Rossi versus Marquez

Uno dei passatempo preferiti tra tifosi è il confronto tra i piloti al fine di stabilire il migliore, pratica ampiamente diffusa sin dagli albori delle corse. Ci si arrovella nel cercare di capire chi sia più forte, talvolta cercando di misurare piloti appartenenti ad epoche diverse, con risultati sempre molto discutibili.
Lo spunto per queste righe sono le parole pronunciate qualche giorno fa da Michele Pirro sulla superiorità di Marquez rispetto a Rossi. Per lui lo spagnolo è più forte… Ma come si può misurare veramente la differenza?
E’ un esercizio difficile, che si potrebbe eseguire solo tra piloti di pari età e con mezzi meccanici equivalenti, magari identici. Diversamente le variabili in gioco sono troppe per poter dare un giudizio definitivo.

Immagine tratta dal sito sportyou.es

Il numero di pole? Le vittorie? I titoli Mondiali? Sono indicatori importanti ma non assoluti. Le vittorie ed i titoli hanno sempre lo stesso valore? No, dovrebbero essere rapportati alla concorrenza contro la quale sono stati conquistati ed ai mezzi tecnici impiegati, altrimenti come si spiegano fenomeni alla Kevin Scwhantz?
Ad oggi il Vale nazionale risulta in vantaggio rispetto allo spagnolo per le vittorie ottenute a pari età.. Anche questo è un dato. Però le rispettive carriere hanno seguito percorsi differenti ed incrociato avversari di peso diverso per poter essere confrontate in maniera univoca.
Valentino Rossi ha attraversato una serie di cambiamenti regolamentari epocali, ha cambiato tre marche differenti di moto nella sola classe regina, ha vinto con le moto due tempi, con le prime Motogp 1000 ed anche con le 800. Marquez sta vincendo in una situazione completamente diversa, ovvero con una stabilità regolamentare importante e con una sola marca di moto.
Gli avversari? Nel corso della sua carriera Valentino si è scontrato con Biaggi, Stoner, Lorenzo, Pedrosa e lo stesso Marquez (per citare i più forti) ma anche gente come Capirossi e Melandri, tutti nel fiore della propria carriera.
Lo spagnolo ha combattuto prima contro Lorenzo, in parte con Rossi (over 35) e adesso con avversari meno blasonati rispetto a quelli di Valentino, con tutto il rispetto per i vari Vinales, Dovizioso e Pedrosa (in fase calante di carriera), oltre che i neo arrivati Rins e Quartararo che hanno ancora tutto da dimostrare.
Se vogliamo ragionare in merito delle moto utilizzate dai due il discorso diventa ancora più articolato. La NSR 2 tempi di Rossi era forte ma non dominante rispetto alla Yamaha di Biaggi o alla Suzuki campione uscente. Il periodo in cui Valentino fu realmente avvantaggiato tecnicamente fu il biennio 2002/2003 quando la Rc211V era a tutti gli effetti una moto di altro pianeta rispetto alle altre: Suzuki e Kawasaki non avevano la forza economica di HRC, Yamaha montò il motore della R1 a 5 valvole e carburatori nel telaio della due tempi dell’anno prima e Ducati arrivò solo nel 2003 senza storia ed esperienza. VR46 ebbe però la necessaria follia ed incoscienza di lasciare un mezzo meccanico dominante per mostrare la forza dell’uomo rispetto alla macchina, continuando a vincere con una Yamaha che (soprattutto nel 2004) era inferiore anche alle Honda private messe in pista da HRC.
Marquez guida la RC213V 1000 da sempre, moto già veloce prima e costantemente al top ma mai veramente una spanna sopra alle altre. Dal  2017 la Ducati gli si è avvicinata parecchio ma solo in alcune fasi è risultata lievemente superiore. Si può quindi affermare che lo spagnolo non abbia mai avuto un mezzo nettamente più forte della concorrenza ma anche mai nettamente inferiore come L’italiano in alcuni momenti della carriera.
In buona sostanza se si fa fatica ad aggiudicare il titolo di THE BEST a piloti di epoche diverse, lo è anche per quei centauri le cui carriere si incrociano. I numeri delle vittorie sono un parametro, ma la storia sportiva e le imprese portate a termine con i mezzi a disposizione lo sono altrettanto e spesso sono quelle che scatenano la passione verso i nostri beniamini.
Il 2019 di Marc è impressionante in termini di supremazia ma se Marquez vuole davvero arrivare nell’Olimpo assoluto deve provare a cambiare uno dei fattori che lo portano a vincere delle sfide come fece Rossi. Tante semplici vittorie di tappa di Valentino hanno avuto quel qualcosa di epico perchè maturate dopo qualifiche difficili e quindi in rimonta, cosa poco spesso capitata allo spagnolo.
Per poter essere definito “il migliore” deve ancora compiere quelle imprese che restano nel cuore degli appassionati, imprese che non necessariamente devono essere una sequenza di vittorie di fila in apparente superiorità.

