TT Isle of Man 2018

Un’isoletta sperduta nel mare d’Irlanda, una bella giornata di sole, chiacchere e birra appoggiati ad un muretto. Poi, si sente un sibilo che diventa sempre più forte e insistente. L’attenzione viene immediatamente rapita e ci si affanna per scorgere l’arrivo di quello che si sta aspettando da tutta la mattina. Il motivo di tanta attesa si palesa e scompare in un attimo, giusto il tempo di scorgere una macchia di colore che sconvolge l’aria e fa tremare l’asfalto, inebetendo con l’assordante rombo di un motore 4 cilindri da 1000cc e più di 200 cv lanciato in sesta marcia quasi al limitatore. Tutto questo uno, due, svariate volte, così in successione da non rendersene neanche conto. Apparizioni che lasciano affascinati e sgomenti allo stesso tempo.

Questo è il motivo per cui il TT Isle of Man richiama centinaia di migliaia di appassionati delle due ruote e del motorsport su questa isoletta che ospita la “Most exhilarating race in the world” come amano chiamarla i britannici. Uno spettacolo unico al mondo, e hanno ragione!

La gara si svolge su un circuito ricavato da strade cittadine dell’isola di Man, lo Snaefell Mountain Course, della lunghezza di 37,73 miglia (60,72 km) e conta 99 edizioni dal 1907. Circuito estremamente veloce e pericoloso, media sul giro a più di 200 km/h tra marciapiedi, pali della luce, case, muretti di campagna e alberi. Tappa del motomondiale fino al 1977, quando fu ritenuta troppo pericolosa, conta tra i suoi vincitori nomi famigerati come Hailwood (14),Agostini (10), Phil Read (8), Surtees (6), Fogarty (3).

Oltre alla velocità estrema anche la morte è una presenza quasi fissa al TT, tanto da contare un totale di 257 morti dalla prima edizione, 2 solo in quella del 2018. Nonostante ciò e forse anche per questo motivo, la gara mantiene immutato il suo fascino e anzi, lo accresce di anno in anno, tanto che gli sponsor aumentano e anche il volume d’affari complessivo.

L’edizione 2018 è stata stupefacente grazie ad un eccezionale settimana di sole e caldo che ha garantito le condizioni perfette per gareggiare e che ha permesso di battere praticamente tutti i record sul giro per ogni categoria di moto in gara, con quattro protagonisti annunciati che non si sono fatti attendere: Micheal Dunlop, Dean Harrison, Peter Hickman e Micheal Rutter.

La settimana di gare prevede:

Sabato 2 Giugno: RST Superbike TT Race (6 laps) – Locate.im Sidecar TT Race 1 (3 Laps)

Lunedì 4 Giugno: Monster Energy Supersport TT Race 1 (4 Laps) – RL360º Superstock Race (4 Laps)

Mercoledì 6 Giugno: Monster Energy Supersport TT Race 2 (4 Laps)-SES TT Zero Race (1 Lap) – Bennetts Lightweight TT Race (4 Laps)

Venerdì 8 Giugno: Locate.im Sidecar TT Race 2 (3 Laps) – PokerStars Senior TT Race (6 Laps)

Partiamo dalla prima gara, la Superbike TT race su 6 giri, che si è sviluppata attorno al duello tra due piloti, Harrison (Kawasaki ZX-R10) e Dunlop (BMW 1000RR) e che, causa ritiro dovuto a noie meccaniche, ha visto prevalere Dunlop ,al 16esimo successo al TT con Conor Cummins (Honda Fireblade)e James HIllier, staccatissimi a completare il podio.

Michael Dunlop

Seconda gara, la Supersport TT race su 4 giri. Pronti via e subito Dunlop (Honda) a menare le danze con in scia Harrison (Kawasaki), Hickman (Triumph) e Hillier (Kawasaki) a seguire. Rimarrà il solo Harrison a provare a contendere la vittoria a Dunlop, invano. Con 11 secondi di margine Dunlop vince il 17esimo TT davanti ad Harrison e Hickman che quasi acciuffa il secondo posto dopo un ultimo giro monstre in cui mangia 20 secondi di distacco ai primi due. Segnatevi questo nome perché il suo TT è appena iniziato…

Terza gara la Superstock TT su 4 giri, dedicata alle moto derivate di serie con poche modifiche ammesse. Anche qui solito copione con Harrison (Kawasaki), Dunlop (BMW) e Hickman (BMW) a dettare il ritmo e a infliggere distacchi pesanti a tutti gli altri. Il resto della gara è un duello tra Hickman e Dunlop con quest’ultimo che nulla può contro il quarto giro capolavoro di Hickman che arriva ad un decimo dal record assoluto sul giro e vince il suo primo TT. Una gara vissuta a ritmi vertiginosi come raramente si è visto al TT.

