5’19″546

Timo Bernhard e la Porsche avevano 5 minuti liberi da impegni e….

 

…no ragazzi, io lo riguardo a iosa sto video e non mi capacito di cosa abbiano fatto, di quanto diamine siano andati veloci, oltre l’umana comprensione, degno di un videogame, con i trucchi per aumentare il grip delle gomme, i cv del motore e ridurre il peso della vettura…

…in realtà lo hanno fatto, perchè alla fin dei conti, non rispettano alcuna regola del wec, mantenendo solo la sagoma della 919 che ha vinto a Le Mans, riuscendo ad alleggerire la vettura e dotandola di aerodinamica attiva, portando a un aumento del carico aerodinamico del +50%, abbinando il tutto a un motore più potente, sia nell’ibrido (8 mega joule), che nel termico (+220cv), insomma, piena libertà agli ingnegneri, andando a creare un mostro capace d’esser più veloce di una F1 nel giro in pista, una cosa fin pazzesca da pensare solo pochissimi mesi fa.

Si possono aprire oceani di dibattiti a riguardo di questo record, si potrà star li a dire che il vero record rimarrà solo, 6’11″13, ossia quello di Bellof ottenuto durante le qualifiche della 1000km, nel 1983, mentre rifilava almeno 30 secondi di distacco al secondo qualificato. Ma oggi come coloro che seguendo quel giro rimasero sbigottiti, guardando ogni intertempo sgretolarsi, tanto da credere che il cronometro fosse rotto (lo disse lo speaker da tanto stupore che ebbe) anche in questo prestazione, non possiamo che ritrovarci incantati e sbalorditi, da quel che son riusciti a fare al Ring.

Del resto cosa si può dire, quando nemmeno in un simulatore, hai mai fatto un tempo simile sulla Nordschleife? Potrei snocciolare mille considerazioni sulla tenuta e prestazione su ogni tratto della pista, ma lascio perdere, perchè chiunque guardi il video e lo paragoni anche a quello del record della NIO P9, con il suo 6′.45″900, si rende conto che si è passata la soglia dell’umana ragione.

Insomma dai, vedere chwedenkreuz a 300 orari, Lauda a 310, curva del coraggio a 270, pflanzgarten 1 a 230, pflanzgarten 2 a 280 e sotto il ponte Audi e già a 350 km/h, è quanto basta lasciare tutti a bocca aperta…poi quando si vedono i passaggi da fuori, beh, cade la mascella!!!

Riesce a fare più impressione di una F1!

Tuttavia a mio avviso, l’operazione di marketing non è riuscita del tutto, o forse finirà per diventare una sfida al primo che porterà il record sotto i 5 minuti, cosa che onesto mi sarei aspettato e come me molti altri, tanto da essere comparsi svariati video e info, che davano per quasi certa/plausibile la cosa.

Dire dove si possa ancora trovare margine per scendere di altri 20 secondi è cosa da ingegneri da corsa e piloti con le palle, ma ho come il vago sospetto che lo vedremo accadere e senza che passi troppo tempo…

Complimenti Porsche 😉

Saluti

Davide_QV

MOTOGP 2018 – MOTUL TT ASSEN

Assen , la cattedrale delle due ruote, laddove la passione per la moto, diventa qualcosa di mistico e non c’è mai una volta in cui la gara si possa definire noiosa.

Il tracciato è sempre stato uno di quelli molto favorevoli al campione di Tavullia, che lo scorso anno ha colto il suo decimo successo nel gp d’Olanda (8 in motogp, 1 in 250 e 1 in 125) . Tuttavia, dal 2005 a oggi, Rossi vince qui solo negli anni dispari, eccezion fatta per il 2011 (parentesi Ducati), chissà se la tradizione verrà rispettata?

