2018 F1 Azerbaijan GP: An Introduction.

Giusto un paio di settimane per rifiatare dal bailamme cinese, ed è già ora del GP d’Azerbaijan, fu GP d’Europa, che nel 2017 ci ha riservato la gara meno sensata di un’annata comunque caotica.

L’AZERBAIJAN

Ci spostiamo dunque in Azerbaijan, per concludere il cosiddetto “trittico della democrazia”, dopo Cina e Bahrein. Nazione perlopiù sconosciuta all’occidente europeo, ma dotata sicuramente di una ricca storia: era per esempio snodo centrale della Via della seta, da cui il nome della capitale, Baku (da seta); abitata da una popolazione considerata verbalmente critica, da cui il detto per indicare una valutazione senza pietà (sparare azero); e questo è più ho meno quello che avete bisogno di sapere. Anzi no, c’è ancora l’uccello tipico: il barbaijan. Ecco, adesso ho terminato.

I GP PRECEDENTI

Il GP di Baku è stato inaugurato come tappa mondiale nel 2016, scelta abbastanza incomprensibile in quanto il suddetto mondiale non è stato disputato, come noto. Nel 2017 invece è stato sostituito da un episodio comico di Aldo Giovanni e Giacomo: tra le gag più divertenti ricordiamo la merluzzara (evoluzione meno sveglia ma altrettanto caotica della tonnara) al primo giro, la Subaru baracca che fa a sportellate con quello davanti, quello davanti che si esibisce in contorsioni degne del Cirque du Soleil causate da viti dotate di capacità intendere e di volere, gente che beve dalle scarpe, merluzzi che si vendicano sulla linea del traguardo ai danni di poveri (si fa per dire) ragazzini d’oltreoceano, e altre cose che sicuramente ho rimosso.

IL CIRCUITO

Sei km di nulla avviluppati attorno al centro di Baku. Sono quasi più interessanti i grattacieli e la torre della Vergine, utile ad indirizzare  improperi di vario tipo in caso di guasti/malfunzionamenti/tamponamenti/etc.

LA GARA

Le previsioni di inizio anno, che vedevano secondo gli esperti ai lavori (cit. necessaria) la W09 ampiamente avanti a tutti, sono state prontamente disattese, disilluse e stracciate. Nei primi 3 GP della stagione è sembrata molto più in palla la SF71, ed il 3-0 è stato evitato, nel GP di Cina, solamente dalla congiunzione astrale tra SC e un comodo pisolo al muretto. Nel pallone completo è invece il figliol prodigo Max Verstappen, il quale ha ricevuto di recente offerte dall’UFC per mettere in mostra i suoi talenti (anche perché la sua faccia meglio di no, siamo onesti). Dall’altro lato del box abbiamo il buon Australiano Bevente che, a mo’ di Fantozzi sotto la doccia, alterna momenti di estasi post-vittoria, a momenti di depressione assoluta davanti alle sue attuali prospettive di carriera. Come se stirare le camicie di Vettel, o meglio ancora lucidargli la motosega, fossero delle occupazioni ignobili. Dell’orribilmente orecchinato non parlo, perché forse per lui è meglio far finta che questa pista non esista.
Infine mi preme parlare delle gomme: i team sono al lavoro giorno e notte per capire quale mescola possa resistere meglio agli urti laterali sotto SC, ed inoltre quale installare come parabordo nel caso un’auto col numero 33 appaia negli specchietti. Da montare sui mozzi, invece, immagino la Pirelli abbia portato le solite UltraFlinstones, adatte sia per un torrido Cambriano, che per una bella glaciazione nel Carbonifero-Permiano.

IL PRONOSTICO

Quella del finlandese ve l’ho già detta vero?