Il Pagellone semiserio del Froldi – Suzuka

Tutto o niente. Tutto e niente. Tutto per niente. Dentro o fuori. Quando si è disperati, si compiono mosse disperate. Bluffi con le carte, butti la pallina sulla roulette e attendi, ti lanci nel vuoto e chiudi gli occhi. Ma come sa il giocatore d’azzardo, una volta ti va bene, 9 ti va male. Il fine settimana in Giappone ci ha mostrato, nella sua “tragedia in due atti” (prove e gara), l’evidente stato confusionale in cui si trova il Team di Maranello. Possiamo declinare così il “triste autunno della signora in rosso” (Turrini dixit). Dopo la gara di Monza (Ferrari che monopolizzava la prima fila) il trend negativo della Scuderia di Maranello ha assunto le proporzioni di una crisi impensabile, sino ad arrivare alla gara disperata di Vettel nella terra dei Samurai; si potrà discutere a lungo se sia stato danneggiato da Max Verstappen o se si sia danneggiato da solo. Si potrà discutere a lungo perché il Team abbia sbagliato completamente la scelta degli pneumatici nel Q3 di sabato, quando si decideva la pole position. La Ferrari di Singapore, Russia e Giappone non è mai stata realmente competitiva. Una crisi organizzativa e tecnica  profonda. Tutto declinabile alla voce “disperazione”. Tanto che ormai il Mondiale è una formalità per la corazzata  anglo-tedesca. Lo stesso Lewis Hamilton, forse con un pò di perfidia e forse con una pò di ingenuità lo ha detto: “Non mi aspettavo di essere così, a questo punto del Mondiale”.

 

Hamilton. Voto.: 8. La superiorità della sua Mercedes era tale, e tale la pochezza degli avversari, che ha guidato vincendo con il minimo sforzo possibile. Possiamo fargliele una colpa?

 

Hamilton e la retorica dell’amore. Voto: plastica cromata. Mettetegli un Rosberg fra i piedi e  poi ne riparliamo…

 

Mercedes. Voto: 12. Lavoro, lavoro, lavoro. In silenzio. Poche parole. Si risolvono i problemi della monoposto piano piano e torna la corazzata. Poi metti gli ottimi rapporti in FIA (che non guastano mai) e ciao ciao.

 

Bottas. Voto.: Bau. Lo ripeto: è il più grande gregario della Formula Uno (per distacco). Fedele, amorevole, protettivo, coccoloso, una pasta di scudiero tenero e puccettoso. Se serve diventa feroce (con gli avversari). Se non serve ti guarda le spalle e puoi dormire tranquillo. Cosa volere di più dalla vita?

 

Ricciardo. Voto: per me molto meglio di Mad Max.

 

Vettel. Voto: 5 (da spiegare). Un lettore mi ha fatto notare che il suo vero numero e la sua vera indole sono il 5 di Mansell. Si, probabilmente Vettel è così. E la sua indole mi piace. Non è un pilota mediocre, è un campione. Però anche lui ormai è spaesato. Purtroppo troppi, troppi errori, alcuni capitali (Germania e Monza); sullo scontro con Mad Max non riesco a farmi un’idea precisa (e forse alla fine si tratta davvero e solo di incidente di gara). Una cosa è assodata. Sebastian è un uomo squadra. Merce rara. Tolto Hamilton non credo che ci siano piloti migliori di lui. Ma ci vuole il giusto clima. Quello che fanno in Mercedes con Hamilton. E’ la scoperta dell’acqua calda direte…ma in Ferrari le cose difficili sono facili e viceversa.

 

Raikkonen. Voto: senza infamia e senza lode. Nel limbo, come quasi sempre gli accade da quando è tornato in rosso. Del tutto incolpevole con Mad Max.

 

Verstappen. Voto: Il solito bullo. E’ quel moccioso che quando c’è l’intervallo ti ruba la merendina e poi ti accusa di essere stato tu a rubargliela e che lui se l’è solo ripresa. Lasciamo perdere lo scontro con Vettel e sospendiamo per un attimo il giudizio. Con Kimi ha torto marcio. E per quel contatto voluto e cercato (della serie-chi se ne fotte se lo sbatto fuori o se vado fuori-forse contando sulla pavidità degli avversari di fronte alla sua pazzia) gli dai 5 secondi? Ma non è questo il punto. E’ che se leggi i commentatori, ed anche ex piloti, ti dicono “Ma sai che stai lottando contro Verstappen, quindi alza il piede”. Curioso…quindi abbiamo il fattore Mad Max che può andare al di là dei regolamenti. E se ti incaponisci a lottare con lui, peggio per te. Ma di che stiamo parlando? Ci  sono regolamenti e norme da rispettare. Oltre al buon senso ed alla pericolosità di manovre a quelle velocità. L’ho scritto tante volte…occhio che il protetto FIA prima o poi farà qualche brutto incidente. E allora tutti a dire che è troppo pericoloso. Dopo.

