monoposto. Da qui il mio sospetto, che a questo punto mi sembra più il “segreto di Pulcinella”, la verità taciuta del fatto che la Red Bull, sia andata incontro alle esigenze di guida del campione olandese e, inevitabilmente, il compagno messicano si è messo a fare il gambero appunto. A mio giudizio Perez per i “Verstappen’s” non è più persona gradita da quel famoso sgarbo consumato a Montecarlo l’anno scorso e l’inizio arrembante di questo mondiale, evidentemente, ne ha decretato l’affondamento. Certo qualcuno mi potrebbe definire complottista e fornirmi come spiegazione che semplicemente Max è un cannibale e ha schiacciato il compagno… certo me lo potrebbe dire. Eppure parliamo sempre dello stesso pilota messicano che nel 2021 teneva dietro un certo Hamilton, permettendo al compagno di guadagnare tempo, punti e vittoria per il mondiale. Siamo seri, che Verstappen sia indiscutibilmente forte è un fatto, come non credo affatto che il gambero Perez sia divenuto improvvisamente una pippa, perché intimorito dal compagno.

Il gambero, quello rosso per eccellenza, me lo sono tenuto alla fine. Cosa si può dire di questa Ferrari che fa un passo avanti e tre indietro? L’Austria, con il secondo posto di LeClerc, deve aver fatto illudere non pochi tifosi eppure, proprio su questa rubrica, è stato detto che servivano conferme e che Silverstone sarebbe stato un banco di prova probante e veritiero. La verità, si sa, è dura e spietata e se l’anno scorso si litigava (perché la prerogativa dei ferraristi è quella di scannarsi a prescindere!) per una vittoria, quest’anno si litiga (suppongo ormai siamo solo all’inizio dopo quanto fatto sette giorni fa proprio in Austria) per un nono e decimo posto. La fotografia dell’attuale Ferrari è quell’immagine pietosa in cui si cerca di superare una Williams (!) invano. Sempre ricordando l’anno scorso, quando si cannavano le strategie, la colpa era del solito noto (il quale è stato avvistato nel paddock e naturalmente ha portato sfiga ai suoi ex… pure questo ho dovuto leggere), ora è della squadra. Persino i tifosi rossi hanno fatto il passo del gambero peggiorando ulteriormente in dignità ed ipocrisia… non ci facciamo mancare nulla. Il dado, in Austria, è stato tratto e la soap opera, tra Charles & Carlos, è continuata in pista tra di loro e sui social tra tifosi, in quanto lo spagnolo “è ossessionato” dal monegasco… sigh. La squadra, per mano di Vasseur, vuole giustamente puntare su LeClerc, solo che veramente è questo il momento su chi puntare? Un nono ed un decimo posto, ottenuto oltretutto con l’ennesima strategia suicida e dopo parole di incoraggiamento del tipo, “la strada è quella giusta!” dette dopo il GP austriaco. Tra quindici giorni si va su una pista “amica” come quella ungherese: assisteremo ad un altro passo indietro?

A questo punto poco importa, perché il gambero rosso, da anni ormai, appena fa un passo avanti, immediatamente dopo ne fa tre dietro

 

Vito Quaranta

F1 2023 – GP INGHILTERRA – SILVERSTONE

Questo weekend la Categoria Regina torna in uno dei suoi templi più amati da appassionati vecchi e nuovi. Uno di quei tracciati che, proprio come l’appena visitato A1-Ring (ma pure Hockenheim e la nostra Monza) è rimasto semplicemente fantastico nonostante tutte le modifiche al layout. La prima arrivò in seguito ad uno dei più impressionanti incidenti della Storia della Formula Uno avvenuto nel 1973 e portò alla creazione della nota chicane prima del rettilineo del via. L’incidente in questione, provocato da Scheckter (che allora correva con gli occhi iniettati di sangue e la bava alla bocca, poi si rese conto che così l’unica cosa che avrebbe vinto era una visita all’obitorio al che si diede una regolata), costò la carriera al nostro Andrea De Adamich

Noi Rossi amiamo rammentare l’edizione 1977 per l’esordio nella massima Formula di Gilles Villeneuve in un weekend nel quale, con la terza Mclaren, si mise la seconda ufficiale alle spalle in prova ed in gara sarebbe tranquillamente arrivato a podio se non avesse perso due giri ai box per una spia malfunzionante che segnalava un inesistente problema al motore

L’edizione 1979 fu storica in quanto teatro della prima vittoria in F1 della Williams ad opera del compianto Clay il quale avrebbe compiuto 40 anni a settembre ma il cui piede destro non accennava minimamente ad alleggerirsi (anzi). Fece sensazione il fatto che sul podio dovette brindare “analcolico” per il volere dello sponsor (munifico) Saudi Airlines senza il quale, è bene dirlo, Williams sarebbe rimasta una midfielder senza futuro

L’edizione 1981 passò alla storia per la carambola innescata da Gilles nelle fasi iniziali della gara. L’Aviatore inserì erroneamente il correttore di assetto mentre stava affrontando la chicane prima del rettilineo del via perdendo il controllo della già instabile 126CK innescando così un vero e proprio demolition derby. Curiosamente passò miracolosamente intatta la Mclaren Mp4/1 di Wattie che poi andò a vincere la gara a 5 anni dal suo primo e fino ad allora unico successo in un GP ma, soprattutto, segnando la prima vittoria di una F1 col telaio in fibra di carbonio

L’edizione 1990 era e resta cara a noi Rossi per il ritorno alla vittoria in terra d’Albione che mancava da decenni interi (fatto salvo il trionfo di Gilles alla ROC di Brands Hatch nel 1979) ad opera di Prost che così si issò in testa al Mondiale. Il Leone, che stava dominando la gara, dovette ritirarsi per un problema al motore e sull’onda emotiva del momento annunciò il suo ritiro dalla F1 a fine anno. Come sappiamo le cose sarebbero andate molto diversamente

