Marc Marquez RE di Francia

Non ha grandinato e quindi il Gran Premio di Francia ha visto rispettate le previsioni di un dominio incontrastato di Marc Marquez.  A dir la verità per circa metà gara ci ha provato Jack Miller a rompere le uova nel paniere al vincitore, ma nonostante l’eccellente prestazione, non ha ottenuto effetti tangibili se non quello di portare la gara su ritmi elevatissimi ed in alcuni frangenti molto gradevoli.

A differenza della Formula 1, senza voler togliere nulla a Lewis Hamilton, in motoGp il dominatore non è dotato della miglior moto. Tutt’altro. Qualcuno ieri si chiedeva nel postgara dove sarebbe la Honda senza Marquez. La risposta è nella totale assenza dalle immagini televisive della gara di Carl Crutchlow (solo decimo al traguardo) e di George Lorenzo (ancora anonimo con il dodicesimo posto finale, nonostante qualche sprazzo di luce nelle prove). E quasi a voler ribadire questo segreto di Pulcinella, l’ordine d’arrivo ha visto le tre piazze d’onore occupate da altrettante Ducati in parata  a suggellare un tributo (non voluto) al vincitore. In questo caso è difficile sostenere che la rossa di Borgo Panigale non fosse la miglior moto schierata a LeMans.

L’ordine d’arrivo dei rossi rispecchia le gerarchie, Dovizioso, Petrucci e infine Miller. Solo il finale di gara ha visto un abbozzo di lotta intestina fra il Dovi e Petrux, ma niente di più di una recita dovuta. Petrux ne aveva in quel momento molto di più ma si è ben guardato dal rischiare qualsiasi danno all’amico caposquadra. L’aspetto più interessante della giornata Ducati, a parte la gran moto e l’imponente Desmo negli allunghi di LeMans, è la crescita di Miller. Devo ammettere che per la prima volta mi è apparso con il completo controllo della situazione, a volte meraviglioso nei suoi attacchi a MM, e soprattutto, pur con le gomme stanche, ha saputo portare a casa un bel risultato. Pazzo ma concreto, non improvvisato, finalmente.

Delle Yamaha in Francia si è visto ben poco. Dopo l’illusione della pole del venerdì Vinales è scomparso dalle posizioni significative in griglia e in gara è stata inquadrato solo per la caduta, mentre era intorno al decimo posto, centrato da un precipitoso Bagnaia. Si salva il solo Valentino, stoico nel suo quinto posto, sempre impiccato ma costantemente nel gruppetto dei primi. Quartararo ha disputato un’ottima seconda parte di gara, sui tempi dei primi, ma non è andato oltre l’ottavo posto. Morbidelli è rimasto plafonato al settimo posto.
La Suzuki non si è vista. Non ho certezze sulla sua partecipazione al gp. Viceversa la Ktm ha fatto vedere buone cose con il solo Espargaro, mentre Zarco è rimasto ancora nelle retrovie. Evidentemente la questione dello stile di guida e dell’adattamento alla moto fa proseliti.

Concludo con la classifica, che ci racconta di un Marquez che è in testa a un campionato apertissimo in quanto inseguito a brevissimo distacco da altri pretendenti, in primis Dovizioso e la sua Ducati.
Mi piace crogiolarmi in questa illusione. Ma se rivedo il Dovizioso di ieri, mai a dare un morso a Marc, mi rendo conto che non è molto di più di un’illusione.

Nelle Moto2 vale la pena segnalare il ritorno alla vittoria di Marquez piccolo dopo un’anno abbondante dall’ultima.

In Moto3, dopo una gara spettacolare ha vinto McPhee davanti a Dalla Porta. La gara è stata caratterizzata dalla caduta di entrambi i piloti del team Sic58 e dalla lotta intestina che ha tolto a Migno la possibilità di lottare per la vittoria.

Alla prossima
Valther

MOTOGP 2019 – SHARK HELMETS GRAND PRIX DE FRANCE

LE MANS, circuito che evoca sempre grandi emozioni, sperando che ne riserbi molte anche per le due ruote.