Quanto scritto, non vuole essere l’ennesima lode al 46, ma il punto di collegamento ai problemi di Yamaha, che con la gara di Domenica, arriverà a una stagione completa senza vittorie, visto che quella di Valentino è stato l’ultimo trinfo per la casa dei tre diapason. Il precedente record negativo andò dalla vittoria di Biaggi a Sepang 2002, fino alla storica vittoria al debutto di Rossi a Welkom nel 2004.

A Iwata però non stanno fermi, seppur senza ancora aver trovato la quadra, visto che l’elettronica alle volte pare dare dei buoni riscontri, per poi far perdere nuovamente la bussola ai suoi due piloti. Ma è di questi giorni la voce insistente del team satellite Yamaha, che dovrebbe prendere il posto di Marc VDS, avendo come due alfieri Pedrosa e Morbidelli.

Per Pedrosa di parla di una M1 factory in tutto per tutto, mentre ancora non pare chiara la versione che dovrebbe avere Morbidelli, ma nelle prossime ore dovrebbe esserci qualche dichiarazione di Yamaha a riguardo.

Favoriti d’obbligo sono Marquez e Lorenzo, con le speranze di un Dovi redivivo che si fanno abbastanza limitate, visti i risultati delle ultime gare. Suzuki potrebbe stupirci, mentre Aprilia pare essere finita in un vicolo cieco, con molti addetti che stan salutando la baracca, causa dissidi interni, ma non fasciamoci la testa, se han scommesso su Iannone, magari han qualcosa in serbo.

Moto2 e Moto3 saranno da guardare e vedere se porteranno a nuove conferme, con un Bagnaia chiamato a far rivedere il suo valore, ma come lui, anche Martin deve dimostrare che il pronostico a suo favore, per la conquista del titolo, era corretto. Tuttavia nella classe minore faremo il tifo per Bezzecchi e i nostri Italiani

Gli orari per la gara in TV sono:

SKY

Domenica 1 luglio
11:00: Moto3 Gara
12:20: Moto2 Gara
14:00 MotoGP Gara

TV8

Domenica 1 luglio
15:30 Moto3, Gara (diff.)
17:30 Moto2, Gara (diff.)
19:00 MotoGP, Gara (diff.)

Saluti

Davide_QV

2018 F1 Austrian GP: An Introduction.

Giusto il tempo di gettare il trofeo a forma di gorilla nel bidone dell’indifferenziato, che è subito il momento di spostarci, seppur di poco, dal suolo francofono ad un territorio dalla lingua leggermente meno musicale. È infatti il momento di spostarsi nella tana del lupo, pardon del toro, in quel che era un volta l’A1 Ring.