L’edizione 1994 passò alla storia per il primo tentativo di deregulation al regolamento sportivo con il Kaiser che venne fatto restare in pista nonostante la bandiera nera esposta (per aver “superato” Hill nel giro di formazione, regola questa che sparì (presumibilmente per vergogna) da lì a poco) terminando secondo. La bravata costò alla Benetton due GP di squalifica (Monza ed Estoril) che  assieme alla squalifica di Spa per via del pattino troppo consumato (su un cordolo durante un testacoda in gara….) lasciò il Mondiale fin troppo aperto rispetto alla piega che aveva preso

Il semiasse rotto nell’edizione 1997 costò al Kaiser gara (stava dominando nel nulla) ed a conti fatti il titolo. Ovviamente Hakkinen, che stava andando a vincerla al posto suo, ruppe il motore così Jacques ebbe l’ennesima botta di fortuna di quell’anno. Si parla sempre di Jerez ma nel 1997 il  Mondiale si decise in UK

Le edizioni 1998 e 1999 son state talmente inflazionate di articoli e commenti che trovo eufemisticamente ridondante aggiungerne altri. Passo quindi direttamente all’edizione 2008 con Massa che ci delizia coi suoi 5 testacoda in gara che vanno ad aggiungersi alle prelibatezze al volante di Melbourne e Sepang. Tre zeri in classifica che decisero il Mondiale molto più del bocchettone di Singapore ed il famigerato ultimo giro/curva di Glock ad Interlagos

Passiamo dritti a 10 anni più tardi quando il layout attuale è già in uso da un pò e Sebestemmio nostro, gagliardo e tosto, prima vince una delle migliori gare della sua carriera (usando il DRS in curva quando nessun altro ci riusciva) salvo poi uscirsene con un Team Radio degno della Magnum di Champagne stappata da Galliani negli spogliatoi di Istanbul alla fine del primo tempo della Finale di Champions’ League del 2005 tra Milan e Liverpool. La sua carriera in Ferrari di fatto finì la gara dopo ad Hockenheim. Brrrrrrrr

Si passa con garbo e leggiadrìa all’edizione 2021 quando l’Inclusivissimo ed Inginocchiatissimo prova a mandare Max a guardare le margherite dal lato del gambo (notare come gli sportivissimi Britons accolgono la cosa, ma di sicuro siamo peggio noi italiani vero?)

La scorsa edizione vede la prima, e finora unica vittoria di Sainz in Ferrari (ed in F1) grazie alla nota chiamata dal box per il pit che taglia fuori Lole dalla vittoria. L’episodio o, pure meglio, quello che ne seguirà sarà l’inizio della fine per Binotto in Ferrari (galeotto fu il ditino mostrato al Montecarlino) ma pure per la Ferrari stessa che da quella gara ad oggi non ha più vinto. E difficilmente ci riuscirà quest’anno se Verstappen non incontrerà imprevisti, senza poi contare che il pessimo momento di forma di Perez pare stia passando e che quindi le RB davanti dovrebbero tornare ad essere due.

Buon GP a tutti

F2 AUSTRIA 2023 – TRIONFO AMARO PER L’OLANDA

Benritrovati! Scusate se non mi sono fatto sentire dopo la Spagna, ma in quella settimana non ho avuto letteralmente il tempo per mangiare, figurarsi per scrivere un articolo. Sappiate comunque che in terra iberica Olivier Bearman (Prema) si è preso pole e vittoria  mentre Frederik Vesti  (Prema) la gara sprint. Theo Pourchaire (ART) e Ayumu Iwasa (DAMS) hanno incontrato più difficoltà ad affermarsi nelle prime posizioni, per quanto alla fine il terzetto di testa è rimasto stabile. La vittoria ha invece permesso a Bearman di rilanciarsi in classifica dopo un weekend monegasco alquanto opaco.

Il weekend austriaco ha mostrato delle dinamiche in pista alquanto diverse per un esito simile, ovvero la conferma dei distacchi in classifica – giusto un leggero aggiustamento in favore di Vesti. Ma procediamo con ordine.

Qualifiche

Le qualifiche sono innaffiate da una pioggia di cancellazioni di tempi per track limits. Victor Martins (ART) si afferma al top per tutta la sessione e alla fine incassa la seconda pole stagionale con poco più di un decimo di vantaggio su Vesti, che a sua volta precede di un nonnulla (tre centesimi) Pourchaire, il suo primo rivale in classifica. Enzo Fittipaldi (Carlin) era rimasto nel gruppo di testa fino ai minuti finali ma un rientro in pista garibaldino di Jehan Daruvala (MP) gli ha impedito di completare l’ultimo run e conclude sesto. Da segnalare l’eccellente qualifica di Kush Maini (Campos), ben quarto.

Le qualifiche sono state disastrose invece per gli altri due pretendenti al titolo, Iwasa e Bearman. Entrambi i piloti hanno visto i propri giri migliori essere cancellati a causa di infrazioni dei track limits, e alla fine si ritrovano solo 16 e 19, lontanissimi anche dalla fascia di inversione della griglia.

Sprint Race

Prima della gara viene osservato un minuto di silenzio per commemorare Dilano Van’t Hoff, morto in un incidente di Formula Regional qualche ora prima.