Se si guarda la classifica, il campionato pare quanto mai combattuto e incerto, ma se si guarda con onestà le prime corse, l’analisi è abbastanza semplice;

Marquez –  lo Spagnolo, ad eccezione dell’erroraccio di Austin, ha mostrato a tutti che è quanto mai in palla. La Honda non è ancora la moto precisa, sopratutto nelle staccate ed inserimento curva, ma il talento del 93 sta riuscendo a far uscire i suoi pregi, avendo grandissima percorrenza e trazione. Al momento resta il favorito per la vittoria anche domenica.

Lorenzo – in Hrc si stanno un pò spazientendo e stufando delle sue performance. La gara di Jerez è stata  una delle gocce che rischiano di far traboccare il vaso, visto che non è concepibile che uno del suo livello, arrivi dietro al tester wild card. La pista Francese a lui è molto congeniale, seppur negli anni Ducati, i risultati siano mancati. Nei test ha percorso un’infinità di km, speriamo che gli siano serviti.

Rossi – al momento il Yamahista meglio piazzato in classifica, ma la gara di Jerez lo ha un pò ridimensionato e forse portato ad avere qualche dubbio sulla bontà della M1 2019. Certo, la moto non è il dramma del 2018, ma ha bisogno ancora di molto lavoro, per tornare ad essere vincente e al 46, manca ancora quel pizzico, per fare un pelo di più.

Vinales – chiamato a una dimostrazione di costanza prestazionale,  sia nel lavorare su assetti, che per quel che riguarda la corsa. Al momento la velocità par esser tornata, seppur con ancora nervosismi e sconforti ben presenti.

Dovizioso – al momento non stiamo vedendo il pilota del 2017 o 2018. la D16 è una moto che sta dimostrando di andar forte con tutti i piloti, quindi è ora di tornare a dare una scossa, ottenendo un grande risultato.

Petrucci – siamo ai soliti discorsi, pilota dalle grandi attese, che stupisce in qualifica e poi si plafona in gara, credo che se continua così, la riconferma a fine stagione sarà molto improbabile.

Rins – teniamolo d’occhio, potrebbe scapparci un nuovo colpaccio e non escluderei persino da gradino più alto del podio. Ammetto che a inizio stagione, non avrei mai scommesso in una crescita simile, dell’abbinata moto/pilota

Yamaha SIC – team che, con i suoi due piloti, potrebbe darci ancora qualche gioia. Quartararò vorrà mostrare il suo valore davanti al suo pubblico e far vedere che Jerez non sia stato un caso. Morbidelli invece è chiamato a mostrare un miglioramento nel passo di metà gara, perchè il suo valore lo ha già mostrato.

In attesa di conferma anche per Aprilia, seppur tutte le speranze son risposte in Espargarò, visto che Iannone continua a non dare il suo contributo. Ktm invece abbastanza senza speranza, visto che pur i test son stati molto complicati

Moto2 – sarà la solita lotta fra Baldasarri, Marquez, Luthi e Gardner, sicuramente non ci annoieremo.

Moto3 – impossibile far pronostici, visto che al momento nessun pilota spicca in particolare, speriamo che arrivi qualche altra gioia tricolore.

ORARI TV

SKY

DOMENICA 19 MAGGIO

Ore 11:00 – Gara Moto3
Ore 12:20 – Gara Moto2
Ore 14:00 – Gara MotoGP

TV8

Domenica 19 maggio

Ore 11:45 – Gara Moto3
Ore 13:05 – Gara Moto2
Ore 14:45 – Gara MotoGP

Saluti

Davide_QV

IL PAGELLONE SEMISERIO DEL FROLDI: GP SPAGNA 2019

I-M-P-O-T-E-N-Z-A

E’ la prima parola che mi è venuta in mente, appena ci siamo sorbiti l’ennesima, asfissiante, agghiacciante, ineluttabile (dopo Endgame va molto di moda questo bel lemma italico) doppietta anglo-tedesca.
Ho in mente i fotogrammi al via. Vettel parte come un razzo, affianca all’esterno Bottas e Hamilton, ben redarguiti da Toto a non darsi addosso danneggiando la ditta (che team principal Wolff!) ma deve desistere, pena un super autoscontro. Tira una frenata micidiale, non può fare altro, e spiattella l’anteriore destra. Come sono delicate e fragili le gomme Pirelli (così le ha volute mamma FIA), che si beccano un raffreddore con un piccolo refolo di vento.
La gara finisce lì. Anche perché poi, nella successiva percorrenza di curva, la Rossa ha un momento di incertezza e Max la supera all’esterno come un treno. Ciao. Le tenteranno tutte, con qualche tentennamento negli ordini di scuderia, come consuetudine al muretto, ma Max resterà li davanti.
Leclerc la gara se l’era già mezzo pasticciata nelle Q2 di sabato.
La SF90 è plasticamente questa, cristallizzata in quella del vorrei, oh quanto vorrei, ma non posso.