immagine tratta da gpone.com

I dominatori annoiano, e diventano simpatici solo quando resuscitano dalle difficoltà come è accaduto tante volte al pesarese. Manca questo a Marc per essere considerato ancor di più, per dimostrare a se stesso (più che agli altri) di essere più forte del “mostro” Valentino. I suoi comportamenti e talune dichiarazioni fanno intuire che il primo a ritenere di non essere arrivato al suo livello sia proprio lui stesso.

Fatte queste considerazioni negli ultimi vent’anni abbiamo avuto la fortuna di ammirare due fenomeni assoluti. Immaginate di vedere entrambi lottare con gli altri due super di questa epoca ovvero Stoner e Lorenzo, tutti allo stesso livello di forma contemporaneamente e con mezzi meccanici omogenei…
Chi sarebbe stato veramente il più forte?

La mia risposta è: CHISSENEFREGA….

Salvatore Valerioti

Immagine in evidenza tratta dal sito oasport.it

La versione di Seldon: tutti ferraristi col pilota degli altri

Chi è “il ferrarista? Di cosa si nutre? Quale è il suo habitat? A queste domande tenterò di dare una risposta, come fossi un Alberto Angela qualunque, perchè penso che la specie si stia estinguendo. Paradossalmente in corrispondenza di magnifici eventi come quello di domenica la tendenza si amplifica, come se un meteorite letale diventasse una pioggia di tali micidiali rocce.

Cosa è successo?

La Ferrari ha vinto! E questo è il fatto di Singapore. Ha vinto con Vettel e Leclerc nell’ordine. Se avessi detto: hanno vinto Hamilton e Bottas nell’ordine avrei praticamente detto che ad ogni alba succede un tramonto. Invece è successo che per due ore circa il moto dei pianeti e delle stelle si è fermato per lasciare spazio ad una Fisica discordante. Il ferrarista vero in questi casi, sopraffatto dall’emozione, pronuncia frasi assurde come: “grazie Vanzini”,  abbraccia il televisore piangendo e stringe soffocandolo il bambino che era con lui sul divano. Di solito si riprende in tempo per salvare il bambino e sciacquarsi la bocca….dalla bava….sì, certo….!

Dico, è stato un giorno memorabile perchè inaspettato certo, ma soprattutto perchè squadra e piloti, dando il massimo hanno dato l’impressione di vincere facile. Una sincronia di decisioni e comportamenti in pista che avrei voluto vedere l’anno scorso, specie fino a Monza, dove la Ferrari aveva dimostrato una discreta competitività. Ma raccontiamo perchè questa memorabile impresa ha invece assunto i toni di una tragedia tra i tifosi (attenzione che qui “tifoso” si usa in una accezione negativa…)

Ad un certo punto, con Leclerc in testa (e dietro un trenino composto da  Lewis, Vettel, Verstappen e Bottas), si è aperta la finestra per il cambio gomme. La squadra ha chiamato Vettel prima di Leclerc (e ha spiegato il perchè…). Quest’ultimo, per eccesso di confidenza, per un calcolo sbagliato, per problemi che non conosciamo…ha fatto un giro piuttosto lento prima di entrare a sua volta a cambiare, e al rientro in pista si è ritrovato dietro Vettel.