L’imprevedibilità tipica della serie assume i contorni di un meteo incerto. Vesti, nono alla partenza per effetto della reverse grid, non rischia e monta gomma rain. La stessa scelta è compiuta da metà schieramento, tra cui tutti gli altri contendenti al titolo – Pourchaire, Bearman, Iwasa. Jak Crawford (Hitech) e Daruvala, in prima fila a causa dell’inversione della griglia, montano invece gomme slick.

All’avvio i piloti su wet guadagnano molte posizioni e girano di vari secondi più veloci dei partiti su slick, ma la scelta viene vanificata dalle dinamiche di gara. Crawford sbaglia in curva 4 e scende in sesta posizione.

 

Due Safety Car, uscite nei primi giri per gli incidenti di Daruvala e Richard Verschoor (VAR), annullano il vantaggio delle coperture da bagnato mentre l’asciugatura della pista li costringe al pit. Solo Maloney resta con le gomme da bagnato – sarà scavalcato da tutti e concluderà ultimo per questa scelta.

Alla ripartenza Craword si riprende la leadership e la manterrà da qui alla fine della gara. Alle sue spalle Juan Manuel Correa (VAR) non riesce a mantenere la posizione sul podio a lungo e viene scavalcato prima da Martins e poi da Clement Novalak (Trident) e Isaak Hadjar (Hitech), tra i maggiori beneficiari della confusione iniziale – partivano 20 e 21 (!!).

Crawford domina la gara fino alla bandiera a scacchi e ottiene la prima vittoria stagionale, nonché il quarto podio del suo campionato. La cavalcata di Crawford è stata infastidita solo da una VSC uscita al giro 19 per permettere il recupero della vettura di Fittipaldi, andato in testacoda dopo essere stato spinto sull’erba da Maini.

 

 

Martins conquista la seconda posizione, l’unico dei top driver a conquistare molti punti nella sprint race. L’eccellente gara di Novalak viene distrutta da una squalifica per un’irregolarità nella pressione delle gomme posteriori.

L’unico pilota di quelli partiti su wet ad aver mostrato una rimonta convincente è stato Bearman, malgrado si fosse ritrovato ultimo al termine delle soste. Ha sorpassato metà gruppo in due terzi di gara, mentre nel finale ha sofferto fino a incassare il sorpasso di Denis Hauger (MP), che si è preso l’ultima posizione valevole per i punti. Dopo la squalifica di Novalak, l’inglese della Prema è stato ricompensato con un punto.

Feature Race

La possibilità per Martins di mettere a segno il secondo podio del weekend viene messa in discussione dai primi chilometri. L’avvio è pessimo e permette a Vesti e Pourchaire di scavalcarlo prima ancora di arrivare alla staccata di curva 1. Dopodiché perde altre due posizioni nel corso del secondo giro: prima Doohan supera Kaini, e poi tutti e due infilano il francese nel rettilineo che conduce a curva 4. Dopo cinque chilometri Martins è passato dalla prima alla quinta posizione.

 

 

In testa le posizioni sono stabili mentre nelle retrovie si assiste a del movimento. Bearman viene spinto fuori pista nel corso di tutto il primo giro, che concluderà solo in ventunesima posizione, mentre al contrario Fittipaldi si insedia in settima posizione, un’ottimo piazzamento per il leader dei piloti partiti su gomme soft (che sono le prime in questo weekend). Cordeel va subito in crisi di gomme; viene scavalcato da Verschoor (gomme soft anche per lui) mentre vende cara la pelle a Hauger, che spedisce sull’erba causandogli il sorpasso di Iwasa (soft) e Leclerc (idem).

 

Dopo pochi giri il degrado delle supersoft appare già importante. Fittipali al settimo giro stacca lo stesso tempo di Vesti, mentre Pourchaire si stacca da Vesti e viene incalzato da Doohan. Per questa ragione al giro 9 iniziano i pistopt dei capoclassifica. Pourchaire tenta l’undercut, ma Vesti può rientrare due giri dopo e conservare comunque la leadership.

Entro il tredicesimo giro si conclude la prima tornata di pitstop e si ritrovano in testa i piloti su strategia alternativa, ovvero quelli partiti su gomme soft. Fittipaldi guida con un buon margine su Verschoor, Iwasa e Leclerc. Bearman non è riuscito a recuperare dal cattivo avvio ed è solo settimo, quasi ultimo anche nella classifica dei piloti partiti su gomme dure.

Dal momento che la fine della gara è ancora lontana, i piloti che hanno già pittato pensano a preservare le gomme e il loro recupero è meno  esplosivo del solito, per quanto costante. Pourchaire dopo una decina di giri inizia a mostrare un calo anche con gomme soft e al giro 25 viene superato da Doohan con una divebomb poco elegante ma funzionale. Martins si allontana,

Al giro 28 la gara ha una svolta. Leclerc jr e Bearman vanno ai box, ma la crew del monegasco fissa male la posteriore dx e si deve fermare dopo qualche curva. Esce prima la VSC e poi la SC, quello che tutti i piloti partiti su prime stavano aspettando.

Fittipaldi è nella posizione ideale per approfittare della strategia alternativa mala SC esce quando ha superato la linea dei box e quindi deve aspettare un giro. Il gruppo nel frattempo è stato compattato e di conseguenza riemerge solo in nona posizione ma, cosa più importante, dietro a Verschoor e Iwasa e sulla stessa strategia.

La ripartenza avviene al giro 32 su 40 e c’è un casino di sorpassi, la classifica muta di curva in curva. I piloti su morbide sono in rapido recupero e diventa presto chiaro che l’unica speranza di Vesti di portarsi a casa la vittoria è legato al consumo che le option evidenzieranno. Ma una VSC uscita tra i giri 34 e 36 permette a costoro di far rifiatare le gomme e di conseguenza la speranza sfuma.