UN-DUE-TRE-STELLA
Come in un trittico basso-medievale, dove la parte centrale è normalmente quella più interessante e curata, così si presenta questo inedito trittico di GP consecutivi. Il GP di Zeltweg, almeno sulla carta, è quello dove le tre monoposto di testa (potremmo quasi chiamarle LMPF1, e differenziarle dalle LMPF2) si troveranno più vicine, date le caratteristiche del circuito, costruito nel parcheggio di casa Marko (anzi, forse è più grande).
Primo tris di GP consecutivi dunque, una feature inimmaginabile anche solo 15 anni fa, ma resa possibile anche e soprattutto dal ridotto carico di lavoro richiesto ai meccanici, a conseguenza delle nuove regole. Il sottoscritto continua a ritenere che le scorpacciate non siano mai una buona idea, e che la teoria puramente statunitense del “more is more” (con tante scuse a van der Rohe) si rivelerà difettosa, quanto meno per il pubblico del Vecchio Continente. Ma forse è esattamente ciò che Liberty Media vuole.
IL PARAGRAFO PSEUDO-ESPERTO
Circuito vagamente atipico quello austriaco, breve, con rettilinei corti e curve che richiedono un buon misto di trazione ed efficienza aerodinamica. Che è un po’ quello che si dice sempre, l’asso pigliatutto del commento finto-tecnico. In pratica l’evoluzione dei jolly che si usavano alle elementari, come le sempiterne barbabietole da zucchero e, alla bisogna, l’industria siderurgica.
Da quest’anno la pista è dotata di più zone DRS che curve, e le quote per una “Liuzzata” nelle FP1 sono abbastanza buone, se avete 20 euro ancora lì da fine 2016 da buttare.
I MOTIVI PER NON DORMIRE
Testa del WDC che ha cambiato ancora pettinatura ma soprattutto è tornata ad essere dotata di orecchini, grazie al mastodontico errore di valutazione/comprensibile leggerezza/sordido tranello anglo-germano-pluto-giudaico (cancellare le due scelte non corrette) della partenza al Paul Ricard. Non è stato il primo avvicendamento al vertice, non sarà di certo l’ultimo, con i due scudieri a coadiuvare, ognuno come può, il rispettivo Don Chisciotte. Rimane da vedere se il 320CDI si rivelerà possente, come fatto presagire in Francia, o più mansueto e soprattutto bizzoso, come Perez può testimoniare. Chissà, magari qualche impiegato di Brixton ha trovato degli stalloni che giravano sperduti nella campagna modenese, magari sani, magari portatori di qualche strana malattia facilmente trasmissibile.
Sul fronte di casa, c’è da notare che Verstappen non esprime il suo animo artistico da tempo, quindi il bassorilievo su muro di gomme è sempre più probabile. In forse la presenza di Ricciardo, che si è soffermato da una indovina alla periferia di Berna per chiederle se è meglio andare a rompere i maroni ad Alonso alla Indy500, o tornare a guidare una Holden V8 in patria.
IL PRONOSTICO
Dopo quello che abbiamo visto ai mondiali di moviola su erba, non mi stupirei di sentire suonare l’inno finnico: la Sauber mi pare infatti migliorare di gara in gara…

Hamilton vince nel parcheggio di Le Castellet, la Ferrari….

La Formula 1 è un trionfo di colori. Le macchine, i tifosi sulle tribune, la griglia di partenza. E ora, per rompere la noia del verde dell’erba, ci propone delle belle strisce parallele col tricolore francese. Benvenuti nell’ipertecnologico nuovo circuito di Le Castellet, che ora assomiglia più ad un parcheggio che ad un autodromo. Ma è anche la prima pista sulla quale si potrebbe sperimentare il cambio di tracciato durante il GP, che sicuramente Liberty Media sta già valutando per aumentare lo spettacolo.

Dopo due Gp noiosissimi, la prospettiva in Francia era quella di vedere un assolo Mercedes. I tedeschi si sono presentati con la release 2.1 del loro motore, e monopolizzando la prima fila avevano dato l’impressione di un progresso notevole, dopo le difficoltà incontrate a Montreal. Ma la Ferrari, nuovamente alle prese con le gomme ribassate di 0.4 mm, aveva convinto il venerdì sul passo gara, e al sabato Vettel era stato l’unico a rimanere vicino alle Mercedes, con il compagno come al solito lontano e dietro alle due Red Bull.

E al pronti-via abbiamo assistito ad un capolavoro di strategia da parte delle due frecce d’argento. Vettel dalla seconda fila parte meglio di entrambi, supera Bottas ma Hamilton furbescamente frena in anticipo e consente al compagno di superare Seb il quale sbaglia la frenata e lo tampona. Per fortuna di entrambi, qualche curva dopo scoppia il finimondo, con Gasly che tampona un’ottimista Ocon, e la Safety car consente al tedesco il cambio del musetto e al finlandese il cambio della gomma bucata senza ulteriori perdite di tempo, ma essendo ovviamente costretti ad accodarsi al gruppo.

E Kimi? Lo scatto non è malissimo, ma la gestione della prima curva sì, e si ritrova dietro Sainz, Magnussen e Leclerc. Davanti Hamilton va via facilmente, con Verstappen a debita distanza e Ricciardo che si sbarazza presto di Sainz ritrovatosi in terza posizione senza sapere il perchè. Dietro, Vettel, cui è stata pure comminata una penalità di 5 secondi, inizia la sua rimonta facendo girare Alonso, e poi macina sorpassi riportandosi rapidamente in sesta posizione, girando con tempi simili ai primi. Dietro di lui, Bottas non ha lo stesso ritmo, e viene rapidamente distanziato.