Il giovanotto, vivaddio, è uno a cui il sangue scorre con una pressione notevole e non ha gradito il cambio di posizione, dicendolo chiaramente in radio. Che fosse più veloce si vedeva, e gli si è chiesto di fare come voleva ma senza fare lo stupido. E lui, che non lo è, ha detto: non farò lo stupido! Nel frattempo Vettel si è prodotto in una serie di sorpassi con rischio su piloti NON doppiati ed è arrivato ad avere circa 6 secondi di vantaggio sul monegasco. La questione agli occhi di un “ferrarista” era chiusa. Doppietta possibile, dunque “no cazzate”!

La tragedia.

Una moltitudine di tifosi, ferraristi per caso, hanno invocato il TO. A ciò i più turbati hanno fatto seguire insulti e bestemmie contro la squadra rea di aver rovinato la gara di Charles. Presunti e dichiarati fan della vettura (ma in realtà tifosi folgorati sulla via di Montecarlo, magari ex vetteline e vetteliani…) contro tifosi del tedesco, hanno messo in scena nei vari siti combattimenti virtuali con scambio di epiteti di vario genere, di fatto lasciando totalmente da parte la cosa più  importante, le ragioni della squadra, la quale obiettivamente non ha sbagliato nulla.  E io che credevo che per un “ferrarista”, come suggerisce l’aggettivo, la Ferrari venisse prima di tutto!

Mi sfugge nella protesta, nelle liti sul web, nelle accuse reciproche senza senso tra persone non imparentate coi due piloti, il fine ultimo.  Comunque non entro nel merito delle liti tra tifosi di questo o quell’altro pilota, ma sicuramente critico chi si professa tifoso della macchina e  non gioisce per la vittoria. Invero si trasforma in Hulk il verde se non si rende la vita facile al suo beniamino. Non mi ritrovo nella riproposizione in piccolo di certi comizi, tesa sempre e solo ad elevare a verità le opinioni. E invece i fatti sono lì, a portata di mano, semplici da leggere.

Il fatto.

Le squadre di formula1 mettono in pista due macchine, le quali partecipano al campionato per accumulare quanti più punti possibile per due graduatorie. Quella per scegliere la miglior vettura e quella per scegliere il miglior pilota. Da ciò consegue che bisogna mettere il più frequentemente possibile la propria macchina davanti alle altre. Se ne metti due la cosa diventa esaltante. Chi ci sia dentro ha, agli occhi del fan della vettura, una importanza relativa. Lo dice uno che adora Leclerc, uno a cui dopo decenni è tornato a battere il cuore.

Il cuore però è una cosa, la ragione un’altra. Cosa ha sbagliato la squadra nel mettere due macchine davanti a tutti nel giorno in cui ci aspettavamo tutti di fare nella migliore delle ipotesi quarto e quinto? Cosa ha sbagliato Binotto nel lasciare a Vettel la gioia di concretizzare il sogno di un anno? Cosa nell’insegnare al nostro 21enne fenomeno che ci sono interessi più alti, che ubi major minor cessat, che i piloti vanno e la Ferrari resta…cit?

C’è veramente qualcuno che ancora crede che si possa vincere il campionato piloti? Quale il perno delle discussioni? Gli 8 inutili punti a Charles o il suo altrettanto inutile per la squadra record di tre vittorie di fila all’esordio? Ma non è più bello, più giusto gioire per una domenica da incorniciare? A questo punto direi di tornare indietro, alle domande in testa, e di cercare giocosamente di rispondere ad un: chi siamo?

Fissiamo un criterio generale, con dei parametri oggettivi, come quando si giudica un vino. Eh già, ciascuno deve poter distinguere un buon ferrarista da uno cattivo (in modo da potersi difendere) e nel contempo assegnargli un punteggio da 0 a 100! Come si fa? Si individuano dei punti fermi di valutazione, si da a questi parametri un punteggio frazionale rispetto a 100, e si stabilisce così una scala di qualità. Mediocre, decente, buono, ottimo, eccellente. Cominciamo anche col dire che il ferrarista più è vecchio e più è buono, come appunto il vino. Ma come per il vino questa affermazione è valida se e solo se la materia di partenza è ottima o eccellente!