 

Team Ferrari. Voto: mi astengo perché sarebbe come inveire e sparare sulla Croce Rossa.

 

Arrivabene. Voto: curiosa escalation verbale. Non siamo di primo pelo. Lo sappiamo che il TP sta spostando l’attenzione. Ma non si vedeva da tempo un capo che dava addosso così al proprio Team. Una brutta, brutta pagina. Forse per trovare un capro espiatorio (Binotto). Lo scontro feroce in Ferrari continua. Una triste telenovela. Che i tifosi e gli appassionati della Formula Uno non si meritano. Se il presidente Ferrari esiste, forse sarebbe ora di farsi sentire…

 

Mauro Forghieri. Voto: definitivo. Dice il vecchio saggio: “A dire il vero è da un po’ di tempo che Maurizio Arrivabene ha ripreso a parlare, da quando non c’è più Sergio Marchionne, forse senza rendersi conto di quanto abbia personalizzato la comunicazione su se stesso, invece di tacere in favore della squadra. In momenti come quello che sta attraversando il Cavallino, Arrivabene dovrebbe capire l’importanza di stare zitto, lavando i panni sporchi a casa. Certe esternazioni – molte ce le poteva risparmiare – creano divisioni interne alla squadra. Non capire il disagio che si aggiunge al disagio e cercare pubblicamente colpevoli e alibi, produce come risultato l’aumento della distanza tra i propri uomini, i quali adesso devono avere uno spirito molto basso. In una situazione del genere bisogna pensare, oltre al Mondiale andato in fumo, anche alla nuova macchina e al prossimo campionato: le cuciture necessarie e la ricostruzione presentano una connotazione tutt’altro che facile. Mi dispiace per gli uomini della Ferrari che inevitabilmente si chiederanno: adesso cosa succederà? Chi traccerà la linea da seguire ? Chi ci comanderà veramente ? Nella galassia Fca non vedo uomini con un passato di spessore nel mondo delle corse e la stessa cosa la possiamo dire per chi oggi guida la Ferrari, la cui dirigenza è composta da bravissime persone, però da qui ad avere esperienza specifica, la differenza è importante. Maranello sta vivendo un momento di tensione che Arrivabene – da solo, perché è ancora lui il capo della squadra – dovrebbe dimostrare di saper vincere. Almeno quello, altrimenti il 2019 sarà un altro anno ricco di incognite e delusioni”.

 

Magnussen. Voto: sinonimo di cretino (copyright di PG).

 

Williams e Mc-Laren. Voto: tristezza. Fa male al cuore vedere due così grandi e blasonati Team ridotti a mediocri comparse.

 

P.S.: Sono passati già 11 anni dall’ultimo Mondiale Piloti, il cielo è grigio (Mercedes) ed alla Ferrari vivono tempi interessanti. Probabilmente, come è già accaduto in tanti altri periodi storici, troppo interessanti. Occhiò che sennò passano come in un baleno altri 10 anni di digiuno…

 

Mariano Froldi – Direttore responsabile di FUnoAT

PTT Thailand Grand Prix post race

Benevenuti al Chang Interantional Circuit dove si è  svolto il PTT Thailand Grand Prix, per molti o forse tutti questo luogo puo’ apparire come la cosa piu’ lontana che ci sia dalla passione per il motorsport, certo non è ne l’Europa ne il Nord America ma l’Asia sta diventanto sempre piu’ importante ed anche il motorsport vuol fare la sua parte; quindi eccoci in Thailandia. Il mio sara’ un racconto di viaggo piu’ che un articolo tecnico post race a cui siete abituati, vorrei raccontare le mie emozioni e cio che ho potuto vedere dal vivo essendo stato sul posto a seguire l’evento.