I primi a fermarsi, all’incirca a metà gara, sono i due Red Bull, che passano da super-soft a soft, mentre Hamilton e Raikkonen sembrano attendere la pioggia, prevista per fine gara come confermano i nuvoloni neri che si addensano sul circuito. Ricciardo si ritrova dietro a Vettel ma lo supera rapidamente, e inizia a girare su ottimi tempi, così come il compagno Max. Una decina di giri dopo, anche Lewis e Kimi si fermano per montare le soft. Il finlandese perde la posizione sul compagno, ma anche riesce a riguadagnarla rapidamente perchè le gomme di Vettel sono ormai a fine vita, e, soprattutto, la Ferrari con le soft nuove vola. Raikkonen inizia così a girare 2 secondi più veloce di Ricciardo, raggiungendolo rapidamente, superandolo dopo un breve duello a 5 giri dal termine, e issandosi così sul terzo gradino del podio, che può servire a mettere a tacere tutte quelle malelingue che (chissà perchè) lo vorrebbero appiedato in favore del giovanissimo Leclerc.

Vettel si ferma a montare gomme viola, e dà definitivamente addio alla possibilità di un buon risultato, rientrando quinto, posizione che conserverà fino alla fine.

La pioggia non arriva, e così Hamilton completa la passeggiata vincendo il redivivo Gran Premio di Francia, con un vantaggio minimo su Verstappen, tenuto sempre a debita distanza. Terzo Raikkonen, quarto Ricciardo, arrivato in fondo con problemi all’ala anteriore, quinto Vettel e poi Magnussen, autore di un’ottima gara, Bottas, Sainz e Hulkenberg con due Renault “dignitose”, e l’ottimo Leclerc ormai pronto a salire su una Ferrari (dando ragione alle suddette malelingue).

Ai margini della zona punti un Grosjean sempre più in crisi, autore di un errore inspiegabile in prova e inesorabilmente battuto dal compagno di squadra proprio in casa sua.

Notte fonda per Toro Rosso e Force India, anche se sul risultato di entrambe pesa l’incidente al primo giro che ha tolto di gara Gasly e Ocon, mentre Perez è stato fermato da un guasto.

E non ci sono più parole per definire le ignobili prestazioni di due delle più grandi scuderie della storia della F1, McLaren e Williams. La prima ancor più colpevole per il fatto di avere trascinato con sè nell’abisso anche un grande campione come Fernando Alonso, fresco vincitore della 24 ore di Le Mans e sicuramente destinato ad un futuro americano. La Williams non ha questo problema, considerato chi mette in macchina.

Su 8 gare fin qui disputate, in almeno 3 Vettel non ha portato a casa una vittoria o un secondo posto che erano ampiamente alla portata, e in almeno due di queste ciò è successo per un suo errore (Baku e oggi). Sia ben chiaro, un errore o anche due ci possono stare (basta ricordare quanti ne fece Alonso nelle due stagioni in cui ha perso il mondiale, 2010 e 2012, vero?), ma non quando l’avversario non ne commette. Quest’anno Lewis è stato fino ad ora impeccabile, portando a casa il risultato anche quando la sua auto non era la migliore. La solita litania de “il mondiale è ancora lungo” ha valore solo se la lista degli sprechi non si allunga. Altrimenti il mondiale 2018 passerà alla storia come uno di quelli in cui la Ferrari aveva l’auto migliore ma non ha vinto, come il 1982, 1983, 1999 e 2008.  Ad inizio anno Marchionne era stato chiaro, comunicando a mezzo stampa che la SF71H è una gran macchina, e che se non porterà a casa il mondiale la colpa sarà di chi la gestisce. All’epoca sembrava una frase un po’ azzardata, ma i fatti hanno dimostrato che non lo è. E, come già detto in precedenza, è bene che a Maranello riflettano molto bene sull’approccio da tenere per portare a casa il risultato che la monoposto merita.