Punti 10-a chi soffriva di cuore e ha comunque guardato le gare di Gilles….

Punti 20-ai valorosi che hanno attraversato il mare degli sberleffi dal 1980 al 2000 (anche se da ferrarista vero si dovrebbe dire dal 1984 al 1999).

Punti 10-a chi nel ’90, svegliatosi alle 4 meno qualcosa per vedere come la Ferrari rivincesse il titolo dopo 11 anni a Suzuka, non ha fatto in tempo ad alzarsi dal divano che Prost era già fuori! E nonostante questo non è andato a cercare una donna da marciapiede, non si è drogato, e adesso ha famiglia e vive felice cercando di non farsi vedere quando piange….

Punti 10-di cui 6 a chi ha dovuto vedere la F92A per un’intera stagione e 4 perchè ha dovuto vederci sopra Capelli….che stimo!

Punti 10-a chi ha pianto la scomparsa di un nemico come Senna, senza il quale ci siamo dovuti abituare ad un livello più basso per un bel po’…

Punti 10-a chi non ha smontato casa e buttato la nonna dal terrazzo quando Michael ha riportato il titolo a Maranello e contemporaneamente ha reso onore nel periodo ad Hakkinen, a Kimi, a Jacques, a Hill…..

Punti 10-a chi nel 2007 ha detto a Kimi: ” sei un Dio”, ma abbiamo avuto tanto culo…..

Punti 5-a chi ha scelto di vedere la F14T per un’intera stagione

Punti 5-a chi ad Alonso a fine 2014 ha detto grazie comunque!

Punti 5-a chi non sa rinunciare all’amore per la rossa ma sa discutere con tutti

Punti 5-a chi, pur pensando che la condizione di perdente sia passeggera, falsa, provocata da altri, ….., riconosce il valore degli avversari

Antonio

Immagine in evidenza da: sportal.it

TRE IN FUGA

Weekend dalle poche emozioni in gara…

MotoGP

Già il venerdì Marquez aveva fatto capire che non vi fosse speranza per nessuno, rifilando un distacco impressionante a tutti. Un weekend con un netto vantaggio di un solo pilota, come non si vedeva da tempo.

La Gara ovviamente lo ha visto partire in fuga e gli altri lo han rivisto solo a gara conclusa, in parco chiuso.

Dietro di lui, buona la rimonta di Dovizioso e un Miller concreto a podio. Il Forlivese ha dimostrato i perchè della sua incazzatura di ieri, per un errore che lo ha relegato in terza fila in griglia.

Yamaha che parevano in palla, ma che son svanite come neve al sole. Quartararò e Vinales all’inizio parevano avere un buon passo, ma con il passare dei giri son calati molto nel ritmo, con Rossi andato in difficoltà quasi da subito. Preoccupante, dopo una Misano che aveva dato qualche speranza.

Bella la prestazione di Espargarò, che mantiene nei primi dieci la sua Aprilia, dando qualche speranza alla casa di Noale, mentre Rins deve aver spento il cervello in qualche momento, sopratutto nell’entrata molto ottimistica su Morbidelli.

Lorenzo ancora in crisi fisica e di feeling chiude ventesimo.

Moto2

Dominio Ktm con Binder, che precede Navarro e Marquez JR. Lo Spagnolo allunga ancora in classifica, visto lo zero rimediato da Fernandez. quindi una classifica che vende sempre più probabile il doppio trionfo dei due fratelli a fine stagione.

Gara senza grandi emozioni o cose particolari da raccontare

Moto3

Canet saluta tutti e se ne va fin da subito, lasciando il plotone giocarsela fra di loro.

Ramirez si prende a carenate con Dalla Porta e poi si stende, Masià esce malconcio dal suo ennesimo rischio eccessivo, Arbolino inizia bene ma poi va in crisi e chiude decimo, Dalla Porta prende solo qualche punto dalla sua undicesima posizione finale.

Bravo Foggia a salire sul podio, assieme a un costante Ogura.

Mondiale che si riapre del tutto, con Canet ora a soli 2 punti da Dalla Porta.