I-M-P-O-T-E-N-Z-A

La Cenerentola è tornata fra noi, quella che tutti vogliono, perché serve allo spettacolo, ma che va bene se serve da contorno. E’ tornata nel limbo che tante volte l’ha accompagnata nella sua storia, come se una oscura maledizione (qualcuno dirà il peccato originale del matricidio di Alfa da parte di Enzo) le gravasse attorno.
Rossa si, ma di vergogna. Con la regolarità di un caterpillar grigio, la Mercedes seppellisce nell’ignominia e lascia nella vergogna dell’incapacità la Ferrari. Quarant’anni. 1979-2019. In quattro decadi, otto lustri, la Ferrari ha avuto tre campioni del Mondo: Scheckter (1979), Schumacher (caso unico, con cinque titoli di fila 2000-2004) e Raikkonen nel 2007, ormai 12 anni fa. L’ultimo titolo mondiale, quello costruttori, è dell’anno successivo. In mezzo c’è stato il digiuno record di 21 anni, che in molti, compreso il sottoscritto, hanno vissuto; era una Ferrari molto più scarsa di questa, primi anni ’90, che però sembra avviata su quella china. Perché snocciolo questi dati? Per far capire quanto sia difficile, per la Rossa, vincere un titolo mondiale. Deve esserci una vera e propria congiunzione astrale. Roba da tregenda.
Nella storia della Formula Uno sono cambiati tante volte i regolamenti. Ma alcune cose non cambiano, e fra queste la difficoltà degli uomini in rosso di riuscire a creare e prolungare un ciclo vincente. Negli ultimi 20 anni la squadra del cavallino rampante è spesso stata paragonata ad un gambero (Turrini l’ultimo in ordine di tempo). Ci sono alcune costanti nel lavoro del team, costanti che si sono acuite dopo la sciagurata dismissione dei test in pista made in FIA: incapacità di trovare un progetto vincente, e se lo si trova spesso non lo si sviluppa a dovere, carenza di un metodo di lavoro efficace, con la sensazione che si proceda a tentoni. C’è bisogno di una profonda, profondissima riflessione nella gestione sportiva.
Un’immagine: tutti i meccanici degli altri team da un pezzo a nanna, ma non la Ferrari con i meccanici che lavorano alacremente sino alle 23 di venerdì. Dice tutto. Non mi stupirebbe se la risposta di Binotto,ad un giornalista che lo interrogasse sull’arcano, fosse, davanti alle prestazioni della rossa:  “Non sappiamo perché non funziona”.

Siamo dalla parte di Ettore, come Foscolo, lo sapete. Ma non possiamo dimenticare Achille. Anche perché la disfatta di Ettore (e la sua morte nell’Iliade) servono anche a far risplendere maggiormente la vittoria di Achille.
La Mercedes è un’armata semplicemente incredibile, che ha a portata di mano la demolizione del record della Ferrari, di quella Ferrari là.
C’è molta malinconia e rassegnazione in me. Filosoficamente, si potrebbe dire che i record, come ben si sa, sono fatti per essere battuti. Ma questo non mi aiuta ad essere più atarassico.
Vettel. Voto: 9. Poteva fare altro? Ci ha provato, ha rischiato, forse la gara non sarebbe cambiata lo stesso se fosse transitato davanti, forse no. Dopo, era tutto abbastanza scontato.

Leclerc. Voto: 7 1/2. Per la seconda volta si complica la vita da solo. In gara fa il suo. La monoposto non lo aiuta, ma è giovane ed ha bisogno di tempo.

Scuderia Ferrari. Voto: 5. Dicono che da quando non c’è Arrivabene ci sia un bel clima. Può essere. Ma maliziosamente il “bel clima” potrebbe anche significare che il reparto tecnico è talmente allo sbando che neanche c’è più l’adrenalina che ti dà il competere per qualcosa di importante. Il pensiero, che condivido non è originale, è una riflessione a voce alta del nostro Alessandro Arcari.
Muretto Ferrari. Voto: Xanax. Ok, prima si era sempre sull’orlo di una crisi di nervi. Ma ora sembra che al muretto prendano doppia dose di antidepressivo (vedi rapidità team order).