I giri finali sono emozionanti. I primi 4 sono racchiusi in poco più di un secondo, con la coppia di testa Vesti – Doohan che tenta una difesa disperata dai rimontanti Verschoor e Iwasa. Invano: nella decina di km a disposizione Verschoor e Iwasa riescono a scavalcare i due su gomme vecchie, e nell’ultima staccata a disposizione il giapponese prova anche ad attaccare l’olandese della VAR.

L’assalto viene respinto e alla fine dei 40 giri regolamentari Verschoor va a vincere la Feature Race, la prima per sé e la prima vittoria in assoluto per la VAR, e dedica la vittoria al suo amico e connazionale Dilano Van’t Hoff. Peraltro proprio qui aveva vinto l’ultima volta l’anno scorso, ma il trofeo gli fu sottratto dopo che i commissari trovarono troppo poca benzina nel serbatoio per effettuare i controlli.

 

Iwasa con il secondo posto raddrizza un weekend che le qualifiche sembravano aver compromesso. La SC gli ha fornito un aiuto indispensabile per finire sul podio, ma la sua rimonta sarebbe stata notevole anche in assenza di essa.La DAMS si conferma deficitaria in qualifica ma in grado di rimontare in gara.

 

Vesti ha massimizzato le parti del weekend che poteva controllare. Nel finale non poteva niente contro Verschoor e Iwasa e ha limitato i danni. Alla conclusione del weekend austriaco ha raddoppiato il vantaggio su Pourchaire, ora di venti punti, e ha confermato di essere uno dei piloti più veloci del campionato. Può ritenersi soddisfatto.

Doohan quest’anno invece proprio non riesce a salire sul podio. Quantomeno ha mostrato una performance al livello di quelle dell’anno scorso.

Bearman invece è stato leggermente sfortunato con il timing della SC, visto che ha pittato in regime di bandiera verde il giro prima dell’ingresso della vettura di sicurezza. Ha potuto quindi beneficiare del vantaggio prestazionale delle gomme supersoft, ma a differenza di Verschoor e Iwasa alla ripartenza si è trovato nella pancia del gruppo e preceduto da diversi piloti su supersoft. Alla fine il quinto posto comunque è soddisfacente, ma resta l’incognita su come sarebbe stato il suo weekend con una qualifica meno da schiaffi.

 

Chiudo la rassegna della gara con Pourchaire. Non ne parlerei male, ma non riesco a decifrarlo. Ottimo in qualifica, per quanto battuto dal teammate, in gara è pimpante a inizio stint ma poi mostra un calo maggiore di tutti i suoi avversari – comunque meglio di Martins. Nel finale si ritrova in una situazione complicata e non può far altro che subire i piloti su supersoft. Finisce solo settimo ma, svolgendo i conti, ha perso gli stessi punti che avrebbe perso da Vesti anche senza la SC, quindi posso supporre che non sia andata malissimo. Però è da un po’ di gare che non riesce a essere incisivo al di fuori delle qualifiche.

Due parole su Hauger. Qualifiche brutte, anche per lui segnate dai track limits; in Sprint Race alla fine se la cava con un paio di punticini, mentre nella Feature Race subisce la manovraccia di Cordeel e una strategia sbagliata e resta fuori dai punti. A meno di un miracolo è fuori dalla lotta per il campionato.

Considerazioni finali

 

Al termine della trasferta austriaca parlerei di “equilibrio gattopardesco”. Malgrado un weekend all’insegna della non linearità, i distacchi dei primi sono rimasti stabili. Giovedì sera Vesti guidava la classifica con 11 punti di vantaggio su Pourchaire, 18 su Iwasa e 40 su Bearman. Domenica sera ha concluso con 20 punti di vantaggio su Pourchaire, 24 su Iwasa e 45 su Bearman. I distacchi sono rimasti pressoché inalterati, leggermente ritoccati a favore del capoclassifica.

Ci rivediamo dopo Silverstone, ottavo appuntamento su tredici del campionato di F2.

Tutte le immagini sono tratte dagli account social della Formula 2 o dal loro sito ufficiale, fiaformula2.com

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

 

BASTIAN CONTRARIO: PER UN PUGNO D’AVANZI

Questo mio pensiero, prima di essere sciorinato, necessita di una doverosa premessa riguardante quanto abbiamo visto nel GP austriaco, tra venerdì e domenica. La Federazione si ostina a farci ingoiare in gola, a forza e a furia di slogan, il format della sprint race, la quale, neanche a farlo apposta, ha subito un’ulteriore modifica regolamentare a riguardo delle gomme da utilizzare, in quanto l’organizzatore si è reso conto che così come aveva concepito l’ultima sprint (sigh!), non andava bene e quindi ha operato nuovi cambiamenti. Cambiamenti che non hanno portato a nulla di nuovo e non tanto perché, qualunque sia lo scenario, a vincere è sempre Max (il quale a questo punto, arriverebbe sul gradino più alto del podio anche bendato e con mani e piedi legati), quanto perché il format così com’è concepito non aggiunge nulla di nuovo, anzi semmai, toglie, visto e considerato che la sprint, come dico da quando l’hanno messa dalla prima volta, non è altro che uno spoiler di quello che succede il giorno dopo. Solamente la provvidenziale pioggia del sabato ha ravvivato il gioco e rimescolato le carte, lasciando quell’incertezza del finale… tranne per Verstappen si capisce. Non paga, la stessa Federazione si è ostinata a martellare i piloti, e noi da casa, sugli zebedei con la regola dei track limit: la F1 è la massima espressione dello sport che deve osare dentro e soprattutto fuori la pista, è lo sport in cui superare i limiti della stessa pista, del mezzo e delle proprie capacità è un must! Ormai il nostro amato sport, con queste regole da codice stradale, sta diventando qualcosa in cui non mi riconosco più e la classifica, aggiornata fino al giorno dopo il GP, a causa del fatto che i commissari hanno dovuto controllare più di MILLEDUECENTO (!) infrazioni, non è stato altro che la ciliegina su una torta farcita di sterco che ci vogliono far ingollare a forza. Il mio (non credo solo il mio) augurio è che la FIA si ravveda e quanto meno elimini questa bestialità dei limiti di pista… perché chiedere di eliminare anche la sprint race mi rendo conto che appartiene alla categoria dei miracoli.