Saluti

Davide_QV

Capolavoro della Ferrari a Singapore

Trovare titoli originali e non banali per gli articoli non è facile. Qualche volta ciò che si deve raccontare non può semplicemente essere condensato in una riga sola. E si diventa, appunto, banali. Quello che abbiamo visto a Singapore nel week-end rientra in questa casistica. L’unico modo per definirlo è “capolavoro”.

Sappiamo, e l’avevamo anche scritto, che le rinascite in Formula 1 sono molto difficili, specialmente da quando sono stati aboliti i test. Il gran premio di Ungheria aveva consegnato alla pausa estiva una Ferrari a quasi un minuto dalla Mercedes, almeno sui circuiti dove è richiesto carico aerodinamico più che efficienza. Le parole sempre molto calme di Binotto, a commentare quella batosta, si prestavano a qualche ironia. Continuava imperterrito a proclamare la sua fiducia nel progetto SF90 e nella squadra, anche di fronte a prestazioni ben lontane dalle aspettative di inizio anno.

Passata la pausa estiva, la Ferrari si è presentata da favorita nei due circuiti a lei più congeniali, Spa e Monza, e ha portato a casa due straordinarie vittorie di strettissima misura, grazie ad un Leclerc incredibile, ma ritrovandosi con un Vettel minato nella fiducia dall’essere relegato al ruolo di maggiordomo prima, e a quello di incapace poi.

E arriva Singapore, uno dei circuiti teoricamente più sfavorevoli alla Ferrari, e favorevoli alla Mercedes (e anche alla Red Bull). Ma arriva anche un nuovo pacchetto aerodinamico, con una nuova ala anteriore e un nuovo fondo, per risolvere il cronico problema di bilanciamento fra anteriore e posteriore verosimilmente responsabile del declino di Sebastian.

Il venerdì aveva però detto, molto chiaramente, che Hamilton era  il grande favorito nella notte di Singapore, soprattutto sul passo gara.

Poi arriva il sabato, e nelle FP3 le Ferrari si mostrano in grande recupero. Ma, soprattutto, la Q3 regala un giro fantastico di Vettel, superato da un giro al limite della fantascienza da parte di Leclerc, che coglie una pole totalmente inattesa, davanti ad Hamilton per il quale la sorpresa è di ritrovarsi in seconda posizione. E a Sebastian, demoralizzatissimo per essere stato superato in qualifica dal compagno per l’ottava volta di fila.

Partire in pole a Singapore vuol dire avere mezza gara in tasca, salvo sorprese legate alla inevitabile presenza della safety car. E la gara si avvia in modo regolare, con i primi 6 che restano molto vicini perchè Leclerc addormenta letteralmente la competizione. Al punto che il più veloce in pista è Hulkenberg con gomme dure, che ha dovuto montare dopo un pit-stop seguito ad una toccata alla partenza, che lo ha relegato ad inseguire il gruppo.

La preoccupazione dei primi è doppia: salvaguardare le gomme ma soprattutto risparmiare carburante. A Leclerc l’ingegnere comunica per radio il tempo sul giro da mantenere, e lui è perfetto nel rispettare gli ordini.

Dopo 19 giri la Ferrari decide di rompere gli indugi e fa rientrare Vettel, che si porta Verstappen a rimorchio. I distacchi sono così risicati che rientrano in pista rispettivamente decimo e dodicesimo. Al momento sembra un pit-stop estremamente anticipato, ma si rivelerà una scelta vincente. In Ferrari sono così sicuri della scelta che fanno rientrare subito anche Leclerc, il quale però, vittima di un forte degrado, nel giro in più percorso riesce a perdere tutto il vantaggio sul compagno di squadra, e si ritrova con grande disappunto dietro di lui.

A questo punto Hamilton è prima e senza nessuno davanti. Ci si aspetta che metta a frutto il grande vantaggio che teoricamente la Mercedes ha nel passo gara. Ma qualcosa è cambiato dal venerdì, e i suoi tempi sono pessimi. La squadra, non potendo a quel punto fare altrimenti, lo fa rimanere in pista 7 giri in più rispetto a tutti gli altri, e quando compie il suo pit-stop si ritrova dietro a tutti i diretti rivali, e il compagno Bottas è costretto a rallentare bruscamente per non superarlo.