 

Dean Harrison

Quarta gara in programma il 6 Giugno, la Supersport TT race 2 su 4 giri. Solito quartetto che si dà battaglia fin dalle prime fasi con Harrison a comandare. Al termine del terzo giro Dunlop si stacca dal gruppo di testa e Il margine di sicurezza di Harrison sul secondo è tanto che gli basta amministrare nell’ultimo giro per chiudere al comando davanti a Hickman e Hillier, staccati rispettivamente di 18 e 30 secondi. Seconda vittoria al TT di Harrison che entra ufficialmente nel novero di quelli che contano.

 

Michael Rutter

Quinta gara in programma la lightweight TT race su 4 giri, per moto bicilindriche fino a 650 cc. I protagonisti cambiano con Lintin, McGee e Dunlop a guidare il gruppo al termine del primo giro, con splendido quarto Stefano Bonetti, pilota italiano più competitivo degli ultimi anni. A partire dal secondo giro Dunlop su Paton prende la testa della corsa e non la lascerà più fino al traguardo, completano il podio McGee su Kawasaki e Rutter sempre su Paton. Usufruendo di un paio di ritiri nell’ultimo giro si piazza quarto Stefano Bonetti su Paton, suo miglior risultato di sempre al TT. Nota di merito per la Paton, casa motociclistica milanese, che bissa il successo del 2017 nella stessa categoria.

Il vento delle moto elettriche spira anche al TT, tanto che una nuova categoria è stata aggiunta a partire dal 2010, la TT Zero, dedicata a moto elettriche che si sfidano su un unico giro. Categoria le cui medie sul giro si alzano di anno in anno tanto da arrivare alla ragguardevole media di 121.824, siglata da Micheal Rutter su Mugen, seguito da Daley Mathison su moto sviluppata dall’università di Nottingham, a 119.294 mph di media.

E dulcis in fundo, la regina delle categorie del TT, la gara più importante che chiude il programma, la Senior TT su 6 giri. E’ stata la gara più bella degli ultimi anni grazie ad un duello sul filo dei secondi tra Harrison e Hickman. Il primo giro si chiude con il dinamico duo Harrison/Hickman separati da un secondo e mezzo con Dunlop a seguire più staccato. Secondo giro con i primi due che dopo quasi 17 minuti hanno una differenza sul giro di…4 millesimi!! Terzo giro e quarto giro in altalena con Harrison che prima si vede aumentare e poi ridurre il vantaggio su Hickman a 1,4 secondi di distacco dopo 1h e 8 min di gara alla media di 131mph/h!!!! Nel quinto giro i due continuano a scornarsi sul filo dei decimi di secondo con Harrison che è più veloce di soli 5 decimi portando il vantaggio su Hickman ad un secondo e nove decimi all’inizio del sesto e ultimo giro. Giro che si rivelerà epico: Harrison allunga di qualche secondo nei primi tre settori del Mountain Course e sembra avere la vittoria in pugno ma Hickman nei restanti tre gli mangia tutto il vantaggio, inanellando parziali record e chiudendo con due secondi e un decimo di vantaggio su Harrison, entrambi sotto il record sul giro e con Hickman a segnare un mostruoso 16.42.778 a 135.452 mph/h! Il tutto condito con un record della corsa abbassato di 48 secondi…

Peter Hickman

Nelle gare riservate ai sidecar podio fotocopia nelle manifestazioni previste, con i fratelli Birchall a fare doppietta davanti a Holden/Cain e Reeves/Wilkes.