Il GP d’Austria, per fortuna, ha dato altri spunti su cui concentrarsi (a Dio piacendo!) ed, udite udite, questi argomenti li ha dati proprio la Beneamata. La Ferrari domenica scorsa era dichiaratamente seconda forza in pista, il che, considerando tutti i presupposti di inizio stagione e, quello che hanno mostrato Aston e AMG col suo recupero, è davvero una gran bella notizia. Evidentemente gli aggiornamenti portati funzionano e sicuramente una pista probante come quella di Silverstone darà conferma su quanto visto in Austria, sia stato o meno un fuoco di paglia. Inevitabilmente con una monoposto competitiva (rispetto ai normali e non rispetto all’UFO che pilota Max), i piloti possono dire la loro e a quanto pare il muretto anche. Domenica scorsa la Ferrari ha lottato per un pugno d’avanzi, perché attualmente il convento questo passa. In una situazione del genere, dove non si ha nulla da perdere e forse tutto da guadagnare, ci si aspetta che una squadra reagisca con cattiveria ed osi senza starci troppo a pensare. Non per Ferrari evidentemente, la quale per mano di Vasseur, ha preferito “andare sul sicuro” ed operare una duplice scelta: congelare le posizioni e sacrificare Sainz.

Lo spagnolo ad inizio GP ne aveva di più del compagno, tanto che era a due decimi di distanza e la logica impone, in una situazione in cui appunto non si ha nulla da perdere, che il più veloce passi il più lento. Per la gioia di tutti i tifosi del monegasco (che ripeto senza posa, sono peggio dei tifosi del tedesco che ha vestito di rosso fino al 2020), il muretto ha dato un team order sotto forma di congelamento di posizioni prima e suicidandosi dopo con quell’inutile doppio pit, in cui naturalmente ne ha pagate le conseguenze chi stava dietro e cioè lo spagnolo. Per carità, Charles rimane sempre Charles ed è una spanna sopra Carlos eppure lo spagnolo, domenica scorsa, aveva molta più birra del compagno (almeno all’inizio) e la sua rimonta e lotta senza quartiere con Perez (sorvolo sulla premiazione di Lando come “pilota del giorno”… sigh!), lo stanno a dimostrare. Sono felici i tifosi di Charles, alla fine giustizia è stata fatta e visto che in questi giorni ricorre il primo anniversario del dito di Binotto puntato al viso “innocente” del monegasco, questa vendetta ha un sapore ancora più dolce. Ad essere sinceri c’è ben poco da dire riguardo a quanto accaduto. Il muretto di Vasseur, il quale è stato chiamato (prima che i quattro che sono stati chiamati a loro volta prima di lui e che hanno gentilmente rifiutato) anche per questo, ha preferito puntare su Charles, sacrificando Carlos ed un potenziale doppio podio (se avessero lasciato passare lo spagnolo all’inizio, con molta probabilità non ci saremmo trovati nella condizione di lottare con Perez nel finale), pur di dare la possibilità di far conservare la seconda posizione al monegasco. Per quei pochi che mi leggono sia chiaro,  non ho nulla contro LeClerc, solo (c’è sempre il trucco), che a differenza dei tanti tifosi ad oltranza (prima parlavano tedesco, ora monegasco… con accento bavarese, visto che i tifosi del tedesco sono saliti sul carro di Charles), non ragiona a senso unico e per quanto voglio bene ai nostri piloti, la squadra viene prima di tutto. Davvero la Ferrari si può permettere di sacrificare un potenziale doppio podio in favore di uno solo? Davvero la Rossa può permettersi attriti all’interno della squadra e tra piloti stessi per un misero podio? L’anno scorso si litigava per una vittoria, quest’anno per un pugno d’avanzi, gli stessi avanzi che la stratosferica RB19, per mano (e piedi) del cannibale Verstappen, ci lasciano ogni domenica. Ormai il dado è tratto, la scelta è stata compiuta e sebbene il mondiale lo può vincere un solo pilota ed inevitabilmente ogni squadra deve puntare sul suo cavallo vincente, è anche vero che per Ferrari questo non era il momento di arrivare a tanto. Cosa comporterà questa scelta? Dove porterà? L’anno scorso Binotto ha puntato il “ditino” contro LeClerc, il quale si sentiva derubato di una vittoria, almeno lì c’era stata una scelta che veniva comunque giustificata con una bandiera appesa all’ingresso della Gestione Sportiva. Domenica scorsa che giustificazione hanno usato con Sainz? Per i tifosi (di LeClerc), lo spagnolo corre solo per battere il compagno, si concentra solo su di lui (cose da pazzi quello che devo leggere!), come se fosse un peccato capitale. Chiedo venia, cosa si desidera in un pilota? Che faccia lo zerbino e stia zitto e muto? Contro chi dovrebbe lottare Sainz di grazia? Contro le imprendibili Red Bull che comunque vada non c’è partita? Ovvio che egli si concentra sul compagno, come giusto che sia.