Partiamo dalle info di base: il circuito si trova a 400Km di distanza dalla capitale Bangkok e gia questo è un fattore negativo, in quanto la localita’ ospitante (Buriram) non è molto sviluppata e di conseguenza anche le cose semplici (come trovare un hotel) durante il periodo dell’evento risultano complicatissime, anche se stanno migliorando; la cosa piu’ famosa da queste parti e’ un vecchio tempio cambogiano “Phanom Rung” del periodo Khmer. Il motivo per cui si è scelta questa localita’ è perche il proprietario del circuito è un uomo d’affari thailandese molto ma mooolto ricco, patron della birra Chang, per chi non la conosce magari l’ha vista come main sponsor dell’Everton squadra della premier league inglese; il quale ha prima costruito uno stadio per la sua squadra di calcio, il Buriram United, stadio moderno e squadra che in pochi anni è diventata dominatrice del campionato e stabile presenza nella champions league asiatica; non contento ci ha costruito accanto un circuito seguendo tutti i canoni FIA ed affidando il progetto a Hermann Tilke cosi da essere sicuri di avere l’omologazione da parte FIA. Il circuito è tappa fissa della SBK dal 2016, ci corre anche il campionato Super GT giapponese, il campionato GT Asia Series, Asian Le Mans Series e World Touring Car Championship piu’ vari altri eventi motoristici, in sostanza è diventato il luogo principale nel paese per cio che riguarda il motorsport. Il circuito è ben organizzato con strutture moderne e facilmente accessibile, si riesce a vedere gran parte della pista dai vari punti di accesso. Ho trovato un circuito migliore rispetto a quello che immaginavo, c’è un rettilineo dopo la prima curva con una staccata molto bella che porta ad un’altro rettilineo parallelo con una leggera salita e poi discesa prima di immettere in una serie di curve in percorrenza fino ad arrivare alla curva a destra prima del traquardo teatro dell’incrocio di linee con cui Marquez ha superato Dovizioso.

Veniamo alle gare partendo dalla classe regina la MotoGP.

Gara condizionata dall’usura delle gomme ed i piloti attenti nella prima parte di gara ad amministrare il piu possibile gli pneumatici, questo ha fatto si che in testa si formasse un gruppetto molto compatto con Rossi in prima posizione poi la Ducati di Dovizioso e la Honda di Marquez a seguire il teammate Yamaha Vinales quinto preceduto da Cal in quarta posizione, interessante notare come nel tratto guidato del circuito le Yamaha riuscivano ad essere molto competitive mentre quando passavano sul rettilineo sia Ducati che Honda si vedeva ad occhio che ne avevano di piu’. Dopo una prima parte di gara, in cui Dovizioso e Marquez hanno scherzato con Rossi, si arriva al duello tra i due protagonisti di questa stagione; un duello molto corretto in pista ma assolutamente senza esclusione di colpi ed all’insegna di sorpassi, staccate al limite ed incroci di linee che hanno portato il pilota della Honda a primeggiare soltanto all’ultima curva sul forlinese. Per quanto riguarda gli altri riders c’è da notare la ritrovata competitivita’ della Yamaha, probabile che le modifiche apportate alla moto si adattino a questo circuito piu’ che altrove, vedremo, comunque è da registrare la “garra” di Vinales e purtroppo aime’ l’imposibilita di lottare per la vittoria di Valentino. Ho visto un ottimo Cal ad inizio gara il quale si e’ perso da meta’ in poi, Iannone e Petrucci gara anonima per quanto ho potuto vedere.

Considerazioni personali.

Mi ha colpito moltissimo vedere dal vivo alcuni piloti, che purtroppo non avevo avuto occasione di vedere in passato; uno su tutti Marc Marquez, non sono un suo tifoso ma vederlo andare in moto è un piacere: ha la caratteristica unica di sembrare una parte complementare della moto e non un corpo a se’, come accade invece per alcuni piloti i quali a volte sembrano essere dei passeggeri sulla moto o lottare con essa, Marquez no, lui è parte della moto ne sente l’anima e la guida come se fosse una estensione del suo corpo. Lo si capisce bene quando affronta le curve in  percorrenza e soprattutto dopo le curve lente è il pilota che riesce a rimettere la moto dritta prima degli altri e questo gli da’ un notevole vantaggio; è impressionante dal vivo, favoloso! Mi è piacuito molto anche Vinales, ma io ho un debole per questo  pilota, sempre pulito e costante nelle sue traiettorie. Sono andato a bordo pista per qualche giro, vicino al punto di staccata del rettilineo piu’ lungo per vedere meglio come staccavano alcuni piloti e devo dire che Rossi e Marquez sembrano averne di piu’, ma Vinales ha una precisione assoluta. Altro aspetto che mi ha colpito è stata la superiorita’ di motore della Ducati di Dovi al quale pero’ la Honda di Marquez non pagava molto in termini di prestazione, pensavo ci fosse piu’ gap tra i due motori ed invece no, mentre tutti gli altri sono dietro a partire dalla Yamaha che non riesce a sfruttare tutto il potenziale, nel mistro è magnifica ma poi si perde. Altri piloti che mi hanno colpito per ragioni varie sono: Rins e Miller, altra considerazione personale: ma in Ducati sono davvero sicuri di affidare la moto ufficiale a Petrucci? Io la darei a Miller! Considerazioni piu’ blande: mi e’ piacuita molto esteticamente la KTM, assolutamente no la Aprilia ma entrambe urlano come nessun’altra, un piacere per le orecchie. Al contrario della MotoE che ha fatto un demo lap sul cuircuito prima che iniziasse la gara, se non fosse stato per lo speaker che ne annunciava il passaggio nessuno l’avrebbe vista…. Ho detto tutto!!