Mercedes. Voto: quinta agghiacciante doppietta consecutiva. E’ imbattibile. Ma resta sempre il dubbio di quanto sia forte lo squadrone, e quando deboli gli altri. Toto merita tutti gli applausi del mondo, eppure sono convinto che a loro non piaccia, o perlomeno non piaccia più, vincere così.

Dieter Zetsche. Voto: un gigante. Ci ha creduto sin dall’inizio a questo progetto, a questo rientro dellaMercedes. Ci vorrebbe una figura così in Ferrari…

SF90. Voto: 3. Monoposto inguardabile nel terzo settore del circuito. Mi ha ricordato il “camion” con cuiProst si concesse il primo e unico licenziamento in tronco della sua carriera. Da cigno invernale a brutto anatroccolo primaverile poco ci vuole. In Ferrari, con l’affettuoso aiuto della stampa nostrana (fatti salvi casi isolati) è tutto un fiorire di campionati di cartone. Poi arriva il gioco vero, quello duro. “E quando il gioco si fa duro” (cit.)…
Hamilton. Voto: 9. Contrariato per la pole mancata, è partito da leone ed ha sbranato il povero Bottas.

Bottas. Voto: 8. Tiene Bottas (freddura), ma non è Rosberg. Siamo costretti a iscriverci d’ufficio al #teambottas per sperare in qualcosa di avvincente che, se guardiamo alle cose razionalmente, non ci sarà. Pensate come siamo messi….

P.S.

Cerchiamo di non illuderci per Montecarlo. Sarà un bagno di sangue. Poi, se arriverà la roulette rossa, magari ci ricrederemo.Si ringraziano come sempre @FormulaHumor e la pagina FB “Le cordiali gufate di Gianfranco Mazzoni”.

Mariano Froldi – @MarianoFroldi

REA TORNA A BATTERE…DUE COLPI

Si diceva che il round imolese poteva essere quello buono per Rea e la Kawasaki per tornare al successo dopo le 11 vittorie di fila del duo Bautista/Ducati e così è stato. E, con qualche sorpresa, non c’è stato neanche bisogno dell’aiuto della pioggia per detronizzare momentaneamente Bautista.

E’ parsa chiara la confidenza e la velocità del pilota nordirlandese sul circuito Enzo e Dino Ferrari, così come l’imbarazzo dello spagnolo, che si è beccato 9 decimi in superpole e che le ha prese anche dal team mate Davies, secondo in superpole a poco meno di due decimi da Rea e conscio di poter finalmente dire la sua per la gara.

GARA 1

E’ stata un po’ una gara come ne abbiamo già viste in questo 2019, solo che Rea e Bautista si sono scambiati i ruoli, con il nordirlandese a fare il vuoto fin dalle prime curve e Bautista che cercava solo di portare a casa un secondo posto neanche così penalizzante. Troppa la differenza di passo tra i due  e inutile prendere rischi inutili se non quelli minimi per portare a casa il secondo posto.

Poteva essere della partita anche Davies ma la sua V4 si è ammutolita di colpo dopo neanche un giro e mezzo quando era secondo e attaccato al codone delle verdona di Rea. I guanti lanciati furiosamente una volta tornato al box la dicono lunga sulla frustrazione del gallese in questo inizio di stagione.

Fatti i giochi per le prime due posizioni, il meglio della gara lo hanno offerto Razgatlioglu, Van der Mark e Haslam per la terza posizione. Il turco sembrava quello messo peggio negli ultimi ma con i denti è riuscito a resistere agli attacchi dell’olandese e dell’inglese per un impronosticabile terzo posto.

immagine da foxsports.it

Poteva andare meglio anche per Sykes che su una pista amica stava facendo una gran gara fino a quando il motore della sua BMW lo ha abbandonato quando era in terza posizione. Prima BMW al traguardo Reiterberger finito decimo.

Sesto Melandri con i soliti problemi di  setup che precede Lowes, Rinaldi e l’ottima wild card Zanetti. Fanalino di coda le due Honda.