Domenica in Inghilterra vedremo dal comportamento in pista come ha digerito la decisione del muretto, perché da qui non si scappa: o farà il cavalier servente (come la tifoseria auspica) oppure si “metterà di traverso” e cercherà di lottare per stare davanti al compagno. La tragedia, a mio modesto modo di vedere, è che questa si tratti di una preoccupazione più dei supporter del monegasco che di LeClerc stesso, il quale, ha ben altri pensieri per la testa, uno su tutti per quanto tempo rinnovare con Ferrari. Forse la scelta operata domenica scorsa da parte del muretto di Vasseur è proprio rivolta in questa direzione, facendogli capire che egli avrà sempre la priorità per la squadra. Auguri monsieur Frederic, perché fino all’anno scorso, nonostante i mille problemi, i piloti andavano d’accordo, ora che sono stati messi in condizioni di stare l’uno contro l’altro per un pugno d’avanzi, vedremo quanto dura l’armonia in squadra e come verrà gestita.

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI AUSTRIA 2023

Sarebbe bello poter commentare il GP dell’Austria con la consueta verve (peraltro presunta ma conto sul vostro buon cuore).

Sarebbe bello poter divagare sullo stato di grazia assoluta raggiunto da Max e paragonarlo a quello dei grandi del passato citando di quel periodo di Senna o  di quell’altro di Schumacher e giù giù nei meandri del tempo andando a ripescare il dominio di Jim Clark nel 1965 o persino quelli di Fangio 1954 e Ascari 1952.

Sarebbe bello intrufolarsi nei dettagli analitici dei crono dei protagonisti e rilevare che Ferrari ha convinto oltre le aspettative (ma già Silverstone, circuito assai diverso da Canada e Austria, sarà banco di prova non indifferente), che McLaren ha finalmente azzeccato un aggiornamento e che la cautela con cui avevo ammonito di giudicare la Mercedes di Barcellona è stata decisamente opportuna.

Sarebbe bello dire che il GP è stato molto divertente proprio perché, dietro al fenomeno, se le sono date di santa ragione un po’ tutti quanti, con il solo Leclerc a far valere il proprio talento al di sopra della bagarre.

Sarebbe bello anche ironizzare a più non posso sui track limits infiniti che hanno caratterizzato il gran premio anche molto tempo dopo la sua conclusione. E magari far notare che forse non è un caso che gli unici a non aver subito warning siano stati Max e Charles (forse anche Fernando ma non ne sono certo).

Oppure scandagliare le sottili polemiche sui team order Ferrari magari facendo notare che, spassionato e personalissimo parere, Sainz nella prima parte di gara teneva agevolmente il ritmo di Leclerc solo grazie al DRS e che non appena, causa fatale (e inevitabile in quel contesto) doppio pit, si è staccato si è preso una dozzina di secondi in totale nei due stint (al netto della penalità di 5 sec) che sono pochi ma che ci sono.

Sarebbe interessante commentare la garetta del sabato e le sportellate tra Max e Checo in partenza.

Oppure lo spettacolare duello tra lo stesso Checo e Sainz nella gara vera.

E Norris? Che si permette una gara mostruosa non appena gli danno una macchina decente? Elargisce il più bel sorpasso (dei tanti!) di giornata con una finta strepitosa su Gasly al 45 giro. Sorpassi in abbondanza in questo GP dove però, complice un DRS leggermente meno efficace rispetto al passato, abbiamo visto i piloti sudarsi ogni metro per metterli a segno.

E Russell che le prende da Hamilton per il quarto GP consecutivo ma gli finisce davanti solo grazie alle penalità postume?

E che dire di Ocon che torna mr. Hyde facendo una gara ridicola passata più oltre i cordoli che dentro?

Nel paragrafetto dedicato a Stroll dovrei citare quei camera car in cui si vedeva chiaramente il ragazzo mollare il volante con la sinistra e fare qualche piccolo esercizio per rilassare il polso. L’episodio FORSE (magari lo fanno tutti – l’ho fatto persino io in una run di 15 minuti in un simulatore da centro commerciale…) conferma che l’infortunio ai polsi subito a inizio anno non è ancora stato del tutto assorbito.

Dovrei dire di Aston Martin che sembra in regresso: dalla possibile vittoria di Alonso a Montecarlo si è arrivati in Austria ad essere dietro a RBR, Ferrari, Mercedes e McLaren. E in Canada avevano pure portato aggiornamenti. Un caso? oppure si devono preoccupare?

Sarebbe bello, infine, commentare Bottas che si sdoppia da Verstappen con un sorpasso duro alla 3: vero è che Bottas era appena uscito dalla corsia box con gomme nuove e Verstappen avrebbe pittato proprio alla conclusione del giro ma l’episodio (forse sfuggito ai più) è stato un po’ straniante, e perciò divertentissimo.

Già.

Sarebbe bello.

Però come potrò farlo?

(E in realtà l’ho fatto, sia pur nei bits poco più che appuntuali che avete appena letto, quindi sì: sono ipocrita)

Perché quel maledetto Tubo mi ha morbosamente attirato tra ieri e stamani. Ho guardato il terribile incidente a Spa di Dilano Van’t Hoff un numero vergognoso di volte. Mi sono giustificato: “no, per carità. Lo guardo solo perché la dinamica deve far riflettere sulla sicurezza delle piste, del motorsport, nei gran premi, una terribile lezione, magari mando una mail alla FIA, bisogna essere costruttivi anche nelle tragedie…” e così via. Poi mi sono reso conto che attrazione e repulsione si accavallavano febbrilmente nel pigiare “riavvia il video”.

Cosa c’è che non va?

Quel povero ragazzo non l’avevo mai sentito nominare e che esistesse il campionato FREC lo sapevo solo grazie a qualche sporadica ricerca sulle formule minori fatta in off-season.