Un edizione del TT davvero da ricordare in cui Dunlop si è issato al terzo posto nella classifica dei più vincenti di sempre, dietro solo allo zio Joey Dunlop, “The King of the mountain” con 26 successi e John McGuinnes con 23 successi, quest’anno solo a far presenza a causa di un brutto incidente alla North West 200 del 2017 causa acceleratore bloccato della sua Honda. Hickman e Harrison si fanno definitivamente notare agli occhi del grande pubblico, rispettivamente con due e una vittoria, ottimi piazzamenti e una serie di record sul giro destinati a durare.

Menzione d’onore per Ian Hutchinson,15 volte vincitore al TT e con record di 5 vittorie al TT 2010, presente ma ancora convalescente a causa dell’incidente subito all’edizione 2017 che gli ha procurato un femore rotto. A causa di questo brutto incidente ha perso 4 cm di osso che è stato recuperato fratturandogli chirurgicamente la tibia della gamba sinistra e allungandola con un distanziatore fissato esternamente. Ha dichiarato che correrà al TT finchè non sentirà più la magia che prova nel correre questa corsa. Non giudicate…questo è il TT Isle of Man.

Alessandro Rocco

Il serbatoio dei miracoli

Il gran premio di Catalogna è stato nettamente vinto da Jorge Lorenzo che ha preceduto, con distacco, Marc Marquez e Valentino Rossi. L’altro elemento significativo della giornata è che Andrea Dovizioso si è steso mentre sembrava essere parte attiva nella lotta per il podio assieme ai primi due.

Il gran premio dal punto di sportivo è tutto qui. Lorenzo dopo un paio di giri ha salutato tutti e se ne è andato, rincorso per un po’ da Marquez e guardato da lontano da Rossi. Dovizioso è caduto tutto solo salutando le speranze di campionato. Avevo premesso alla vigilia la necessità tassativa per lui che le cose NON prendessero questa piega. E invece…

La vittoria di Lorenzo al Mugello poteva anche passare in archivio come il ruggito di un leone ferito nell’orgoglio per il fallimento del progetto Ducati e per lo scaricamento ricevuto dall’amministratore delegato Domenicali.

La vittoria di oggi al Montmelò apre invece scenari che potrebbero essere pane per denti di drammaturghi famosi.

Sul fronte Lorenzo quello che aveva tutte le parvenze di un fallimento rischia ora di tramutarsi in una opera tragico comica fino alla fine dell’anno. Perché Lorenzo, dal Mugello, vive un momento magico in cui la moto da ostica è diventata docile e lo asseconda come se fossero un’unità atomica. Ma anche un pugno di ulteriori vittorie non cancellerebbe il rammarico di quello che non è stato, anzi amplificherebbe le recriminazioni per quello che avrebbe potuto essere. Diciamocelo, un campione come Lorenzo non può nascondersi dietro un serbatoio magico che dopo un anno e mezzo di delusioni si rivela essere la panacea per tutti i mali. L’unico modo per uscirne davvero a testa alta per lui sarebbe di vincerne tante da portare con sé in Honda anche il numero uno di campione del mondo. E bisogna ammettere che anche questo scenario oggi non è affatto utopistico.

L’ingegner Dall’Igna ha messo a disposizione dei suoi piloti una moto che oggi è al top delle prestazioni e salvo le due o tre piste che tradizionalmente potrebbero ancora essere ostiche sembrerebbe poter permettere la conquista del titolo.  In breve, da questo punto di vista Ducati ha mantenuto le premesse. Dove sta mancando è sicuramente dal punto di vista manageriale, le parole di Domenicali pre e post Mugello sono state clamorosamente inopportune e indicatrici di una mancanza assoluta di controllo. A partire dal modo in cui è stato scaricato Lorenzo per continuare con il contratto annuale(!)  di Petrucci. Quale ambiente si prospetta fino alla fine dell’anno in corso e per il 2019?  Sia chiaro che parlare dopo è di una facilità unica, ma sembra che oggi le ambizioni di Ducati rischino di essere mortificate non dalla mancanza di risorse ma dallo sperpero delle stesse.