Vettel e Leclerc sono virtualmente primi, con Hamilton dietro a Verstappen, ma devono superare coloro che non hanno ancora cambiato le gomme. Sebastian riesce a sbarazzarsene velocemente, tirando perfino una ruotata a Gasly, fortunatamente senza riportare alcun danno. La gara di oggi la vuole assolutamente vincere, e riesce a mettere ben 6 secondi fra sè e il compagno.

Leclerc, per nulla contento di essere stato penalizzato dalla strategia, si lamenta per radio, forse sperando in uno scambio di posizioni riparatore, ma il box non gli dà corda e gli impone di stare calmo e non fare stupidaggini, perchè oggi portare a casa la doppietta è troppo importante, per la Ferrari.

Il finale di gara è in tipico Singapore-style. 3 safety car in successione, e i primi vicinissimi fra loro a formare un trenino ma senza alcuna possibilità per veri tentativi di sorpasso. Tutti hanno mantenuto un po’ di ritmo nelle gomme, e riescono a tenere a debita distanza i rivali.

E, così, Vettel torna alla vittoria dopo più di un anno, sul circuito che ama di più, rispondendo a tutti quelli che dopo Monza lo davano per finito. Leclerc accetta con serenità il secondo posto in una gara che doveva essere sua. E Verstappen sale sul podio inaspettatamente, avendo corso in difesa con la PU depotenziata. Le due Mercedes arrivano quarta e quinta con Hamilton che non ha mai trovato il ritmo davanti al maggiordomo Bottas, che, forse, oggi ne aveva più di lui. Al sesto posto un ottimo Albon il quale per ora deve solo portare a casa la sua Red Bull, e ci sta riuscendo.

Seguono il sempre ottimo Lando Norris, e Gasly ritornato su buoni livelli dopo il declassamento. Chiudono la zona punti Hulkenberg e Giovinazzi, riusciti a rimontare bene dopo essere finiti nei bassifondi a causa rispettivamente dell’incidente iniziale e di una strategia discutibile della squadra che aveva fatto passare l’italiano da una improbabile prima posizione alle retrovie.

Solita gara improduttiva per le Haas, costantemente in mezzo ai guai, e poca fortuna anche per le Force India, con Perez ritirato e Stroll vittima di un contatto dopo avere occupato le prime posizioni. Da segnalare ancora una volta la “buona” prestazione della Williams, in grado di duellare costantemente con altre macchine, cosa che all’inizio della stagione sembrava un’utopia.

Fra una sola settimana si corre a Sochi. I due campionati del mondo non sono ovviamente in discussione, da tempo, ma probabilmente in Mercedes qualche domanda stanno iniziando a porsela. Se Spa e Monza erano sembrati più exploit frutto del talento e della fame di Leclerc, quella di Singapore è stata una sconfitta a 360°. La Ferrari e i suoi piloti sono stati migliori sotto tutti gli aspetti, dalla velocità sul giro alla gestione della gara. Bisogna dare atto a chi lavora a Maranello che il lavoro di sviluppo ha portato dei frutti eccezionali. In tutte le stagioni dal 2009 in poi, dopo la pausa estiva la Ferrari era sempre ritornata in pista fortemente indebolita, incapace di vincere. Quest’anno è addirittura imbattuta. E’ un cambiamento destinato a durare?

P.S. a chi sostiene che Leclerc dovesse tornare davanti “for the championship” faccio notare che, come ho scritto, “the championship” è andato da un pezzo, e che il ragazzo ha bisogno anche di queste lezioni. E, a mio parere, almeno stando alle dichiarazioni del post-gara, ha recepito il messaggio. La Ferrari fa benissimo a non avere, nei suoi confronti, lo stesso atteggiamento che un certo Ron Dennis ebbe con due dei suoi protetti, arrivando al punto di fare reclamo contro la sua stessa squadra, o a cacciarne il compagno sostituendolo con delle comparse, per assecondare le loro volontà.