Superpole race

Dopo un warm up con pista umida, fortunatamente la gara si è disputata in condizioni di asciutto, almeno in traiettoria, e il copione che doveva vedere Rea di nuovo mattatore è stato rispettato.

Alla partenza Davies riesce a sopravanzare Rea, con terzo Bautista. Sembrava essere l’occasione giusta per il gallese fino all’errore in staccata alla variante bassa, che gli ha fatto perdere due posizioni.

immagine da TuttoMotoriWeb.com

Una volta in testa Rea ha pensato a gestire la gara badando a non farsi impensierire dai due ducatisti alle spalle. Bautista cede il secondo posto a Davies dopo pochi giri e si accontenta del terzo posto mentre Davies prova a recuperare sul nordirlandese ma qualche rischio di troppo lo fa desistere.

Dietro di loro il duo Yamaha Van der Mark/Lowes, seguito da Haslam che ha accumulato ben quindici secondi di distacco dal compagno di squadra. Razgatlioglu settimo non replica la bella gara 1 seguito da Sykes partito dalla pit lane per montare in extremis la gomma da asciutto. Deludente Melandri, addirittura penultimo.

Gara 2

La gara che non ci doveva essere fin dal giovedì quando le previsioni davano pioggia battente…e così è stato. Quando i piloti sul podio della supersport erano alle interviste è iniziato a piovere con sempre maggiore intensità e non ha mai smesso. Partenza ritardata, giri di pista delle safety car che alzavano alti schizzi d’acqua al loro passaggio e le ultime valutazioni dei piloti hanno portato alla ovvia cancellazione della gara, cosa che era parsa chiara fin dal primo rinvio della partenza prevista alle 14.

La situazione sembrava compromessa per chi come me assisteva dalle tribune e la stragrande maggioranza dei piloti non ha potuto che prendere atto della pericolosità della pista, che con il bagnato e i muti troppo vicini in certi punti era davvero troppo pericolosa.

i due alfieri Kawasaki erano pronti a correre, Rea in primis che avrebbe avuto tutto l’interesse per guadagnare ulteriore terreno su Bautista, ma alla fine è stata presa la decisione più saggia.

Al netto dei problemi meteo, l’Enzo e Dino Ferrari si conferma una pista dove lo spettacolo è assicurato e dove i piloti possono ancora fare la differenza.

L’ha fatta Rea, supportato da un’ottima moto mentre Bautista ha pagato lo scotto di una pista poco conosciuta e una Ducati troppo nervosa e imprevedibile. Si può dire che Davies abbia finalmente preso le misure alla V4 e può guardare alla stagione con più ottimismo.

Ci si aspettava le Yamaha più in palla ma la pista le ha relegate fuori dal podio senza rappresentare mai una preoccupazione per Kawasaki e Ducati. Bravo Razgatlioglu che ha arpionato un podio di puro cuore in gara 1. Rimandate le BMW in attesa del nuovo motore previsto per il round spagnolo. Al solito non pervenute le Honda.

Peccato per Laverty e la sua caduta nelle prove del venerdì che gli ha rimediato la frattura di entrambi i polsi. Subito operato, restano incerti i tempi di recupero. In bocca al lupo al pilota irlandese di una pronta guarigione.

P.S: assistere alle gare dal vivo è tutto un altro modo di vivere la passione per il motorsport. Devo dire che, seppur mutilata dalla pioggia, vivere le gare della Domenica in tribuna è stato davvero una grande esperienza.

In primis perché consente di apprezzare tutte quelle piccole differenze tra i piloti e le moto che in tv non si colgono. Come ad esempio “l’urlo” del V4 Ducati, assolutamente il più bello di tutto il lotto e la “normalità” dei motori BMW e Honda, che sembrano davvero quelli di serie che si trovano in concessionaria.

Impressionanti le staccate a moto piegata in entrata alle Acque Minerali, con Rea che riusciva a girare più stretto di tutti e ad aprire prima il gas.

E altrettanto lo erano quelle dei piloti supersport alla variante bassa, comprese quelle della Herrera, unica rappresentante femminile della supersport. Riuscire a compiere anche un solo giro al ritmo della pilotessa spagnola basterebbe a farmi morire come un uomo felice.

*immagine in evidenza da motorbox.com

Rocco Alessandro