Marquez domina il campionato con 77 punti di margine su Dovizioso, direi che al prossimo GP si puo’ gia festeggiare.

Classifica finale dei primi dieci della MotoGP

  1. Marquez, Honda
  2. Dovizioso, Ducati
  3. Vinales, Yamaha
  4. Rossi, Yamaha
  5. Zarco, Yamaha
  6. Rins, Suzuki
  7. Crutchlow, Honda
  8. Bautista, Ducati
  9. Petrucci, Ducati
  10. Miller, Ducati

Moto 2

Gara molto bella quella della moto2, purtroppo sono arrivato in circuito quando la gara era iniziata da qualche giro, ma sono comunque riuscito a gustarmi l’attesa sorniona ed il sorpasso di Bagnaia ai danni delle due KTM ed in particolare su Oliveira, suo contendente al titolo. Una volta superato il duo KTM, Bagnaia si e’ messo in modalita’ “Lorenzo” un martello continuo a cui nessuno è riuscuito a tenere testa, dava l’impressione di contrallore con tranquillita’ la gara, menzione particolare per Luca Marini. Dopo meta’ gara Marini ha cambiato passo, da che era preda di Quartararo e’ diventato predatore del duo KTM, prima Binder e poi Oliveira facendo un favore al suo compagno di team in ottica campionato.

Considerazioni personali: la Moto 2 è davvero bella, il suono delle moto è magnifico, mette i brividi, urlano che è un piacere. Queste moto vanno davvero forte, in passato la differenza tra la 250 e la MotoGP era davvero notevole ora molto ma molto meno, è davvero una classe propedeutica alla MotoGP. Mi ha colpito lo stile di guida di Bagnaia, sembra davvero non accusare nessuna pressione, guida pulito e quando è stato il momento di spingere lo ha fatto mettendo quel gap utile a metterlo al sicuro; sembra un pilota forte sopratutto di testa. Marini invece sembra avere un talento che va’ a corrente alternata, pero’ ha una grinta fenomenale, a me è piacuito tantissimo, ma non scommetterei sul suo futuro come invece farei ad occhi chiusi per Bagnaia.

Bagnaia comanda il campionato con 28 punti di margine su Oliveira a quattro gare dal termine, non è ancora finita ma questo Bagnaia è duro da battere.

Classifica dei primi cinque Moto2

  1. Bagnaia, Calex
  2. Marini, Calex
  3. Oliveira, KTM
  4. Binder, KTM
  5. Quartararo, Speed Up

Moto3

Altra gara in cui i protagonisti sono stati gli italiani, dominatori della gara e del podio finale con Di Giannantonio primo, Dalla Porta secondo e Foggia terzo. La gara ha visto Bezzecchi cadere all’ultimo giro, dopo un contato con Bastianini, gara condotta da leader fino a quel momento; al contrario Martin (suo contendente per il titolo) da tredicesimo al via è arrivato quarto mettendo 26 punti di margine tra i due. La corsa al titolo per Bezzecchi si fa’ dura, mentre Di Giannantonio a 29 punti di distanza da Martin puo’ sperare, Bastianini si è scusato per l’incidente con Bezzecchi il quale ha accettato le scuse, sportivita’ per entrambi.

Arrivederci alla prossima gara a Motegi, Japan

LucaBkk

Hamilton e la Mercedes stravincono in Giappone, la Ferrari affonda

Suzuka è una gran bella pista. Una di quelle che esaltano macchine e piloti. Dove i migliori scavano un abisso rispetto agli altri. O lo approfondiscono, se l’abisso c’è già. E gli altri, per cercare di stare loro vicini, commettono errori.

E così vediamo una Ferrari che tenta di qualificarsi con gomme da bagnato quando la pista è asciutta. Col risultato di contrapporre, ad una prima fila Mercedes, un misero nono posto di Vettel, compromettendo fin dal sabato le poche possibilità di ridurre il divario da Hamilton in campionato.