 

Immagine in evidenza dal profilo Twitter @ScuderiaFerrari

MOTOGP 2019- GRAN PREMIO MICHELIN DE ARAGON-MOTORLAND ARAGON

Aragona è una regione del nord-est della spagna, che confina con Francia (i Pirenei) con Catalogna, Castiglia e Valencia. La sua capitale è Saragozza e qualche anno fa ci han costruito nel mezzo un bel circuito con annessi parco tecnologico, area sportiva ed area culturale…

Il Mondiale latita di interesse quindi gli argomenti di cui parlare non sono moltissimi. L’unica speranza potrebbe essere quella di vedere una bella gara a fronte di un campionato ormai morto ammazzato. Però, molto realisticamente, anche questa aspettativa è mortificata dai numeri impressionanti di un tal pilota di nome Marc Marquez in questo 2019. Su 13 gare 7 vittorie, 5 secondi posti ed uno zero ad Austin quando era in testa con un distacco pari ad una sosta in autogrill. Se ci vogliamo mettere anche i 93 punti di delta sul secondo in classifica generale capite che diventa impresa ardua trovare argomenti di cui parlare… 93 punti sono 3 vittorie ed un terzo posto di vantaggio su Dovizioso che però, pur portando a casa tutto, sarebbe lo stesso dietro al marziano per il computo delle gare vinte in stagione. Di cosa parliamo?

Della tecnica…ah no!!! i motori sono congelati da inizio stagione quindi non abbiamo spunti e manco speranze che una Evo porti in alto le Suzuki o le Yamaha.

Marc è libero dal peso della conquista di un Campionato che oramai può vincere anche montando le gomme intermedie sull’asciutto. La “programmazione software” menzionata all’indomani della sconfitta austriaca può essere resettata permettendogli di correre ancora più sereno e pronto a mostrarci ciò di cui è capace, ovvero guidare alla grandissima. Proseguire a palare di Lui è superfluo e ridondante…

Meglio passare a parlare degli altri…o di ciò che ne è rimasto.

Fabietto Quartararo avrebbe meritato di vincere la sua prima gara già in Riviera. Si respira la sua vittoria, è nell’aria, anche se Aragon con quel rettilineo di un chilometro non ha le caratteristiche adatte alla sua moto e dovremo attendere ancora un po’. Il ragazzino ha sopravanzato i colleghi di marca nelle gerarchie interne, correndo con una moto meno sviluppata delle altre (si parla anche di 500 giri motore in meno) e sostituendo Vinales nelle speranze di trovare l’ater ego necessario a combattere il Marziano. Forse la Yamaha potrà aiutarlo perché sembra aver imboccato la strada giusta a Misano, tracciato che è stato definito più scivoloso rispetto agli anni scorsi da tutti i piloti, ovvero proprio la condizione sofferta dal 2017 a questa parte dalle moto di Iwata. Lo scopriremo nelle prossime puntate, perché sarebbe anche ora di vedere arginata la supremazia del binomio Marquez/HRC.

E l’Italia della classe regina?

Un bel sogno per tutti rivedere Vale costantemente in lotta per il campionato, in primis per chi scrive: mi piacciono le storie belle e ne verrebbero fuori parecchie a prescindere dal tifo e dalla simpatia/antipatia verso Rossi. Però l’età avanza e purtroppo non basta più l’esperienza per star davanti ai ragazzini terribili di questa new generation…l’asticella è alta e invecchiando la si raggiunge sempre più a fatica, anche in caso di Yamaha tornata competitiva.

Sarebbe bellissimo anche vedere la nazionale rossa a due ruote sempre viva a combattere con il marziano: non sta accadendo. Il Dovi ha perso la sua occasione buona nel 2017 e l’inerzia non è più dalla sua parte. Oltre a questo in quel box deve essere successo qualcosa che ha spezzato l’equilibrio che c’era. Forse la volontà di Dall’Igna di riprendersi Lorenzo ha incrinato il rapporto con il forlivese, forse HRC è riuscita a prendere un terzo piccione con la stessa fava con la quale indebolì sia Ducati che Lorenzo per questo 2019. Congetture, per carità, ma le evidenze dicono che pur con un ottima moto Ducati non riesce a puntare al bottino grosso nemmeno quest’anno.
Iannone? Ancora non è certo di essere dichiarato “fit to race”, ma in tutta onestà che cambia? Peccato, una bestemmia vedere tutto quel talento sprecato….

