2018 F1 British GP: An Introduction.

Silverstone. E non stiamo parlando di un nuovo e più attuale soprannome per la W09, che vada a sostituire silver arrow visti i recenti exploit in terra austriaca, bensì della prossima tappa del circus, a conclusione di 15 giorni nei quali si sono concentrati ben 3 GP. Scelta sicuramente rivedibile ma che ha provato, come se ce ne fosse necessità, che il numero di gare annuali ha raggiunto il limite massimo, un esperimento che, con un po’ di fortuna, non rivedremo per almeno 4 anni, sempre che la F1 resista tutto questo tempo.

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Gara di casa per più di metà schieramento, dato che almeno 6 team hanno sede dietro l’angolo, alcuni letteralmente, per esempio Brackley si trova a circa 10 km dal circuito stesso; coincidentalmente la stessa distanza che una vettura argentea riesce a percorrere prima di avere un problema fatale. Una situazione ideale per meccanici ed ingegneri, che possono arrivare alla pista direttamente da casa loro, sempre che un tir non si metta di traverso sulla stretta b-road di collegamento, come casualmente succederà al  chief strategist del team anglo-tedesco.

THE MUTTON GRAND PRIX

Il particolare layout del circuito è dettato dalle sue origini, simili a molti altri in UK, ovvero una ex-base RAF della Seconda Guerra Mondiale; pare che la prima gara, organizzata alla buona come costume da queste parti, sia stata caratterizzata dalla prematura dipartita di un montone trovatosi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una valida metafora per il fu Team Principal McLaren.
Da un punto di vista tecnico, possiamo sicuramente parlare di una pista che richiede un buon misto di trazione ed efficienza aerodinamica. Anche qui, come in Austria, qualcuno ha avuto la brillante idea di aggiungere una zona DRS, stavolta pure in curva.  Difficile prevederne un eventuale uso, ma evidentemente LM ci tiene a vedere qualche macchina perdere il retrotreno a 300 km/h, che fa tanto IndyCar e piace agli americani.

Si giunge al decimo appuntamento annuale con una suddivisione perfettamente equa delle vittorie tra i tre team di punta, giacché la RB è un po’ come il proverbiale calabrone: secondo le leggi della fisica il suo motore non le permetterebbe di vincere, ma lei è ignorante e vince lo stesso. Tra i primi sei piloti, invece, la situazione presenta una maggiorenne sperequazione: hanno vinto tutti tranne i finlandesi, così per dire. Tutto questo si traduce in una classifica piloti relativamente corta, ma rimane comunque difficile immaginare un WDC 2018 che non sia uno dei due pluridecorati. A tal proposito, si delinea sempre più uno scenario in cui la variabile piu importante per la classifica di fine anno, e per distacco, sarà  l’affidabilita delle vetture (come ampiamente previsto a fine anno). Rimane da segnalare che l’andamento apparentemente schizofrenico dei rapporti di forza tra Ferrari e MB dovrebbe essere riconducibile, principalmente, all’asincronia dei relativi aggiornamenti.

IL SOLITO, INUTILE, PRONOSTICO

Qualifiche che saranno sicuramente importanti ma non necessariamente fondamentali, dato che qualche remota possibilità di sorpasso/differente strategia esiste, differentemente da altri circuiti. Ad ogni modo, mi sento quasi di poter annunciare che vincerà un pilota europeo.