Allo spegnimento dei semafori, Vettel parte a razzo e guadagna 3 posizioni portandosi subito dietro al compagno di squadra. Ad evitare alla Ferrari il team order ci pensa il prode Max Verstappen, che arrivando lungo all’ultima chicane rientra in pista mentre arriva Raikkonen buttandolo fuori pista e facendolo rallentare quanto basta per far passare Vettel. Nel frattempo l’alter ego di Verstappen quanto a simpatia, Kevin Magnussen, si fa tamponare da Leclerc sul rettilineo di partenza, col risultato di bucare una gomma e percorrere un intero giro seminando detriti.

Questo provoca l’uscita della Safety Car, e alla successiva ripartenza si ingaggia il duello fra Verstappen (nel frattempo giustamente penalizzato di 5 secondi) e Vettel. E accade quanto ampiamente prevedibile. Alla frenata della Spoon curve, Vettel vede un varco all’interno, e con un ottimismo che definire eccessivo è un eufemismo si butta all’interno dell’olandese. Il quale, non aspettandosi un attacco, segue la traiettoria ideale chiudendo la curva e urtando il tedesco, che finisce in testacoda nella via di fuga ritrovandosi poi in coda al gruppo, fortunatamente con la macchina non troppo danneggiata.

Raikkonen non riesce ad approfittare dell’urto fra i due davanti a lui, perchè troppo lontano. Le sue gomme supersoft iniziano molto presto a perdere prestazione, e lo costringono a fermarsi forse un po’ anticipatamente rispetto alle previsioni. A Kimi vengono montate gomme medie, l’unico set portato dalla Ferrari e mai provato nel corso delle prove.

Qualche giro dopo anche Verstappen si ferma, scontando i 5 secondi di penalità, e riesce ad uscire davanti a Raikkonen. Qualche giro dopo si ferma anche Ricciardo, in grande rimonta dopo essere partito dalla quindicesima posizione a causa di un’avaria subita in qualifica. E anche lui riesce ad uscire davanti a Kimi, che si ritrova così in quinta posizione ma, quel che è peggio, con una macchina senza prestazione.

La lotta per le prime posizioni finisce virtualmente qui. Vettel riuscirà a rimontare fino alla sesta posizione, ultimo della prima classe e staccatissimo dal compagno Raikkonen, il quale a sua volta rimedia un distacco abissale da Ricciardo. Verstappen si avvicinerà a Bottas senza però riuscire realmente ad impensierirlo, nonostante diversi errori da parte di quest’ultimo, evidentemente in crisi con le gomme.

E così Hamilton porta a casa la quarta gara consecutiva, la sesta in sette gare (e nell’unica che non ha vinto è comunque arrivato secondo), la quinta di fila a Suzuka. Dietro i primi sei troviamo Perez, un sempre ottimo Grosjean, Ocon e Sainz, che negli ultimi giri nega a Gasly e alla Honda l’ultimo punto disponibile.

Ancora notte fonda per McLaren e Williams, e poca soddisfazione pure per la Sauber dopo una qualifica che faceva ben sperare.

L’idea che dà la Ferrari in questo momento (e lo stanno dicendo anche fonti giornalistiche tradizionalmente vicine alla squadra di Maranello) è di essere in grande confusione. E il week-end in Giappone lo ha purtroppo completamente confermato, a partire da una scelta di mescole da portare a dir poco scellerata (come già accadde per Sochi), pur se presa diverse settimane fa, per continuare con la decisione di utilizzare gomme da bagnato in Q3 quando era abbastanza evidente che fosse l’opzione sbagliata, non fosse altro che per il fatto che tutti gli altri stavano decidendo diversamente, per finire con la poca lucidità dei due piloti in gara, entrambi letteralmente fermati, come al solito, da Verstappen, che si sta rivelando un ostacolo ancora maggiore delle due Mercedes, se si fa il conto di quanti problemi ha creato la (gestione della) sua presenza in pista nelle ultime due stagioni.

Nel frattempo la Mercedes ha letteralmente iniziato a volare, dimostrando nelle ultime tre gare un enorme vantaggio, di macchina, di piloti e soprattutto di lucidità. A questo punto c’è il rischio che il mondiale 2018 venga ricordato come il quinto consecutivo di grande supremazia Mercedes, e questo sarebbe un po’ ingeneroso nei confronti di Hamilton, che andrà molto probabilmente a chiudere il discorso già nella sua amata Austin. Perchè la suddetta supremazia, quest’anno, è dovuta a fattori più umani che tecnici, a differenza degli anni scorsi.