In quest’ottica si inserisce Andrea Dovizioso che non contento del momento non fortunato che sta vivendo in pista, non contento della fiducia ricevuta da Ducati, improvvisamente dimentica di essere ancora “per strada”, dimentica l’umile lavoro (e l’intelligenza) che gli stava consentendo di arrivare dove gli altri arrivano per migliori doti naturali e si mette a parlare, parlare e togliere sassolini dalle scarpe che finiscono per diventare sistematicamente macigni sulla sua testa. Queste due cadute sono ferite che possono infettarsi fino a determinare una setticemia non più curabile, neanche con i soldi di un ricco contratto. Mi dispiace Dovi, ma devi tornare ai fatti, obbligatoriamente a dispetto di quel che è perduto.

Mi scuso, so che avrei dovuto parlarvi di più della gara e degli altri attori, so che dovrei parlarvi anche dei nostri ragazzini terribili che nelle classi inferiori stanno dando spettacolo approfittando anche della caduta dei “fenomeni” ma l’epilogo oggi mi ha amareggiato troppo.

Alla prossima.

Valther

MOTOGP 2018 – GRAN PREMI MONSTER ENERGY DE CATALUNYA

Mumble, mumble, mumble, da cosa diamine comincio?

Inzitutto il layout, che tornerà ad essere quello usato fino al 2016, prima della morte del compianto Salom (R.I.P.) , con i piloti che non dovranno più fare la S della F1, ma potranno tornare a fare la 12 in piena. Con le operazioni di riasfaltatura, si son modificate anche le vie di fuga, permettendo una maggior sicurezza. I piloti sono tutti soddisfatti, anche se c’è già chi lamenta la presenza di buche, create dalle F1. (Marquez)

 

Sul piano della sicurezza, dopo il crash di Pirro al Mugello, la Dorna e la Federazione, han deciso di imporre l’uso delle tute con l’airbag per tutti, wild card comprese, già da sta gara, mentre per Moto2 e Moto3, l’obbligo arriverà da Zeltweg.

Apro la solita parentesi contratti, che ormai par tenere più banco che le eventuali modifiche sulle moto, o i risultati in pista.

Jorge Lorenzo

situazione da separati in casa nel box del Maiorchino, che come tutti ormai sanno, ha firmato con Honda per le prossime due stagioni, lanciandosi in una scommessa molto dura, di sfidare Marquez a pari moto. Il 99 pare ormai così convinto di se stesso, (nonostante Stoner dichiari che il problema più grande di JL99, sia il non aver creduto in se stesso) che è riuscito persino a tirar fuori una dichiarazione “anche se non avessi vinto al Mugello, le mie stagioni in Ducati, son state migliori di quelle di Rossi. Rossi fallì, con una moto che la stagione prima aveva vinto”. Solo a me pare un delirio? Aspettiamo di vedere come andrà qui e se confermerà quanto ha fatto al Mugello.

Dani Pedrosa

Alza bandiera bianca e dichiara di dare l’addio alle corse, una cosa che mette un pò di tristezza, perchè Dani alla fine è uno di quei piloti a cui non puoi non voler bene, uno di quelli che la sfiga, sotto forma di infortuni, ha privato di almeno un meritato titolo in MotoGp. A fine stagione magari dedicherò un tributo a DP26.

(Retifica) Dani annuncia una conferenza stampa straordinaria, per poi uscirse con: “non posso ancora dirvi nulla sul mio futuro” eh niente, come sempre, mai dare nulla per scontato con DP26.

Andrea Iannone

Firma per Aprilia, ma forse era l’ultima occasione che gli rimaneva, per non uscire dal giro, perchè in molti si stan stufando del suo modo di fare e la sua incostanza, pur essendo un pilota molto veloce. è un peccato, perchè se avesse più testa, potrebbe ottenere grandi risultati. Sarà curioso vedere Mir, cosa farà al suo posto, pilota che di talento ne ha molto.

Danilo Petrucci

Viene promosso nel team ufficiale Ducati, vuoi per merito, vuoi perchè sicuramente era la soluzione più comoda e rapida per Ducati. Ora Danilo non avrà più scuse per far venire fuori il pilota che è, speriamo ci riesca.

Team satellite Yamaha

Voci dicono che Razlan Razali stia mettendo su una scuderia con sponsor Petronas, portandosi dietro anche il marchio del Team del Sic, con Paolo Simoncelli e il suo staff. Uno dei piloti dovrebbe essere quasi sicuramente Morbidelli. (il team dovrebbe prendere il posto della Marc VDS)

Previsioni sulla gara.