2018 F1 French GP: An Introduction.

I riflettori su Le Mans non hanno ancora avuto il tempo di raffreddarsi, che e’ gia’ il momento di tornare a focalizzarsi sulle ruote scoperte. Si rimane nella terra dei bleus, con il ritorno del Paul Ricard tra le date del Mondiale di F1.

IL CIRCUITO

Le Castellet dunque, dove non si corre dal 1990, sebbene sia stato utilizzato estensivamente da Michelin come circuito di prova (ah, the irony). Pista non particolarmente significativa da un punto di vista storico (un po’ come la Francia, NdR), che pero’ si era guadagnata la nomea di ostica e particolarmente dura sui propulsori, o almeno quelli dell’epoca, prima che le F1 in versione Stralis prendessero il sopravvento. Nella sua ultima iterazione, quella che sara’ utilizzata quest’anno, il leggendario Mistral e’ interrotto da una chicane, giusto per evitare in tutti i modi che il poco avveduto avventore, addormentatosi alla terza curva (del giro di ricognizione), si perda qualcosa di vagamente interessante, come un sorpasso ad esempio. Forniamo la definizione di sorpasso a fondo articolo, dato che i piu’ giovani o meno esperti tra voi probabilmente non sanno di cosa stiamo parlando.

LE VETTURE

Ferrari in testa ad entrambi i Mondiali, come d’altronde sara’ pure a fine anno, con una monoposto che pare adattarsi ottimamente a quasi ogni condizione di pista, temperature e gomme (a meno che venga rimosso materiale inferiore allo spessore di un’unghia, allora automaticamente succede il finimondo). Reitero, UNA monoposto.
D’altro canto una Mercedes FW09 che sembra essere tornata la Diva dell’anno scorso, magari un sorso di Clos du Mesnil nel serbatoio aiutera’ la fu corazzata anglo-teutonica. Altro fattore che potrebbe tornare utile e’ la sostituzione del bolso ed asfittico 200CDI con un brillante 320CDI, che dovrebbe garantire un’uscita dalle curve migliore di quella osservata nel tornantino canadese, dove persino la McLaren…no vabbe’ non esageriamo.
A proposito di McLaren, il neo-vincitore della 24 ore si ricala nell’abitacolo (quasi) scoperto, nonché nella mediocrità made in Woking. L’asturiano è stato segnalato all’aeroporto con cappellino da tifoso qualsiasi e trofeo in mano, evidentemente impaurito dall’idea di perderlo. Capiamolo, non vinceva qualcosa dal torneo annuale di whist al pub di Worpsledon, AD 2007, in coppia con Pedro de la Rosa (e chi se no).

IL PRONOSTICO

Qualsiasi forma e tipo di vaticinio è ineffabilmente destinato a fallire, quest’anno. A parte quello sui finlandesi. Ad ogni modo, il sottoscritto ha fissato a lungo le psichedeliche via di fuga transalpine per trarne divinazione, ma ha ricavato solamente una notevole emicrania. Indi per cui non è dato sapere se Verstappen, per esempio, sarà occupato ad alzare una coppa, o i rimasugli del suo alettone anteriore in bassorilievo sulle barriere; od ancora, quale elemento esterno, possibilmente animale, si anniderà nelle prese d’aria dei freni di Hamilton, rovinandone inesorabilmente le prestazioni. A me basta che non si interrompa la gara a metà per utilizzare la VAR: sia mai che il suono del fischietto mi svegli mentre sogno, invano, che nel regolamento 2020 vengano reintrodotti i V10.

sorpasso, s.m. (OMISSIS) La presente definizione è stata rimossa la Liberty Media in quanto non allineata con le recenti politiche di inclusione ed uguaglianza. Non vorrete mica che qualcuno si senta umiliato perché retrocede di una posizione…