P.S. l’intervista di Maurizio Arrivabene a fine gara può essere letta in tanti modi. Come quella di un team principal che tenta di difendere la sua squadra dopo un risultato estremamente deludente, ma anche come quella di chi ha visto un’altra gara. Parlare di risultato positivo quando la pista dice che la Ferrari oggi è stata la terza forza, e quando i due mondiali piloti e costruttori hanno preso ancora una volta la via di Stoccarda, sembra francamente fuori luogo. Ma questa è la cifra della Ferrari, in questo momento, e forse non c’è troppo da stupirsi dei risultati che arrivano di conseguenza. Nonostante una SF71H che anche oggi si è dimostrata, in gara, un’ottima vettura.

MOTOGP 2018 – PTT THAILAND GRAND PRIX

E si arriva finalmente nel nuovo tracciato Thailandese, che alla fine è nuovo solo per il Motomondiale, il quale ancora non ha mai corso, al contrario di SBK o altri eventi automobilistici.

Nel video della SBK, potete già farvi l’idea di un tracciato assolutamente piatto, con lunghi rettifili, staccate pesanti e curve ad alta velocità. A parole può sembrare nemmeno male come pista, ma a livello di spettacolo e scenografia, risulta essere abbastanza deludente, staremo a vedere se Moto3, Moto2 e Motogp ci faranno ricredere a riguardo, oltre capire quali problemi avranno gli pneumatici, visto l’asfalto abbastanza abrasivo, abbinato ad alte temperature del meteo.

Nei test invernali avevano spiccato Ducati e Honda, con Yamaha molto in difficoltà e sarà difficile pensare si presenti una situazione molto diversa da quella di mesi fa. Nel frattempo c’è da segnalare che Suzuki, dopo essere andata a podio con Iannone,  ha raggiunto la quota 6 (somma del punteggio podi stagionali del team), finendo per  perdere le concessioni per il 2019, dovendo rientrare nel rispetto delle regole sugli sviluppi motori, punzonature e test, pari a quelli già in atto per Ducati, Honda e Yamaha.

Concessioni:

Giusto oggi Jarvis, ha rilasciato una lunga intervista sulla Gazzetta dello Sport:

La lista dei problemi Yamaha si allunga, Jarvis realista: “non è solo una questione di motore”

“il problema è che anche se l’errore iniziale è minimo, appena un paio di gradi, più il tempo passa e più ti trovi distante dalla direzione che avresti dovuto seguire. E per tornarci serve tempo“.

Io non posso arrivare a dire che vanno messi in discussione i tecnici — ha continuato Jarvis — ma il solo modo di uscire dai problemi attuali è capire cosa stiamo facendo di sbagliato e ripartire in una nuova direzione. La Yamaha ha uomini che sanno come vincere? Sì, lo abbiamo dimostrato. Però qualcosa che stiamo facendo non funziona ormai da troppo tempo. Il progetto e lo sviluppo della moto avvengono principalmente in Giappone, è lì che si trova il gruppo responsabile, in Italia abbiamo impiantato una sede con gente che lavora sull’elettronica e fa la revisione delle moto, ma la leadership resta nella sede centrale”.

Jarvis ha poi proseguito dicendo: “abbiamo provato un prototipo del nuovo motore e a Valencia ce ne sarà uno modificato. Siamo in una situazione difficile: Vale e Maverick faticano a trovare motivazione perché loro, come noi, sono qui per vincere il Mondiale. Invece ci troviamo in una crisi da cui dobbiamo assolutamente uscire. Il nostro problema non è solo il motore, è il telaio che non crea sufficiente grip meccanico, è l’elettronica che non controlla al meglio l’erogazione che i piloti vorrebbero più dolce, è la gestione delle gomme. Ma vi garantisco che il prossimo anno avremo ancora un motore in linea. È una tipologia a fine sviluppo? Non credo, sono convinto si possa essere competitivi, ma serve modificarlo e migliorarlo”.

Sui permessi ai team di procedere allo sviluppo durante la stagione, poi Jarvis ha chiosato: “la troverei una cosa ragionevole. Abbiamo visto come la Suzuki abbia faticato nel 2017 e la Honda l’anno prima: aumenterebbe la competitività della griglia. In principio il sistema delle concessioni è una buona regola, ma se nell’interesse comune tutte le squadre dovessero decidere in tal senso, noi saremmo favorevoli”.

Cosa sono queste concessioni? Un costruttore che non ha ottenuto podi per tutta la stagione, nella stagione successiva potrà usare 9 motori non punzonati e ha a disposizione un numero maggiore di giornate di test, mentre i team che non possono usare le concessioni, hanno 7 motori che devono essere punzonati ad inizio stagione. Per farla breve, se sbagli il motore  a inizio stagione, sei fregato.