Nei test di qualche settimana fa, le Yamaha si son mostrate molto competitive su questa pista, ed il risultato di Rossi al Mugello può far pensare che una posizione sul podio sia possibile per i piloti Yamaha. Tuttavia la Ducati non è da meno e quindi apsettiamoci un bella battaglia. Honda non pare avere il favore del pronostico, ma il jolly Marqeuz si sa che non sia mai da sottovalutare.

ORARI TV

Sky

Sabato 16 Giugno

12:30 QP Moto 3
13:30 FP 4 MotoGP
14:10 QP MotoGP
15:00 QP Moto2

Domenica 17 Giugno

11:00 Race Moto3
12:20 Race Moto2
14:00 Race MotoGP

TV8

Sabato 16 GIUGNO

12:35 QP Moto3
14.10 QP MotoGP
15:05 QP Moto2

Domenica 17 GIUGNO

11:00 Race Moto3
12:20 Race Moto2
14:00 Race MotoGP

Saluti

Davide_QV

86° 24 HEURES DU MANS

Quest’anno la situazione è anomala in quanto dopo solo una gara di campionato si va direttamente a Le Mans per l’evento clou dell’anno. La sfida per i team è ancora più grande, poiché dovranno far debuttare nel migliore dei modi le macchine, alcune delle quali completamente nuove, nella gara più lunga e impegnativa di tutte.

Nella pre-season si è discusso molto su come l’ACO avrebbe concesso ai team privati la possibilità di lottare o quanto meno tenere botta alle Toyota ibride. In questi mesi ci sono stati già diversi cambiamenti di EOT, sia dopo il prologo, sia dopo la 6 Ore di Spa; ora si attendono i parametri con cui si andrà in gara, dopo aver valutato i dati del Test Day a Le Mans. Ora come ora le P1 non-ibride hanno un fuel flow massimo di 108 kg/h, contro le Toyota che sono fisse a 80 kg/h; per quanto riguarda la lunghezza massima di ogni stint è stato deciso che le vetture giapponesi potranno fare un giro in più della pista della Sarthe rispetto ai privati. Da un certo punto di vista questo “vantaggio” può essere considerato antisportivo, ma bisogna ricordarsi che l’ibrido va premiato perché consuma in realtà quasi la metà di carburante di un motore endotermico delle LMP1 private, perciò potrebbe essere anche sensato garantire una percorrenza maggiore a chi consuma meno, considerando poi che in caso contrario la gente che guarda la gara e vede le Toyota fermarsi nello stesso momento delle endotermiche, può pensare legittimamente che i sistemi di propulsione elettrica abbinati ad un motore a scoppio non servono a niente. Comunque sia i tempi dei test, che sono da prendere con le pinze, ci hanno detto che il gruppo davanti sembra essersi impacchettato un po’. Ovviamente le Toyota sono davanti con un 3:19.0, ma le Rebellion è lì a 6 decimi, un po’ più staccate le BR1-Dallara del SMP Racing e la Bykolles, mentre ha ancora tanto da fare la Ginetta, che ha anche saltato la gara di Spa per problemi economici. Quindi è vero che la Toyota corre in un certo senso “da sola”, ma occhio che gli altri sono lì pronti, soprattutto le Oreca R13 del Rebellion sono quelle con i piloti veloci e la squadra più organizzata. Quindi quelli che dicono che Alonso ha già in tasca la vittoria dovrebbero guardare un po’ più a fondo le cose e sicuramente non hanno visto manco un 24 Ore di Le Mans.

Per esempio nel 2010 la Peugeot aveva 3 908-HDI ufficiali e una privata del team Matmut….dominò le qualifiche con il team ufficiale staccando le Audi R15 di 2 secondi. La domenica mattina però mentre conduceva la gara in 1°, 2° e 4° posizione, nel giro di un’oretta tutte e 3 le macchine si ritirarono per problemi tecnici, consegnando all’Audi una tripletta umiliante per i francesi in casa propria. Le Mans sceglie il suo vincitore, e anche Toyota ne sa qualcosa…fidatevi.