18 anni, santo cielo! Forse è quello! Avrebbe potuto essere mio figlio.

Me lo sono immaginato il percorso. Padre un po’ frustrato: da ragazzo andava forte sui go-kart ma al primo incidente si spaventò così tanto da non salirci più sopra. Che poi nei racconti si giustifica: “eh! si era infilata un vespa sotto la tuta e mi ha punto proprio nel curvone dopo il rettilineo! Non fosse successo allora niente incidente, avrei vinto quella gara e magari avrei fatto carriera!” bah!

Poi arriva Dilano, lo piazzi su un go-kart a 10 anni. È piccolino, per la sua età, quindi sfrutta il vantaggio del poco peso e vince qualche garetta. Poi lo metti su un mezzo un po’ più serio e vedi che continua a vincere. Gli stringi bene i punti di accesso della tuta: mica vuoi che si infili una vespa e gli punga l’avanbraccio in corsa anche a lui! Sta a vedere… Poi l padrone della squadretta in cui corre non va bene, sembra un impiegato, non ha spinta e non spinge il tuo ragazzo. Allora vai da un altro che ti dice: “voglio 35mila euro per farlo correre”. Ok, andiamo in banca e vediamo che si può fare. Litighi con la moglie ma alla fine l’hai vinta, Vai avanti, lo porti dappertutto, vince qualche manche, buoni piazzamenti, non sembra un fenomeno ma neanche una comparsa per far numero. Si passano bei week end si visitano posti nuovi, si mangiano salsicce alla griglia in quantità, si fanno risate e quasi quasi pensi che il tuo ragazzo si sia divertito abbastanza e che è meglio che ora si concentri sullo studio. Poi però un giorno si avvicina un tizio un po’ attempato, vestito con troppa approssimazione, i denti ingialliti dalle 40 Marlboro al giorno, capelli un po’ sporchi, Rolex al polso a far bella mostra di sé e ti chiede di fare due chiacchiere nel parcheggio del kartodromo. Ti porta accanto ad una 911 dell’88,  ci si appoggia sopra col gomito e si accende una paglia. “tuo figlio è forte! Io me ne intendo: sono quarant’anni che faccio il talent scout per i big. E come lui ne ho visti pochi. Non guardo i risultati ma come guidano, come affrontano le gare, come lavorano: tuo figlio ha la stoffa, credimi. Mi chiamo X: chiamami se vuoi cambiare vita” e porge il biglietto da visita. Mentre ti allontani frastornato da quell’incontro non fai caso al fatto che la 911 non l’ha aperta: ci si era solo appoggiato sopra.

Un biglietto da visita?!

Ci pensi troppo. Cioè, due ore non sono tante in una vita normale ma sono troppe lo stesso! Senna, Mansell, Prost, Schumacher! Ma quanti soldi hanno fatto quelli là?! Due ore, giusto il tempo di tornare a casa, mettersi a cena con la famiglia e raccontare della gara di Dilano e poi vi mettete tutti davanti alla tv. Ad un certo punto ti alzi e dici che vai a gettare la spazzatura. Tua moglie ti guarda e lancia la frecciatina: “e cos’è sta novità?! Mi devo preoccupare? Stai bene?!” fai una risata, prendi il sacco nero ed esci. Ma quanto pesa?!, pensi e subito dopo averlo gettato nel cassonetto prendi il cellulare e chiami Tizio. Ti tremano un po’ le mani mentre componi il numero. “salve sono il padre di Dilano, il ragazzo i kart, oggi…” – “sì, sì non si preoccupi, l’ho riconosciuta. Tra un mese sarò al weekend di Vattelapesca. Voi ci sarete?” “sì, certo” non era in programma ma figurati se mancheremo.

Comincia così. Dilano ha un colpo di fortuna. Era secondo a 3 secondi dal primo, irraggiungibile, ma poi quest’ultimo si gira stupidamente a due giri dalla fine e Dilano vince rintuzzando gli attacchi degli inseguitori. Il padre del ragazzo che si è girato mentre era primo  bestemmia tutti gli angeli del cielo, non lo si tiene. Nel retrobox rimprovera il figlio in modo violento, non è un bel vedere, no. Vola anche uno schiaffo. Il ragazzo piange. Uno dei meccanici lo porta via ma gli altri danno man forte al padre e continuano a inveire contro di lui mentre si allontana. Ma io no, io Dilano non l’ho mai rimproverato, mica sono come quello là!. pensi. Tizio, dopo le premiazioni, si avvicina e ti fa un sacco di complimenti. Grandissima gara, bravissimo! Dilano è già grandicello come età ma non la dimostra: è ancora assai minuto e sembra un bambino. Sicché a Tizio scappa il classico scompigliamento di capelli. Dilano è infastidito ma non ci fai caso. Quindi? Quindi Tizio presenta Tizio2. Stavolta nessuna Porsche. Andate dietro nel parcheggio, Tizio2 apre una Yaris Verso del 2003 e tira fuori una cartella di documenti. Papà, vado a giocare a calcetto con gli altri mentre parli, ok? Vai, Dilano, vai, divertiti che qui la cosa si fa interessante. Mentre scartabellano con i documenti Tizio e Tizio2 sbracano sulle loro conoscenze: sponsor, squadre, formule, Germania, Italia, UK  e dicono che hanno un ragazzo brasiliano per le mani che sarà futuro campione del mondo. Ti viene un Ma vah? Un ragazzo brasiliano futuro campione del mondo?! “ehm…” borbotti, be’, lottando con Dilano, s’intende, aggiungono i due, e non ci pensi più. Stando a loro praticamente avevano rinunciato ad un pranzo a Montecarlo con Horner, Wolff e Domenicali solo per venire a vedere Dilano nel week end di Vattelapesca. Ma si, dai, ci sta che millantino un po’. Praticamente gli hanno tracciato tutta la carriera fino in Formula 1. Sono convincenti. Sì. E poi stravedono per Dilano. Questi sembrano sapere il fatto loro. Si vede che ci tengono ai ragazzi. Del resto sono stati loro ad aiutare Jos con suo figlio, no? Cioè, non hai ben capito in che modo l’abbiano fatto ma parlano di Jos come fosse il vicino di casa. Va bene millantare ma non fino a questo punto, no? Fatto sta che dopo un’ora e mezza di discorsi se ne escono con un bel “serve mezzo milione, duecentocinquanta li mettiamo noi e gli altri duecentocinquanta li metti tu.”