Ora, che senso abbia che la massima serie delle corse di moto ci siano tali limitazioni tanto stringenti, non si sa. Sarebbe meglio definire che i top team abbiano un limite di 3 sviluppi di motore a stagione, permettendo a ogni costruttore, di poter porre rimedio a una situazione che li mette in difficoltà. Questo problema al motore, lo ha avuto Honda nel 2015, Suzuki nel 2017 e ora Yamaha nel 2018, mentre Ducati è il marchio che ha avuto più beneficio da queste deroghe ,negli anni in cui erano in difficoltà.

Tornando alla gara di domenica:

  • La situazione d’accusa di Lorenzo verso Marquez non si placa, con il Maiorchino ancora insistente sulle manovre sconsiderate del campione del mondo. Son sempre più curioso di vedere come sarà la loro convivenza in Hrc. Ancora incerta la sua presenza in gara.
  • Dovizioso ancora ci crede, non si ca come, ed è anche sicuro di fare un bel risultato su questo tracciato
  • Vinales e Rossi sono quanto mai demotivati, ed entrambi dichiarano che qui sarà molto dura.
  • Bagnaia vs Oliveira, sarà ancora una volta una sfida, con il Portoghese chiamato a una gara di testa, per cancellare la prestazione opaca ad Aragon. La corsa al titolo è ancora apertissima e difficilmente si chiuderà prima di Valencia, seppur Bagnaia risulta essere il favorito.
  • Bezzecchi deve cercare il colpaccio, su una pista che può vedere favorita la sua moto, sempre velocissima e con gran motore. Martin tuttavia non starà a guardare e classe non gli manca per primeggiare.
  • Di Giannantonio si libera dal contratto con Gresini per il 2019 e firma con Speed Up per correre in Moto 2
  • Canet viene scaricato dal team, anche a causa di una stagione non priva di errori, pur essendo partito come un dei favoriti per il titolo. Ancora incerto cosa farà nel 2019.
  • Se vi interessa, sono in vendita a 1950 euro i motori Honda di Bagnaia e Oliveira, senza garanzia di chilometraggio e durata, però potrebbero essere dei cimeli da museo, o un’investimento a lungo termine per collezionisti, dato che è l’ultima stagione per queste unità. Dalla prossima stagione ci saranno i 3 cilindri della Triumph.

Orari TV

LA PROGRAMMAZIONE SU SKY SPORT MOTOGP HD

Domenica 7 ottobre

06.00: Diretta Moto3 Gara
07.20: Diretta Moto2 Gara
09.00: Diretta MotoGP Gara

LA PROGRAMMAZIONE SU TV8

Domenica 7 ottobre 

11.00: Differita Moto3 Gara
12.15: Differita Moto2 Gara
14.00: Differita MotoGP Gara
15.45: Incontro con Marc Marquez: le sue verità

Saluti

Davide_QV

2018 F1 JAPANESE GP: AN INTRODUCTION

GP del Giappone. Circuito di Suzuka. Sveglia puntata ad orari inumani per essere una domenica mattina. Giusto 10 minuti prima della partenza, al diavolo caffè e colazione. Divano e occhio cerchiato in attesa dello start. In attesa di una gioia immensa, una gran delusione o semplicemente di una gara come molte altre. Si potrebbe definire un rito pagano votato al Dio delle corse. Almeno per chi come gli europei, questa religione l’hanno inventata e fatta prosperare. Diciassette curve, altrettante sfide, tantissime storie, pietre miliari nella storia della F1: Prost-Senna del 89-90, lo sfortunato Bianchi, l’incidente tra il “vecchio” Alesi e il “nuovo” Raikkonen nel 2001, il motore in fumo di Schumacher nel 2006, il contatto Schumacher-Sato del 2003, che quasi costava il mondiale al tedesco, i due titoli di Hakkinen e la vittoria di Raikkonen partendo diciassettesimo.

Storia recente e anche molto meno epica, sono il duopolio Red Bull-Mercedes che dal 2009 si dividono le vittorie, con l’unica eccezione di Button su McLaren del 2011. Monoposto dominanti che hanno lasciato briciole agli avversari, con Ferrari che non vince a Suzuka dal 2004.

Nel 2017 un componente da pochi euro, una candela di accensione, constringe Vettel al ritiro dopo pochi giri e priva la gara dell’unico motivo di interesse davvero valido, oltre che dare la definitiva mazzata alle speranze del tedesco e della Ferrari di vincere il titolo. Quest’anno si arriva a Suzuka con una situazione tecnica e di punteggio ancora più pesante. Le ultime due gare hanno evidenziato una Mercedes che sembra aver trovato la “pepita d’oro” prestativa che le possa permettere di amministrare senza patemi le ultime gare in calendario, una Ferrari che si scopre improvvisamente in deficit di potenza (si vocifera di un “trick” scoperto dalla FIA sulle batterie della MGU-K che garantirebbe una supplementare erogazione di potenza) e di trazione e un Hamilton con un vantaggio che si può definire quasi definitivo, 50 punti, mentre nel 2017 erano solo 34.