In questi giorni la FIA-ACO ha rivelato alcune linee guida del regolamento LMP1 a partire dal 2020, aprendo la porta a delle specie di GTP, in pratica prototipi sulla base delle Hypercar prodotte dai costruttori. Si va verso quello che i costruttori volevano da tempo: un collegamento molto solido con le auto da produzione. Secondo i rumors le case presenti alle riunioni di definizione del regolamento sono almeno Aston Martin, Ferrari, McLaren, Toyota, Ford e Porsche….ma ce ne potrebbero essere altre. Inoltre la FIA dice di essere a favore dell’ibrido e di ogni tecnologia innovativa riguardante la mobilità (si è parlato tanto di motori a idrogeno); in tutto ciò si pone il difficile obiettivo di ridurre sensibilmente i costi stagionali per un programma LMP1 del genere. Ne sapremo di più dopo la consueta conferenza stampa del venerdì di Le Mans.

La guerra vera di questa edizione sarà però in classe GTE Pro, con uno schieramento record di 17 vetture divise su 6 differenti costruttori. Sarà una sfida mai vista in precedenza, mai state così tante le macchine per la vittoria della classe GT. Dal test day emerge quello che si era visto nella gara di Spa: Ford e Porsche almeno una spanna sopra gli altri. Sia la compagine tedesca si quella americana arrivano con delle armate da 4 auto ciascuna, sfruttando le macchine della serie IMSA che hanno attraversato l’Atlantico per aggiungersi all’assalto di Le Mans. Inoltre le Porsche iscritte al WEC gestiste dal Manthey Racing, avranno delle livree inedite, celebranti la storia Porsche nel 70° anniversario della casa di Stoccarda. Infatti la #91 di Bruni-Lietz-Makowiecki indosserà una colorazione che richiama i colori Rothmans delle 956 e 962 degli anni ’80; invece la #92 di Estre-Christensen-Vanthoor è colorata con la vistosa livrea “Pink Pig” come la 917/20 degli anni ’70. Questa iniziativa è stata accolta in modo favorevole dai fan dai media. Le altre 2 vetture “americane” del team Core vestono invece la livrea classica. Le Ford GT invece come da tradizione sono tutte uguali e vengono dalla vittoria a Daytona e alla prima gara del WEC a Spa. Dietro c’è una bella lotta fra le due immancabili Corvette C7R, le 3 Ferrari 488 GTE EVO di AF Corse e le nuove BMW M8 GTE al debutto a Le Mans. Un po’ più staccate e molto lente in rettilineo ci sono le nuovissime Vantage GTE dell’AMR, ancora molto acerbe. Per l’Aston Martin il Test Day è stato un disastro ance a causa di un violento incidente occorso alla #95 di Sorensen nei pressi di Indianapolis dopo un contatto con ad alta velocità con una LMP2. Il pilota non ha avuto conseguenze, ma la macchina è stata in buona parte distrutta, costringendo gli uomini della Prodrive ad allestire in fretta una nuova scocca e la ricostruzione della vettura, prima di spedirla di nuovo in Francia.

Ovviamente nessuno ha spinto al massimo in questo Test, però sembra che delle fratture nelle prestazioni ci siano ed anche evidenti. Vedremo l’ultima revisione del BOP prima di iniziare la settimana di gara come sarà, dato che il BOP rilasciato per il test day è sembrato molto strano dopo quello che è accaduto in pista a Spa. Di sicuro Ferrari, BMW e soprattutto Aston (che ha inspiegabilmente il boost minore di tutti) dovranno ricevere un bonus per stare con gli altri. Vedremo. In ogni caso, con così tante auto è praticamente impossibile dire chi la spunterà, ora come ora le favorite sono Porsche e Ford, ma non si sa mai a Le Mans.