L’aria di casa potrebbe far bene a Rins reduce da un weekend romagnolo piuttosto opaco e anche a Policio Espargaro su una KTM che appare in grande crescita: a Misano è riuscito a tenersi dietro per diversi giri sia Rossi che Dovizioso oltre che far impazzire lo stesso Rins, ovvero tre moto già vincenti quest’anno. La cura Pedrosa sta portando i suoi frutti, in attesa che Marquez abbia il coraggio di salirci sopra come taluni cominciano a sussurrare. Nel frattempo ci è sceso Zarco che non terminerà la stagione sostituito da Kallio. Era inevitabile, probabilmente, ma questa storia è un brutto capitolo nella carriera del francese che rischia seriamente di uscire dal giro buono dopo tutte le premesse/promesse. Non ci sono “manubri buoni” liberi per il 2020 a meno di un colpo di scena HRC/Lorenzo che difficilmente vedremo.
Proprio qui ad Aragon nel 2018 cominciò la sequela di infortuni di Giorgio che lo hanno portato alla situazione attuale. Speriamo che il clima spagnolo gli dia un ulteriore spinta per quella risalita che in tanti auspichiamo per il suo bene ma soprattutto per quello del Campionato.

IMMAGINE TRATTA DAL SITO AUTOSPORT.COM

Adoro parlare dei giovani soprattutto se questi sono Italiani. Morbidelli sta facendo una stagione tutto sommato decorosa, non fosse per la presenza nel suo box di quel ragazzaccio che ha fatto cambiare tutta la prospettiva facendola sembrare deficitaria. Chi invece sta latitando è il mio concittadino Bagnaia: troppo falloso e troppe volte per prati (meglio cemento verde) per poter dare un voto positivo a questo debutto in MotoGp. Da suo estimatore mi auguro che il vento cambi in vista del 2020 perchè i numeri li ha..

A proposito di cemento verde……la Moto2. La sensazione del furto subito da Di Giannantonio non cambia pur riguardando le immagini dell’ultimo giro della scorsa gara cento volte, perché di furto si è trattato. Le immagini delle due infrazioni sono evidentissime ed innegabili. Se esiste la regola, a prescindere della comunicazione al pilota, va fatta rispettare, fine di ogni discorso. Altrimenti la regola non è una regola, ma un consiglio e quindi passibile di interpretazione. Fuori dalle interviste il nostro pilota ha commentato mestamente che non c’era un precedente all’ultimo giro (questa la motivazione della commissione) quindi Fernandez è rimasto il vincitore anche per far fede al cerimoniale TV. Ogni ulteriore commento sarebbe tempo perso. Furto degli spagnoli “a casa nostra”. PUNTO.

L’augurio e che la lotta per il Mondiale tragga giovamento da tale risultato, con i nostri che staranno a guardare gli spagnoli dopo due anni di dominio. Ed in effetti a pensar male si fa peccato ma di solito ci si azzecca: due mondiali a Zarco ed uno a testa a Morbidelli e Bagnaia significa solo che gli spagnoli non vincono dai tempi di Rabat, quindi è ora che anche quel trofeo torni in penisola iberica.

La Moto3 è costantemente la gara  più bella da vedere ma anche la più difficile da pronosticare. La bella storia Di Suzuki a Misano ha riconciliato con il cuore tanti tifosi sulla pista del Sic ed ha regalato l’ennesimo vincitore di tappa del 2019. La classifica è corta con Dalla Porta e Arbolino ancora in lotta aperta racchiusi in 30 punti. Sarà al solito la gara più entusiasmante… speriamo lo siano anche le qualifiche perché non se ne può più dei trenini a vapore…

Speriamo di divertirci e buona gara a tutti…

PS.

ATTENZIONE… la gara MotoGP andrà in onda alle ore 13 prima di quella della Moto2 per evitare la concomitanza con il GP di Singapore F1.

Salvatore Valerioti

Immagine in evidenza tratta dal sito moto.it