Ah!

E dove li trovo? “E dove li trovo duecentocinquantamila euro?!”. Già, dove li trovi? Mica crescono sugli alberi. Mi spiace, dicono, in questo mondo funziona così. Devi fare sforzi, devi trovare sponsor, mica glie ne frega qualcosa ai team se il pilota è forte. Loro guardano solo al denaro. Ma il tuo ragazzo è forte, fidati, una volta fatto il primo investimento tutto il resto è in discesa. “sì ma come li trovo?!”, ripeti. Cercati degli sponsor, dicono, li scaricano dalle tasse. “ma non siete voi quelli che conoscono gli sponsor?” sì infatti noi ci mettiamo gli altri due e cinquanta, no?

Torni a casa con quel residuo dubbio che gli altri duecentocinquantamila forse non è che siano proprio necessari. Ti riprometti di chiedere in giro. Ma non lo fai. O quantomeno non lo fai con la giusta mentalità. Chiami tutti i team del piccolo campionato cui stai partecipando, ti fai dare nomi, numeri di telefono, indirizzi email. Lunedì sei già pronto davanti al pc: spari più di 120 email alle aziende della città. Passi la settimana a pigiare “invia-ricevi” su Outlook. Passa una settimana. Poi un’altra. Poi un’altra ancora. Rilanci le email, provi al telefono ma i centralini ti rimbalzano. Poi un giorno arriva una risposta. E’ positiva. Prendi la email e la rilanci ad un altro: “visto che l’azienda X ha già accordato la sua sponsorship forse è il caso che vi aggiungiate anche voi”.  Funziona. Diecimila qui, quindicimila là, ottomila da quegli altri e dopo un po’ sommi tutto e trovi quasi centomila pronti per essere investiti. Ne mancano ancora parecchi. Vai in banca: impegno la casa forse centocinquantamila me li danno. Te li danno. Chiami Tizio1 e Tizio2 e guarda un po’? loro sono già pronti con i loro duecentocinquantamila, dicono. Il contratto c’è, cioè, insomma, pare che debbano passare anche da un Tizio3 e poi un Tizio4 ma alla fine è fatta.

“Dilanoooooooooooo”. Dopo la telefonata chiama il figlio che era in camera a studiare: domani c’è il compito di matematica a scuola. Feste, giubilo, esultanze. Dilano è in una formula! WOW!

Dilano comincia a camminare a 20 centimetri da terra. È in una formula! Non lo si tiene più. Lo vedi felice come non mai! E anche tu non ti tieni più:  il mio ragazzo è in una formula!.

Poi passano due anni e arriva FREC – Spa 2023.

Buongiorno, padre di Dilano, mi chiamo MIT, è il 3 Luglio 2023 e sto scrivendo della morte di tuo figlio.

 

E poi? Cosa c’è che non va?

Forse c’è che se l’incidente fosse stato su un circuito minore forse non ci avremmo fatto molto caso. Minuto di silenzio e via. Triste, certo, ma la vita va avanti.

Forse c’è che se non fosse stato così simile all’altrettanto terribile incidente di Hubert non ci avremmo fatto molto caso. Minuto di silenzio e via. Triste, certo, ma la vita va avanti.

Il Tubo rilancia il filmato: non si vede nulla per lo spray che sollevano le vetture quindi forse c’è che hanno dato bandiera verde, dannazione! In Formula 1 hanno dato bandiera rossa per molto meno!

Poi sorge il dubbio. Non sarà che è Spa ad essere pericolosa in sé? Più di altri circuiti? Non è che ci mettono una chicane in mezzo al Radillon?! Non è che ci tolgono Spa?!

Oh! Che dubbio meschino! Ecco cosa c’è che non va!

Attrazione e repulsione, di fronte al terribile schianto, sono quasi normali – normale reazione di fronte all’insondabile mistero della morte che fa parte del nostro essere vivi. Figuriamoci se non può esserlo a maggior ragione per chi è appassionato di Formula 1 e della sua storia. No, fin qui è normale. Ma quel dubbio? Quello è normale?

Ecco cosa non va: è normale anche quello. Dal dubbio supremo al dubbio meschino. La storia e le storie si intrecciano continuamente (anche quelle romanzate come quella sopra, sia chiaro) e ci sta tutto. Anzi quasi tutto. Dove quel quasi va inteso come quel piccolo lasso di tempo che forse dovremmo dedicare a guardarci intorno e a chiederci perché la morte ci spaventa, sì, ma a volte anche perché non è, solo, la morte.

Ma non voglio lanciare messaggi troppo accorati. Non ho la verità in tasca e, anzi, forse la Verità, quella con la V maiuscola, forse manco esiste.

Quindi?

Nulla. Dico solo che siamo umani, che tutto scorre.

Panta Rei.

Dilano Van’t Hoff (2004-2023)

 

Metrodoro il Teorematico