La categoria LMP2 è quella che più incarna lo spirito avventuriero e rende realtà il sogno dei gentlemen di partecipare con un proprio team o addirittura far parte dell’equipaggio. Inoltre nei vari equipaggi ci sono piloti velocissimi come Vergne, Maldonado, Albuquerque……

Per quello che riguarda le prestazioni delle diverse auto, nei test si è visto il solito dominio delle Oreca 07 anche se c’è da dire che i nuovi pacchetti aerodinamici a basso carico di Dallara e Ligier sembrano aver giovato molto alle vetture. Comunque in questa categoria la differenza la fanno i piloti e il lavoro in team…è molto più importante fare un assetto con cui il gentleman driver guadagni 1 secondo piuttosto che andare a ricercare il decimo di performance per il pilota professionista. Per cui è fondamentale una gara fuori dai guai e con un ritmo costante per tutta la line up. Ci sono ben 19 vetture a contendersi la vittoria…fra i favoriti ci sono sicuramente i vincitori dell’anno passato del Jackie Chan Racing, il team G-Drive che ha iniziato benissimo questa stagione, e il Signatech Alpine.

Infine c’è la classe GTE Am che prevede l’utilizzo di vetture con almeno un anno di omologazione alle spalle. Quest’anno c’è lo sbarco in massa della nuova Porsche 911 mid-engined che sta avendo molto successo nelle vendite, saranno infatti ben 6 le vetture portate in pista dai clienti della casa tedesca, fra cui il team italiano Ebimotors che ritorna a Le Mans dopo tanto tempo. Nei test sono andate molto bene le Porsche che hanno occupato le prime posizioni, inseguite da Ferrari e Aston Martin Vantage vecchio modello. Nonostante la gara di Spa abbia visto alla fine una doppietta Aston Martin, il passo delle Porsche è sempre stato leggermente migliore, e sembra che sui lunghi rettilinei della Sarthe abbia ancora un vantaggio. In questa classe più di tutte conta quanto costante e veloce riesce a guidare il Bronze driver, è questo che fa la differenza, non tanto il Pro driver che comunque si equivale fra tutti gli equipaggi.

ENTRY LIST/SPOTTER GUIDE: http://www.spotterguides.com/wp-content/uploads/2018/06/18_LM24_V1.pdf

TIMETABLE

Mercoledì 13 Giugno:

-16:00-20:00  PROVE LIBERE

-22:00-00:00 QUALIFICA 1

Giovedì 14 Giugno:

-19:00-21:00 QUALIFICA 2

-22:00-00:00 QUALIFICA 3

Sabato 16 Giugno:

-9:00-9:45 WARM UP

-15:00 START 24H LE MANS

LIVE TIMING: http://www.sportscarglobal.com/LiveTiming.html

Dopo tanti anni di Le Mans seguita da casa fra TV e Pc quest’anno si è finalmente creata l’opportunità di assistere dal vivo alla gara più famosa del mondo. E’ un sogno che si avvera perché è da tanto che volevo andare…spero di vivere un’esperienza fantastica e che non sarà l’ultima volta!

Cercherò di tenervi compagnia anche da là, provo a postare qualche foto e video per condividere questa avventura anche con voi. Il bello è che non c’è solo la 24 Ore, ma dal vivo si riescono a vedere anche le altre gare…le LMP3, la Michelin Le Mans Cup, la Carrera Cup francese e quest’anno l’Aston Martin Festival che per uno come me vale da solo il prezzo del biglietto!!

Commentate e sostenete questa gara che ha sempre bisogno di nuovi fan!

Grazie e buona Le Mans a tutti!!

Aury

Vettel onora Gilles e domina in Canada

In Formula 1 ci sono, fortunatamente, ancora dei luoghi magici, legati ad un pilota e ad una scuderia, nonostante le vittorie siano state merce rara, o, anzi, proprio grazie a questo.
E Montreal vuol dire numero 27 rosso. La prima vittoria di Villeneuve esattamente 40 anni fa, l’impresa di Gilles con l’alettone anteriore smontato 3 anni dopo, la doppietta del 1985 ad opera del grande Michele e di Johansson, e, 10 anni dopo, la prima e unica vittoria di Alesi. Sempre il 27. Poi l’indigestione dell’era Schumacher, l’ultima vittoria nel 2004, l’ultima pole nel 2001 e a seguire più niente. Perchè sul circuito canadese ha imposto il suo dominio Lewis Hamilton.

Fino a ieri, quando il suo grande rivale di questo periodo, che di nome fa Sebastian e di cognome Vettel, ha di nuovo piazzato la rossa in pole, lasciando Lewis nervoso alle prese con i suoi problemi. E in gara ci regala un dominio come, per la Ferrari, non se ne vedeva da tempo.