Segnali di risveglio li hanno dati Red Bull e Max Verstappen, autori di una bella gara partendo da fondo griglia in quel di Sochi e che potrebbero avere qualche voce in capitolo a Suzuka. Per quanto riguarda gli altri team, escludendo a priori Williams e McLaren che ormai fanno davvero solo numero, ci si potrebbe sbilanciare e immaginare una Sauber-Alfa lottare con Haas e Racing Point Force India per i punti. Fari puntati anche su Toro Rosso che dovrebbe portare una versione aggiornata della PU Honda, sicuri di essere riusciti ad operare il sorpasso nei confronti della PU Renault. I giapponesi vorranno fare bella figura in casa, vedremo se non si tratterà dell’ennesimo boomerang.

La speranza è quella di vedere una gara serrata tra Ferrari e Mercedes su una delle piste più belle del mondiale, che possa essere un buon viatico per una finale di stagione quanto meno appassionante per la lotta nei singoli GP.  Anche il meteo potrebbe giocare la sua parte nel rimescolare le carte e regalare qualche emozione in più. Al momento le previsioni danno un venerdì e sabato con pioggia e domenica soleggiato nelle ore centrali della giornata.

La scelta della pirelli per Suzuka non prevede salto di mescola: supersoft, soft e medium le gomme selezionate. Molto dipenderà dalle temperature ma potrebbe essere possibile l’utilizzo delle supersoft e delle soft in gara, proprio in questo ordine. Data la lunghezza del tracciato e la differenza di prestazione potrebbe essere difficile pensare di qualificarsi con soft nella Q2. Isola ha dichiarato che, considerando mescole più morbide rispetto al 2017 e l’asfalto abrasivo, saranno probabili due soste partendo con gomme morbide. Si era detto lo stesso nei precedenti GP, previsione che si è dimostrata del tutto errata.

Le scelte dei set di gomme dei piloti rivela una Ferrari nuovamente molto aggressiva nello scegliere coperture più morbide. Per entrambi i piloti un solo set di medium e ben 10 supersoft. Strategia che non ha pagato molto negli ultimi due appuntamenti, mentre i piloti MB hanno optato per una scelta più conservativa, portando più gomme soft e medium dei rivali.

I due Red Bull si sono posti a metà strada, snobbando le medium ma scegliendo più gomme soft di Ferrari e Mercedes. Scelte diverse che potrebbero avere conseguenze nel numero di gomme fresche da utilizzare in gara e nella definizione del setup corretto.

Gli altri team hanno fatto scelte paragonabili a Mercedes e Red Bull con l’eccezione della McLaren, assolutamente orientata su mescole più dure, segno di una scarsa fiducia nelle proprie possibilità in qualifica e di una partenza addirittura su gomma media.

Se Sochi rappresentava per Ferrari quasi l’ultima possibilità di invertire l’inerzia di un mondiale che ha preso la direzione di Brackley, Suzuka probabilmente potrebbe rappresentare la parola fine alla lotta per il mondiale 2018. La logica e la statistica dicono che è improbabile una debacle Mercedes e la Scuderia non sembra avere la forza, la convinzione e soprattutto il mezzo tecnico per dare battaglia. Sembra ci si avvii ad un replay del finale di stagione 2017, con tutte le possibili conseguenze del caso . Si vocifera di un Arrivabene in partenza per un ruolo dirigenziale alla Juventus FC, sostituito da Binotto e Mekies come DT. Sarebbe l’ennesimo cambio al vertice tecnico e operativo di un team che le sta provando tutte per vincere. Rimescolamenti che non si capisce se siano dettati più da una reale esigenza che dalla frustrazione di non trovare mai la soluzione giusta e soprattutto vincente. Al di là di queste speculazioni, sarebbe importante ritrovare una SF71H in versione SPA, dove tutti gli addetti ai lavori erano concordi nel ritenerla la macchina migliore del lotto. Se così sarà potremmo assistere ad un finale di campionato avvincente, altrimenti la ritrovata verve delle W09 metterà la parola fine a questo mondiale molto presto, per la gioia dei suoi tifosi e di Hamilton che raggiungerà i 5 titoli di Fangio e di MSC con la Ferrari.

Scrivendo un nuovo pezzo di storia della Formula 1.

Rocco Alessandro