Pronti, via, e Vettel saluta subito la compagnia, portandosi dietro, a debita distanza, la Mercedes sbagliata per i tedeschi e giusta per lui, quella di Bottas, che in questo week-end si è mostrato molto più forte del compagno, a parità di motore spompato (da segnalare l’ottimo controllo sull’arrembante Max). Probabilmente Lewis è incappato in uno di quei fine settimana che ogni tanto ci regala, dove avrebbe bisogno di girare per una settimana per capirci qualcosa. E stranamente in queste occasioni il compagno, meno forte per definizione, viaggia che è un piacere. E così i primi due si fanno metà gara con le gomme viola, girando su ottimi tempi, e l’altra metà con quelle rosse, arrivando in fondo indisturbati e in totale gestione della situazione. L’unico ad utilizzare una strategia simile è Raikkonen, il quale però ha navigato per tutta la gara in un’anonima sesta posizione, senza mai essere in grado di attaccare quello davanti. E, citando Forrest Gump, su questa faccenda non ho nulla da aggiungere.

Dietro ai primi due, in fila dall’inizio alla fine, o quasi, Verstappen, Ricciardo ed Hamilton. L’unico sorpasso si è visto ai box, con Daniel autore di un insolito overcut su Lewis. Strano, perchè il venerdì si diceva che le Red Bull avessero un passo gara strepitoso, e fossero pronte a sverniciare tutti in partenza con le loro gomme hyper-soft. Ma il passo gara, si sa, è buono giusto per scrivere qualcosa sulle FP1 e FP2, ma poi la domenica è un’altra cosa.

Poco divertimento, insomma. Anche dietro i primi 6 non si è visto molto movimento in più. A parte i primi giri, con il botto iniziale fra Stroll e Hartley che ha tolto di mezzo subito e in una volta sola due dei maggiori candidati a dare lavoro a Maylander. Una ruotata di Sainz a Perez a alla ripartenza e poi la solita processione, con le due Renault “best of the rest” ad un intero giro di distacco, poi Ocon che questa volta non ha avuto bisogno di cedere il passo alle Mercedes, e il solito immenso Leclerc,

Fuori dai punti, di pochissimo, Gasly con il motore Honda aggiornato, poi le due Haas molto al di sotto delle aspettative, Perez,  penalizzato dalla citata ruotata, e poi, a 2 giri di distacco, i casi disperati: Ericsson, col quale il compagno ha ristabilito le distanze, Vandoorne con una McLaren assurdamente lenta, e Sirotkin con una Williams in versione “cosa ci siamo venuti a fare qui”.

Ritirati i già citati Stroll e Hartley, e il povero Alonso, al quale gli dei della meccanica sono amici più o meno quanto lo erano con Patrese ai bei tempi (in Toyota pare abbiano già assunto uno stregone, memori degli eventi di due anni fa).

La Ferrari riparte dal Canada con Vettel là dove è giusto che sia, e cioè in cima alla classifica mondiale. E si sposta su un circuito storico, il Paul Ricard, un nome che a chi, come chi scrive, è stato testimone di diversi decenni di Formula 1, riporta alla mente un’epoca con macchine e piloti straordinari. Anche se, ovviamente, non è più quello di una volta, con quel fantastico rettilineo di 1800 metri terminato da una velocissima curva a destra. Troppo pericoloso, meglio metterci una chicane in mezzo.

La prima gara disputata al Ricard che ho avuto l’occasione di vedere alla TV fu quella del 1978, e mi colpì il fatto che dall’inizio alla fine la classifica che appariva in sovrimpressione sul piccolo schermo in bianco e nero cambiò pochissime volte. Anche all’epoca c’erano gare noiose, ma erano un’eccezione, oggi sono diventate la regola, con piloti che devono fare durare i motori per 7 GP e le gomme per qualche giro in più. Altrimenti gli ingegneri si arrabbiano. Le ultime due gare che abbiamo visto devono suonare come un campanone d’allarme per i signori che governano la Formula 1. Esiste già un campionato Endurance e si corre con macchine a ruote coperte. Di sicuro sabato e domenica prossimi ci divertiremo molto di più.